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trio

Rimpatriata


di Membro VIP di Annunci69.it TheWonderbull
09.01.2013    |    7.987    |    0 9.4
"Anna ci accompagnò al parcheggio stando in mezzo a noi tenendoci a braccetto, quando arrivammo alla macchina si fermò, mi dette uno guardo e un sorriso..."

I miei 50 anni li ho vissuti quasi tutti in un paese di provincia dove spesso i programmi sono il presente e il quotidiano già futuro così quando la vita ti offre un’emozione la devi prendere come un gran regalo da vivere intensamente senza tante domande.
Eravamo all’inizio dell’estate quando una sera all’uscita dal lavoro incontrai un amico d’infanzia che non vedevo da tempo, due chiacchiere, i soliti discorsi, qualche ricordo sugli amici di un tempo e la confidenza che qualcuno di loro mi avrebbe rivisto volentieri, decidemmo così di organizzare una bella “rimpatriata” e ritrovarci una sera al solito locale che frequentavamo da giovani: un ambiente dove si faceva musica dal vivo a qualche chilometro dal paese. La sera dell’evento uscii di casa con un po’ di emozione e venti anni di meno, era troppo tempo che non uscivo da solo. Ci eravamo dati appuntamento all’ingresso del locale e quando arrivai trovai l’amico già li che mi aspettava, appena entrati mi resi conto che l’ambiente era molto diverso da come mi ricordavo: più sobrio, musica discreta e tanta bella gente ( in sintonia con il passare del tempo ).
Ad un tavolo c’erano già alcuni amici seduti, appena ci videro furono pacche sulle spalle, saluti affettuosi, un bacio a qualche amica che non vedevo da tempo. Quando qualcuno ordinò da bere arrivò una bella signora elegante nella sua divisa scura, mi guardò come se dovessi conoscerla, un attimo di imbarazzo e… “ma tu sei...Anna?!”. Annuì con un bel sorriso: una carissima amica di molti anni fa che mi sedusse e abbandonò in poco tempo rimanendo comunque nei miei ricordi più belli. Quando si allontanò dal tavolo l’amico mi disse che si era separata da qualche anno, aveva tre figli ancora piccoli e per tirare avanti il giorno lavorava in un hotel della zona e la sera in questo locale fino a tardi: una vita non facile. Mi confidò che ogni tanto si incontrava con lei e che l’idea di rivedermi era stata sua.
La serata passò tra ricordi, battute e riflessivi silenzi fino al momento dei saluti quando il locale cominciò a vuotarsi, gli amici uno ad uno ci abbandonarono con la promessa di rivederci presto. Prima di alzarci Anna ci disse di aspettare ancora un po’ per bere qualcosa insieme, dovevamo festeggiare. Dopo qualche minuto arrivò con una bottiglia e tre bicchieri, si accoccolò tra di noi come una bimba felice, abbiamo parlato, riso, scoperto il nostro comune desiderio di vivere per sopravvivere, le bollicine dello champagne cominciarono a lenire le nostre frustrazioni e così a metà bottiglia il mondo fuori già non esisteva. Quando ci siamo alzati dal tavolo era molto tardi, la bottiglia era vuota ma stavamo bene. Anna ci accompagnò al parcheggio stando in mezzo a noi tenendoci a braccetto, quando arrivammo alla macchina si fermò, mi dette uno guardo e un sorriso dolcissimo poi si strinse a me con un abbraccio forte, inaspettato: sentii tutto il suo corpo emozionante. Per un po’ siamo rimasti così appoggiati alla macchina poi cominciai ad accarezzarla con tenerezza, un piccolo bacio sulle labbra e poi ancora baci sempre più appassionati carichi di desiderio, le carezze sempre più profonde a cercare il caldo della pelle. Mi disse qualcosa all'orecchio ma non capii, ero già troppo eccitato, guardai il mio amico che apriva la macchina e così ci sedemmo tutti e tre sui seggiolini posteriori con lei in mezzo. Iniziai a toccarla posando le mani sui fianchi, carezze sempre più audaci, bastò aprire qualche bottone della camicetta per scoprire i seni, mi riempii le mani di tutta quella morbidezza, gli baciai i capezzoli abbassando il reggiseno, sentivo il cuore che gli batteva forte e il respiro era confuso dall’eccitazione. Il profumo dentro a quella macchina adesso sapeva di sesso. Il mio amico ci guardava eccitato toccandosi da sopra i pantaloni, Anna si girò verso di lui e cominciò ad accarezzarlo proprio dove aveva la mano poi vidi che si chinò tra le sue gambe e dall’espressione di lui capii cosa stava facendo. In questa posizione le accarezzai la schiena e poi cominciai sollevargli la gonna riuscendo ad infilare una mano nelle mutandine, raggiunsi il culo tondo e morbido e poi la topina già bagnata, sentivo gli umori che mi imbrattavano le dita mentre lei contraeva le cosce. Non riuscii a resistere: gli sfilai le mutandine, lo tirai fuori e cominciai a strusciarlo sulle natiche e poi nel solco bagnato della vagina, poi ritornavo a premere sul buchino e poi di nuovo sulla topina calda; quando premevo lei si inarcava per riceverlo smettendo di succhiare, quando lo ritraevo riabbassava la testa per continuare. Per un po’ resistette a questo giochino poi si girò verso di me e mi fece sedere, si mise sopra a cavalcioni, lo prese in mano strofinandoselo bene prima di farlo scivolare tutto in fondo alla vagina. Rimase ferma per un momento con gli occhi chiusi verso il cielo, un sorriso come fosse arrivata finalmente alla meta. Cominciò a muoversi prima lentamente poi sempre più forte, il respiro era un gemito, le mie mani aggrappate ai suoi seni bagnati dal sudore come per trattenerla da quei movimenti convulsi. Il mio amico che era rimasto fermo a guardarci si sollevò eccitato cercando di girare dietro di lei, la cosa non fu semplice perchè la macchina anche se spaziosa non era comoda per certe situazioni. Quando capii cosa voleva fare con le mani allargai bene il culo di Anna per aiutarlo a prenderla meglio. Seguivo queste manovre dal suo viso, nei suoi occhi vidi ogni centimetro di quella penetrazione, una piccola smorfia forse di dolore quando cominciò a penetrarla e l’estasi di quando lo ebbe tutto dentro. La parete tra la vagina e l’orifizio anale è talmente sottile che potevo sentire il sesso del mio amico che scorreva avanti e indietro in sintonia con il mio. Eravamo come impazziti, ci muovevamo con forza dentro di lei persa ormai in quell’ebbrezza di piacere. All’improvviso ci chiese di fermarci, si abbandonò su di me sudata, le batteva forte il cuore, mi disse con un sussurro: “… mi fate morire”; ma durò poco, non riusciva a stare ferma e così ricominciammo a pompare sempre più forte tra gemiti sempre più intensi fino all’orgasmo liberatorio che avvenne in sequenza: Anna giunse al piacere quando il mio amico venne dentro di lei con un orgasmo che sembrava non finisse più, sentivo le contrazioni della vagina che mi afferravano e trattenevano dentro di se, persi il controllo e venni anch’io con un fiotto caldo ed intenso tenendola ferma per i fianchi fino a quando non mi uscì l’ultima goccia. L’abbracciai forte, era come uno straccio bagnato abbandonato su di me, esausta, tremante di eccitazione. Cominciò a darmi tanti piccoli baci convulsi fino a quando sentii le sue lacrime bagnarmi il viso, era felice. Con le braccia cercò il mio amico dietro di lei come per un abbraccio comune, per fermare quel momento, per congelarlo per sempre.
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