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Gay & Bisex

50 incredibili secondi: la fottuta di Emanuele 2.2


di honeybear
08.09.2014    |    12.221    |    3 9.4
"Gli ordina di cambiare posizione e di distendersi supino sul lettino..."
“Bene…” la voce è come sempre fredda, mentre, alzandosi toglie lentamente le dita da quell’antro caldo che le ha contenute fino a quel momento. Alberto gira dall'altra parte del lettino. La testa di Emanuele è di nuovo china: sta cercando di riprendersi dallo sforzo. Deve riprendere fiato. Non ne ha il tempo; di nuovo si sente acciuffare per i capelli e rovesciarsi la testa all’indietro:
“Il tuo Signore, vuole che tu glielo lecchi. Adesso – sibila mentre ammira le spalle possenti e la schiena - devi prendergli in bocca la mazza! Fai il bravo e succhia. Succhia bene!”
Così dicendo avvicina il membro all'altezza della bocca. Glielo picchietta sul naso, sulle guance. Gli pone di fronte la cappella violacea:
“Tira fuori la lingua – e lascia cadere una lunga bava di saliva – ed ora bagnala per bene…”
Quando Emanuele scappella l'arnese alcune gocce filose si uniscono a quanto già presente sulla lingua mentre il naso è pizzicato dall’aroma sprigionato da quel miscuglio denso.
“Che fai schiavo del cazzo – ironizza accarezzandolo - non ti piace più?” l’effetto di quelle parole è dirompente: in verità Emanuele non aspettava altro. Lecca a dovere il glande per continuare con tutto il resto dell'asta che tenta di far sparire nella giovane, avida gola.
Alberto, liberatosi dei pantaloni, spinge il pube contro la faccia dell’altro per godere al meglio della chiavata di bocca.
È lampante che Emanuele non ha mai spompinato nessuno in vita sua, ma è altrettanto chiaro quanto gli piaccia succhiarlo e leccarlo. Nonostante l’inesperienza, il lavoro di lingua lo sta facendo godere da matti. Alberto lo guarda eccitato mentre si sbottona la camicia e, chinandosi su di lui per accarezzargli la schiena, arriva a toccargli le chiappe e a tormentargli nuovamente il buchino mentre i peli del petto gli solleticano il capo.
Il medico sente anche che sta perdendo il controllo.
Gli piace da morire quella situazione: sentire la lingua che avvolge la cappella, che gioca con il frenulo, per poi scivolare lungo l’asta fradicia. Gli piace sentire i gorgoglii di gola se non i conati di vomito prodotti quando Emanuele, recidivo, si applica per infilarselo fino in gola. Gli piace sollevare il viso del suo schiavo e vedere i lacrimoni che gli solcano le guance per lo sforzo eccessivo.
Non deve intenerirsi tuttavia: i ruoli non devono essere rovesciati. Non può (e non vuole) permettersi di lasciarsi dominare dal suo giocattolo. Che tale deve rimanere.
Gli ordina di cambiare posizione e di distendersi supino sul lettino.
‘Certo che hai un cazzo era veramente enorme’ si ritrova a pensare, mentre si spoglia definitivamente della camicia ed osserva quel bastone che si adagia sull’addome di Emanuele fino oltre all'ombelico.

‘Sei veramente bellissimo...’ pensa invece Emanuele mentre lo vede chinarsi su di lui.
Alberto lo bacia. Sente entrare nella sua bocca quella che gli pare una lingua lunga quanto il cazzo di poco prima. E, come aveva fatto con l’uccello, l’accoglie avidamente: gli piace… Così succulenta… E brava a pomiciare…

Alberto gli toglie la maglietta e, prima di avvicinarsi di nuovo alle sue labbra, lascia scorrere le dita sulla scura coda di pavone disegnata dai peli del petto. Si sofferma a strizzargli violentemente i grossi capezzoli rossi. Glieli tormenta tenacemente, cosciente del dolore provocato.
Dal canto suo, Emanuele sa di non poter tradire emozione e subisce le sevizie riservategli lasciandosi sfuggire un timido.
“Grazie… Grazie, Signore!”
Apprezzato a quanto pare, perché la lingua del medico torna a passare sopra le sue labbra. Ora il suo viso si allontana di nuovo. Quel tanto che basta per lasciargli nuovamente cadere fra le labbra quanta più saliva può.
La folta chioma ricciuta si volta in direzione dell’altro cazzo. Lo reclama ancora una volta, sporgendo la lingua. Vuole riprendere a ciucciarlo ed inondarlo con quella mistura dolce-amare scendendo fino ai coglioni.

“Adesso tocca al lui.” Gli dice ad un tratto indicando con lo sguardo il suo pisello.
“Sì, Signore. Come desidera, Signore.”
Non riesce a credere a quanto appena udito; mentre Alberto gli sale sopra, aggiunge: “Adesso proviamo il tuo 69...”
Così dicendo si pone a cavalcioni della faccia di Emanuele. Le ginocchia di Alberto stringono le sue orecchie immobilizzandolo. Il ragazzo non può che godersi lo spettacolo: un bel culo peloso e profumato al pari del suo, insieme ad un sacchetto peloso che gli solletica il petto da cui parte un cazzo duro con la cappella ancora bagnata della sua saliva. Tutto lì, a pochi centimetri dal suo naso e dai suoi occhi.
Sorride Alberto. Senza dire nulla quando gli afferra il membro. Ora che lo osserva da così vicino, non ha più dubbi: è bellissimo davvero. Largo e duro, s’inarca leggermente…
Lo annusa. E si riempie gli occhi di quella vista, della superba cappella a cui, con consumata maestria, abbassa il prepuzio. Piano, molto piano. Inizia a succhiarlo con piacere, aspirandone quell’incredibile profumo. Emanuele se la gode inerme. Almeno fino a quando Alberto non guida le sue mani ad accarezzarlo, a sfregargli le palle… A giocare col cazzo…
“Hai detto che il tuo 69 prevede che ci si lecchi il culo...”
“Sì Signore. È così!”

Si spostano per terra, sul tappeto, ponendosi di profilo. Ognuno ha la testa fra le gambe dell'altro. Le gambe leggermente flesse. La bocca di Alberto tra il cazzo ed il perineo di Emanuele e viceversa. Iniziano dal sacchetto scrotale a leccarsi e, spostandosi lungo il perineo, arrivano ai buchetti. Le lingue ruvide lavorano con un’avidità incredibile. Sembrano quelle di due cagne in calore.
‘Al diavolo i ruoli di schiavo e padrone’ pensa per un attimo Alberto, che adora leccare il culo. E lo eccita notevolmente quando viene ripagato allo stesso modo.
Emanuele, dal canto suo, non riusciva a credere che l’altro avesse abbassato le difese con tanta facilità. Incredulo, desidera che quella posizione lussuriosa venga mantenuta il più a lungo possibile.

I piani del Dottore sono tuttavia altri.
Lo lascia disteso a terra su un fianco. Gli passa dietro, stendendosi alle sue spalle: gli occhi accesi ed il sorriso crudele non lasciano dubbi.
“Il tuo Signore vuole riempirti con il suo cazzo...”
Emanuele deglutisce e comincia a sudare freddo… Il desiderio di soddisfare la richiesta del suo Signore lo attrae terribilmente; ma è una cosa che non ha mai fatto e ha paura… D’altronde sa perfettamente di non potersi sottrarre alla pretesa: è la regola…
“Chiedimelo… Chiedimi di scoparti!”
“Signore… - la voce gli trema – Signore… Io vorrei… Io voglio sentirmi riempire dal suo cazzo. Voglio… Voglio che mi scopi… Voglio essere scopato dal suo cazzo enorme. La prego! La prego!”
“Vabene. Sarai accontentato!”
“Grazie, Signore…” deglutisce di nuovo.
Emanuele si accomoda fra le sue braccia. Trema, mentre l’altro non fa nulla per metterlo a suo agio. Pone il suo culo all'altezza del grosso calibro che sta per trapanarlo. Sono ambedue di profilo.
Il giovane si sente stringere forte da quei meravigliosi mentre i peli del petto raschiano la schiena. Alberto punta con la cappella l’ano di Emanuele ed inzia a spingere il suo cazzone asinino in avanti, strusciandolo contro il culo ancora bagnato.
Indugia per qualche tempo nell’operazione. Poi senza l'aiuto delle mani, piegando un po' il bacino all'indietro trova il buco con la cappella. Lo stringe ancora più forte ed inizia a penetrarlo.
“Fa male, vero? Soprattutto se è la prima volta…”
“Sì… Sì, Signore. – le pieghe dilatate allo spasmo - Fa… Faaahhh male… Fa male, ma la prego… Non… Non smetta…”
“Stai tranquillo… Non smetterò!” ed inizia a leccargli e mordergli un orecchio. Gli sta bagnando tutto il collo con la lingua. Emanuele si lascia andare: è stupendo, non ha mai provato nulla di simile. Piano piano l’uccello di Alberto entra quasi tutto: si sente squartare, contorcere le viscere ma non rinuncerebbe alla penetrazione per nulla al mondo. Il dottore si ferma solo quando il suo pube preme contro le chiappe fino a spostarlo in avanti.
“Dimmi che ti piace schiavo!”
“Signoreeehhh… Aaahhh… Aaahhh… Mi fa… Mi fa impazzireeehhh!! – il fiato è corto. Le parole escono a fatica, ma come una cascata – Continui. Continui, per favore. Voglio che scopi il mio buco stretto… Non smettaaahhh!! Non smettaaahhh!! Aaahhh!!”
Emanuele è appoggiato con la testa sul suo braccio destro, ed il cazzone di Alberto è ben piantato in culo. È completamente in estasi: mai provate sensazioni del genere.
La paura e il dolore, hanno lasciato il posto ad un’estasi senza confini. E quando Alberto estrae la cappella quasi completamente per reinserirgliela violentemente e seviziargli l’ano, Emanuele perde totalmente il controllo!
Vorrebbe dimenarsi, ma il braccio forte dell’altro gli serra il fianco per poterlo fottere, se possibile, in maniera ancor più violenta. Sente il suo respiro sul collo. Piccole gocce di sudore gli cadono addosso, mischiandosi alle sue, mentre il bacino freneticamente colpisce la sua schiena.

Alberto inizia ad accelerare. La sua respirazione diventa più veloce. Emanuele inizia a mugolare: Alberto gli rovescia il capo tirandogli i capelli e gli mette una mano sulla bocca.
“Urla finché vuoi, piccola troia bastarda… Ne hai il permesso. Ma nessuno ti sentirà – una mano si appoggia sulle labbra carnose - Adesso il tuo Signore ti apre in due come la vacca che sei!”
Emanuele è all'apice del piacere: il viso, il corpo sono madidi di sudore. La mano sulla bocca lo soffoca… Ma la parte migliore è che sta per farsi venire nel culo da uno degli uomini più intriganti e sexy che abbia mai conosciuto.
Alberto invece preferisce sfilarsi. Si alza sdraiandosi accanto a lui a pancia all'aria; prende a masturbarsi come un ossesso:
“Qui… Svelto… Sopra di me!”
Emanuele non se lo fa certo ripetere e ed esegue mettendosi a cavalcioni all'altezza del collo.
“Anche la mia puttanella sta per venire, scommetto!”
“Sì… Sì Signore… La prego – la mano scivola velocissima sull’asta bagnata – La prego, mi lasci venire… Mi lasci venire…”
“Conta fino a 50!”
“Ma… - arriva un pugno nel fianco che gli leva il fiato – Sì… Sì Signore…”
“Lentamente!” aggiunge beffardo.
La conta comincia lenta. Il pene di Emanuele duole. Duole molto. Non crede di poter resistere fino al traguardo fatidico.
“Uno – sospiro – Due…” e via di questo passo… Mentre la mano cerca di segare il cazzo alla stessa velocità per ritardare il più possibile l’eiaculazione.
“Quindici… – sospiro – Sedici…”
“Il cazzo… Mettimelo in bocca…”
“Ventidueeehhh… Ventireeehhh…” ormai fatica anche a contenere i gemiti, ma almeno Alberto non reagisce.
“Solo la punta, idiota!”
“Trentaseiiihhh… Trentasetteeehhh…”
Gli occhi dell’altro brillano. Lo sguardo è estasiato e crudele al contempo. I suoi denti mordono… Oltre al dolore per l’erezione, pure quello sulla cappella ci mancava. Ma deve mantenere la concentrazione, è praticamente in dirittura d’arrivo:
“Quarantanoveeehhh… - finalmente! – Cinquantaaaahhhh!” un gemito più forte lo scuote, quasi un ululato ed Alberto sente la gola letteralmente inondata della giovane, calda sborra del suo schiavo. La beve tutta, avidamente. Pulisce a dovere la cima dell’asta che lo ha dissetato, senza lasciarne nemmeno una goccia.
Nello stesso istante Emanuele sente caldi schizzi bagnargli la schiena.

Sono venuti insieme. Come due animali.
Alberto lo trascina a sé, sistemandolo disteso accanto a lui; i respiri lentamente tornano alla normalità. Rimangono per qualche tempo in quella posizione: nessuno ha evidentemente voglia di andarsene. Emanuele sente un braccio cingerlo forte: Alberto lo abbraccia stretto.
Emanuele, fa per alzarsi:
“Il tuo Signore non ti ha ancora dato il permesso di andare!” e lo sculaccia riportandoselo vicino.
Lo bacia, con tenerezza per una volta!
Infine si decidono, si asciugano come possono per poi rivestirsi.
Emanuele, di spalle, apre la porta:
“Bene… Credo che questa…” comincia.
Lui lo previene:
“Dipende da te! Ti voglio come schiavo. Ti lascio del tempo per pensarci. Nei prossimi giorni t’invierò un sms: se quando lo riceverai deciderai di rispondere, vorrà dire che sarai mio. E sarò io a dettare le condizioni. Tu dovrai accettarle. Tutte. E incondizionatamente. Diversamente, è stato un piacere giocare in ognuna delle occasioni che ci sono capitate!”
Non un saluto di congedo.
La porta si richiude alle sue spalle.
I suoi indici, uniti, picchiettano uno sull’altro ed un sorriso malvagio si disegna sulla sue labbra.
Una massa di riccioli bruni ondeggia nel vento caldo della sera tinta di cobalto… Ed un sorriso altrettanto diabolico si disegna su altre labbra…
- Continua? -
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