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La spia 2 La ragazza del treno


di Membro VIP di Annunci69.it knoor
14.07.2008    |    14.514    |    0 7.0
"Ecco che squillò ancora il telefono..."
E’ incredibile cosa non si viene a scoprire viaggiando in treno. Da quando ho affinato le mie nuove facoltà, non faccio che andare avanti e indietro per l’Italia, sulle rotte della ferrovia. Un giorno incontrai una giovane ragazza molto bella. Si sedette tra noi. Il treno era affollato, oltre a me, nello scompartimento, c’erano altre tre persone, un’anziana coppia di signori ed un giovane militare. La ragazza indossava dei blue jeans ed una maglietta. Estrasse dalla borsa un libro: "Il rosso e il nero" di Stendhal. Amava dunque la lettura colta. Questo da principio mi indisponeva perché l’attenzione che la giovane rivolgeva alle avventure del romanzo rese alquanto difficile la scoperta. Non mi diedi per vinto, trovai varie cose: vidi funerali, feste, ragazzi e spiagge assolate, ma non riuscivo a scalfire la zona più intima della sua vita. Intanto il militare che stava seduto vicino a lei non le toglieva gli occhi di dosso. Dopo un po’ squillò il telefonino: “Ciao papà, si sto tornando a casa, certo… tutto bene”. Il padre era un tipo apprensivo. Temevo che il viaggio si potesse concludersi troppo presto, oppure che non vi fosse nulla di interessante nella vita composta di quella giovane ragazza.
Il segreto infine venne a galla, scardinato da un profondo mare d’oblio, me lo trovai di fronte come un grande veliero che procedeva tra i marosi della quotidianità.
Da qualche tempo, questa biondina con i seni duri e appuntiti, aveva cominciato a scoprire il sesso. Al tempo della storia la ragazza era in villeggiatura al mare, ogni sera, di nascosto dai suoi genitori, si trovava sulla spiaggia con un ragazzo, si baciavano per ore nei loro primi incontri, ma presto la curiosità e l’eccitazione si fece più viva e le carezze di conseguenza più scabrose. Nelle ore della canicola, la ragazza, eccitata e stanca per le sue scorribande notturne, se ne stava a casa. Un giorno nel palazzo vicino vide arrivare due uomini, avranno avuto trent’anni erano belli, muscolosi e mori. Durante il giorno uscivano sul terrazzo con l’asciugamano legato ai fianchi e guardavano il mare.
“Perché non vieni a trovarci bellezza” gridò uno dei due vedendo che la ragazza lo spiava discretamente dal suo terrazzo, lanciandole questo invito l’uomo aveva scostato l’asciugamano e dall’inguine disegnato e vigoroso apparve un uccello lungo e nero che si posava sulla coscia. Lei scappò via per la vergogna di essere stata scoperta, ma dopo qualche ora il più composto dei due nuovi dirimpettai le disse che la stavano aspettando, che non doveva avere paura.
Il padre era in spiaggia con il resto della famiglia, lei indossò una maglietta ed uscì.
Le scale, i rumori del condominio, poi finalmente la stanza solare e ben arredata degli sconosciuti.
Le offrirono qualcosa da bere e la fecero accomodare, indossavano delle camicie colorate e dei pantaloncini sportivi. Parlarono, non sono riuscito a capire di cosa, ma presto le misero in mano i loro membri eccitati e lei cominciò ad accarezzarli incredula ed affascinata dal suo nuovo potere di donna.
Il treno intanto correva veloce e la ragazza aveva ripreso la sua lettura. Guardavo il viso solare ed i lineamenti delicati, lo sguardo intento sulle trame dello scrittore francese. Nelle serate precedenti con quel suo ragazzo, aveva imparato molte cose, ma quei due affari erano ben altro. Gli uomini però sembravano ben contenti di come lo faceva: “Brava… lo hai già fatto altre volte vero? Dai adesso vediamo come te la cavi con la bocca…” Lei, pure vergogandosi, ci teneva a non scontentare i desideri dei suoi amanti, ma, all’inizio, era un po’ tesa, loro la rassicurarono e le dissero che doveva solo lasciarsi andare…uno dei due, mentre lei succhiava l’uccello dell’amico, cominciò a baciarla tra le cosce. La sottigliezza di quel demonio le mandò in deliquio i sensi tanto che fu presa da uno sfinimento, quasi da una vertigine mai provata prima.
Indossava, quel giorno in treno, un paio di stivaletti sotto i jeans. Era stata sfacciata con quei due, come loro lo erano stati con lei, ma era una ragazza timida e difficile da avvicinare come, di solito, sono le ragazze belle. I due però la assalirono come predoni. Inesperta e sensibile alle nuove sensazioni la biondina si lasciò trasportare. Così, mentre uno le leccava il clitoride dandole delle vigorose stoccate che le correvano sul ventre, lei farneticava intorno al glande dell’altro che le si torceva tra le labbra. Sentiva i sensi fiorirle sulla pelle e intanto s’abbandonava e le pareva di volare e di precipitare.
I due lasciarono che la biondina dirigesse il gioco per un po’.
Proprio mentre assistevo a come la nostra bella passeggera s’inginocchiava sul letto, davanti a se il fallo curvo e duro di un uomo vigoroso e dietro i petali del sesso, in attesa di chiudersi su un altro grosso uccello eccitato. Ecco che squillò ancora il telefono. Parlava in tono soave, notavo che pronunciando le parole chiudeva spesso le labbra in un attitudine molto composta. Era un’amica forse. Finita la telefonata ripose il libro nella borsetta, guardò con un certo nervosismo l’ora.
Presto tornammo in quella stanza, anche la ragazza ci stava pensando, proprio in quel momento il ricordo da me risvegliato s’era spinto fino alla coscienza, le labbra le si schiusero, gli occhi brillarono. Come aveva potuto? Sentiva quell’episodio come l’estremo limite della sua vita. Non era una ragazza facile, ma in fondo che aveva fatto di male? Era stata curiosa.
Non aveva concesso ai due di metterglielo nel culo perché la cosa le faceva paura.
I bastardi però l’avevano stuzzicata, sbattendole addosso i loro uccelli infuocati. Se l’erano spassata e l’avevano fatta godere fino allo sfinimento.
Ripensandoci proprio allora si sentiva bagnare il sesso…era eccitata e continuava a desiderarli.
Si alzò di corsa e se ne andò.

Se vi va scrivetemi ci divertiremo ciao


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