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IN CROCIERA, RIMORCHIATA DA UN PROFESSORE MATURO DI COLORE


di LaCavalla
27.09.2020    |    49.972    |    148 9.9
"Mi spinse la testa contro il suo cazzo per costringermi a berla tutta..."
Qualche estate fa io e mio marito decidemmo di fare una crociera. Una cosa che era nei miei desideri da tanto tempo ma, per un motivo o per un altro, non era mai stato possibile.
Oltre a divertirmi sulla nave e a visitare bei posti, c’era la voglia di entrambi, di trovare un po’ di svago dopo le tante vicissitudini familiari che ci avevano fisicamente e mentalmente logorato, se pur per un breve periodo della nostra vita. Ora Carlo aveva di nuovo un lavoro stabile e quindi un’entrata certa, per cui prenotammo il nostro viaggio.
Ero una donna di 35 anni. Non più una ragazzina ma, avendo un corpo giunonico, ero più che attraente e sensuale agli occhi dei maschi di una certa età e non da meno dei maschi di colore che hanno sempre mostrato molto esplicitamente di gradire le mie forme, diciamo un po’ abbondanti.
Già la prima sera, mentre sull'apposita bacheca cercavamo le foto che avevamo fatto insieme al capitano, mi sentivo come seguita e spiata da un tizio. I nostri sguardi si incrociarono varie volte. Il suo era uno sguardo libidinoso, il mio di sorpresa e di curiosità. Mi chiedevo: chi è quest’uomo, cosa vuole da me? Dopo aver trovato e prenotato le foto che cercavamo, Carlo volle fermarsi al casinò.
Ci sedemmo e mi girai più volte per vedere se quell’omone dai capelli brizzolati che spiccavano ancora di più sulla sua pelle nera come la pece, elegante e di sicuro abbastanza in là con gli anni, era ancora appresso a noi. Era ancora nel mio raggio visivo e quando i nostri sguardi si incrociarono mi sorrise.
L'indomani mattina, dopo la colazione su in terrazza, andammo in piscina. Il mio sguardo era teso a cercare se quell’uomo fosse ancora nei nostri paraggi, non vedendolo, pensai che magari con tutte le belle donne che c’erano sulla nave avesse rivolto le sue attenzioni verso qualcuna di loro.
Carlo mi disse che dopo il bagno in piscina sarebbe andato a fare l’idromassaggio. Io che non sono una grande estimatrice delle piscine, gli risposi che avrei preso un caffè al bar e poi l’avrei raggiunto. Mentre aspettavo di essere servita al banco, mi sentii dire: ciao, con una cadenza che scoprii dopo essere francese.
Tenendo la voce bassa, gli risposi: non la conosco e nemmeno ho voglia di farlo; e lo invitai a smetterla di seguirmi e spiarmi. Lui incurante delle mie parole: non ti posso offrire il caffè? Che c'è di male?
Ferma sulle mie posizioni ribadii: la smetta prima che se ne accorga mio marito. Lui non rispose nulla, rimase in silenzio.
Lo guardai, era in costume a slip di colore rosso e indossava una camicia di lino bianca. Era alto all’incirca un metro e ottantacinque o novanta, aveva un pizzetto curato e brizzolato come i capelli, il colore della sua pelle scura era esaltato ancora di più da quella camicia chiara tenuta aperta che mi permise di ammirare il suo petto muscoloso e con pochi peli solo nella parte centrale. Era di bell'aspetto e con un fisico molto tonico e curato nonostante non fosse più giovane.
Quel pomeriggio sbarcammo per un’escursione, c’'era anche lui, non si avvicinò mai a me e mio marito, ma ogni tanto, da lontano, i nostri sguardi si incrociarono. Notai che era da solo e non riuscivo a capire come mai un uomo potesse decidere di intraprendere crociera senza una moglie, una compagna oppure degli amici.
Quella notte avvenne qualcosa di impensabile per me fino a quel momento, assistevamo all'esibizione di un corpo di ballo spagnolo, stavamo tutti in piedi, mio marito Carlo aveva trovato posto appena davanti a me, alla nostra sinistra c'era una marea di persone e a destra una parete.
Ad un certo punto sentii qualcosa sulla mia anca sinistra. Chi poteva essere? Qualcuno che si voleva eccitare strusciando il suo cazzo sul mio culo? Pensai: ma come si permette questo porco. A parte il fatto che qualcuno se ne poteva accorgersene, mio marito stesso magari, anche se a lui avrebbe prodotto solo una bella eccitazione.
Lentamente girai la testa, era ancora lui. Mi arrabbiai moltissimo, portai la mano destra dietro la schiena nel tentativo di spingerlo indietro. Ma, il diavolo ci mise le corna, la mia mano andò sulla sua patta e toccai qualcosa di duro. Rimasi di stucco e sentii il sangue ribollirmi. Non ebbi la forza di togliere la mano da lì, forse nemmeno la volontà. Infatti, non so se più per lussuria o dalla voglia di un cazzo che mi facesse urlare di piacere o forse per entrambi le cose, presi a tastarlo con voluttà. Mi ero dimenticata che qualcuno potesse notarci, mi dimenticai pure di mio marito.
Il piacere di tastare quel cazzo durò solo qualche minuto, fino a quando l'esibizione del balletto ebbe termine e tutti applaudimmo.
Fu allora che mi accorsi che lui non c’era più, era sparito. Chissà cosa avrà pensato di me, cominciai a chiedermi. Pensai tra me, ma guarda che porco e io che scema a caderci.
Ci incontrammo un paio di volte, lui mi sorrideva ed io lo guardavo con gli occhi infuocati di rabbia. Carlo che è un po’ malato del gioco d’azzardo, volle fermarsi di nuovo al casinò. Non avevo voglia di stare chiusa lì dentro e decisi di fare un giro a guardare le vetrine dei negozi della nave. Appena fui sola e lontana dalla vista di mio marito, Marcel, questo era il suo nome, mi fu subito dietro e mi invitò a prendere qualcosa insieme al bar.
Ero arrabbiata per quello che avevo fatto così appena lo avevo avuto a tiro ne approfittai per chiedergli spiegazioni per quello che aveva fatto la sera prima al teatro. Ma Marcel con una calma serafica e con quel suo italiano dall’accento francese che lo rendeva ancora più intrigante, disse: ammetto che sono stato imprudente, ma non mi pare che ti sia dispiaciuto, sento ancora la tua mano che mi accarezza…
Ero turbata, stranita, non riuscivo più a capire cosa fare, come comportarmi, se raccontare o meno tutto a Carlo, nel frattempo eravamo arrivati al bar dove alla fine rimasi insieme a lui per più di una mezz’ora dove ci presentammo e scoprii che era un docente universitario, che aveva 58 anni, che si era separato tre mesi prima e aveva scelto di fare quella crociera proprio per svagarsi. Al che mi venne spontaneo chiedere: e come vorresti svagarti, importunando le mogli degli altri?
Sorrise ancora una volta. Rispose: no, ma quando si incontra una donna come te, che fa impazzire con la sensualità delle sue movenze, con il suo abbigliamento cosi provocante e, permettimi di dirlo, con un marito come il tuo che mi sembra molto più attratto dal gioco che da una femmina come te, come si fa a trattenersi? Ribadii a mia volta: dovrei essere lusingata da quello che mi dici? Comunque, cerca di finirla, mi stai mettendo in una brutta situazione, non sono abituata a queste cose. Ovviamente ero abituata e come e anche mio marito sarebbe stato ben lieto di vedermi scopata da quel bel maschione. Ma non volevo dargli soddisfazione.
Marcel, a sua volta: però quando l'hai stretto nel tuo pugno non mi sembravi tanto una santarellina, quasi mi facevi venire. Lo guardai imbarazzata e, non sapendo che rispondere, mi girai e me ne andai dicendo che raggiungevo mio marito al casinò.
Mentre mi allontanavo, mi chiamò e mi disse che lui la mattina seguente non avrebbe fatto l’escursione programmata. Me ne andai. Avevo capito benissimo il messaggio non tanto subliminale che aveva lanciato.
Intanto avevo raggiunto Carlo. Non passarono che cinque minuti che mi ritrovai, di fronte al tavolo da gioco, nuovamente la figura ingombrante di Marcel che mi fissava, mi divorava con gli occhi, avvertivo il suo desiderio di me. Fu in quel momento che le mie difese, il mio freno inibitorio cedette al desiderio di quel maschio cosi pressante e deciso. Mi sarei concessa, fatta prendere da quell’uomo, non ero riuscita, ancora una volta, a trattenere la mia voglia di maschio.
La mattina presto, Carlo mi chiamò per farmi preparare per l’escursione, ma gli dissi che stavo male e che non me la sentivo di sbarcare. Voleva rinunciare anche lui per stare con me ma lo convinsi ad andare. Spiai dal balconcino della cabina per accertarmi che tutti gli escursionisti salissero sui pullman e andai a fare la doccia.
Mi preparai con cura, indossai un perizomino stringato di colore nero, una gonna sempre nera corta fino a metà coscia e con un profondo spacco dietro, un paio di sandali con tacco da dodici centimetri e per concludere una blusa azzurra scollata, senza indossare il reggiseno.
Mi guardai attentamente allo secchio. Niente male, ero fiera di me, avevo un bel culo e un bel paio di cosce.
Erano le nove quando arrivai in terrazza per la colazione. Presi delle fette biscottate con il miele, una spremuta d'arancia e presi posto in un tavolo. C’erano pochissime persone presenti, la maggior parte erano sbarcate. Vidi arrivare Marcel da lontano, il cuore cominciò a battermi all’impazzata. Mi salutò e si sedette al mio tavolo senza nemmeno chiedermi il permesso. Ero inebetita, risposi al saluto quasi impacciata e, senza che me l'avesse nemmeno chiesto, come una scema, gli dissi che non ero sbarcata per l’escursione, perché avevo passato una brutta nottata.
Non rispose nulla, si limitò ad un sorriso da vecchio volpone. Dopo colazione volli prendere una boccata d’aria e uscimmo all’aperto. Eravamo completamente soli sul ponte inferiore di poppa. Guardandomi fisso negli occhi e con voce suadente mi disse che avevo fatto bene a non andare, che mi aveva pensata e desiderata per tutta la notte.
Silenzio assoluto, si sentivano solo le onde del mare che si infrangevano sullo scafo della nave, abbassai lo sguardo, Marcel prese ad accarezzarmi la guancia, girai il viso per evitare quel tocco ma la sua mano venne appresso, ora mi accarezzava la nuca e l'orecchio. Appoggiò le sue labbra alle mie e quando sentii la sua lingua le dischiusi, entrò nella mia bocca e gliela succhiai con passione. Poi, come se mi fossi ridestata da un sogno, lo invitai a smettere, qualcuno avrebbe potuto vederci.
Mi disse: andiamo nella mia cabina; ero ancora titubante, risposi di no ma lui era troppo determinato, prese la mia mano e se la porto su quell'arnese che già avevo tastato.
Emisi un sospiro e lui, approfittando di quel mio momento di debolezza, mi cinse il fianco e, nonostante, provassi ancora ad opporre qualche timida resistenza, mi condusse nella sua cabina. In cabina provai a sfuggirgli ero arrivata alla vetrata che dava sul balconcino quando sentii schiacciarmi dalla sua imponente persona contro il vetro, le sue labbra che mi baciavano sul collo, le sue mani si intrufolarono dentro lo spacco della gonna, palpandomi in maniera decisa tra le cosce, ero completamente bagnata, l’altra mano si era insinuata nello scollo e ora mi palpava il seno, mi strizzava il capezzolo, mi sentivo venir meno nelle gambe ma lui mi teneva su con la sua grossa mano sulla mia fica, mi masturbava come un forsennato, urlavo, mi mordevo le labbra, stavo avendo degli orgasmi incredibili.
Poi mollò per un attimo quella morsa terribile, mi sfilò la maglia, mi fece scivolare via la gonna che aveva quasi strappato con la sua foga, la stessa foga con cui aveva ridotto in brandelli il mio perizoma. Avevo avuto già due orgasmi violenti, grazie alla sua masturbazione, quando ebbi l’occasione di sbottonargli la camicia mentre lui si slacciava i pantaloni e per la prima volta vedevo quel cazzone enorme, svettare di desiderio tra le sue gambe.
Avevo capito dal suo sguardo che cose desiderava, mi abbassai mentre continuavo a guardarlo negli occhi, ora la sua figura mi sembrava ancora più enorme, come enorme era il suo cazzo, glielo presi in bocca e cominciai a ciucciarlo, a leccarlo, a succhiarlo, lo segavo mentre accarezzavo quelle grosse palle gonfie di desiderio. Era troppa l’eccitazione di entrambe, in un attimo sentii riempirmi dal bocca di calda sborra. Mi spinse la testa contro il suo cazzo per costringermi a berla tutta. Lo feci non senza fatica, gli occhi mi lacrimavano per lo sforzo, aveva un sapore forte, acidulo era molto densa e mi piaceva. Lo pulii tutto, fino all’ultima goccia.
Mi buttò di peso sul letto, mi aprì le cosce e si tuffò con la testa in mezzo, cominciò a leccarmi la fica aperta, bagnata e vogliosa di quel maschio, urlai ancora di piacere, non riuscivo proprio a contenermi. Cambiò posizione, ora era disteso anche lui al mio fianco con la testa sempre tra le mie cosce, con la sua lingua che mi stava letteralmente facendo impazzire, sobbalzavo sul letto ad ogni suo affondo al ogni morsetto che dava al mio clitoride gonfio di desiderio. Presi il suo cazzo floscio dopo la venuta e cominciai a mungerlo, non tralasciando mai, di accarezzare le sue grosse palle in un attimo prese nuovamente vigore, a quel punto lo presi in bocca e cominciai a ciucciarlo di nuovo ma non durò molto il mio piacere che Marcel me lo tolse dicendomi che voleva fottermi, non aspettavo altro. Appena si piazzo tra le mie cosce lo presi e lo indirizzai tra le grandi labbra aperte di desiderio, appena la sua grossa cappella gonfia ne fu a contatto, ebbi un brivido di piacere che si trasformò in urla di goduria appena ebbe affondato la sua grossa nerchia dentro di me. Mi possedette con vigore e forza procurandomi un’infinità di orgasmi, i nostri movimenti erano sincronizzati alla perfezione. Poi improvvisamente si sfilò da me, con mia grande delusione, dicendo: ora fammi godere la vista di quel magnifico culone che hai, mi rigirò, mi fece mettere a quattro zampe, si piazzo alle mie spalle e prese a massaggiarmi la fica, poi cominciò a bagnarmi il buchetto con i miei stessi umori, a dilatarlo e a penetrarlo con le dita, prima una, poi due, poi tre e lo masturbava. Improvvisamente cominciò a far entrare ed uscire le dita dal mio orifizio ormai dilatato sempre con maggiore foga procurandomi dolore, urlai ma lui sembrava non sentirmi, cominciò a palparmi con forza il culo a riempirmi di parolacce, cominciò ad inveire contro di me dandomi della vacca in calore, della puttana, non stavo capendo più niente. Poco dopo smise e cominciò a schiaffeggiarmi con forza la fica, istintivamente strinsi le cosce ma quel porco di Marcel, dopo avermi assestato due forti sculaccioni mi ordinò di allargare le cosce, obbedii senza obiettare. Mi schiaffeggiò ancora la fica prima di cominciare una masturbazione infernale a piena mano che mi fece squirtare come una vacca in calore. Raggiunto il suo scopo si fermò, ma solo perché si stava preparando a completare il suo disegno perverso. Sentii il calore della sua cappella che premeva contro il mio culetto, lo supplicai di non farlo, era troppo grosso ma lui incurante delle mie proteste, mi assestò un altro sculaccione e mi ordinò di stare zitta e mi penetrò con decisione. Mi sentii svenire per il dolore lancinante che però durò solo il tempo della penetrazione e di abituarmi alle sue dimensioni asinine. Mi montò per un tempo che sembrò interminabile facendomi provare sensazioni indescrivibili prima di arrivare al suo orgasmo. I suoi colpi divennero sempre più forti e veloci, poi d’un tratto lo sentii uscire dal mio orifizio, lasciando un vuoto enorme e penetrarmi la fica. Strabuzzai gli occhi quando sentii il suo grosso cazzo riprendere a scoparmi con vigore la fica e poi eruttare tutto il suo sperma nel mio utero, nello stesso istante in cui anche io stavo avendo l’ennesimo orgasmo. Mi abbandonai sfinita e soddisfatta sotto il peso del suo corpo. Eravamo ansimanti dallo sforzo e sentivo ora le sue mani che mi scostavano i capelli e il suo respiro sul mio collo, le sue labbra che cominciavano a baciarmi e a bisbigliarmi tutto il piacere che aveva provato. Ero ancora piena di lui e mi piaceva sentire il suo grosso membro ancora dentro di me che ora, lentamente, perdeva vigore scivolando fuori dalla mia vagina. Eravamo sfiniti, svuotati di tutte le energie fisiche e mentali dall’intenso piacere provato e forse dormimmo anche senza accorgerci dell’ora che si era fatta, se non quando il mio cellulare cominciò a squillare. Carlo mi stava chiamando per sapere dove fossi, mi disse che era tornato già da un paio di ore dall’escursione e che era in camera ad attendermi. Gli dissi che sarei tornata subito, così mi infilai la gonna e la blusa in fretta, ormai del perizoma esistevano solo i brandelli, e dopo aver salutato con un bacio in bocca Marcel che con decisione mi disse che mi voleva ancora, scivolai fuori dalla sua cabina per raggiungere mio marito.
Quando Carlo mi vide entrare con i capelli tutti in disordine, con la gonna che, essendo molto stretta, era venuta ancora più su e con le tette che ballavano sotto la blusa, subito mi disse ma dove sei andata a battere? Sembri una puttana e puzzi di sborra da un chilometro. Vedendolo contrariato come non mai, pensai che dovevo subito calmarlo, sapevo che in crociera non avremmo dovuto frequentare maschi, ma conoscevo anche il suo debole. Mi avvicinai a lui guardandolo fisso negli occhi e lo baciai con la lingua, gliela infilai in bocca e dopo quel bacio subito si sciolse, me la succhio con avidità, mi leccava il volto, era tornato il cagnolino servizievole che tanto gli piace essere, cominciò a spogliarmi a leccarmi le tette, la pancia, alla ricerca del sapore del maschio e quando infilò la testa tra le mie cosce trovandomi ancora tutta piena e bagnata dello sperma di Marcel, cominciò a leccare con avidità, era tornato il mio adorato maritino. Senza aspettare che me lo chiedesse, cominciai a raccontargli di Marcel, di come lo avessi conosciuto, di come si fosse proposto e di come mi aveva scopata.
Ascoltando il mio racconto, la sua lingua era diventata quel mulinello che mi faceva sempre impazzire procurandomi tanti orgasmi, soprattutto dopo essere stata presa da qualche maschione che l’aveva fatto cornuto.
Ormai tranquillizzato, dopo essersi nutrito anche lui del succo di quello splendido maschione, non restava che completare il disegno di averlo ancora per tutto il periodo che mancava alla fine della crociera. La cosa semplice era che ora avevo di nuovo la complicità di mio marito, la cosa difficile era di far capire a Marcel che tipo di coppia eravamo, perché anche il mio caro maritino potesse godere, da vero cuckold quale è, delle prestazioni di quel maschione che mi aveva mandata letteralmente fuori di testa quel giorno.
L’occasione si presentò la sera del giorno dopo in discoteca. Marcel mi mangiava con gli occhi, ovunque mi girassi mi ritrovano sempre il suo sguardo allupato addosso e non penso fosse solo per il mio vestitino che pure aveva attirato l’attenzione di altri signori maturi.
Il DJ aveva aperto le danze con dei balli di gruppo a cui partecipai subito seguita da Marcel che avevo preso posto a sedere sul divanetto vicino al nostro. Dopo un paio di balli ritornai da Carlo che era rimasto a guardare la scena, questa volta consapevole e pertanto anche eccitato di come quell’uomo facesse di tutto per starmi vicino.
Rimanemmo seduti mentre andavano di scena alcuni balli, quando Marcel si accorse che Carlo non ballava, da persona sveglia, si avvicinò a noi chiedendo a mio marito il permesso di farmi ballare. Ballammo un tango molto, ma molto, sensuale che non potei non avvertire sulla mia coscia la sua erezione. Quando tornammo al divanetto, notammo che tutti ci applaudivano, compreso Carlo, presa com’ero da quel maschio che, in tutta sincerità, mi mandava fuori di testa, non mi ero accorta che alla fine avevamo ballato da soli in pista e ora il DJ ci chiamava per invitarci a bissare il ballo, incitato anche dalla gente. Tornammo in pista e bissammo con un altro tango che sortì l’effetto che avrei evitato volentieri, ebbi un orgasmo. Quel porco oltre ad essere un vero maschio da letto era anche un eccellente ballerino.
Tra gli applausi, alla fine del ballo, tornammo al divano dove Carlo ci attendeva e dove facemmo ufficialmente le presentazioni. Mio marito aveva invitato Marcel a sedere con noi il quale accettò di buon grado e per ricambiare offrì una bottiglia di ottimo prosecco da bere insieme. La serata fu molto piacevole e Carlo devo dire fece di tutto per metterlo a proprio agio. Come spesso accade con l’alcool, anche quella sera eravamo un po’ allegri e Carlo aveva cominciato a farmi i complimenti a elogiare la sua bella mogliettina, a chiedergli se gli piacevo e Marcel dopo l’imbarazzo iniziale, invogliato anche da me, che gli dissi di sentirsi libero di esprimere il suo giudizio perché mio marito era un tipo molto aperto e che poi in quello stato era capace di tutto, cominciò a sciogliersi e a osare sempre di più fino al punto di invitarci a continuare la serata nella sua suite dove c’era una splendida vista dal suo balconcino.
Una volta lì, ci siamo accomodati sul divano fronte mare, la vetrata aperta che lasciava entrare la leggera brezza marina, mentre Marcel versava del brandy con ghiaccio per tutti e lasciava partire della musica in sottofondo, con la scusa di rendere più piacevole la bellezza del mare durante la navigazione.
Quando partì la musica, Carlo mi chiese di ballare per loro, di far vedere a Marcel quanto ero brava a ballare da sola. Cominciai a ballare in maniera sensuale con quella musica lenta, fasciata nel mio vestitino nero, corto a bretelline che quasi nulla lasciava all’immaginazione. Guardavo Marcel che mi fissava estasiato, Carlo gli chiese ancora una volta se gli piacevo e cosa gli piaceva di me e cominciò a raccontare che sin da ragazza avevo fatto impazzire i maschi maturi e quelli di colore come lui che tanto apprezzavano le mie forme generose e che la sua mogliettina ne aveva soddisfatti di maschi così. Che ero stata sempre una gran vacca da monta per quei porci. Marcel non riusciva più a capire se Carlo fosse ubriaco o cosa. Ma quando Carlo lo invitò a sentire le mie cosce come erano morbide e vogliose di maschio, Marcel non se lo fece ripetere la seconda volta e affondò la sua mano tra le mie cosce, dando ragione a mio marito che ero veramente una gran bella femmina. Poi, sempre rivolto a Carlo gli disse: ti piace vero vederla scopata da un vero maschio questa gran vacca in calore? Quando Carlo assentì, Marcel lo invitò a spogliarmi per lui, rimasi solo con i miei sandali con tacco da quindici centimetri. Intanto Marcel si era piazzato di fronte a me e ora mentre lui si toglieva la camicia, Carlo mi invitava a tirargli fuori il cazzo e a succhiarlo. Non desideravo altro. La verga di Marcel mi sembrò molto più grossa e dura del giorno prima, forse quella situazione di mio marito che mi concedeva a lui lo eccitava. Glielo presi in bocca e cominciai a insalivarlo, a leccarlo, a fargli un succulento pompino che sembrava gradire molto.
Marcel ormai era completamente entrato nel ruolo e ora cominciava anche a prendere il comando delle operazioni, ordinò a Carlo di leccarmi bene la fica per prepararla alla monta. Mio marito, da bravo cornuto, si precipitò ad obbedire e cominciò a leccarmi come sapeva ben fare. Avevo il cazzone di quel maschione in bocca e la bocca di mio marito tra le cosce e godevo quando Marcel, con un piede allontanò mio marito dalla mia fica dicendo: basta cornuto ora me la devo fottere. Quel gesto così autoritario, da vero padrone, mi fece impazzire e non esitai ad obbedirgli quando mi disse: dai zoccola sbrigati a girarti che ti devo montare. Mi fece mettere a pecorina sul divano, mi ordinò di allargare bene le cosce e dopo avermi schiaffeggiato e menato un po’ la fica, come gli piaceva fare, ordinò a Carlo di guardare come si fotteva una vacca come me e mi penetrò. Si aggrappò ai miei fianchi e mi montò con tanta veemenza, sicuramente eccitato dalla presenza di mio marito.
Più urlavo, più mi sculacciava e mi dava ordini, avevo la fica e le chiappe in fiamme per quel trattamento. Da lì al letto il passo fu breve ora ero stesa supina sul letto con le gambe che pendevano, si piazzò sul mio corpo e cominciò a strusciare il cazzo intriso dei miei umori sulle mie tette, poi lo mise in mezzo e cominciò a farsi una sega, ogni volta che arrivava alla mia bocca lo succhiavo mentre mio marito mi leccava la fica, squirtai nello stesso istante in cui Marcel eruttava tutta la sua calda e cremosa sborra sulla mia faccia, nella bocca e sulle tette.
Ero piena di quel maschio quando mio marito abbandonò la mia fica ancora grondante del mio orgasmo per condividere con me l’abbondante sborrata di Marcel, mi leccò le tette, la faccia e ci baciammo avidamente. Nel frattempo Marcel era scivolato tra le mie cosce e ora era lui ad aver preso il posto di Carlo e mi succhiava tutto il mio piacere, strinsi la testa tra le mie cosce, volevo non finisse più di leccarmi. Lo liberai da quella morsa solo dopo che aveva fatto avere un altro orgasmo.
Mi sentivo piena, soddisfatta e sfinita dal quella serata di sesso che mi addormentai in mezzo tra mio marito e Marcel.
Gli ultimi due giorni di crociera furono pieni di sesso con Marcel che ormai si comportava da vero bull e mi prendeva in continuazione e che alla fine confessò non aver mai pensato di poter godere così tanto facendo sesso usando una coppia.
L’ultimo giorno, poco prima che sbarcassimo dalla nave, mi trascinò in un bagno e dopo avermi sollevata la mini e palpata tutta mentre mi baciava il collo mi disse che voleva scoparmi un ultima volta il culo, che non aveva resistito a vedermi sculettare per i corridoi della nave e che voleva che mi ricordassi per sempre del suo cazzo, mi penetrò senza nemmeno un po’ di lubrificazione, se non un po’ di saliva con cui aveva bagnato la sua verga e cominciò a spingere per farla entrare mi sentii completamente dilatata e faticai un po’ ad abitarmi a lui fino a quando non prese a martellare dei colpi infernali che si conclusero con una mega venuta nel mio pancino. Usciti dal quel bagno non l’ho più visto. Ma il ricordo di lui mi è rimasto per sempre.
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