trans
A08. POMPINI AL CIRCOLO DEL TENNIS p2

29.03.2025 |
87 |
14
"Quel barista dai capelli scomposti non le aveva dato l’impressione di curarsi molto ma, almeno, sembrava essere attento all’igiene intima: cazzo e palle..."
Appena fuori del circolo del tennis, i tre si salutarono e ciascuno si allontanò per conto proprio; i due uomini avviarono le auto, Antonella fece per prendere la bici ma, appena gli altri si furono allontanati, le venne voglia di capirci qualcosa in più: il barista sapeva o no, della sua femminilità? E di ciò che era appena successo nello spogliatoio? Rientrò e raggiunse il bar, sculettando leggermente appena vide il barista; si avvicinò al banco e gli chiese un Califfo, il noto “gelato delle pompinare”. Quell’uomo guardò il ragazzo, prese quel particolare prodotto dal congelatore e glielo passò con un sorrisetto malizioso facendole sottovoce “Ecco, prendi… è tutto per te!”. “Lei” prese quel gelato, ne strinse la chiusura tra il pollice e l’indice e, con femminea lentezza, la strappò e lo lasciò cadere nel vicino cestino… poi strinse la base del contenitore cilindrico e, delicatamente come se stesse scappellando un cazzo, fece spuntare il gelato per qualche centimetro e lo guardò con occhi languidi.
Se lo portò alle labbra, semiaperte e protese, cominciando a leccarlo e succhiarlo come se fosse un cazzo, ricambiando spudorata lo sguardo del barista… e lui continuò a fissarlo, senza parlare: sembrava quasi non credere ai propri occhi! Ad un tratto lei, fingendo di cercare nelle tasche, fece “Oh, mi dispiace ma ho dimenticato i soldi a casa… potrei pagarglielo la prossima volta…?”; il barista con un mezzo sorriso guardò quel ragazzo, per lui di sicuro un frocetto, poi uscì da dietro il banco.
Gli si pose davanti, si portò una mano sulla patta dei pantaloni col tipico gesto di chi offre il cazzo, e rispose “Va bene, certo… puoi pagarlo quando vorrai… oppure, nel modo che vorrai!”. Lei ricambiò il sorriso con aria ammiccante, ormai quasi certa che lui sapesse… continuò a leccare e succhiare il Califfo e prese a passeggiare qua e là davanti al bar, sculettando più evidentemente sotto gli occhi dell’uomo.
“E… in che modo, potrei pagarlo…?” fece con aria distratta al barista, guardandolo col Califfo tra le labbra. “Uhmm… per esempio… così come hai fatto con Beppe ed il giornalaio nello spogliatoio…” rispose lui. Antonella rimase senza parole, con gli occhi fuori dalle orbite: non solo il barista aveva cancellato ogni suo dubbio, ma le aveva fatto capire che aveva visto tutto… o, quantomeno, che sapeva benissimo cosa fosse successo dopo la partita di tennis!!
Ma riprese subito il controllo di sé e trovò il coraggio, o meglio la sfrontatezza, di ribattere “E… preferirebbe come il giornalaio, o come il signor Beppe…??”. “Come il giornalaio, naturalmente…” le arrivò subito in risposta. “…Beh, penso che si possa fare, perché no…” proseguì lei, continuando a gustarsi il Califfo, ormai senza il minimo pudore “…D’altra parte, devo pur pagarglielo questo gelato, no?”; “Eh sì… certo… altrimenti mancheranno dei soldi in cassa, e per me sarebbero guai…” continuò il barista, tra il serio ed il faceto.
“Ma… se arrivasse qualcuno…?” continuò a tergiversare Antonella “Potremmo essere scoperti e…chissà come finirebbe…”. E subito il barista in pronta risposta “Non ho nessun’altra prenotazione per oggi… metterò fuori dell’ingresso il cartello “Pulizie in corso” e chiuderò a chiave…”. La femminuccia, ormai convinta a sufficienza e piena di voglia, finì di succhiare golosamente il Califfo e, con un sorrisetto, ribatté “…Sì, sì… buona idea… con le pulizie in corso non dovremmo avere sorprese…”.
A quel punto il barista, senza aggiungere altro, prese da dietro il bancone del bar un cartello con la catenella e lo appese alla porta a vetri del circolo, rivolto verso l’esterno, poi diede due giri di chiave alla serratura. “Vieni, allora, andiamo a regolare il tuo debituccio in ufficio…” scherzò con lei l’uomo, avviandosi verso il corridoio che portava agli spogliatoi e ai campi da tennis. Antonella lo seguì docilmente, cominciando a pregustare quello che forse sarebbe stato il secondo pompino della giornata, ed il quarto della sua vita!
Il barista fece strada fino allo spogliatoio degli uomini, che ormai lei conosceva, facendole “…Stiamo qui, così se qualcuno dovesse suonare all’improvviso tu potrai fingere di essere in doccia, dopo un allenamento…”. Antonella prese per buono quel suggerimento, e attese che quell’uomo le dicesse cosa fare. Lui prese una delle panche dal centro della stanza e la spostò verso l’uscita, quasi di fronte al grosso specchio che stava vicino alla porta.
“…Così mentre mi fai il bocchino, potrò guardarti il culo allo specchio!!”, le spiegò. Lei capì il gioco e ne fu entusiasta; lui mise qualche asciugamano sulla panca per stare più comodo, poi le fece “Dai… spogliati… fammi vedere il culetto…”. A quelle parole, la femminuccia prese a togliersi gli indumenti ed in pochi istanti fu completamente nuda di fronte al barista. Accontentò quindi la sua richiesta, girandosi e mostrandogli il suo bel sedere…
“Oh cazzooo… il giornalaio aveva ragione… hai un culo da favola, uno schianto: chissà quante donne te lo invidierebbero!!”. Antonella si sentì molto, ma molto lusingata da quel complimento e, appoggiando le mani sulle ginocchia, arcuò bene la schiena per sporgere il più possibile il culo verso di lui: le piaceva incredibilmente sapere che, a quel modo, le sue chiappe si aprivano leggermente ed il suo buchino poteva essere visto bene e ammirato!
Il barista approvò quella visione, mugolando “Uuhhhh… che spettacolo… davvero tutto da leccare…” e aggiunse “…Resta così, non ti muovere!!”. L’uomo si inginocchiò dietro di lei e, con sorpresa di Antonella, le infilò la faccia tra le chiappe e prese a leccarle avido il buco del culo. Era la prima volta che la femminuccia assaporava la lingua di un uomo nello sfintere, e la cosa le fu gradita moltissimo: si sentì ancora più donna, ancor più desiderata, ancor più apprezzata… ancor più puttanella!!
Lei cominciò ad essere scossa da brividi di piacere, e prese a roteare lascivamente il bacino mentre il barista continuava, con foga, ad assaporarne l’ano. Trascorsero così diversi minuti, senza che l’uomo desse segno di voler smettere… anzi, mentre le leccava il culo, si era slacciato i pantaloni e aveva preso a masturbarsi lentamente! Poi, senza preavviso, lui si rialzò col cazzo duro in mano, si sedette sulla panca e le fece “…Ora girati col culo verso lo specchio, inginocchiati e fammi un bel bocchino… troietta che altro non sei!!”.
Antonella accolse prontamente quella richiesta, inginocchiandosi e guardando il barista. “Ecco, così… no, più a sinistra… ecco, ferma così. Curva la schiena in basso… voglio vederlo bene, il tuo culo allo specchio, illuminato dalla luce che arriva dalla porta…” aggiunse l’uomo per perfezionare la posizione della femminuccia. Intanto aveva lasciato calare a terra pantaloni e mutande, ed il suo cazzo svettava duro in faccia a quello che considerava un giovane frocetto.
Il barista era appena fuori portata della bocca di lei: per non farle perdere la posizione davanti allo specchio, spostò appena la panca verso di lei fino al punto giusto. Ora tutto era pronto, e Antonella si avvicinò a quel cazzo per gustarselo. Non era certo grosso come quello del giornalaio: a suo giudizio, sembrava più o meno come quello di Beppe; in compenso, questo aveva uno scroto piuttosto allungato e le palle gli pendevano sotto, bene in vista.
Quel barista dai capelli scomposti non le aveva dato l’impressione di curarsi molto ma, almeno, sembrava essere attento all’igiene intima: cazzo e palle odoravano di pulito… “Per fortuna…” pensò lei, chiedendosi se anche il loro sapore sarebbe stato gradevole! Appoggiò le mani a terra e, come aveva imparato a fare, strusciò il viso su quel “pacco”; poi si abbassò appena, tirò fuori bene la lingua e, con lunghi e lenti movimenti della testa in su e giù, cominciò a passarla lungo tutta l’asta di quell’uccello eretto… prima al centro, poi ai lati, fino ad insalivarla copiosamente.
Volle quindi gustarsi le palle, per cui portò la lingua giù lungo lo scroto fino a lambirle. Poi prese a giocarci, colpendole con la punta della lingua e facendole dondolare avanti ed indietro… a quel punto, volle provare qualcosa che aveva notato nelle riviste porno: una alla volta, prese quelle palle dentro la bocca, succhiandole delicatamente. Il barista stava seduto e, reggendosi sulle braccia protese all’indietro sulla panca, si gustò quei preliminari con qualche lieve mugolio.
Osservò, rapito e compiaciuto, tutta la scena: ora la bocca di lei sul suo cazzo, ora il suo culo riflesso nello specchio e ora il suo sfintere, ancora umido della leccata che, ogni volta che lei inarcava la schiena in basso, faceva capolino tra le chiappe. Poi lei non resse oltre alla voglia di avere di più; appoggiò le braccia sulle cosce di lui, gli prese l’uccello in mano e vi si avventò sopra con la bocca aperta, guardandolo negli occhi da gran maialina…
Antonella cominciò a segare lentamente quel cazzo, roteando anche leggermente la mano ad ogni su e giù; imboccò quindi la cappella, cominciando a giocarci con la lingua tutto attorno, poi alternò leccate e ingoio per diversi minuti. Aveva immaginato, d’istinto, un modo di non far sentire i denti, e volle sperimentarlo… andando giù con la testa per ingoiare il bastone di carne fino in gola, tirò le labbra in dentro in modo che si frapponessero tra i denti e l’asta; poi, tirando su la testa per lasciar uscire il cazzo, spinse le labbra in fuori avvolgendoci l’asta.
In pratica stava regalando all’uccello del fortunato barista l’effetto delle labbra di una fica, anche se lei questo non poteva saperlo. Ormai far godere un cazzo con la bocca, per lei, significava la felicità suprema. Continuò il pompino, alzando di tanto in tanto lo sguardo su quell’uomo, per mostrargli quanto le piacesse avere il suo membro in bocca, quanto desiderasse farlo sborrare… poi aumentò il ritmo delle leccate, delle prese in gola, della masturbazione…
Il barista non la deluse: cominciò a gemere di piacere, sussultando sempre più di frequente ad occhi mezzi chiusi. Lei accelerò ancora il suo ritmo, immaginando di essere sul punto di ricevere l’agognata ricompensa… e la ricompensa arrivò: con un sussulto inarrestabile, l’uomo sborrò riversando un fiume di sperma caldissimo in quella bocca desiderosa di essere riempita. Antonella rallentò subito, ma continuò a mungere delicatamente con la bocca la cappella di quel cazzo duro…
Appena certa di non aver perso neppure una goccia, lei alzò la testa e, fissando con sguardo grato l’uomo, inghiotti d’un fiato tutto ciò che aveva ricevuto in bocca. Rimase quindi ferma qualche istante, strusciandosi sorridente sulle guance quel cazzo che ormai stava pian piano ammosciandosi. Il barista sembrava mezzo svenuto: si era steso all’indietro sulla panca, ansimante, e non sembrava volersi tirar su.
Lei diede uno sguardo fugace ad un orologio a muro, di cui solo in quel momento si era accorta: era ora di tornare verso casa! Allora lasciò andare il cazzo che aveva ancora in mano e si ripulì, con le dita, le ultime tracce di sperma che aveva sul viso, per poi mettersele in bocca. Senza una parola Antonella si rivestì; il barista, che ancora stentava a riprendersi, si mise lentamente seduto sulla panca guardandola in estasi. Appena pronta lei gli disse “…Ora siamo pari per il Califfo, vero…?”.
E lui “…Sì… certo, puttanella… siamo pari… ma ne ho sempre disponibili, di quei gelati… vieni quando vuoi e ci metteremo d’accordo per il pagamento!!”; “Certamente, con molto piacere…” rispose lei aggiungendo “…Ma adesso devo proprio andare...”. “Le chiavi sono attaccate alla porta, apri pure e richiudila dietro di te…” rispose semplicemente il barista. Antonella gli lanciò un ultimo sorrisetto malizioso, poi si diresse svelta verso l’uscita.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per A08. POMPINI AL CIRCOLO DEL TENNIS p2:
