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Gay & Bisex

MenAtPlay: Roberto


di honeybear
29.09.2014    |    5.294    |    1 9.7
"È una mossa riuscita: il mio corpo si contrae e si muove ancor più frenetico..."
“Come sempre, posso contare su di te, mio buon Ettore!” commenta serafico mentre posa il suo sguardo benevolo su entrambi.
“Signore! Per servirla” mi scosta un poco da lui. Si alza e si riassetta per aprire la portiera posteriore dell’auto. Rivolgendosi a me:
“Ti ricordi cosa ti dissi nei bagni dell’albergo, quando pisciammo insieme?”
“Se non vado errato, che le piace ammirare ciò che è bello e, se possibile, prenderselo!”
“Ottima memoria… La prima impressione che ho avuto su di te, era dunque corretta! - incasso il complimento senza commentare - E, guarda caso, tu sei qualcosa di bello che avrei deciso di prendere… - ora gongolo. Internamente, ma gongolo e lo lascio proseguire - Ettore ha solo preparato il terreno… Ha scaldato il motore, visto che è il mio autista. Ora Sali, chiudi la portiera!”
Ero ammaliato. Dai suoi occhi e dal suo modo di fare.
Stavo per concedermi… Anzi, no! Stavo per lasciarmi possedere da uno degli uomini di maggior classe (e successo) con cui mi era mai capitato di accoppiarmi.
Ettore, si sistema un’ultima volta la cravatta, e richiude la portiera per mettersi alla guida.
“Alla stazione!” ordina sollevando il vetro scuro.

L’abitacolo è sufficientemente spazioso e dotato di tutti i comfort che una macchina di lusso può offrire: comodissimi sedili in pelle (umana!! Ovviamente no!!), magnum di champagne ghiacciato con due flute di cristallo e: “Una giovane ed intraprendente troietta, pronta da scopare… E da scopare subito, visto il tempo tiranno…”
Cazzo, Roberto Montalto è incredibilmente risoluto riguardo il daffarsi! (anche se a ben pensarci, mi trovo un po’ qui per questo… E non per un disinteressato gesto di pura cortesia da parte sua)
Senza tanti complimenti, mi afferra per il mento, iniziando a leccarmi nella zona tra le orecchie e l’incavo del collo.
Mi sciolgo. Semplicemente!
Nonostante i miei sensi obnubilati, riesco ad afferrarlo per i fianchi. Gli allento la cintura e sbottono i pantaloni. Con uno scatto l’uccello, che si trova già a livelli di indurimento titanici, schizza sull'attenti, divincolandosi senza difficoltà dai boxer.
Roberto mi guarda e sorride.
Insalivo la mano destra. Glielo stringo con forza ed inizio a far scorrere le mie mani sull’asta, inumidendola.
Ancora mi guarda e sorride: “Sono certo che questo è solo un buon inizio…”
“Ma certo! Devo prima conoscere il territorio… - guardo ammirato quel magnifico cazzo mentre glielo scappello - Solo dopo posso iniziare a segartelo con il vigore che merita: su e giù, su e giù… Lentamente. Inesorabilmente!”
Insiste nel sorridermi: “Anche sul fatto che sei una gran troia, non mi sbagliavo!”
“I complimenti me li farai dopo… - ammicco – E solo se il servizio sarà stato di tuo gradimento!”
Con il palmo gli massaggio la cappella: va lubrificata meglio… L’occhio mi cade sulla magnum.
La prendo.
Verso un po’ di champagne partendo dalla punta e riprendo il lavoro di mano, aggiungendo quello di bocca: le nostre lingue si intrecciano come serpenti che danzano per assaggiarsi e scambiarsi il prezioso contenuto della bottiglia da cui ho bevuto.
Inizia a spogliarmi: mi sfila la giacca. Mi leva la cravatta e prende a sbottonarmi la camicia: “Com’è duro…” commenta tastandomi nella zona inguinale, prima di divaricarmi leggermente le gambe.
“Merito di Ettore! - rispondo serafico (visto che il bestione non mi aveva dato modo di svuotarmi), bloccando l’attacco – Se non ti spiace, per il momento il gioco lo conduco io!”
“Vediamo se sarai all’altezza, puttana!!” la sfida è lanciata.
Non chiedo di meglio! Soprattutto se la posta in gioco è sedurre un ricco e potente uomo d’affari come quello che ho praticamente addosso! E che mi copre di complimenti!
Gli levo la giacca per aprire anche a lui la camicia. Gli verso addosso ancora un po’ di champagne, partendo questa volta dal collo per fare in modo che, scendendo lungo i folti peli scuri del petto, si fermi su un capezzolo così da succhiarglielo con violenza:
“Woof… - geme – Anche il prosieguo non è male…”
Continuo il trattamento finendo di aprirgli la camicia per ritrovarmi nuovamente di fronte alla cappella. Le do dei piccoli morsi che lo fanno sussultare: è eccitatissimo e sembra stia godendo alla grande, senonché decide di trascinarmi a sé, facendomi sedere a cavalcioni su di lui.
“Questa non serve… – e mi spoglia definitivamente la camicia gettandola a terra – E questi nemmeno!” il riferimento è ai pantaloni e agli slip che, aggiustandomi la posizione (ora in accosciata tipo squat, con le mani ben salde sul poggiatesta), mi strappa senza troppi complimenti o difficoltà.
Ne approfitta così per scivolarmi sotto, e piantare la faccia proprio in corrispondenza del mio pelosissimo buco del culo che, ovviamente, insaliva copiosamente. Lo lecca alternando movimenti lenti e veloci, cercando di trapanarlo con la lingua, succhiandolo, mordicchiandone le slabbrature, soffiandoci sopra per poi lasciare la lingua liberissima di ruotargli intorno. Io contribuisco alla riuscita del piano, ondeggiando il bacino.
Mi piace!
“Dai… Forza… Leccamelo tutto! Leccamelooohhh per beneeehhh – lo incito. E per aiutarlo meglio nell’azione mi alzo e abbasso ritmicamente lasciandomi infilzare dalla punta della sua lingua – Aaahh… Aaahhh… Bravo, fai godere la tua troiaaahhh! Infilzami con la lingua… Così, così!! Se io sono una troooiaaahhh, tu… - Woof - Tu… Fammi sentire quanto sei puttaniere…”
“Sì… Sì… Vacca che non sei altro… – volgo appena lo sguardo. La cappella con cui spero m’impalerà a breve è completamente bagnata dai suoi umori che continua a spalmare sul resto dell’asta rigida – Ma tu vai più veloce… Più veloce!!”
Ubbidisco diligentemente. Passerei ore a farmi scopare il culo così, ma voglio di più. Voglio sentire quel magnifico palo di carne squartarmi le viscere!
“Voglio scopare… La tua puttana vuole farsi scopare dal tuo cazzo enorme… Dammelo! Dammelo, ti prego!”
Si ferma.
Osserva con attenzione il mio buchetto: “Guardalo come pulsa, tutto bagnato… Eh sì! Direi che è ora di soddisfare la tua richiesta!”
Sorrido e mentre mi lascio scivolare lungo il suo corpo, lui lentamente si risolleva per mettersi seduto. Mi ritrovo ai suoi piedi.
Gli slaccio le scarpe, consentendogli di eliminare pantaloni e intimo.
Mi siedo di nuovo sopra di lui. Il suo cazzo mi si pianta dentro con violenza. La mia schiena s’inarca:
“Mmmhhh… Avevi proprio voglia… - il fiato è smorzato dalla potenza della penetrazione. Mmmhhh…”
“Da quando te l’ho visto in bagno…” e sorride mentre con le mani indugio ad accarezzargli i pettorali gonfi e ben definiti che fanno capolino dai lembi della camicia aperta. I lunghi peli scuri che li ricoprono contrastano con il brizzolato dei capelli.
Lo stantuffo è arrivato a fine corsa: mentre mi appoggio saldamente alle sue gambe, sento le palle sbattere contro i miei glutei e i peli solleticarmi:
“Ed ora lascia fare alla tua troia! – mi guarda come se non capisse. Inizio a ruotare il bacino intorno al tronco imprigionandolo con una contrazione anale - voglio sentirlo tutto dentro fino in fondo! Fino in fondooohhh… E tu cerca di non venire! Non venireeehhh… Ooohhh…”
Rilascio lo sfintere dandogli modo così di sbattermi come solo un uomo di classe sa fare (quando si ritrova a scopare una puttana sua pari, oserei aggiungere): mi penetra con colpi violenti ma non veloci.
Prendiamo un bel ritmo: mi afferra il culo sodo e tondo dandomi un sonoro schiaffo – Wow!! – e aprendomelo per bene. Il mio uccello sbatte contro il ventre mentre cerco di spingere più che posso col bacino per sentirmelo dentro: “…Fino in fondo… Sfondami fino in fondo, stronzo!”
“Tutto quello che la mia puttana desidera…” posso affermare senza tema di smentita che il mio buchetto raramente è stato costretto ad un superlavoro di quel genere: oltre alla lunghezza, anche la larghezza di quel cazzo aveva il suo bel perché…
La foga della scopata mi porta quasi al delirio, perché mi sento ordinargli: “Infilami anche un dito nel culo!”
Gli anelli anali esterni si dilatano a dismisura quando le falangi del suo medio si prodigano per raggiungere le mie più profonde cavità. Se l’uccello mi sta lucidando la prostata, il dito non è da meno:
“Cazzo – rantolo con un filo di voce – Sì… Sì… Continua! Scopami… Scopami così… Cosìiii… Mi piace da matti!”
Il ritmo della scopata non accenna a diminuire: sudati fradici continuiamo a prendere ed affondare colpi!
Ansimiamo entrambi carichi di piacere.
Purtroppo con tutto quel sali-scinedi, comincio ad accusare un po’ di stanchezza (per quanto una possa essere allenata, ad un certo punto subentra una sorta di affaticamento fisiologico… O no!?): i quadricipiti sono tesi al pari dei tricipiti, eppure non vorrei interrompere il gioco (e nemmeno lui a quanto pare)!
Lo guardo (dio che occhi…). Attivo le mie riserve di energia e continuo a spingere con la stessa intensità. E ad ogni colpo il mio sudore caldo va ad innaffiare il prato scuro di Roberto. Gli faccio capire che da porca quale sono, non mi basta! Ne voglio di più!
Ecco che allora ad un dito prova affiancarne un secondo.
È una mossa riuscita: il mio corpo si contrae e si muove ancor più frenetico.
Ansimo e gemo come una cagna in calore… Gli appoggio entrambe le mani sul petto, strappandogli i peli e tormentandogli i capezzoli fino a stringergliele intorno al collo per evitare di cadere o di farmelo scivolare fuori.
Grida e bofonchia qualcosa mentre il mio cazzo si svuota sul suo torace disegnando una specie di fiume che scorre quasi immobile verso l’ombelico.
Sorride (lo proporrò per una campagna pubblicitaria di un dentifricio), mentre mi accascio su di lui per riprendere fiato. Il mio respiro pesante nelle sue orecchie e sul collo. Sento sfilargli le dita. Mi accarezza la nuca. Mi afferra delicatamente per le guance e, piantandomi i suoi due fanali in faccia, gentilmente mi comunica:
“Ora tocca a me, troia…”
Con estrema delicatezza mi toglie anche il cazzo dal buco del culo che, a fatica, prova a riprendere la dimensione originaria… Mi bacia. Mi lecca dalla bocca in giù.
“Mmmhhh… Com’è bello… E come sei delicato…” sogghigno.
Non parla. Si limita a guardarmi mentre, afferrandomi per le spalle, mi spinge a terra davanti alle sue gambe spalancate.
“Adesso finisci di spompinarmi, puttana! Ed impegnati a dovere… Non voglio che il finale sia deludente!”
Mi preme con forza la testa sulla cappella. Spalanco la bocca e gliela succhio con la stessa violenza con cui è entrata: “Aaahhh, beneeehhh… Così, così - stringo forte le labbra intorno e gioco con le palle – Mmmhhh… Brava…” Giusto per non smentirmi aumento progressivamente la velocità fino a quando lo sento irrigidirsi ed inarcarsi.
Ci siamo.
Sta per venire! Allento la morsa sul cazzo e me lo appoggio in punta di lingua: i fiotti di sperma caldo mi inondano la gola.
Ingoio ogni singola goccia, leccandomi le labbra.
“Ho il cazzo in fiamme… - rantola, pensando che sia finita – Sono ripetitivo, ma lo ribadisco: bagasce come te ce ne sono davvero poche in giro… E scommetto che ancora non è finita!”
Indovinato!
Rido mentre gli ripulisco per bene il cazzo dallo sperma rimasto. Lui contrae gli addominali in un misto di piacere e dolore. Con gli ultimi mugolii mi solleva per farmi sdraiare accanto a lui. Avvicina le labbra per baciarmi dolcemente:
“Ottimo lavoro, tesoro!”
Si passa la lingua sulle labbra mentre il vetro scuro che ci separa da Ettore si apre:
“Siamo arrivati in stazione, Signore!”

- Continua -
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