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Lo Scambio (capitoli 9 e 10)


di Federossetta
26.10.2018    |    3.223    |    1 9.3
"Se vuoi ti può dare anche da mangiare..."
Lo Scambio, cap. 9-10 di 14

Capitolo 9: Cati

Dopo la piccola orgia mi sentivo sciupato. Mi sedetti un attimo sulla panchina dello spogliatoio dopo che Bryan e i suoi amici se ne erano andati. Andrea si sedette con me.
Aveva le guance rosse dallo sforzo, probabilmente una sua particolare caratteristica che veniva fuori dopo il sesso.
Rimanemmo un poco in silenzio.
Non sembrava molto intraprendente, per cui ruppi io il ghiaccio.
"È stato bello" lui annuì. Poi pensai alla sua fidanzata che tra l'altro era anche una mia amica. "Come va con Rosa?"
Lui mi guardò stupito "Pensavo lo sapessi già che stavamo insieme solo per coprire la nostra vera sessualità"
Ah, ecco spiegati gli sguardi nervosi che lanciava agli altri ragazzi.
"Ma ti comporti benissimo per quanto riguarda il sesso con una ragazza"
"Grazie, però non ho provato niente di ché mentre ti fottevo. Anzi..."
"Sì?"
"Ecco... Bè... In alcuni momenti desideravo... Di... Di essere al tuo posto." Lo disse tutto d'un fiato.
"Se vuoi puoi sempre provare ad essere al mio posto. Capisco che vuoi mantenere una reputazione. Possiamo provare e poi manterrò il segreto per non rovinarla."
"Oh, grazie."
Non so come mi venne quella idea, forse non ero poi così timido come pensavo.
L'esperienza che stavo facendo era strana ma emozionante e mi ero fatto prendere dal flusso.
Andrea mi accompagnò a casa. A metà tragitto mi chiese se volevo tenergli la mano e allora gliela porsi. Mano nella mano arrivammo nel mio quartiere.
Ci lasciammo, d'accordo nel rivederci domani. Avrei preferito farlo in casa mia ma lui insistette e allora acconsentii nel trovarci a casa sua alle 8 di mattina. Era presto sì, ma siccome il giorno dopo sarebbe stato sabato, non c'era scuola.
Mi accorsi di non aver programmato niente per quel sabato.
Decisi allora che avrei finalmente fatto una visita al mio corpo inerme in qualche ospedale a pochi chilometri da dove vivevo adesso.
Tra i documenti di Denise avevo trovato pochi giorni prima anche la patente, ed ero sicuro ci fosse una utilitaria nel garage della sua casa.
Però non me la sentivo di guidare così tanto (nella vita di Federico avevo appena 18 anni e mi apprestavo a prendere la patente).
Mi chiesi allora se la mia migliore amica mi sarebbe venuta in contro e mi avrebbe aiutato. Ma certo. Sghignazzai. Mi ero appena ricordato che lei mi aspettava in casa mia e che per tutta la sera ero obbligato ad essere suo schiavo.
Non avrebbe rifiutato se le avessi chiesto se poteva portarmi a trovare un amico. Prima però dovevo superare certe sue prove che ancora non sapevo.
Aprii la porta di casa serrata per vedere Cati coricata sul divano impegnata a guardare un telefilm.
Stava sgranocchiando dei pop corn. Alcuni si erano infilati tra le sue tette. Mi accorsi che indossava il mio pigiama.
"Cati vedo con felicità che ti sei sistemata. Come mai sei andata via prima oggi?"
"Non me la sentivo, le orgie non sono il mio genere." I miei occhi erano fissi sulle sue labbra carnose che tormentavano uno snack.
Sperai si fosse dimenticata della nostra sfida. Ero leggermente spossato e l'unica cosa che desideravo era coricarmi.
Il corpo femminile è meno resistente agli sforzi di quello maschile.
"Cosa danno alla TV?" Chiesi per cambiare argomento.
"Mhhhh... La storia di una ragazza che perde una scommessa con la migliore amica ma che poi non la mantiene." Mi aveva beccato.
"Ma non dicevamo sul serio Cati."
"Come no. Senti, fai come vuoi, ma le promesse si mantengono, prima o poi ti tornerà tutto." Spense la televisione e si alzò. Si incamminò verso i cappotti. Nell'altra stanza vidi la tavola pronta con del cibo a scaldare.
Mi sarei sentito in colpa se avessi perso l'amicizia tra Denise e Cati, era molto importante per la padrona del mio attuale corpo. Perciò la esortai a rimanere: "Okey, okey. Senti, scusa. Mi dispiace se non ti ho dato subito ragione, forse perché mi sentivo un po' stanca, ma in fondo una scommessa è una scommessa."
Lei si girò raggiante. "Lo sapevo che non mi avresti deluso. Ho preparato delle cose interessanti per te."
Prendendomi la mano mi mostrò delle manette e delle corde che aveva portato. La situazione cominciava a farsi interessante.
"Questo è per dopo, prima voglio essere un po' brutale, come hai fatto tu con me." Dalla sua borsa prese un guinzaglio.
"Ora svestiti" mi esortò. Mi costrinse anche a togliere il ciondolo con la madre di Denise, che portavo per ricordarmi chi ero in realtà.
Completamente nuda, fui messo a pecorina e Cati mi mise il guinzaglio. Mi infilò anche un nastro alla vita al quale era attaccato un cazzo nero di gomma che mi ricordava quello di Bryan. Lo fece entrare nella mia fica, fissandolo bene.
Poi mi strinse le tette con delle corde.
Per i seguenti venti minuti fui costretto a leccare le sue parti intime, mentre lei mi sbatteva una racchetta sul culo.
Il dolore era sopportabile, alla fine però il mio bel culetto sodo era di un rosso acceso.
Cati interruppe i miei lavori forzati per cenare.
Stavolta fissò il cazzo "di Bryan" alla sedia e mi impose di andare su e giù su di esso facendolo entrare e uscire. Riuscii a mangiare ben poco.
Quando mi disse di staccarmi dal dildo lo fece solo per iniziare un nuovo gioco.
Ero stremato e non c'è la facevo più. Però continuai, sapendo di avere fatto un patto.
Mi aiutò a sedermi su una poltroncina in salotto e portò dalla cucina alcuni alimenti: un cetriolo, una banana, una zucchina e un wustell.
Mentre mi masturbavo con quegli oggetti lei rimase in disparte a guardarmi maliziosa.
Stavo urlando e godendo per la zucchina che avevo nel culo, quando lei finalmente si mosse per venire da me. Anziché fermarmi, ingrandì la cosa. Mi strappò la zucchina di mano, solo per prenderla assieme alla banana e cambiare buco. Dopo due o tre colpi aggiunse anche il cetriolo, fino ad avere tutti gli oggetti disponibili nel mio sesso.
Non avevo mai visto la fica così allargata. Pulsava e sembrava dovesse strapparsi da un momento all'altro. Così non successe, e mentre lei mi torturava la fica, con la lingua mi inumidiva l'ano.
La bagnai più volte con il mio dolce miele.
Dopo un po' di tempo tolse tutti i miei oggetti di tortura per dirmi che dovevo superare solo più una prova.
Mi portò su in camera mia imponendomi di tenere gli occhi chiusi.
Quando li riaprii la vidi nuda con il cazzo di gomma posto alla vita.
Davanti a me il mio letto era stato addobbato. Vi erano manette e corde destinate a me.
"Cati non penso sia il caso..." stavo ansimando, un po' per la paura un po' perché ero tutto indolenzito.
Lei neanche mi ascoltò.
Con durezza mi buttò sul letto disfatto e io tolsi le coperte.
Poi con estrema cautela e femminilità mi legò al letto.
Cominciò quindi ad incularmi. Inizialmente piano, poi sempre più veloce. Non avevo più neanche la forza di urlare e quella notte si sentirono solo più le mie natiche che sbattevano contro quelle di colei che mi possedeva.

Capitolo 10: Andrea

Mi svegliai sentendo bussare alla porta. Era la signora delle pulizie, Cara. Mi accorsi di essere in un lago dei miei stessi umori, non più legata al letto, ma nuda. Urlai quindi di non entrare e aspettare che mi sistemassi.
Cati doveva essere andata via durante la notte perché mi ricordavo di esserci fermate, per poi crollare in un sonno profondo pieno di dolore e piacere.
Avevo sognato le sue grosse tette sulla mia faccia, ma anche Edoardo che mi faceva assaggiare il suo seme. Non so se mi mancava ma certamente non lo avevo dimenticato. Fui felice di sapere che quel giorno mi sarei riallacciato alla mia vecchia vita.
Ma prima avevo l'appuntamento con Andrea.
Mi ero appena vestito quando nella stanza entrò senza preavviso Cara.
Si scusò per non aver bussato e mi disse che aveva trovato la mia collana sotto al sofà.
"Oh grazie"
"Signora lei sa quanto è importanti per sua famiglia, non deve mai togliere questa."
Poi venne dietro di me e me la mise. Il freddo contatto con il ciondolo mi risvegliò un pochino.
Una volta che ebbe finito di aiutarmi, a mia sorpresa mi tolse il reggiseno palpando con fervore e baciandomi il collo. Essendomi irrigidita, lei mi sussurrò che era contenta di rivedermi.
Forse questa era una delle conquiste della vecchia Denise.
Lasciai che mi palpò per i pochi minuti che le servivano, nel mentre pensavo ad altro. In particolare a come fare godere Andrea.
Ero sicuro di aver raggiunto una svolta sia per me, Federico, che per Denise e che per Andrea. Infatti da queste esperienze stavo imparando tutto ciò che riuscivo e in seguito avrei aiutato Andrea a capirsi meglio.
Per non parlare della vera Denise. Avevo tenuto saldi i suoi rapporti, allacciandone di nuovi. L'unico lato negativo era la scuola, dove però già lei andava male.
Quando la signora Cara ebbe finito, mi rivestii per la seconda volta di quella mattina, per niente contrariato.
Stavolta scelsi una tuta comoda, ovviamente attillata, che però non aveva alcuna scollatura.
Dissi a Cara che sarei uscita per andare a correre e poi mi sarei fermata da un'amica.
Le chiesi se poteva prepararmi pranzo e pulire lo sporco di ieri notte. Dopo che gliela avevo data di prima mattina, mi sembrava il minimo che potesse fare. Chissà se il padre di Denise si intratteneva anche lui con la seducente donna delle pulizie.
Visto che la moglie era morta da tempo probabilmente sì.
Pensando all'ingarbugliata vita famigliare di Denise, e non solo, arrivai al parchetto.
Qui Andrea mi aspettava da più di mezz'ora.
"Ciao Denise"
Dopo alcuni convenevoli, mi chiese:
"Sei ancora convinta di quello che vuoi fare oggi?" Annuii. Non ne ero convintissimo, però mi sembrava un buon aiuto per la sua sessualità.
Come la sera prima, ci prendemmo per mano e lui mi accompagnò verso casa sua.
Mi raccontò che cinque anni fa aveva avuto un'esperienza con un suo compagno, ma che era durata poco. Andrea era più giovane di me, quindi era ancora quattordicenne quando usciva con quel suo amico.
Io e Edoardo eravamo più o meno dallo stesso periodo che provavamo piacere a vicenda.
Andrea comincio a piacermi.
Durante il tragitto conobbi di più l'uomo che avrei poi, stranamente, posseduto.
Giocava titolare nella squadra di pallavolo della città.
Questo spiegava i vistosi muscoli delle braccia che gli avevo visto il giorno prima nello spogliatoio.
Rispetto a Mattia erano molto più grandi, e per quanto riguardava il carattere Andrea era migliore in molti sensi.
Mi feci raccontare di più della sua esperienza con Enrico, durante l'adolescenza.
Si incontravano ogni giorno dopo la scuola per fare i compiti e ciucciarsi il cazzo a vicenda. Poi pian pianino la situazione divenne più complicata. Si denudavano, magari anche quando i genitori erano a casa, per avere il gusto del proibito. Enrico era voglioso, ma considerava solo una cosa come un tabù: il limone. Infatti Andrea non desiderava altro che posare le labbra su quelle dell'altro e lasciarsi andare, ma per l'amico era un segno troppo evidente della loro idea sessuale, che non riteneva ancora ben definita.
Poi venne il periodo in cui ogni giorno Enrico volle provare a metterlo nel culo a vicenda, cosa su cui Andrea non era d'accordo, almeno non così presto. Fu per questi disguidi che si allontanarono. In seguito Enrico si fidanzò con una ragazza e i loro rapporti si interruppero del tutto.
Alla fine del racconto raggiungemmo una meravigliosa villa lontana dal centro città.
Era dove abitava Andrea con la sua famiglia.
Entrando, la vista di possenti statue in marmo e quella di una grossa piscina mi abbagliarono, tant'è che rimasi di stucco.
"Suvvia, Denise. Non fare quella faccia. Ce n'è una anche dentro se ci vuoi proprio andare."
Quindi due piscine. Fantastico.
Andrea mi stava conquistando.
"Ma è tutto tuo qui?" Domandai stupito.
Rise. "No, certo che no. È della mia famiglia da generazioni. Oggi non c'è nessuno, sono andati a fare un viaggio in Austria lasciandomi qua a studiare per l'esame finale."
Senza aspettarlo raggiunsi il portone che permetteva l'accesso alla casa. Una signora che doveva essere la portinaia mi aprì.
"Ciao, Anna. Questa è Denise, una mia compagna di scuola."
Mi presentai.
"Piacere"
Una volta entrati il soffitto fu la prima cosa per la quale rimasi di nuovo folgorato. Era altissimo e dipinto con vari motivi.
Ovviamente vi erano più piani, ma io visitai solo il primo perché poi Andrea mi chiese: "Ti porto a vedere la piscina va bene?"
Questa era metà di quella fuori, ma c'erano anche delle vasche con l'acqua riscaldata e quelle per l'idromassaggio.
Andrea si cominciò a spogliare.
"Allora, non ti svesti?"
"Ah, vuoi farlo qui?" Finalmente era arrivato il momento ma come il solito non mi sentivo pronto.
"Sì, perché no? Hai qualcosa da proporre di meglio?"
"No, no è solo che è alquanto inusuale."
"Ti capisco, è la prima volta anche per me che faccio sesso qui, vediamo di inaugurare bene questo posto."
Al termine della conversazione lui era già nudo, il cazzo che penzolava insieme alle sue palle. Avevo avuto già modo di vederlo per definirlo di media grandezza, ma sapevo che era molto più forte di quello che dava a vedere.
Eppure questa volta non sarebbe stato usato.
Quando anch'io rimasi senza vestiti, guardai il suo pene, che non si era ingrossato di un millimetro.
Anche a me il corpo femminile di Denise non eccitava più, era rimasto parte di me e mi ero abituato.
Ero più bassa di lui quindi mi misi in punta dei piedi per raggiungere la sua bocca e baciarlo avidamente.
Con quel bacio scaricavo tutta la tensione e la voglia che avevo raccolto per lui durante tutto il tragitto.
La mia lingua dettava il tempo, per poi uscire dalle sue labbra e succhiare la sua forza maschile dal collo, dalle spalle e dai muscoli possenti.
Lo baciai per tutto il corpo, arrivando ai piedi. Mentre gli mordicchiavo le dita presi dalla mia borsetta lì vicino il cazzo di gomma che mi ero portata e me lo fissai alla vita.
Mi alzai ed entrai nella vasca rimanendo in piedi. Andrea mi seguì e si inginocchiò davanti a me.
Per un momento vidi la faccia di Edoardo, però poi Andrea accolse nella sua bocca il dildo e iniziò a succhiare.
Aveva una tecnica davvero eccellente, molto più bravo di me o di Edoardo, e si muoveva armonioso.
Avendo le redini del gioco lo feci distendere sul pavimento della piscina, il rumore di acqua in sottofondo.
Poi mi coricai su di lui e iniziai un 69.
Era questa una posizione nuova che non avevo mai provato con nessuno e risultò essere molto producente.
Il suo cazzo duro aveva gusto di sapone e di piscio, e mi ricordò di nuovo Edoardo. Con un movimento brusco della testa lo scacciai dai miei pensieri. Adesso era Andrea il mio principe.
Quando sentii che si stava stufando, rientrai nella vasca e mi sedetti. Lui arrivò subito e lentamente cominciò a cercare il mio cazzo con il suo buco.
Quando lo trovò, si bagnò le mani e cominciò a segarlo, poi affondò.
Il suo urlo leggero si diffuse per tutta la grande stanza.
Era pesante dare i colpi con il fisico che avevo ma mi concentrai e allungai le mani verso i suoi capezzoli per tenermi. Lui sembrava godere sempre di più.
Allora lo fermai e uscimmo dall'acqua. Cambiai dildo per prenderne uno più grosso e soddisfacente.
Lo sbattei contro il muro e lo continuai a fottere.
Le mie tette erano ingombranti e strusciavano contro il suo corpo, impedendomi certi movimenti.
Si avvinghiò alla mia collana per tirarmi a se e baciarmi.
Quando ci staccammo dal muro, il suo buco del culo era talmente aperto che il mio cazzo, più grande di qualunque pene normale, ci entrava comodamente.
Attratto dal suo ano sfondato, vi appoggiai la mia faccia contro e leccai tutto quello che c'era.
Poi, rendendomi conto di aver terminato il rapporto, salii verso il cazzo turgido di Andrea e grazie alla bocca prelevai il suo seme.
Un gusto dolce e pastoso come non lo avevo mai sentito mi riempì la bocca, e anziché tenermelo tutto per me, lo condivisi con lui, abbracciandolo e baciandolo sul pavimento.
Quando ci fummo sistemati, notai che il suo umore era cambiato. Sembrava un po' turbato.
"Cosa hai?"
Lui stava ancora ansimando leggermente.
"Non lo so Deny, è stato bellissimo e ti ringrazio, ma adesso vorrei fare un po' ordine nella mia testa."
E io no? Pensai, ma non lo dissi, comprendendo almeno in parte il suo turbamento.
"Ok, anch'io ne sono stata felice."
Lui sorrise. "Esci e tira il cordino fuori dalla stanza, Anna verrà e ti accompagnerà fuori. Se vuoi ti può dare anche da mangiare."
Adesso ero infuriato. Prima gli facevo un favore e poi lui mi ringraziava allontanandomi in malo modo. Però annuii, apparentemente sereno, e salutai andando via.
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