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Lussuria Matura - 03.Avventura romana


di Eriaku
22.06.2025    |    257    |    0 8.0
"«Voglio sentire le tue mani dappertutto..."
Cap.3 "Avventura romana"

L’ascensore salì con un ronzio sommesso, i numeri rossi che lampeggiavano uno dopo l’altro. Priscilla era schiacciata tra la parete di specchi e il corpo caldo di Riccardo, il cui profumo di tabacco e legno di sandalo le invadeva le narici. Lui aveva una cinquantina d’anni, ma il fisico asciutto e muscoloso, unito agli occhi scuri e penetranti, lo facevano sembrare più giovane. I capelli brizzolati erano tenuti corti in un taglio quasi militare, e un accenno di barba grigia accentuava la virilità del viso. Le mani, grandi e con vene sporgenti, si muovevano con la sicurezza di chi sapeva esattamente cosa volesse.

«Sei nervosa?» le sussurrò, la voce roca che le accarezzava l’orecchio mentre le infilava una mano sotto la gonna.
«No,» rispose lei, mordendosi il labbro per non gemere. La sua fica era già bagnata, il clitoride pulsante che premeva contro la pelle ruvida delle dita di lui.

La punta dell’indice di Riccardo premette sul clitoride, strappandole un sospiro. Le mordicchiò il collo, mentre il medio scivolava tra le pieghe umide. «Sei così bagnata che potrei scoparti qui, adesso.»
Le porte dell’ascensore si aprirono con un ding che li fece irrigidire. Riccardo ritrasse la mano con un sorriso sghembo, indicando il corridoio con un cenno del capo. «Dopo di te, signora.»
La stanza era ampia, con un letto king size al centro e tende di velluto rosso che lasciavano filtrare la luce dorata del tramonto romano. Appena la porta si chiuse, Riccardo fu su di lei. Le sbottonò il vestito con gesti rapidi, facendolo scivolare a terra fino a lasciarla nuda. Il suo sguardo percorse ogni curva del corpo di Priscilla, soffermandosi sui seni sodi e sul triangolo biondo del pube.

«Inginocchiati,» ordinò, slacciandosi la cintura.
Lei obbedì, le ginocchia che toccavano il freddo parquet. Il cazzo di Riccardo era già duro, scuro e nerboruto con la cappella grossa come un fungo. Lui lo prese in mano e lo puntò verso la sua bocca. «Apri e ingoia. Non voglio che tu ne lasci fuori nemmeno un centimetro.»

Priscilla aprì le labbra, accogliendo il glande in bocca. La saliva le colò sul mento mentre la lingua girava intorno alla vena pulsante. Riccardo le afferrò la testa con entrambe le mani, spingendola più a fondo. «Così, brava… fammi sentire quanto sei esperta.»

Il ritmo accelerò in fretta, il cazzo che scorreva veloce con il glande che le martellava la gola, mentre lui guardava il proprio riflesso nello specchio dell’ingresso. «Sto per venire,» avvisò, la voce roca. «Non osare sputare.»
Priscilla mugolò, il suono attutito dal cazzo che le riempiva la bocca. Quando Riccardo si irrigidì, il primo fiotto le inondò la lingua, denso e caldo. «Ingoia,» ordinò, tenendole ferma la testa mentre pompava altro sperma. «Tutto.»
Lei obbedì, leccandogli il glande per raccogliere ogni goccia. Quando ebbe finito di svuotarsi lei continuò a lavorarlo per ripulirglielo. Lui ridacchiò, tirandola su. «Sei una figa pazza. Adesso ti porto dove merita di stare un puttanone come te»
La prese per mano, guidandola verso il letto. La fece distendere, le gambe divaricate, e si chinò su di lei, la lingua che immediatamente le iniziava a leccare la fica con colpi lunghi e decisi. «Sai di miele. O forse di troia.»
«Preferisco il secondo,» sussurrò lei, inarcandosi.

Riccardo rise, infilandole due dita nella vagina. «Allora godi come una troia.»
Le spinte delle dita si fecero più rapide, l’uomo ci sapeva fare. Ne aggiunse un terzo allargando e premendo dentro di lei mentre la bocca le succhiava il clitoride con una fame che le faceva perdere la testa. Quando raggiunse l’orgasmo, Priscilla lo gridò a tutto il mondo. L’uomo continuò a lavorarle la fica strappandole orgasmi per quelle che parvero ore. Quando ormai aveva la voce rauca, Priscilla lo vide alzarsi e, dopo essersi spogliato mettendo in mostra un fisico di tutto rispetto. Si prese giusto il tempo di srotolare un preservativo sulla rinnovata erezione prima di puntarle il cazzo fra le gambe. La penetrò con un colpo deciso, strappandole un altro grido, il glande che si apriva un varco tra le pieghe gonfie. «Ecco il tuo premio» disse, afferrandole i fianchi con forza.

La penetrazione vaginale fu violenta, quasi selvaggia. Riccardo afferrò le cosce di Priscilla, le sollevò fino a piegarle contro il petto, e iniziò a spingere con colpi secchi e profondi. Il cazzo scivolava dentro di lei, lucido dei suoi umori, stretto dalla fica in uno schiocco liquido.

«Prendilo tutto, troia,» ringhiò, aumentando l’intensità. «Voglio rimandarti da tuo marito aperta come si deve.»
Priscilla gemette, le unghie che graffiavano le lenzuola di seta rossa. Il piacere era intenso, ma non abbastanza. Voleva di più. «Ancora …» sussurrò, la voce rotta dal desiderio.
Le spinte si fecero più violente, il letto che gemeva a ogni movimento. «Ci godi?» ringhiò l’uomo, piegandosi per morderle il collo. «Ci godi ad essere scopata come una cagna?»
«Sì,» gemette lei, le gambe che tremavano. «Ma non è abbastanza... voglio sentirmi troia, voglio che mi inculi! Si! Si...ahhh mettimelo nel culo... ti prego!» una supplica oscena rivoltagli in preda al godimento.
Riccardo si fermò di colpo e si ritrasse, lasciandola vuota un sorriso cinico sulle labbra. «Certo che ti inculo troia, una come te merita questo ed altro ancora.» la girò bruscamente a pancia in giù. Il seno premette contro il materasso, il culo sollevato in aria come un’offerta. Le sue dita, prima infilate nella vagina di Priscilla, ora salirono più in alto, sfiorando la rosa serrata dell’ano. «Scommetto che potresti prenderci tutta una mano qua dentro.»

Priscilla trattenne il fiato, temeva di non riuscire a reagire se avesse provato a mettere in atto quella che suonava come una minaccia. Fortunatamente per lei, l’uomo aveva altri piani. Sentì la saliva che le colava fra le natiche, dritta sull’ano. Poi le sue dita, umide dei suoi umori premettero contro l’orifizio, spingendo con lentezza sadica. «Rilassati,» le ordinò, mentre il medio seguiva il primo, allargandola con una pressione implacabile. «Così… sei pronta per il resto.»
Il suo culo era piuttosto aperto e Riccardo se ne accorse. Con l’altra mano le strinse un seno, pizzicandole il capezzolo fino al limite del dolore. «Lo sapevo che eri avvezza. Ti piace, vero?» Priscilla ormai singhiozzava dal bisogno. L’uomo sibilò, mentre il glande del cazzo sostituiva le dita davanti all’ano. «Dimmelo.»

«Sì… sì!» gridò lei, inarcandosi per andargli incontro. La cappella premette, l’ano rispose cedendo piano, e il membro di Riccardo scivolò dentro il retto con una lentezza crudele. Priscilla urlò, ma non per il dolore: ogni terminazione nervosa sembrava esplodere, un fuoco che si propagava dalle viscere al clitoride. «Più forte!»

Riccardo rise, una risata bassa e trionfante. Le afferrò i fianchi con forza, iniziando a spingere con colpi decisi ma controllati. Ogni volta che si ritraeva, le sue palle sfioravano le natiche di Priscilla, per poi tornare a riempirla fino a farle mancare il fiato. Il letto gemeva di nuovo, insieme a lei, le molle che scricchiolavano come un contrappunto al ritmo dei loro corpi.
Quando l’orgasmo la colse, fu diverso da quelli vaginali: più intenso, più osceno. Le sue viscere si contrassero intorno al cazzo che la inculava, e un grido gutturale le sfuggì dalle labbra. Riccardo ringhiò, afferrandole i capelli per costringerla a guardarlo nello specchio. «Guardati. Sei una troia che si fa inculare da uno sconosciuto.» Le diede un colpo profondo, facendola gridare ancora, il cazzo che spariva fino alle palle. «E ti piace.»
L’uomo, sentendola pulsare, aumentò il ritmo. Le palle che schiaffavano le labbra della fica a ogni spinta. «Prendi il cazzo» disse, con voce gutturale. «Fino a che non ti dimentichi chi sei.»
«Sì», ansimò lei, il viso arrossato, «mi piace...aghh... nel culo, mi piace!»
«Ecco, così… godi mentre ti inculo» ansimò, il sudore che gli imperlava la fronte. Seguì a montarla per lunghi minuti, Priscilla ormai era un ammasso di carne tremante di piacere.

Sul punto di venire, l’uomo accelerò sodomizzandola selvaggiamente «vengo troia, vengo per te!»
Un ultimo colpo, profondo, e il cazzo di Riccardo si irrigidì. Il primo fiotto caldo gonfiò il preservativo, seguito da altri, mentre lui si svuotava dentro di lei con un gemito animalesco. «Tutto per te, puttana che non sei altro» mormorò, crollando su di lei. Le baciò la schiena, la saliva che si mescolava al sudore, mentre il cazzo, ormai semi-molle, scivolava fuori con un suono viscido.
Priscilla, ancora tremante, sorrise. Il dolore, il piacere, la vergogna… tutto si mescolava in un cocktail elettrico. «Sei un maiale» sussurrò, voltandosi a guardarlo.
Riccardo le asciugò una lacrima dal viso – di piacere o di fatica, non si capiva – e le baciò le labbra. «e tu sei un magnifica troia» rispose, la voce ancora roca.

Priscilla rimase a prendere ad occhi chiusi mentre lui si recava in bagno. Il cellulare squillò riportandoli alla realtà. Era Marco: «Tesoro, ne ho fino a sera. Ci vediamo direttamente in hotel e andiamo a cena d’accordo? Prenoterò in un bel posticino per farmi perdonare.»

Lei chiuse la chiamata, alzando gli occhi verso Riccardo, nudo sulla soglia della camera. «Il mio pomeriggio è appena diventato libero.»

Lui rise «Allora andiamo in doccia, poi ti do un’altra ripassata.»
La stanza da bagno era piccola, il vapore che appannava le piastrelle. Riccardo aprì l’acqua calda, spingendola sotto il getto. «Lavami,» ordinò, afferrandole i polsi. «Voglio sentire le tue mani dappertutto.»
Priscilla ubbidì. Le sue dita scivolarono sul petto villoso di lui, scendendo lungo i fianchi fino al cazzo ormai flaccido. Lo strinse, la pelle che si rianimava al tatto. «Sei una puttana,» disse lui, mentre il cazzo si induriva tra le sue dita.
«Lo so,» sussurrò lei, massaggiandogli le palle.
L’uomo la inchiodò alla parete e la spinse in basso. «Succhialo,» disse, strusciandole il cazzo sul viso. «Fino a che non è duro come prima.»

Priscilla aprì la bocca, la lingua che leccava il glande. La saliva si mescolò all’acqua calda, il cazzo che pulsava tra le sue labbra. «Più forte» ringhiò lui, affondandole le dita nei capelli. «Fammi sentirei denti.»

Lei mordicchiò piano, il glande che si gonfiava. «Brava,» ansimò Riccardo, ritraendosi. «Ora girati.»
La schiena di Priscilla si appoggiò al suo petto, la fica che sfregava contro il cazzo. «Senti qua» sussurrò lui, infilando una mano tra le cosce. Le dita scivolarono sul clitoride, poi si spostarono più in alto, premendo sull’orifizio. «Sei ancora aperta,» sibilò, infilandone una. «Pronta per un’altra passata.»

«Prendimi,» sussurrò lei, il respiro corto. «Ma senza il preservativo.»
L’uomo le strinse i fianchi, inchiodandola. «Allora apri bene,» ordinò, infilandole il cazzo nudo nella fica. «Fammi sentire quanto sei sporca.»

La penetrò con un colpo secco, l’asta che si apriva un varco tra le pieghe gonfie. «Sei così calda,» ansimò, affondando fino in fondo. «E bagnata… quasi come se lo aspettassi da anni.»
Priscilla si aggrappò alla parete, il corpo che fremeva. «Sì… spingi,» sibilò.
Le spinte si fecero violente, l’acqua che scendeva a scaglie di vapore. Riccardo le morse una spalla, affondando i denti nella carne. «Sei solo un buco,» disse, il fiato sul collo. «Un buco che aspetta di essere riempito.»

«Allora riempimi,» ringhiò lei, la fica che si contraeva al ritmo delle spinte del cazzo.
Quando l’orgasmo esplose, fu come una scarica elettrica. Le pieghe della fica si strinsero intorno al cazzo, il piacere che le strappava un grido roco. «Ecco, così… sento che mi stringi» ansimò Riccardo, il respiro pesante «Adesso ti riempio di sperma, troia.»

Un ultimo colpo, profondo, e il cazzo si irrigidì. Il primo fiotto caldo le inondò la vagina, seguito da altri, mentre lui si svuotava dentro di lei con un ringhio. «Tutto per te, puttana che non sei altro,» mormorò.
Le baciò la spalla che le aveva morso, il cazzo semi-molle che scivolava fuori. Priscilla, ancora tremante, sorrise, voltandosi a guardarlo sotto il getto dell’acqua.

Lui la schiaffeggiò piano la guancia. «Sei una troia» ripeté, il tono quasi affascinato. «Ma non ti preoccupare.» Le infilò una mano tra le cosce, spalmando lo sperma sulla fica. «Adesso ti faccio sentire quanto sei sporca.»

Qualche ora dopo Priscilla raggiunge il suo hotel molto più tardi del previsto. S’infila nella doccia, visto che nella precedente non si era lavata poi molto. Riflette sul fatto che raggiungere il marito a Roma per qualche giorno di vacanza è stata proprio una buona idea. Forse avrebbe dovuto accettare la richiesta di Riccardo di scambiarsi i numeri per rivedersi ma l’idea di essere andata a letto con uno sconosciuto che l’ha abbordata in stazione le piace troppo per farla diventare qualcosa di più. Chiusa l’acqua, si avvolge nell’asciugamano, lo specchio appannato che riflette il suo sguardo soddisfatto. «Che vita meravigliosa» mormora, prima di vestirsi e uscire per raggiungere suo marito in un ristorante in centro città.
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