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A12. VERGINITA’ IN PALIO – L’ANNUNCIO


di Janus
03.05.2025    |    49    |    7 9.4
"Le mise in ordine di lunghezza poi, cominciando da quelli più corti ne contò una dozzina come le era stato detto..."
Antonella era raggiante per la soddisfazione: non solo aveva superato a pieni voti l’esame di pompino, ma si era gustata una magnifica serata che non avrebbe mai dimenticato: si era esibita in uno spogliarello per quattro uomini, li aveva spompinati tutti e, infine, aveva avuto in premio le loro sborrate in bocca, in viso, sui capezzoli! Trascorse qualche giorno in piena estasi, come drogata, senza che nessuno riuscisse a spiegarsi la ragione di tanta euforia... poi interiorizzò quello stato d’animo, sentendosi sempre più femmina e resistendo, a fatica, alla voglia di urlarlo ai quattro venti.

Pian piano riprese il controllo delle sue emozioni e, naturalmente, continuò con la vita tranquilla di tutti i giorni. Poi, cominciò a pensare alle parole del suo mentore prima dell’esame: “…Se l’avrai superato a pieni voti, cominceremo a pensare al passo successivo… a sverginare il tuo culetto!”. Quella promessa la riempiva di gioia e di aspettative, ma le ingenerava anche non pochi timori: il giornalaio aveva un cazzo enorme: come avrebbe fatto a prenderlo nel culo?? E se l’avesse deluso…? O se avesse sofferto un’emorragia… e andare in ospedale?? Chissà che guaio, che vergogna!!

Comunque sia, un pomeriggio di metà settimana passò all’edicola. Il giornalaio la avvicinò nell’angolino mezzo nascosto delle riviste porno, le palpeggiò il culo e le disse “Buongiorno Antonella… sei pronta per essere sverginata…?”. A quel tocco e a quella domanda lei ebbe un brivido, poi rispose “Buongiorno signore… io… oh… sì, certo, quando lei vorrà… non vedo l’ora, ad essere sincera…”. “Molto bene…” proseguì lui, “…Vediamoci da me stasera dopo la chiusura, così decidiamo. Intanto, prova a capire quanto ti sei allargata il buco, con i tuoi oggetti… misura precisa!”. L’allieva salutò e tornò verso casa, chiedendosi quasi eccitata come dare al mentore una risposta.

Per fortuna, anche quel pomeriggio era sola a casa. Capì che poteva essere semplice: si spogliò, prese il suo fuso di legno-dildo, un righello, un pezzo di spago; andò in bagno, mise del sapone liquido sulla punta del fuso, poi pian piano se lo infilò dentro. Lo prese il più possibile, poi iniziò a mandarlo avanti ed indietro: sapeva che, così facendo, riusciva ad allargarsi di più! Raggiunto il massimo sopportabile, mise sul fuso un dito a contatto del buco e lo tirò fuori; strinse lo spago sul fuso dove aveva la punta del dito per averne la circonferenza, e lo misurò col righello: circa 10 cm!

Verso l’orario di chiusura dell’edicola uscì in bici. Aveva sotto la lingerie con cui era tornata a casa il sabato sera precedente, ed era orgogliosa di aver trovato la misura del suo buchino. Giunta a destinazione, attese l’arrivo del giornalaio; lui la fece entrare dicendole “Ciao… spogliati, metti i sandali poi vieni in salotto…”. Lei obbedì e, dopo qualche istante, camminò sculettando sui tacchi fino al suo cospetto. “Brava… cammini sempre meglio…” le fece lui; poi aggiunse “Sei riuscita a capire quanto ce l’hai largo, il buchetto…?” e lei “Appena più di dieci cm di circonferenza, signore…”.

“Dieci centimetri vanno bene, per una verginella…” ribatté lui; “…Allora secondo me, con la preparazione, potresti essere sverginata da un cazzo di 12 cm di circonferenza…!”. Poi aggiunse “…Bene, allora cercheremo uomini con quella circonferenza… anzi, sai cosa ti dico? Faremo circolare una specie di annuncio, del tipo… Femminuccia di bell’aspetto cerca cazzo di circonferenza 12 che le svergini il culo: inviare foto chiara di uccello e palle, con misure di circonferenza e lunghezza, numero di telefono…!”. Antonella, a quelle parole, rise di gusto portandosi la mano alla bocca con movenze molto femminili.

A quel punto l’uomo si alzò e le disse “Dai, mettiti sul divano a pecorina come ti piace fare… mostrami il tuo buco del culo…”; la femminuccia si alzò pronta, si inginocchiò sul divano in una perfetta pecorina, e protese bene il sedere in fuori incavando la schiena come aveva imparato a fare. Il giornalaio si mise dietro di lei, slacciò la cintura e lasciò calare a terra pantaloni e mutande, poi con le mani le divaricò bene le chiappe per ammirare il suo fiore. “Ah… bene… ce l’hai un po’ aperto… hai usato il tuo aggeggio di legno, immagino!” le disse compiaciuto; “Sì signore, ho dovuto farlo per trovare la misura…” rispose lei quasi sentendosi in colpa.

“Hai fatto benissimo, tranquilla… ora stai ferma così…” rispose lui. Mantenendole i glutei aperti con la sinistra, l’uomo prese a masturbarsi… pochi istanti di quella stimolazione e sborrò, tra respiri affannosi e gran gemiti di piacere. Le chiappe di Antonella furono ricoperte da potenti schizzi di sperma caldo, che cominciò a colarle lungo il solco di pesca… lui allora ne raccolse un po’ con le dita e, delicatamente, spinse il medio dentro lo sfintere dell’allieva… sentendosi penetrata dal dito lubrificato dallo sperma, lei chiuse gli occhi e si gustò felice quella gradevole presenza dentro di sé.

Il giornalaio si sedette accanto a lei, che rimase alla pecorina. Per qualche minuto lui continuò a penetrarle lo sfintere con le dita, raccogliendo via via la sborra dalle chiappe e spingendogliela tutta dentro. Poi si rialzò e le chiese “…Ti piace, vero, sentire lo sperma dentro il culo…?” e lei senza ritegno “Tantissimo, signore… è una sensazione che non so descrivere… ma di certo mi fa sentire tanto femmina!”. Lui le sorrise soddisfatto, poi la invitò a ricomporsi: era quasi ora di aprire l’edicola. Uscirono dall’appartamento insieme e, appena fuori, lui la salutò dicendole “Ci vediamo qui sabato di primo pomeriggio… direi alle 14.00… così vediamo insieme quanti cazzi si saranno proposti!”.

Nei giorni successivi Antonella prese nel culo, ogni volta possibile e sempre più a fondo, il suo beneamato fuso di legno: ormai la punta le scivolava dentro senza dolore, e questo le dava un intimo piacere. Ogni volta provò a misurare la circonferenza raggiunta, constatando lieta di essere passata a 10 cm e mezzo, poi addirittura ad 11: il suo orifizio si stava dilatando progressivamente, e senza traumi! Allo stesso tempo, la sua voglia di femminilità la spinse ad osare sempre qualcosa in più: arrivò persino ad andare a scuola, scossa tutto il giorno dall’eccitazione e dal timore di essere scoperta, con reggiseno, autoreggenti e mutandine da donna!

Il sabato, tra un impegno scolastico e l’altro, arrivò quasi d’improvviso. Dopo un piacevole pranzo con i familiari, lei prese alcune cose di scuola e si avviò verso l’appartamento del suo mentore. Aveva messo sotto la lingerie la mattina, così non aveva dovuto perdere tempo per indossarla prima di uscire. All’ora concordata, il giornalaio apparve all’ingresso del fabbricato e la fece entrare. Senza ormai bisogno di farselo dire, l’allieva si diresse alla camera degli ospiti. Si denudò, indossò dei bracciali e delle cavigliere, una collana, e infine i consueti sandali per abituarsi alle calzature da donna… poi, sculettando, raggiunse l’uomo in salotto.

L’omone la attendeva sfogliando delle riviste pornografiche e sorseggiando un amaro. Vedendola, le fece qualche complimento poi la invitò a camminare in giro per l’appartamento con degli oggetti in mano e sottobraccio, e anche con la borsa scolastica che lei si era portata dietro: stringendo la tracolla, poteva simulare una borsa femminile! Quell’esercizio, le spiegò, avrebbe reso ancor più femminili postura e andatura. Dopo qualche minuto, il mentore le fece ripetere la camminata su dei sandali col tacco più sottile e più alto. Infine soddisfatto, la invitò a sedersi accanto a lui… a ginocchia unite o gambe elegantemente accavallate, come si conviene ad una donna naturalmente!

“Allora Antonella… vediamo un po’ quanti uomini con l’uccello adatto hanno fatto offerte per la tua verginità!” esordì il giornalaio, aprendo una grossa busta che era sul tavolinetto di fianco al divano. L’uomo ne estrasse parecchie fotografie, tutte di cazzi; ciascuna riportava sul davanti le misure, ad esempio 12x16cm, e dietro nome e numero di telefono. Le mise sparse sul tavolino di fronte ed invitò l’allieva a guardarle… “Come vedi, ho fatto circolare la voce tra le persone giuste… e questo è il risultato, per ora. Tra queste, direi di sceglierne una dozzina da far passare alla fase successiva…”.

Antonella, pur non capendo del tutto il senso di quelle parole, prese ad osservare con occhi pieni di desiderio quelle fotografie. Scegliere non era certo facile: erano tutti cazzi molto belli, più o meno pelosi, qualcuno più lungo, qualcuno più corto, con belle palle di varie dimensioni. Qualcuno era leggermente curvo di lato, qualcuno verso il basso, molti verso l’alto… si poteva intuire, facilmente, come il possessore tenesse normalmente l’uccello nelle mutande!! L’allieva non prestò attenzione alle misure di quei cazzi scritte sulle foto: ammirò solo, a lungo, quegli oggetti del suo desiderio.

Poi, con un filo di voce, fece “Io… io non saprei scegliere, signore… per me sono tutti molto belli… forse dovrebbe consigliarmi, o scegliere lei per me…”. Il giornalaio la guardò e sorrise comprensivo, poi le rispose “Beh… per cominciare, direi che dobbiamo scartare quelli curvi, specialmente di lato: la prima volta potrebbero farti male, e non voglio certo che succeda…”. L’allieva, illuminata da quella considerazione, sfogliò di nuovo tutte le foto sotto l’occhio attento del mentore; mise quindi da parte quelle dei cazzi più curvi, lasciando sul tavolo solo le foto dei cazzi piuttosto diritti. Erano comunque tante… molte di più della decina che l’uomo aveva detto!

A quel punto il giornalaio la indirizzò di nuovo, grazie alla sua esperienza “Ora, direi di cominciare ad eliminare quelli troppo lunghi… specie le prime volte, un cazzo troppo lungo potrebbe farti male in fondo, e renderti sgradevole l’inculata…”. Antonella allora esaminò di nuovo le foto rimaste, controllando attentamente la lunghezza in centimetri scritta davanti. Le mise in ordine di lunghezza poi, cominciando da quelli più corti ne contò una dozzina come le era stato detto. L’uomo controllò la scelta dell’allieva e, soddisfatto, approvò poi disse “Bene… ora, pensiamo a come incontrare questi uomini… Devono vedere il tuo culetto e fare le offerte, per avere il piacere di sverginartelo!”.

“Come, delle offerte…?” chiese incredula lei. “Beh, perché far sverginare il tuo bel culo gratis…??” rispose lui; “Il guardaroba femminile costa parecchio, e dare la tua verginità al miglior offerente mi sembra un’ottima idea, non credi…?”. Antonella, pur stupita, annuì con un sorriso malizioso. Comunque, non si aspettava di dover mostrare il culo a quegli uomini, prima di scegliere chi l’avrebbe avuta per primo… lui capì e le spiego scherzoso “Beh… è normale, non credi? Chiunque vuole vedere la merce, prima di comprare…!”; a quella battuta lei si fece scappare un risolino divertito e rispose “Ha proprio ragione, signore…!”.

“Sono amico del padrone di un piccolo teatro, dove fanno anche spogliarelli…” proseguì lui “…darò appuntamento a questi uomini, in orario di chiusura, e tu ci verrai con me. Loro saranno seduti in platea, e tu ti spoglierai come hai fatto all’esame di pompino, rimanendo con le sole autoreggenti. Scenderai dal palco e passerai tra di loro, lasciando che ammirino il tuo culetto… poi tornerai sul palco e ti metterai a pecorina su una poltrona. Chi vorrà, potrà salire e aprirti le chiappe, per vedere bene il tuo buchetto. Poi raccoglierò le offerte, torneremo qui e decideremo quale accettare!”. L’allieva si sentì piena di eccitazione, all’idea di spogliarsi di nuovo per degli uomini, e annuì felice.

“Quando andremo in quel teatro, signore…?” lei chiese, dopo qualche istante. “Fammi fare una telefonata e lo sapremo…” rispose il giornalaio. Quindi si alzò, andò in camera sua, e Antonella lo sentì confabulare al telefono, senza comunque distinguerne le parole. Dopo qualche minuto il mentore tornò in salotto, visibilmente soddisfatto: “…Possiamo andare già domani pomeriggio, verso le 16.00!!” le annunciò; “…Ho poco tempo per avvertire gli uomini che abbiamo scelto, ma basterà stai tranquilla!”. L’allieva apprese quella notizia con un po’ di ansia: era per il giorno dopo! Ma subito si riprese, pensando a quanto sarebbe stato bello…

“Domani pomeriggio cerca di arrivare qui per le 14.30, così Cristina potrà truccarti e prepararti…” la istruì il mentore; Antonella quindi tornò in camera degli ospiti, si tolse sandali e bigiotteria, indossò di nuovo sotto la lingerie poi si rivestì al maschile; appena pronta, prese la sua borsa scolastica e, accompagnata, alla porta, salutò il giornalaio e si avviò verso casa.
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