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AVVENTURA TRAVOLGENTE CON UN COMMERCIANTE SETTANTENNE


di LaCavalla
18.01.2024    |    16.224    |    111 9.9
"Mentre Gianni si accasciò sfinito da quell’orgasmo sulla sua poltrona, porsi una tetta come si fa con i neonati al mio caro maritino dicendogli: “su amore, ..."
Era il mese di agosto, Carlo aveva appena preso le ferie e voleva cominciarle subito bene, così mi chiese se avevo voglia di andare in giro a cercare qualche situazione intrigante in cui qualche bel maschione maturo potesse renderlo felicemente cornuto.
Amo troppo il mio caro maritino per non farlo felice, indossai un vestitino in seta, nero a fiori, molto scollato e corto, un perizomino stringato dello stesso colore, un paio di sandali con tacco quindici e ci dirigemmo in un centro commerciale. Ma come si poteva immaginare, le ferie erano cominciate non solo per lui e questi posti, generalmente molto tranquilli quando frequentati ad una certa ora nei giorni lavorativi, ora erano letteralmente presi d’assalto da intere famiglie e nonostante qualche bel maschione maturo ci fosse pure, non c’erano assolutamente i presupposti per proseguire. Con Carlo visibilmente contrariato, decidemmo di andare via.
Mi dispiaceva vedere il mio amato maritino deluso, così gli proposi di approfittare di quella mattinata per andare a cercare il letto nuovo che lui tanto desiderava, era da un po’ che diceva che lo voleva cambiare perché il nostro ormai era vecchio e il materasso non era più buono e avrebbe voluto sostituirlo con uno di ultima generazione e di quelli che magari avevano le reti con il meccanismo per alzare lo schienale che ogni tanto vedevamo in TV.
Ci fermammo in un paio di negozi ma non ci convinse nulla, poi vedemmo da una vetrina un letto in esposizione che mi piaceva particolarmente e decidemmo di entrare per chiedere informazioni, erano le tredici passate e la porta del negozio era chiusa, dentro vedemmo un signore che ci fece segno di attendere e che, dopo averci aperto la porta con la serratura elettrica, ci venne incontro.
Era un bell’uomo alto più di un metro e ottanta, barba appena accennata e molto curata che poi sapemmo essere il proprietario del negozio, che si chiamava Gianni e che aveva settant’anni, anche se ne dimostrava molti di meno. Un uomo intrigante e anche molto audace, cosa che scoprimmo poco dopo.
Fummo accolti con un grosso sorriso, ci chiese cosa desideravamo e notai subito che il vecchio marpione, non mi toglieva mai gli occhi di dosso, spesso lo sguardo gli cadeva nella mia profonda scollatura, quelle attenzioni mi lusingavano molto, non mi dispiacevano affatto e la cosa fu molto apprezzata anche da mio marito che da quel momento, con la scusa di dare un’occhiata in giro all’esposizione, cercava di lasciarmi sempre sola con Gianni. Che non perdeva occasione per ammirarmi sempre più da vicino, mi faceva continui complimenti per il profumo, per la mia bellezza e mi fece persino provare il letto che mi piaceva tanto, mi diede la possibilità di stendermi e provare il materasso e il meccanismo dello schienale, mi fece vedere che si poteva sollevare anche la parte anteriore per rilassare le gambe e agevolare la circolazione, magari dopo una giornata intera passata su quei trampoli stupendi che indossavo, lì definì proprio così: “trampoli stupendi”. Gli sorrisi ancora lusingata dall’ennesimo apprezzamento, Carlo ci raggiunse e allora il buon Gianni, non conoscendo l’indole remissiva e cornuta del mio caro maritino, cercando di farsi vedere distaccato, ci invitò alla scrivania per sviluppare il prezzo del letto.
Eravamo seduti di fronte a lui, avevo accavallato le gambe e inevitabilmente il vestitino di seta era scivolato su lasciando scoperte gran parte delle cosce che il Gianni poteva apprezzare tranquillamente visto che la scrivania era completamente in vetro.
Cominciò a descrivere il letto e, nel mentre formulava per iscritto la proposta di vendita in maniera molto professionale, non trascurava, ogni tanto, un’occhiatina alle mie cosce in bella mostra e alla mia scollatura.
Era arrivato quasi alla fine quando Carlo si alzò e, chiedendo dove fosse il bagno, si allontanò lasciandomi ancora una volta sola con quell’uomo. Una volta soli, Gianni girò verso di me la proposta per permettermi di leggerla, ma non la avvicinò. Fui costretta così ad alzarmi e a chinarmi sulla scrivania per poterla leggere. In quella posizione le mie tette erano in bella mostra, quel vecchio porco le poteva ammirare completamente nude e lo fece in maniera sfacciata. Cercai di trarre vantaggio da quella situazione e dopo aver indirizzato il mio sguardo prima nella direzione del suo per fargli capire che mi ero accorta dove stava guardando, lo fissai negli occhi e, con un sguardo malizioso gli chiesi se mi facesse un’attenzione. Il porco dopo essersi accertato che la porta del bagno in fondo alla sala era ancora chiusa, allungò una mano nella scollatura e mi palpò con decisione una tetta dicendo: “Picceréee, io di attenzioni te ne farei tante… se solo stavi da sola…”; non resistetti ed emisi un gemito di piacere quando mi strizzo con decisione il capezzolo. Gli risposi che se pensava che mio marito era il problema, poteva stare pure tranquillo perché lui era un bravo cornuto, ubbidiente e servizievole. Fece un sorriso e guardandomi negli occhi mi disse: “che zoccola che sei”; e dopo aver infilato anche l’altra mano nella scollatura, cominciò a strizzarmi i capezzoli alternativamente, mungendomi come si fa con le vacche e disse ancora: “sei proprio una vacca da latte, andresti ingravidata e munta almeno tre volte al giorno”. Mi stava facendo impazzire, aveva capito che i capezzoli erano una delle mie zone più erogene e ne stava approfittando, sentii che mi stavo bagnando tutta e che i miei umori cominciavano a colarmi lungo le cosce. In quell’istante mi disse di andare dal suo lato della scrivania, si girò verso di me e mi attese seduto comodamente sulla poltrona a gambe larghe, mi fece arrivare al suo cospetto e cominciò a carezzarmi dietro le cosce a partire dalla piegatura del ginocchio e mentre saliva, molto lentamente, affermò: “che bei coscioni che hai, che pelle vellutata e morbida e che culo da vacca mmm”; poi accarezzando in mezzo alle cosce: “cazzo! Sei un lago, sembra che ti sei pisciata addosso, che vacca che sei!”; in quell’istante si aprì la porta del bagno ed uscì Carlo che rimase fermo ad osservare quella scena che gli si presentava agli occhi. Gianni, dal canto suo ebbe un momento di esitazione, non sapendo cosa sarebbe successo. Fui io a toglierlo dall’imbarazzo dicendo, rivolgendomi a Carlo: “amore questo vecchio maialone si vuole fottere la tua mogliettina, mi ha data della zoccola e della vacca, guarda come mi tocca? Su, da bravo cornuto, viene a vedere cosa mi vuole far fare”. Gianni: “ma che bella coppia di porcellini che siete… Su, vacca, succhiami il cazzo”; e così dicendo si aprì la patta dei pantaloni, lo tirò fuori e dopo avermi fatta accovacciare tra le sue gambe, me lo mise in bocca. Con la mano dietro la nuca me lo spingeva sempre più in gola, mi soffocava, era duro come il travertino dall’eccitazione, ma ad un certo punto mi afferrò per i capelli per bloccarmi, disse: “cazzo, no zoccola, così mi fai venire, io voglio romperti questo bel culone carnoso e mi spinse, pancia sotto sulla scrivania, mi sollevò sulla schiena il vestitino, mi abbassò il perizoma, mi allargò le gambe e dopo avermi accarezzato la fica a mano piena con vigore, fino a farmi urlare di piacere, mi allargò le natiche e cominciò ad umettare il mio buchino, prima carezzandolo delicatamente per farlo rilassare e poi infilando due dita per farlo allargare e solo quando ritenne fosse pronto sentii il calore della sua grossa cappella che spingeva cercando di farsi strada. Emetteva dei grugniti come un porco mentre mi sodomizzava fino a quando non fu completamente dentro di me fino alle grosse palle. Poi mi diede una serie di pesanti sberle sulle natiche e cominciò a incularmi con sempre maggior vigore, stavo impazzando dal dolore e dal piacere di sentire quel vecchio porco dentro di me che mi faceva sua, urlai a mio marito di fare il suo dovere da cornuto e, senza farselo ripetere la seconda volta, si accovaccio sotto di noi e cominciò a leccarmi la fica. Stavo impazzendo e allo stesso tempo anche Gianni stava andando fuori di testa a seguito delle contrazioni del mio ano che gli massaggiavano il cazzo, dovute alle grandi slinguate alla fica date da mio marito. Era troppo per quel toro infoiato che, sentendo di non poter resistere oltre, lo tirò fuori e mi costrinse in ginocchio davanti a lui e mi svuotò tutto il suo bianco, cremoso e abbondante nettare sulle labbra, sulle tette, sembrava un idrante impazzito, rantolava e schizzava, schizzava e rantolava, fu un delirio di piacere. Mentre Gianni si accasciò sfinito da quell’orgasmo sulla sua poltrona, porsi una tetta come si fa con i neonati al mio caro maritino dicendogli: “su amore, bevi il lattuccio come facevi da piccino!!” Carlo senza esitazione, prima ripulì con la lingua tutto lo sperma dalla tetta che gli porgevo e poi cominciò a ciucciare il capezzolo anche quello pieno di cremoso sperma, mentre io, con la lingua raccolsi e ingoiai tutto quello che avevo sulle labbra. A quel punto Gianni non resistette e mi avvicinò nuovamente il cazzo alla bocca ordinandomi di pulirglielo per bene, cosa che feci in maniera molto diligente.
Dopo quella magnifica e inaspettata mattinata dove in tre avemmo degli orgasmi strabilianti, ognuno con il suo modo di godere, Gianni mi diede appuntamento per giorno seguente per la consegna e il montaggio del letto e delle reti.
L’indomani mattina, all’orario convenuto, arrivò il furgone con la merce, gli operai scaricarono tutto l’occorrente per il montaggio del letto, mentre Gianni già mi stava divorando con gli occhi, era evidente che il mio abbigliamento gli piacesse e penso anche ai due energumeni dei suoi operai visto come mi fissavano. Infatti, non essendomi resa conto dell’orario, ero stata presa quasi alla sprovvista quando sentii bussare al campanello, avevo finito da poco di fare la doccia e, completamente nuda e scalza, come spesso faccio in casa, mi ero messa a fare le faccende domestiche, così senza pensare troppo, presi una mini elasticizzata e un toppino con cerniera sul davanti che avevo appena stirato e le indossai, avevo in mezzo alla camera ancora le decolté con tacco da quindici indossate la sera prima e me le infilai, senza intimo né null’altro.
Feci strada agli operai nella mia camera per far vedere il letto da smontare e dove dovevano sistemare il nuovo e li lasciai al loro lavoro dicendo che mi recavo in cucina per preparargli un caffè. Gianni diede le ultime disposizioni e poi mi raggiunse, ero intenta a caricare la moka quando mi sentii afferrare da dietro, Gianni si era attaccato a me e mi cingeva in vita con le mani che mi carezzavano il pancino mentre con la bocca aveva raggiunto il lobo scoperto del mio orecchio e lo succhiava, avvertii un brivido per tutto il corpo, i capezzoli si inturgidirono a dismisura e premevano contro la leggera stoffa del toppino, cercando di divincolarmi da quella morsa, senza troppa convinzione, avvertii tutta la sua eccitazione, il suo cazzo duro premeva contro il mio corpo e mi disse: “vedi che mi combini, puttanella?” Poi mi volto verso di lui e, tenendomi per i capelli, mi ficcò la lingua in gola, mentre con l’altra mano mi palpava pesantemente tra le cosce, non resistevo mi stavo bagnando tutta, stringevo le cosce per cercare di fermarlo, ma la mia fica era completamente nella sua mano, quando si rese conto che ero completamente inzuppata dallo squirt che mi aveva procurato, mi sollevò di peso, mi sedette sul tavolo della cucina a cosce larghe e dopo avere liberato il suo nodoso cazzo dalla costrizione dei pantaloni e del boxer, mi penetrò con forza e cominciò a scoparmi con vigore, non riuscivo a trattenere le urla di piacere al punto che fu costretto a tapparmi la bocca con la mano per non farmi sentire dagli operai all’altro lato della casa. Fu un rapporto intenso, violento che si concluse nel giro di un quarto d’ora con una copiosa sborrata nella mia fica già grondante di piacere, fu travolgente sentire tutto quel caldo sperma riempirmi la pancia nello stesso istante in cui anche io raggiungevo l’ennesimo orgasmo. Stremata ma soddisfatta, non resistetti alla tentazione di accovacciarmi ai suoi piedi e prendergli in bocca quel bel cazzo, ancora in semi erezione, che tanto piacere mi aveva dato e di pulirlo gustando tutto il sapore dei nostri umori.
Appena Gianni e i suoi operai ebbero lasciato casa mia, andai in camera, preparai il letto e mi distesi nuda a occhi chiusi rivivendo i momenti di quella magnifica mattinata, stavo cominciando a carezzarmi avvertendo ancora nelle narici l’odore forte di quel maschione quando, sull’uscio della porta, vidi materializzarsi la figura di mio marito Carlo. Senza proferire parola, lo guardai dritto negli occhi, gli sorrisi maliziosamente e, allo stesso tempo, allargai le cosce. Un attimo dopo tenevo la sua testa lì in mezzo che mi stava divorando la fica ancora bollente e piena dello sperma di Gianni e del mio squirt. Gliela spingevo contro il mio sesso e mi contorcevo dal piacere che mi stava donando fino a quando non raggiunsi ancora una volta l’orgasmo e ci abbandonammo, abbracciati e sfiniti, ad un sonno ristoratore.
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