Racconti Erotici > trans > La Scambio (capitoli 11 e 12)
trans

La Scambio (capitoli 11 e 12)


di Federossetta
29.10.2018    |    2.937    |    1 9.8
""È stato bello scoparsi Mattia? O forse ancora quel frocio di Nicolò?" Non avevo la minima idea di chi fosse Nicolò..."
Lo Scambio, cap. 11-12 di 14

Capitolo 11: Pietro

Dovetti fare tutta la città a piedi da solo, una giovane ragazza carina e con la faccia di una che aveva appena scopato. Molti mi lanciavano sguardi vogliosi. Un gruppetto di ragazzi mi salutò con fischi.
Mancavano ormai pochi minuti a casa mia quando incrociai un gruppo di amici della vera Denise.
"Incrociare" era una parola non proprio esatta, infatti furono più loro a cercarmi che me.
Erano una decina e sembravano molto arrabbiati. Il loro "capo" sembrava essere l'ex di Denise da come si comportava.
"Ehi puttana. Che cazzo hai fatto? Girano le voci, lo sai?"
Al che mi citò alcune persone.
"È stato bello scoparsi Mattia? O forse ancora quel frocio di Nicolò?"
Non avevo la minima idea di chi fosse Nicolò.
"Non so cosa tu stia dicendo, mi spiace ma ora sono di fretta."
Lo scostai e mi allontanai veloce.
Un suo amico mi prese per la cintola e mi condusse a forza in un vicolo. In un angolo c'era la spazzatura.
"Non fingere di non sapere nulla. Da quando ci siamo lasciati sei andata a letto anche con i porci e questo mi fa incazzare."
L'ex sembrava più grande di almeno cinque anni. Un suo compare cercò di trattenerlo "Dai Pietro, basta così. L'hai spaventata a sufficienza."
Spaventarmi! Volevano spaventare uno come me? Me la risi sotto i baffi e presi più coraggio, tanto da diventare una ragazza sfacciata.
Lo allontanai di nuovo e sibilai: "Pietro i porci hanno il cazzo più lungo del tuo. Per questo preferisco loro."
Mi arrivò un pugno al fianco. "Ripeti... Che cazzo... Hai detto..."
Pietro era infuriato.
"I porci... Ce l'hanno... Più grosso... Del tuo..."
Lo scimmiottai, questa volta avevo superato il limite.
Lui mi sollevò in aria e mi sbatté di nuovo con prepotenza contro il muro.
Un suo amico tirò fuori dal cassonetto un materasso logoro.
Adesso cominciavo seriamente a preoccuparmi.
"Ok, scusa Pietro. Dimmi cosa vuoi e ti posso aiutare".
"Te" rispose l'ex.
Al che mi divincolai forsennato.
Niente. Ancora una volta il mio fisico si rivelava essere troppo esile.
Quello mi lanciò letteralmente sul materasso.
"Avanti ragazzi. Divertitevi"
Inutile dire come si trasformò la cosa.
In quel breve lasso di tempo provai più dolore di quanto ne avessi mai avuto con una scopata.
I ragazzi mi tennero fermo sul materasso, cinque paia di mani che mi toccavano il mio seno scoperto e violavano il mio sesso.
Gli altri cinque estrassero le loro aste per circondarmi con quelle ormai indurite.
Non capivo più niente.
All'improvviso sentii premere sulle mie labbra carnose che, quasi d'istinto fecero spazio al cazzo eccitato. Un turbinio di gusti mi prese quando anche un secondo membro entrò nella mia bocca allargata.
Avevo ormai rinunciato a divincolarmi. Sentivo dei cazzi dalle mie mani che ormai rilassate cominciarono a masturbarli.
Qualcuno mi sollevò leggermente per infilarsi sotto di me.
Dalla mia gola ostruita da due cazzi non uscivano che pochi rantoli.
Colui che si era messo sotto di me, cercò il buco del culo per entrarvi.
Fu più fortunato un altro suo amico che, più velocemente, mi tirò a se allargandomi le gambe.
Quando entrò, sentii quello sotto di me imprecare, ma per niente sconfitto, si inoltrò anche lui nel mio povero buco, sforzandolo leggermente.
Aprii gli occhi per vedere Pietro venire verso di me con il suo cazzo pulsante.
Scostò di poco l'amico che mi fotteva l'ano per partecipare anche lui all'inculata. Ora avevo due cazzi in bocca e tre nel culo, con altri membri che mi toccavano dappertutto.
Continuammo per pochi minuti, finché un ospite che avevo in bocca cedette e mi sborrò direttamente in gola. L'altro cazzo, forse bagnato da uno sperma sconosciuto, arrivò al culmine, innaffiandomi tutta.
Senza un attimo di pausa, furono sostituiti da altri cazzi anonimi.
Mentre mi fottevano, decisi di assecondarli in modo da terminare una volta per tutte questo circolo vizioso. Per cui feci la porca nel modo migliore che sapevo fare, stimolando tutti e dieci i membri smaniosi di conoscermi.
Per la prima volta da quando ero nel corpo di Denise, mi venirono nella fica. Avrei poi preso le dovute precauzioni.
Quando finimmo, mi lasciarono lì, spoglia e in un mare di sperma.
Il buco del culo era in situazioni disastrose. Era completamente viola e slabbrato.
Prima di andarsene, Pietro ebbe modo di ritenersi soddisfatto, baciandomi a lungo nel mio stato confusionario e dicendomi che il debito era stato pagato.
Coricato in un corpo femminile che aveva appena partecipato ad un orgia, mi sentii in qualche modo felice e portandomi la mano zuppa alla bocca, assaggiai ancora una volta il dolce nettare di uno sconosciuto.


Capitolo 12: Federico

Dopo alcuni minuti da quando i ragazzi se ne furono andati, mi misi a gattoni e piano piano mi alzai su due gambe.
Mi serviva aiuto, ma non volevo chiamare nessuno perché la vergogna era tangibile.
Per cui frugai nel cassonetto lì vicino, dal quale avevano tirato fuori il materasso logoro, sul quale era avvenuta la mia "esecuzione".
Trovai alcuni indumenti in cattivo stato, e li usai per pulirmi un po'.
Staccai un pezzo di stoffa da dei pantaloni lunghi e pieni di toppe, per creare una sorta di tappo per il mio ano sanguinante.
Dopodiché ripresi i miei pantaloncini, che avevo avuto l'accortezza di togliermeli prima dell'orgia.
Per quanto riguardava il reggiseno e la maglietta, non c'era più niente da fare.
Anziché girare nuda per la città per tutto il tragitto che mi mancava, presi dal cassonetto un cartone e un cappellino in modo da non essere riconosciuta, e con quelli addosso iniziai a correre con un'andatura zoppicante.
Quando raggiunsi la casa, ero sicuro di aver attirato non poco l'attenzione, ma speravo nessuno mi avesse riconosciuto. Dopo tutto era ora di cena e non c'era tanta gente in giro.
Ora di cena! Mi accorsi in quel momento di essere venuto meno all'impegno che mi ero fissato.
Dovevo andare all'ospedale dove si trovava il mio vero corpo al pomeriggio, ma ero stato fermato da Pietro e i suoi amici che me lo avevano fatto dimenticare del tutto.
Nonostante fosse tardi sapevo di avere comunque un po' di tempo.
Il giorno prima avevo cercato su internet gli orari di visita dell'ospedale e avevo letto che stava aperto per i familiari o gli amici dalle 6 fino alle 9 di sera.
Una volta in casa mi lavai e mi profumai. Trovai anche una pomata per le zone intime che non sapevo se era adatta o meno, ma per necessità me la spalmai lo stesso dove provavo dolore.
Erano le otto, quando chiamai Cati per chiederle un passaggio. Mi disse che era impegnata con la sua famiglia e non poteva venire.
Dispiaciuto, non mi sconfortai, ma provai a chiamare altri contatti. Serena e Rosa, le altre due migliori amiche, mi dissero urlando che non potevano perché stavano per entrare ad una festa.
Tentai anche di chiamare Mattia, ma non mi rispose.
Per ultimo contattai allora Andrea.
Ci eravamo visti soltanto quella mattina, prima dell'episodio con Pietro, e avevo paura fosse contrariato con me.
Stranamente però parlò dolcemente e mi disse che avrebbe interrotto la sua cena per accompagnarmi a trovare un mio caro amico all'ospedale.
Dopo pochi minuti era già alla porta. Io mi ero vestito elegante per un eventuale incontro con i miei veri genitori.
"Ciao Deny, sei stupenda." Le sue lusinghe sembravano un po' forzate.
"Grazie. Stai meglio?" gli chiesi, nascondendo che qua l'unico che stava proprio male ero io.
"Sì, ho avuto modo di pensare. Ma ti racconterò in macchina. Andiamo?"
Mi chiusi la porta alle spalle e lo seguii.
La sua macchina era spettacolare.
Era una Bentley bianca dalle strisce blu, con i sedili in pelle. "Complimenti"
"Grazie, è la seconda auto di mio padre, la prima è con lui in Austria."
Salimmo, io mi accomodai vicino a lui. Dopo un po' che eravamo in viaggio mi chiese: "Ti è mai capitato di fare qualcosa che non ti soddisfa abbastanza, sapendo che senza sforzo potresti fare quello che vorresti ed esserne felice?"
"Sì, a volte. Perché?" La sua espressione era tesa.
"È esattamente come mi sono sentito io dopo essere stato con te stamattina. Sei stupenda e con un fisico senza uguali, ma tutto questo non mi eccita."
"Penso che la mia scelta sia quella di essere gay."
Ne ero sicuro. Come mai non se ne era mai reso conto?
"Sai una cosa?" Dissi. "Vedendoti scopare, ho subito pensato che ti mancava solo un altro maschio. Almeno per rendere la tua situazione amorosa soddisfacente."
"Grazie Deny. Sei stata importante per me. Se hai qualche paura o emozione da confidarmi, sappi che non esiterò a restituirti il favore."
Annuii. Pensai a cosa avevo fatto dopo essermi incontrato con lui, pronto a raccontarglielo. Ma poi non seppi più cosa mi prese e anziché raccontare quell'episodio, la mia lingua tirò fuori il mio più grande segreto.
Gli raccontai tutto, non mi ricordo più in che ordine, e neanche se lo avevo esposto con un senso logico. Dalla mia vita precedente, Edoardo, il passaggio al corpo in cui mi trovavo ora, il motivo per cui andavo a trovare un amico all'ospedale.
Lui per tutto il racconto mi ascoltò paziente ed assorto, per domandare su alcuni argomenti.
Alla fine mi sentii soddisfatto. Avevo proprio bisogno di parlarne con qualcuno.
"Bè, certamente non è normale." Disse lui guardandomi di sfuggita mentre guidava. "Ma non è neanche il primo episodio che sento raccontare. Di sicuro il primo con il quale ho una relazione diretta. Queste cose accadono di solito quando uno ha qualche sorta di colpa da espiare, come il fatto di aver insultato Denise il giorno prima. Oppure può avvenire se viene lanciata una maledizione o ancora per altri fatti che non si sanno spiegare."
Dal finestrino riconobbi i palazzi della mia città.
"Comunque è di sicuro molto raro e a dir poco impossibile che accada. Di solito per ritornare alla "normalità" bisogna fare ciò per cui lo scambio di persona è stato compiuto. Anche a me è capitato. Quando ero piccolo, ero solito vantarmi della mia ricchezza. A scuola, quindi prendevo in giro coloro che si vestivano male e avevano una condizione di vita minore della mia."
Andrea svoltò e davanti a noi si presentò l'ospedale.
"Una notte sognai, ma mi sembrò il tutto molto reale, che ero quella bambina povera sempre oggetto dei miei scherzi. Lei era ancora sveglia, e lavorava duramente in un locale per guadagnarsi da vivere."
Finalmente eravamo arrivati. Andrea spense la macchina e si girò verso di me, continuando a parlarmi.
"Allora capii cosa dovevo fare. Il giorno dopo mi svegliai e a scuola cominciai a regalare sorrisi o qualche soldino a chi era abituato a riceverne pochi. Ben presto cambiai e divenni col tempo il ragazzo che sono ora."
"Quindi mi dici che semplicemente devo rendermi conto del perché sono nel corpo di Denise?" Chiesi.
Lui sorrise e assunse un'espressione indecifrabile. Sembrava facile ma non lo era. Avevo cercato di aiutare Denise a migliorare, ma non era successo niente.
"Ora ti consiglio di andare, tra un po' scade l'orario di visita."
"Vieni anche te, per favore." Implorai Andrea, al punto che mi seguì fino al letto dove Federico Fermo mi aspettava, e con lui la mia vita precedente.
Al mio capezzale c'era una sola persona, girata di schiena. Io feci segno ad Andrea di aspettare che quella uscisse, per rimanere gli ultimi cinque minuti con il mio vero corpo.
Sembravo dimagrito ed ero più pallido. I capelli erano poco più lunghi e piccoli boccoli mi scendevano lungo le spalle.
La persona di schiena si alzò e riconobbi Edoardo. Assunsi un'espressione stupita e Andrea mi mormorò: "È lui Edoardo?" Annuii. Era lui. Ed era stato in tutti questi giorni all'ospedale con il mio corpo in coma, mentre io mi divertivo con Denise. Probabilmente a soffrire al mio posto c'era proprio la sua anima, che in qualche modo si stava mettendo alla prova.
Edoardo si guardò intorno prima di chinarsi su di me e baciarmi. Poi se ne andò. Quindi la sua non era mai stata solo un'amicizia, ma qualcosa che andava molto oltre.
Che stupido a non averlo mai capito. Vedendo quella scena non mi trattenni più e corsi alla macchina, mille pensieri baluginavano nella mia testa.
Andrea sembrava avere in qualche modo capito il mio stato d'animo, tant'è che rimase zitto per tutto il viaggio di ritorno fino a casa mia.
"Grazie" dissi, e lo baciai sulla guancia, ricordandomi la cortesia.
Prima che mi allontanassi, lui prese la mia testa tra le sue soffici mani e portò le mie labbra alle sue.
Chiusi gli occhi assaporando il momento. Quando gli riaprii, i nostri occhi si incontrarono.
"Spero che questo ti aiuti a capire la tua missione." Disse Andrea. E mi lasciò così, con ancora più domande nella mente.
Quella sera andai a dormire presto.
Il giorno dopo sarebbe arrivato il padre di Denise
Sognai tutto quello che avevo fatto durante i giorni in cui ero stato donna.
Sognai la prima scoperta di me stessa femmina, la prima romantica volta in cui ero stata posseduta da Mattia, possente e autoritario. Poi sognai la scuola, le amiche, Cati e l'amore che avevamo provato l'una per l'altra. Sognai Pietro e i suoi amici, che pensando di punirmi, mi avevano aiutato ad aggiustare le cose. Bryan, seducente e "maschio", e infine Andrea, con le sue fantasie e le sue dolci ma saggie parole.
Per ultimo pensai ad Edoardo, e mi svegliai il giorno dopo con le labbra contratte in un bacio immaginario.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La Scambio (capitoli 11 e 12):

Altri Racconti Erotici in trans:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni