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il sogno di lorenza 2 ovvero la realtà


di Membro VIP di Annunci69.it knoor
09.04.2008    |    16.467    |    1 8.4
"Il cazzo rispondeva con grazia alle carezze contorcendosi nel suo alfabeto di carne sotto la pelle che lo copriva come un velluto..."
Non mi era mai capitata una cosa del genere quando mi svegliai da quel sogno ero bagnata e provai un orgasmo straordinario, senza neanche toccarmi. Vicino a me Maurizio dormiva tranquillamente. Io, al contrario, non riuscivo a stare ferma tanto ero eccitata, cominciai a masturbarmi di nuovo avrei voluto ritornare nel sogno provare ancora quella sensazione di essere sopraffatta e sodomizzata con violanza. Una sensazione che in realtà avevo già provato prima di conoscere Maurizio, ripensai ad un momento del mio sogno: “Ora procediamo allo svezzamento” diceva quell l'uomo appoggiandomi l’uccello dietro e schiacciandomi nella carne il glande duro ed affusolato.
“... così piano, piano...” sussurrava “brava solleva un po’ il culo così te lo sfondo meglio….ora ne infiliamo un altro po’ …. ecco ora è entrato tutto”.
“Sai cosa ti dico frocetto? Mi sa che la signora lo prende un po’ troppo facile, se questo è un culo vergine io sono Napoleone”.
Sarà che non riuscii mai a dimenticare il senso di colpa per quel primo ed unico tradimento nei confronti di Maurizio. Accadde poco prima che noi ci sposassimo, anzi proprio nei giorni precedenti al matrimonio. l'avevo tradito con un amico di famiglia, un giuduice.
Ricordo bene qualla scena che ogni nato mi ritorna come un incubo o come un sogno.
Quel giorno andai da lui.
Una volta entrata nell’atrio del condominio passai davanti ad uno specchio, dove mi vidi riflessa, con i capelli scarmigliati e gli occhi che parevano nascondere le immagini dei miei segreti.
Il giudice mi fece accomodare sulla poltrona in pelle davanti alla scrivania. Ci conoscevano da tempo ed io, proprio grazie alla delicatezza erotica di Maurizio, stavo scoprendo il modo sotterraneo dell’abbandono al piacere. Corso, cosi si chiama il giudice é un uomo molto affascinate, le donne sorridono vedendolo passare.
Il suo viso pare scolpito nella pietra, austero con naso un po’ aquilino, la fronte alta ed i capelli striati d’argento; gentile nei modi, ma freddo come un’aquila. Si diceva che fosse comunista, che non avesse donne, che fosse una spia del Kgb ed infine che avesse avuto relazioni omosessuali.
Il codice penale era la sua cabala, ne frugava le combinazioni, i risvolti, i cunicoli e gli anfratti come se si trattasse d’una una gigantesca fortezza edificata nei secoli. Quel giorno io avevo già deciso di provare quell'amore segreto, Corso mi aveva corteggiata e conquistata.
Sento ancora le sue mani posarsi con delictezza sulle mie spalle io ero in piedi in mezzo al suo studio; c'erano morbidi tappeti persiani, sedie eleganti con strutture d'acciaio e volumi antichi da collezione nellea vasta libreria in ebano. Avvicinò le labbra dell’orecchio e mi sussurrò una frase, solo dopo qualche istante le parole assunsero forma e senso.
“L’hai mai provato in culo?”
La domanda che mi era scivolata come un veleno nell’orecchio e che mi apparve come una mostruosità. Risposi di No. Corso mi disse che sarebbe stato quello il giorno in cui avrei potuto provare.
“No assolutamente, questo non è possibile, toglitelo dalla testa…non mi piace, non lo farò!”
Lui stette in silenzio di fronte a me, io mi sentii accerchiata, quell'uomo mi affascinava, senza dire nulla si era messo a sedere dietro la scrivania ed aveva preso un afscicolo per leggerlo in modo provocatorio, quasi a significare che sarei potuta andarmene subito. certo avrei dovuto.
“Farò quello che vuoi, naturalmente non ho scelta”.
“Naturalmente…” disse lui ironico.
Mi spogliai, mostrando la biancheria provocante che avevo indossato e scelto per lui, un sottile regggiseno di pizzo nelo calze autoreggenti mutandine solltilissime ed un apio di scapre eleganti.
“Ti vesti sempre così sotto? Togliti anche le mutandine da brava”.
Corso si tolse i vestiti, aveva una bella corporatura ed un uccello enorme, questo mi sconvolse. Lui si accorse del mio stupore.
“Mai visto un vero cazzo…scommetto?”
Era una torcia di carne sulla punta della quale brillava una cappella grossa e rotonda, mentre sul manico correvano vene che parevano colate di cera.
Quel archibugio infernale mi eccitava e quando Corso mi fu vicino per abbracciarmi, l’affare mi sbatteva addosso come un corpo estraneo, lo accarezzai. Mi piaceva.
“Temo che sia troppo…”
“Basta trattarlo bene e non morderà!” Disse Corso, porgendomi un vasetto di crema profumata.
“Forza amore, lucidalo un po’…”
Frastornata obbedii, oramai in preda ad una forza ipnotica.
Spalmai la crema sul membro di quel uomo forte e deciso, quell’elemento oleoso e profumato mi parve una pozione magica.
Il cazzo rispondeva con grazia alle carezze contorcendosi nel suo alfabeto di carne sotto la pelle che lo copriva come un velluto. Era come un parassita attaccato al corpo di lui, ma dotato di una vita propria contro la quale sembrava che Corso nulla potesse nulla.
“Ora, voltati ed appoggiati alla scrivania…”
Prima di girami diedi ancora un’occhiata da sopra la spalle a quella specie di gigantesca candela, piena di rivoli e nodi. Corso mi disse di arcuare bene la spina dorsale, cosa che feci in modo tale che il solco tra le natiche si aprì per lui che ci mise sopra qualche goccia d’unguento, eccitandomi in modo irrefrenabile.
Di li a poco l’uccello di Corso mi si posò dietro, tremai sentendo la grande cappella adagiarsi sull’orifizio. Dapprima fu una lieve carezza, poi la pressione crebbe.
Tesi i muscoli dal dolore, mentre Corso tentava di sodomizzarmi, ma non c’era verso mi sentivo strappare la pelle e fui invasa da una fitta simile a quella provocata dal pungiglione di una vespa, un tormento senza tregua ed atroce.
Corso mi stringeva i fianchi ed io mi sentivo conficcare le dita nel bacino come uncini, era infuriato, lo imploravo di smettere. Ma lui pazzo di rabbia valle almeno togliersi il capriccio e affondò la sua carne ancora per qualche centimetro. L’udito mi crepitò tanto che persi leggermente l’equilibro piegandomi sulle ginocchia, ma oramai l’orgasmo di Corso era innescato. Lui mi levò dal culo il terribile arnese che, uscendo mi diede un’ultima violenta carezza.
Andai in bagno a lavarmi e ad asciugarmi le lacrime.
“Davvero non pensavo che sarebbe stato così sgradevole per te…” mi disse, infine, nella speranza di ottenere il mio perdono:
“Mi sembra un po’ tardi per queste considerazioni, non credi?” dissi.
Quando mi chinai per raccogliere i miei vestiti, mi accorsi che Cosro sie eccitò ancora totalmente indiffenete alla mia umiliazione.
“Non deve essere colpa tua…”. Dissi con un sorriso indulgente. “E’ il tuo ingombrante fallo che ti induce a questo genere di ferocia”. Corso non rispose. Era costernato con l’asta ritta che gli spuntava tra le cosce.
Vedendo quel terribile cazzo ancora duro mi eccitai ancora, non risucivo a domare il mio desiderio.
“Cercherò di essere più brava questa volta…”Dissi mi chinai sulla scrivania offrendomi al suo sguardo.
Così il rettile di pelle strisciò di nuovo su di me forzandomi il culo, questa volta con un colpo mi dilatò la carne. Il dolore fu però meno crudo, pur non provando alcuna dolcezza dei sensi, mi sentivo in grado di sopportare quella sensazione diffusa e lacerante. Con mio stupore però a poco a poco cominciai a godere mentre mi sfondava con lentezza e forza.
Quasi subito acquisì una percezione precisa della forma del suo cazzo che mi apriva, sentì il glande con il suo netto rialzo pulsarmi in culo simile ad un cuore.
Anche Corso si accorse che mi stava conquistando, mi strappava infatti dei gridi che avevano un tono languido e cedevole, ma quello che lo incantò fu la scoperta che non era il solo a condurre la danza, perché anch'io cominciai a muovermi assecondando le stoccate del fallo.
“Ora si che stai diventando brava….non ti fa più male allora?” Mi chiese, ma visto che non otteneva risposta insistette “Allora bellezza ti piace si o no prenderlo in culo?”
Mi allungò la mano davanti sfiorandomi il sesso: ammetto ero bagnata, anche se n on volevo ammetrolo, tutto questio era irresistibile.
“Sembrerebbe proprio di si…vero?”
Dicendo questo affondò ancora l'uccello nel mio culo ed io provai un lieve e prolungato fremito, diverso da quello consueto, ma al quale era legato un meraviglioso senso di abbandono. Seguirono presto i rintocchi della grossa cappella che, questa volta, Corso non estrasse; così venni sverginata nel culo mentre fervevano i preparativi del mio matrimonio con Maurizio.
Tutto sembrava finito, Corso usci dal bagno e si sedette sul divano sorseggiando dell’acqua, sull’altra sponda del vivano c'ero io, non finivo di essere incantata da quel cazzo così bello, allungai una gamba sul suo inguine ed accarezzai quel meravigliso pisellone con la un piede, era così grosso da formare una leggera curva mentre lo sollevavo.
“Ci hai preso gusto è?” disse Corso.
“Dimmi cosa ti piace…ti piace prendere le donne contro natura?” Chiesi.
“Contro natura? Che strana espressione non ne conosci altre?” Corso aveva notato che avevo una certa reticenza nell’usare i termini che riguardavano il genere di possesso carnale che lui prediligeva “In ogni caso “ aggiunse, “mi piacciono le donne a cui piace”.
Intanto mi aveva allungato la mano sotto la coscia, solleticandomi il culo con il dito medio.
Trovai che il gesto fosse volgare, ma mi eccitai di nuovo, fui subito bagnata.
Mi inginocchiai allora davanti a Corso presi in mano l’enorme fallo, avvicinandolo alle labbra e dissi rivolta al cazzo e non al suo porattore: “cosi ti piace la sodomia, squisito giocattolo…”.
“Senti un po’” disse accarezzandomi la schiena “ho notato che una brava ragazza come te certe cose, le fa ma non le dice. Le tieni nascoste nel vocabolario dei sensi…vero?”
“Non Capisco…” dissi, oramai avevo di nuovo il suo cazzo ritto tra le tette.
“Intendo dire che hai sempre usato delle forme eleganti nel parlare di questo…” Mi indicò con il medio alzato l’oggetto dei suoi riferimenti “sai cosa significa questo gesto, come lo tradurresti…dimmi ?”.
Era vero mi imbarazzavano certe parole:
“Penso che significhi… ci sono forse varie interpretazioni, ma penso che possa voler dire - vai a prenderlo in culo!”.
“Secondo te come mai viene solitamente usato come insulto?”. Mi chiese alzando il tono della voce.
“Perché di solito sono i maschi a dirlo ad altri maschi e l’omosessualità è usata, in maniera triviale, come un insulto.”
“Se invece viene rivolto alle donne, mia piccola e furba gesuita?”
“D’accordo anche per le donne, forse, è considerato oltraggioso, ma non allo stesso modo…”
Corso allora prese l’iniziativa, elettrizzato dai quei discorsi, e dalla strana conquista nella quale si era impegnato:
“Hai ragione amore, quando ci si rivolge così ad una donna, s’ intende con questo entrare nella sua cupa e perversa intimità, non trovi?"
“E’ questo che ti eccita porco…” dissi mentre l' enorme membro mi palpitava sulle tette.
“Non tanto questo” riprese Corso “quanto scoprire che, per alcune irreprensibili signorine, tale intimità esiste e dopo un piccolo iniziale svezzamento, se lo fanno sbattere in culo con piacere, o sbaglio?”
Nel caso in questione non sbagliava.
Chissà cosa avrebbe detto Maurizio se avesse saputo che proprio in quel momento la sua futura moglie obbediva ad un uomo che le indicava il divano dicendole:
“Ora alza bene il culo e dimmi cosa vuoi che ti faccia…” e sarebbe stato ancora più stupito a vedere le dimensioni dell’arnese che calava sulle perlacee rotondità della sua promessa sposa, la quale coperta di sudore e d’unguenti implorava a mezza voce, di poterlo prendere in culo un’altra volta.
“mettimelo nel culo...fammi godere....sono la tua puttana....”
dicevo.
Qualche giorno dopo nella camera da letto, con la biancheria intima di colore bianco, mi facevo montare dal mio sposo.
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