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Il Passaggio (capitoli 10 e 11)


di Federossetta
02.12.2018    |    2.643    |    2 9.9
"Non vi ero ancora stato e mi meravigliai vedendo 3 auto sportive di sicuro molto costose..."
Capitolo 19: Braccio Destro
Tutto il pomeriggio era passato, mi ero preparato il pranzo da solo e stavo finendo di pulire la piscina, seguendo le istruzioni datomi dal mio manager. Sentii di nuovo il rumore della limousine che entrava nel cortile. Corsi nell'atrio, i tacchi bassi che risuonavano nella stanza pulita e vuota. Spiando dalle tende vidi Andrea scendere dalla vettura è salutare una ragazza bionda seduta vicino a lui. Poi l'automobile se ne andò lasciandolo solo nel suo cortile, quando lo vidi incamminarsi verso la casa, mi sistemai e corsi a finire il mio lavoro in piscina. Passarono circa 20 minuti prima che lo sentissi entrare.
"Federico sei qui?"
"Sì" mi voltai "bentornato."
"Vedo con piacere che hai seguito alla lettera le mie istruzioni, devo dire che ti dona parecchio quell'uniforme" mi sfiorò una delle mie tette finte "e anche con queste stai bene, non mi avevi detto che volevi farti l'intervento?"
Annuii. "Sì, ma sto aspettando i soldi, quindi nel mentre prendo medicine contro il testosterone. Saranno ormai da una decina di anni che attendo."
Lui rimase alcuni secondi in silenzio, continuava a guardarmi dall'alto in basso, io ero ancora inginocchiato che pulivo il bordo della vasca. "Eh va bene. Sai che ti dico? Te lo pago io. Però devi meritartelo. A cominciare dalla semplice cena che consumeremo fuori."
"S... Sono senza parole, non sai cosa vuol dire per me quello che hai deciso di fare. Sono anni che aspetto senza speranza. Per me vuol dire davvero tanto. Mi vado a cambiare per la cena e poi sono pronto."
Mi precipitai verso la porta euforico. Finalmente la mia transazione si stava completando. Non sarei più sembrato un maschio dalla faccia da femmina, ma una donna per tutti.
Fui fermato da un urlo proveniente dalla piscina. "Aspetta! Dove vai?"
"A mettermi i vestiti che mi sono fatto portare da casa mia. Non dovrò andare vestito così alla cena?"
Lui mi raggiunse. "Vestito così no di certo. Ma chi ti ha detto che ti sarebbero serviti i vestiti? Ora sei mio ospite e te li presto io."
Provai a protestare ma non ci fu verso. Mi accompagnò di nuovo nella stanza degli ospiti e mi disse di scegliere nell'armadio mentre lui invece si sarebbe cambiato nella sua camera. Rimasto solo mi preparai alla vista di vestiti da donna e aprii l'armadio. Davanti a me però c'erano solo indumenti eleganti maschili di marca. Non sapendo se essere deluso o sollevato mi cambiai e applicai la cera ai capelli. Bussai alla camera di Andrea.
"Entra" La stanza l'avevo già vista pulendo, ma era comunque magnifica. Grande, con un armadio lungo tutto un lato. Dall'altra parte una portafinestra si apriva su un balcone spazioso, come nel suo ufficio. Integrato alla stanza vi era un bagno molto più ampio e attrezzato di quello in casa dei miei.
Infine, il pezzo più importante dell'opera, il grande letto a baldacchino che occupava quasi tutto lo spazio.
Lui si trovava davanti ad esso, l'armadio aperto in cerca di una camicia. Era seminudo e i pettorali erano in risalto, segno che la palestra era compresa nella sua routine.
"Scusa, me ne vado. Volevo solo chiederti se ero pronto." Nel mentre trovò la camicia che cercava e completò la sua vestizione.
"Nessun problema. Ora ho finito. Vieni braccio destro, andiamo."
Anziché chiamare l'autista con la limousine, Andrea scese in garage, con me dietro. Non vi ero ancora stato e mi meravigliai vedendo 3 auto sportive di sicuro molto costose. Salimmo su una color blu che riconobbi come una Bentley e uscimmo dalla proprietà con la musica a palla.
Tra il rumore del vento e quello della musica urlai: "Non mi hai ancora detto dove mi porti!" Si girò verso di me e sorrise. "Preparati, nel ristorante più chic della città."
Sarei stato un bugiardo a dirgli che non me lo aspettavo, allora urlai di approvazione.
La serata fu lunga ed estenuante. Andrea mi presentò ai suoi più cari collaboratori, di continuo gente sconosciuta andava e veniva per salutarmi e fare due chiacchere. Così, molto lentamente, la cena terminò e il mio manager si girò verso di me "Senti, devo andare con Martha a controllare dei dati sensibili in ufficio, ti lascio a Ernesto che ti porta a casa. Ti consiglio di riposarti che domani inizia il tuo vero lavoro." Felice di andarmene ma non di separarmi dall'unica persona che conoscessi, tornai a casa con l'autista. Oramai avevo il mio mazzo di chiavi, Andrea si era fidato di me sin da subito. Decisi di fare come se fossi a casa mia. Mi preparai una tisana e mi coricai sul divano davanti alla televisione al plasma. Ricordandomi dell'ammonizione del mio nuovo manager, mi intrattenni circa una mezz'ora, e quando erano circa le 3 di notte mi addormentai così come ero vestito.

Capitolo 11: Rivelazioni
Dopo poco tempo mi svegliai: sembrava passata circa un'ora e c'erano delle luci accese nel corridoio. Mi alzai e mi trascinai fino alla camera di Andrea. Era alla scrivania che scriveva su un tomo molto spesso. Mi appoggiai allo stipite della porta e con disinvoltura gli domandai: "Tutto a posto con i dati?"
Sogghignando chiuse il registro e si alzò. Senza proferire una parola si tolse orologio, giacca, camicia e pantaloni.
"Fede..."
"Si?"
"Ti ricordi qualcosa di quando eri Denise, intendo... Nel suo corpo?"
Sapevo dove voleva andare a parare, ma aspettai la sua mossa.
"Qualcosina, perché?"
"Quindi hai presente quando le ho chiesto, ti ho chiesto, quel piccolo favore e con parsimonia me lo hai dato." Non aspettò la mia risposta "Volevo che sapessi che mi è servito. Sono cambiato molto da allora. Ho acquistato più sicurezza, la mia posizione ha fatto sì che la mettessi in pratica, molte sono state le ragazze che sono passate sotto la mia grazia in questi... Quanto è passato?"
"Due anni" La mia voce risultò fiebile, come in attesa.
"Oh sì, due anni. Quanto tempo. Eppure ogni volta non facevo che pensare a te, e a come mi avevi rialzato dopo un periodo buio. Così quando ci siamo incontrati quel giorno in spiaggia e ti ho visto come incantato ho fatto sì che ci incrociassimo. Il caso ha voluto che entrambi fossimo stati lì in quel momento, ma io gli ho dato una mano. Volevo vederti e avere la possibilità di ringraziarti."
Finito il discorso aveva gli occhi lucidi. Mi guardò per un attimo, poi inaspettatamente, si tolse i boxer. Ero attratto da lui, una strana chimica mi indirizzava verso quel ragazzo di venticinque anni, ora mio nuovo dirigente. Il suo cazzo era a riposo, ma sembrava molto più grande di quello che mi ricordavo. In quella posizione era grande come il mio in erezione.
Mi accorsi che continuava a guardarmi, sperando di non aver fatto la cavolata più grossa della sua vita. Da quanto mi aveva detto, dopo il rapporto con Denise aveva solo più frequentato donne, anche se non ne era del tutto convinto. Non hai fatto nessuna cavolata, pensai. La mia mente ricordò per un momento colui che doveva essere il mio fidanzatino segreto e depresso, per poi scartarlo malamente.
E in un momento ero già tra le braccia di Andrea. Coricati sul letto ci baciammo passionatamente, come due fidanzatini alla prima uscita. Sentire ancora una volta il sapore delle sue labbra mi risvegliò tanti ricordi piacevoli che incentivarono la mia voglia. Con un movimento brusco mi strappò letteralmente la camicia, e con più voga tirò giù i miei pantaloni, per assaporare finalmente il sapore del cazzo. Il mio ormai era turgido e dritto, ma nella sua bocca si perse, accarezzato dalla sua lingua. Era da un po' che non avevo rapporti e mi sentivo le palle piene. Prima di raggiungere l'orgasmo lo fermai, lui si era già inoltrato nel buchino con il dito.
Allora con la lingua risalì per la mia pancia piatta fino a raggiungere il mio collo, che cominciò a baciare amorevolmente. Allora gli sussurrai: "Fammi vedere le tue doti da manipolatore, capo." Lui si eccitò ancora di più e si drizzò sul letto. Con forza mi portò a sé. Le mie gambe erano aperte e si erano chiuse attorno al suo bacino. Il mio buco era talmente bagnato da non necessitare di lubrificazione, allora lui, piantate due dita, lo tastò e infine vi entrò. La sensazione fu lontanamente paragonabile a quella che riusciva a darmi Edoardo. A cominciare dal fatto che con il mio ragazzo lo facevamo protetto, quindi ero stato per la prima volta inculato senza preservativo. Poi ad ogni vigoroso colpo del mio dominatore il mio ano rispondeva, aprendosi sempre di più, finché tutti i 25 centimetri buoni non entrarono nel mio retto. Cambiammo diverse volte posizione e il mio membro non fu mai al centro della scena.
Alla fine mi venne dentro, mentre lui era sotto e io sopra e lo stavo baciando. Non appena sentii il culetto bagnarsi li strinsi in un bacio talmente forte che mi parve di succhiare tutta la passione maturata in quel rapporto. Con l'ano dolente, mi accontentai di averlo fatto venire. Non c'era cosa infatti che più mi faceva felice, e non pensai più alle mie palle piene pronte ad esplodere. "Capiterà il momento anche per loro" mi dissi.
Quella notte dormimmo nudi sotto le coperte del letto matrimoniale con Andrea. Accarezzandoci e baciandoci affettuosamente, ci addormentammo tardi e la mattina dopo ci svegliammo più stanchi e felici che mai.
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