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Trav in dolce attesa


di Federossetta
19.05.2022    |    7.400    |    5 9.1
"Se ne stava con un ginocchio sul letto e il cazzo che puntava verso di me che avevo appena finito di bere con le gambe ancora aperte..."
Questo racconto è il continuo di "Un venerdì di passione" ma è stato scritto per essere letto anche singolarmente, buona lettura! 💋

Era sabato mattina e canti di allegri uccellini entravano tra le serrande insieme alla luce del sole che rischiarava la stanza. Che fosse l'inizio di una nuova giornata me lo ricordava anche un altro tipo di uccello, anzi a dire il vero due: il mio e quello di Luca che stava puntando dritto verso il mio sedere. Mugolai di piacere, nel ritrovarmi nuda, con solo il perizoma rosso addosso ed il buttplug che mi aveva messo la sera prima, e contro il quale stava spingendo il suo uccello. Mi strofinai su di lui lentamente sentendo il suo risveglio anche dalla consistenza del cazzo che adesso si era fatto duro e cercava di entrare nel posto già occupato dal plug.

"Ma buongiorno" sussurrai girando il collo verso di lui che in risposta mi diede un bacio a stampo e si strinse a me. La presenza tra le mie chiappe si sentiva di più adesso che eravamo attaccati, sentirlo strusciare simulando il rapporto mi stava facendo impazzire tant'è che cercai il mio membro con una sega a due mani per cavalcare il piacere. Senza dire niente continuammo per una ventina di minuti abbondanti, ero madida di sudore. Ci interruppe il buttplug che si sfilò perché nel frattempo la mia fighetta era diventata umidiccia e scivolosa. Dal culo uscì quello che era rimasto del seme della sera prima. Luca si staccò per sfilare le mutandine, e prese l'aggeggio di metallo per mettermelo in bocca. "Ecco il tuo ciuccio" Nel frattempo prese con le dita ciò che stava sgorgando dal culo per spalmarlo sulle tettine e il resto sulla mia faccia.

Con prepotenza questa volta mi tirò a sé e sentii il suo cazzo penetrare di colpo nella fighetta già slabbrata e lubrificata. Non ebbi tempo di obiettare o dire altro che mi stava pompando con un ritmo da animale, le mani serrate sul mio pancino e la faccia affossata nel mio collo che mi permetteva di sentire il suo sospiro forte da maschio in calore. Io cercavo di nascondere il dolore di quella scopata forsennata affondando i denti e comprimendo le labbra attorno al mio ciuccio, la prostata di rimando chiedeva di più e pareva sguazzare nel piacere.
Avevo le natiche rosse quando il ciaf ciaf dei colpi rallentò solo per ricevere un fiume di caldo nettare bianco di nuovo in un intestino che ormai era stra gonfio del seme del mio uomo. Sputai il plug e seguendo gli ordini tappai il buco con tutto quel ben di dio all'interno.
"Andiamo a farci una doccia amore?"
L'aria in effetti era satura di sudore e lavarmi avrebbe fatto sì che la giornata sarebbe iniziata col piede ancora più giusto di quello che già aveva fatto. Feci per sedermi e mettere i piedi per terra quando sentii la testa girare dal lungo sforzo appena fatto. Luca se ne rese conto e accorse di fianco a me per aiutare a riprendermi.
"Tutto bene ora? Aspetta ti prendo qualcosa da bere"
Corse in cucina mentre io mi appoggiai allo schienale del letto tenendo la testa con la mano. Tornò con un bicchiere vuoto. Dall'eccitazione di quello che stava per fare aveva di nuovo il pene diritto verso l'alto.
"Vieni bevi questo" mi aprì le gambe e lo lasciai fare, poi sorrisi quando lo vidi togliere il tappo alla mia fighetta e aspettare che uscisse quello che conteneva.
"Grazie ma mi sono già ripresa andiamo a lavarci"
"Ormai devi berlo, non puoi farmelo sprecare"
Con goliardia bevvi tutto d'un fiato per non sentire il gusto mentre lo guardavo dritto negli occhi e con la mano gli accarezzavo la barba. Se ne stava con un ginocchio sul letto e il cazzo che puntava verso di me che avevo appena finito di bere con le gambe ancora aperte.
Capii tardi cosa voleva fare, ma questa volta almeno rimase dolce e mi penetrò lentamente e con amore. Tendendo al massimo i muscoli ci alzò tutti e due e dallo spavento urlai finché non riacquistò l'equilibrio e sorridendo mi portò impalata sotto la doccia. La sua forza sembrava fare svanire i miei 65 kg che in braccio a lui diventavano piume. Con le braccia intorno al collo lo baciai finché con qualche passo raggiunse il bagno.

Mi posò delicatamente a terra e aprì l'anta della doccia entrando per primo. La mia voglia di essere posseduta sotto quella stessa doccia saliva, e così mi spogliai prontamente per entrare a far compagnia a Luca sotto quel getto caldo. Con le sue poderose braccia mi abbracciò da dietro, e giocando a far diventare turgidi i miei capezzoli strusciò tra le mie natiche la sua asta rigida. Da quella posizione mise una mano sul mio ventre e scendendo sfiorò la mia verga eccitata per poi segarmi velocemente. In pochissimo sborrai sul vetro, ma non ebbi il tempo di pulire che mi fece piegare in avanti fino ad avere la mia fighetta anale aperta al cospetto del suo attrezzo rigidamente eccitato. L'acqua scorreva calda sui nostri corpi e un rivolo entrava e usciva nel mio buco eccitandomi parecchio. Luca si insaponò le mani e, mentre lo aspettavo a 90 fremendo di ricevere il suo seme ancora una volta, decise di massaggiare la mia pelle liscia giocando anche col mio buchetto inserendo un dito per volta.
Aveva raggiunto le quattro dita quando sentii lo sfintere cedere e mi piegai ancora di più appoggiandomi al muro. Con un colpo secco seguito dal mio grido di dolore, la sua mano entrò tutta nella mia pancia.
"Ahhh, ti prego basta voglio il tuo cazzo così mi fai male"
Con fare autoritario usò l'altra mano libera per tapparmi la bocca e interrompere il mio gemito di agonia.
"Shh silenzio cavalla, che così svegli i vicini prenditi quello che meriti e godi senza fare rumore"
Allora sfilò la mano che nel frattempo era diventata rossa a forza di resistere alla compressione del muscolo dell'ano. Non lasciò neanche il tempo di assaporare quell'aria fresca mista ad acqua calda che percepii quando liberò il mio culetto, perchè intromise il suo membro venoso e davvero rigido.
Doveva essere eccitato a mille pure lui perché dopo qualche minuto di colpi decisi avanti e indietro espulse il suo seme dentro di me e mi abbandonò esausta col culo sfondato sul tappetino della doccia.

Respirai e mi presi una pausa sotto il getto che continuava ad andare. Tutto sommato stavo godendo come una porca e non mi capitava ormai da molto tempo.
Approfittai della solitudine per sistemarmi. Andai di corpo, effettuai un clistere come si deve pulendo ogni angolo del mio intestino per evitare di incappare in spiacevoli incidenti nelle prossime scopate. In seguito mi lavai per bene il corpo e i denti. Corsi poi nuda in camera a prendere i vestiti e i trucchi dalla valigia, e sbirciai Luca che si era riaddormentato nel letto.
Tornata nel bagno decisi che era arrivata l'ora di farmi bella. Dalla pochette presi il fondotinta, il correttore e la cipria. Con il pennello passai quindi al blush e un velo di ombretto sulle palpebre. Avevo una matita per il contorno occhi e la usai prima di mettere il mascara e infine il mio adorato rossetto.
Mi sentivo pronta, era neanche passata un'ora e avevo fatto più in fretta del previsto. Indossai il solito perizoma rosso con reggiseno, le calze a rete, una minigonna floreale e una canottierina bianca con un top viola in lana per completare l'outfit. Mi sentivo davvero bella e pronta per fare un'uscita in Treviso che assieme al mio uomo ero sicura sarebbe stata speciale.

Peccato che il mio uomo fosse ancora assopito e stanco dalla settimana lavorativa e le dure sessioni di sesso che aveva dovuto dirigere praticamente da solo vista la mia tendenza totalmente passiva nel rapporto.
Passeggiai un po' per casa, sistemando qua e là il disordine e cercando di fare la donna delle pulizie perchè mi eccitava l'idea.
Alle 11 e mezza mi stufai e tornai in camera, dove mi accoccolai a Luca con la testa sul suo petto che andava su e giù con la respirazione.

Notai il suo risveglio dalla mano birichina che si infilava prima nella gonna, poi sotto l'elastico delle calze a rete e infine nel perizoma.
"Come mai non hai il plug?" Chiese con tono placido.
"Mi hai fatto davvero male prima con la tua mano, ho dovuto mettere una crema e il dischetto di cotone" almeno per un po' avrei dovuto lasciare che facesse effetto.
"Ti sei preparata tutta, vuoi uscire?"
"Si, dai portami da qualche parte"
"Verresti davvero vestita da troietta?"
"Daii che sono vestita normale, poi lo sai che lontano da casa mi sento più libera di essere Federica anche in pubblico"
"E va bene" disse alzandosi e cercando boxer e vestiti dall'armadio. "Ti porto a mangiare ma a una condizione"
"Quale?"
Da una scatoletta di metallo tirò fuori dei gioielli da donna.
"La mia ex ha lasciato questo qua perché non le interessava, quindi penso che adesso ho trovato la giusta ereditiera della sua bigiotteria"
Tra le sue grosse mani teneva due orecchini a clip e un piercing per l'ombelico abbinato anch'esso magnetico, con dei brillanti che lo rendevano molto sensuale.
"Mettili"
Volle uno spogliarello con i nuovi gioielli e una volta nuda mi diede una gabbietta "Hai dimenticato questa"
Era la prima volta in assoluto che la mettevo e devo dire che la sensazione era strana, ma finalmente conteneva le mie eccitazioni ormai troppo frequenti.
"Io questo piercing al pancino te lo regalo, ma mi devi promettere che ti farai il foro per uno vero. Così diventerai super sexy"
Annuii anche se non sapevo minimamente come avrei potuto nascondere una cosa così alla mia famiglia, ma in quel momento ero ebbra d'amore. Gli chiesi dove saremmo andati e lui rimase vago per farmi una sorpresa. Puntualizzai anche che avrei gradito una visitina in un negozio per cercare una parrucca e un altro completo intimo che quello attuale era incrostato del suo seme.

Prese al volo il cappotto e mi aprì la porta con un gesto di galanteria, in equilibrio con lo schiaffetto che mi tirò appena oltrepassai l'uscio. Purtroppo non avevo una giacca che evidenziasse le mie forme quindi rimanevo in gonna e calze a rete sotto mentre il top rimaneva coperto.
Scendendo le scale non perse un attimo a palpeggiarmi, di rimando ridevo e cercavo di sfuggire alle sue avance.
Passeggiare all'aria aperta era un piacere unico, mi sentivo libera con il vento gelido che mi sferzava le gambe scoperte e saliva dentro alla gonna, lungo la schiena gelando il ferretto del reggiseno e concedendomi attimi unici di piacere che nella mia città non potevo permettermi vista la mia timidezza ad uscire en femme. Mano nella mano camminavamo sul marciapiede sotto gli sguardi dei pochi passanti.
Lungo il tragitto piantai i piedi davanti ad un negozietto famoso di intimo femminile e non solo. Lo guardai e quasi non scoppiai a ridere nel vedere la sua faccia spaventata nel capire che avrebbe dovuto accompagnarmi nello shopping.
"Ho fame Fede"
"Facciamo in fretta, daii"
E lo tirai dentro. Lui rimase appiccicato a me senza proferire una parola mentre cercavo quello per cui ero entrata. In quell'orario prossimo alla chiusura per la pausa pranzo fortunatamente non era molto affollato e in mezz'ora eravamo fuori.
Per mano tenevo una sacchetta con un nuovo intimo bianco in pizzo questa volta, delle altre calze autoreggenti abbinate ad esso e uno smalto bianco con alcune unghie finte che mi avevano tentato parecchio. Purtroppo non trovai la parrucca ma comprai un basco francese in pelle davvero carino che poteva coprire i capelli che erano ancora nè troppo lunghi né troppo corti.
Luca per galanteria decise di comprarmi una collana davvero graziosa con pendente che una volta indossata terminava tra l'incollatura delle mie tettine.

Pranzammo in un ristorante cinese carino, uno di fronte all'altra come le coppie, il che mi faceva sentire bene e desiderata. Durante l'attesa delle portate feci una manicure con i nuovi prodotti e le unghie finte acquistate, ora mi sentivo completa. Il pomeriggio servì per alimentare di nuovo la nostra voglia di amarci, di cercarci e sfregarci l'uno con l'altra in ogni angolo della città aspettando il momento giusto per tornare a casa.
Mi ricordo con piacere la visita alla Fontana delle Tette dove, dopo una rapida foto, mi promise che a forza di ingravidarmi il giorno dopo il mio seno sarebbe diventato grande come quello della statua. Camminando e parlando il tempo volò e si avvicinò la sera.
"Come va con la gabbietta?"
"Ora mi sono abituata sai? È come se non la sentissi più"
"Bene allora sarà tua, e finché sarai qui con me la togli solo per farti la doccia"
"Ok, ma ti prego torniamo a casa voglio troppo farlo"
"Pazienta puttanella, se vuoi essere messa incinta stasera devi fare la parte della brava mogliettina che esce il sabato sera con il suo compagno"
Dalla tasca estrasse una catsuit in nero pelle spiegazzata ma in buone condizioni.
"Questa è l'ultima sorpresa che avevo nell'armadio, d'ora in poi dovrai farmele te"
La aprì per bene in mezzo al marciapiede e me la porse. "Andiamo a mangiare una pizza e te la metti sotto, così sei pronta per stasera e non sporchi l'altro intimo che hai appena comprato"

Erano le 21, io ero stanca di camminare e finalmente arrivammo alla pizzeria prenotata. Lasciai il mio ragazzo al tavolo e entrai nel bagno (rigorosamente delle donne) per cambiarmi come voleva lui. La sensazione della similpelle lungo il mio corpo e il sedere compresso nella tuta attillata misero a dura prova il pisellino ancora nella gabbietta. Quando terminai di vestirmi, notai che non si vedeva niente sotto i miei indumenti e tornai al tavolo dove lui aveva già ordinato per tutti e due.
All'uscita della pizzeria mi prese un calippo che succhai molto avidamente facendo continui accenni a cosa gli avrei fatto dopo. I miei occhi neri mascara continuavano a guardarlo e ogni tanto la mano toccava la patta.
Non ce la facevamo più, a metà strada da casa sua si fermò in un parco e ci coricammo sul prato. Sotto la luce delle stelle e di qualche lampione si sentivano solo i nostri respiri e in lontananza i motori delle macchine. Mi sistemai su un lato e col dito iniziai a fare cerchi sul suo petto, ringraziandolo per la bella giornata passata e tutti i regalini. I suoi occhi mi catturavano e come attratta da loro, chiusi i miei e mi abbandonai a un lungo e sensuale limone al chiaro di luna. Stavo per perdere ogni senso della ragione e mi sfilai tutti i vestiti per riporli nella borsetta e rimanere in catsuit.
Come una gattina miagolai dalla sua bocca fino al bacino dove aprii la zip dei pantaloni e con le unghie lunghe tastai il cazzo già barzotto. Senza resistere lo presi tutto in bocca con tutta la voglia che si era accumulata durante la giornata e che finalmente potevo soddisfare. La scena era particolare: lui coricato a pancia in su con le gambe divaricate e le mani dietro la testa come a godersi il momento, io invece raggomitolata come una gatta sul suo cazzo che succhiavo con voracità. Mi disse in seguito che molti passarono vicino al nostro posto e alcuni si fermarono anche per farsi una toccatina guardandomi. Interruppi il fellatio perché non riuscivo più a respirare, lui mi prese per il collo e con una buona dose di forza maschia mi tirò a se in un bacio. Ci alzammo e mi diede una pacca fortissima al culo che mi fece lacrimare di piacere e dolore. Poi con fare protettivo mi pose la giacca sulle spalle e abbracciati ci incamminammo di nuovo verso casa.
Sentivo freddo solo con la catsuit addosso ma presto eravamo nell'appartamento che ci baciavamo con foga e facevamo cadere oggetti vari dagli scaffali talmente eravamo presi.
Questa volta lui si mise in ginocchio dietro di me affondando la testa nel mio lato b e leccando dappertutto. Nel frattempo massaggiava le palline lasciate libere dalla gabbietta e seppur intrappolato in una posizione inconsueta il mio pene riuscì a espellere il mio piacere di quel momento bagnando le mani di Luca. Si alzò, me le fece leccare e mi disse: "tra poco riceverai tanto di quel seme che ti metterò incinta preparati"
Sentire quelle parole mi fecero eccitare ancora di più e la femmina passiva che era in me non si trattenne dal spogliarsi del tutto e coricarsi sul tappeto del salotto.
Mise una mano sul culo e l’altra sul buchino completamente bagnato, mentre io mi impadronivo del suo cazzo che a malapena entrava in bocca, leccandoglielo tutto e facendoglielo diventare duro e svettante.
Lo pompai a lungo, poi mi fece mettere a pecora e leccandomi il culo mi disse ”Che gran culo, quanto sei gnocca.”
“Dai cosa aspetti, dammi il tuo cazzo, fammelo sentire tutto, scopami, allargami il culetto”
“Adesso ti apro il culo e te lo sfondo tutto”, appoggiò la cappella e mi entrò nel culo senza tanti complimenti facendomi anche male, ma lui mi aveva serrato per i fianchi per bene e mi aprì fino a forzare il mio sfintere ed entrò tutto fino in fondo e poi si fermò facendomi adattare all’intruso.
“Cara troietta, ora ti faccio vedere come si monta una femmina arrapata”
Cominciò a sbattermi sempre più con violenza facendomi venire di continuo, il dolore scemava e mi saliva un piacere che avrei voluto non finisse più, e lo incitavo a continuare, poi quando sentii che stava per sborrare mi venne dentro con urla di piacere.

"Lo voglio rifare, dammi un po' per riprendermi"
"Lascia fare a me" con la nuova missione di farlo eccitare il più velocemente possibile mi esibii in un balletto sexy con l'aggiunta di qualche toccatina qua e là. Poi stremata anch'io mi coricai con lui finché dopo una mezz'oretta eccolo di nuovo spingere sul buchetto.
"Ce la fai?"
"Ho detto che ti voglio ingravidare e così farò, non sai quanto mi eccita sentire la tua pancia già più gonfia"
La notte era inoltrata ed eravamo pronti per il secondo round, l'uomo stanco da una settimana di lavoro che avevo conosciuto ieri aveva lasciato il posto a un animale da monta che aveva un solo obiettivo: mettermi metaforicamente incinta.

Mi sollevò di forza e senza pensarci mi sbattè contro le ante dell'armadio togliendomi per un attimo il respiro. Ero in braccio a lui che lo guardavo negli occhi, le gambe avvinghiate alla sua schiena e le braccia attorno al suo collo. Sputò sulla mano per inumidirsi il cazzo tornato eretto sul quale di colpo mi fece sedere e ricominciarono le stantuffate, questa volta il buco era già bello allargato e provai solo piacere. Mentre salivo e scendevo strisciavo con la schiena contro l'armadio sentendo il ferretto del reggiseno premere contro la pelle. Con una mano lo sganciai trovandomi a cavalcare il mio uomo con solo un appiglio stretto ai suoi capelli mentre l'altro cercava di togliere il reggiseno. Una volta per terra, feci affogare la faccia di Luca tra le mie tettine cercando al contempo di smettere di urlare ma i colpi era troppo forti e i gemiti non fecero che aumentare di intensità. L'interruzione avvenne solo per cambiare posizione perché dopo diversi minuti lui era sudato e si sentiva il fiatone. Con la stessa irruenza mi sbattè sul letto coricata a pancia in giù a gambe distese e mi inculò finché non sentii l'ennesimo fiotto di sperma entrarmi in pancia.

"Pausa" sospirai stremata girandomi e guardando il soffitto con occhi esausti.
"Pausa" disse lui soddisfatto della sua prestazione, si avvicinò a me e mi fece entrare la cappella di forza nelle labbra socchiuse. Succhiai tutto il liquido rimasto finché non si coricò anche lui di fianco a me. Apprezzò la mia pancia solitamente piatta che finalmente stava acquisendo un notevole gonfiore. Con fare fiero mise una mano dietro la testa e con l'altra prese la mia e la posò sul suo membro caldo e ritirato. "Fammi un massaggio che è rovente, altrimenti non riesco più a usarlo"
Massaggiai ovunque, senza cenni di risveglio. Tiravo su e giù il prepuzio toccando anche il sotto palla e lo scroto finché non mi accorsi che si era addormentato.
Mi ricordai della promessa fatta davanti alla Fontana delle Tette e toccando le mie piccole protuberanze mi sembrò che fossero effettivamente ingrossate. Contenta, approfittai di quell' attimo di silenzio per assieparmi anch'io. L'indomani sarebbe stato l'ultimo giorno prima di tornare a casa.
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