Racconti Erotici > incesto > Per fortuna che c'è zio...
incesto

Per fortuna che c'è zio...


di honeybear
18.08.2015    |    34.236    |    2 9.0
"Torniamo agli scogli e con uno sguardo d’intesa raccogliamo in fretta le nostre cose per riprendere la strada del ritorno..."
“Marco… Dove stai correndo?”
Ciò che mi passa accanto, anzi mi travolge, sembra una mandria di bufali.
“Cos’è successo?” chiedo preoccupato a mia sorella Chiara che mi ha raggiunto.
“Tuo nipote…”
“Sì, l’ho visto… Sembrava una furia! - e dopo una breve spiegazione, mi lancio all’inseguimento – Avrà preso da papà…”
“O dalla mamma…” e mia se ne torna rassegnata alla piazzola del campeggio.
Supero la spiaggia affollata di ogni sorta di bagnanti intenti a trascorrere un felice ferragosto e lo raggiungo ai bordi della pineta che confina con essa. Schiena contro il tronco di un pino marittimo, sbuffa come un toro e mi guarda con gli occhi iniettati di sangue.
“Ti ha mandato mia madre…”
“Sì e no… Cos’è successo?”
“Ne ho pieni i coglioni! – esordisce con quell’espressione tipica della sua età – Potevo essere ad Ibiza a divertirmi con i miei amici e invece devo starmene in questo posto di merda ad annoiarmi a morte! Ogni giorno la solita menata: apparecchiare, sparecchiare, guardare che quelle teste di minchia dei miei fratelli non combinino casini… Sono grande. Sono maggiorenne… E non sono padrone di fare un cazzo!!!! Nemmeno di andare a strafarmi con i miei soci!!!!”
Dopo lo sfogo l’espressione sul suo volto si fa più calma. Sorrido e lo guardo fisso.
“Avevo ragione io: tutto mio padre, tuo nonno!!!! - mi guarda senza capire - Va meglio? – annuisce – Vieni con me!”
Lo afferro per una spalla e lo trascino via.
“Dove mi stai portando?”
“Beh… Non sarà Ibiza, ma penso che potrebbe piacerti!”
Camminiamo veloci nella pineta fino ad uno stretto sentiero che sale in direzione oppoesta alla spiaggia.
“È un po’stretto – gli dico strizzando l’occhio - …E non è facile da trovare...”
Il sentiero si riduce ulteriormente, diventando quasi impercorribile a causa dei rovi e delle piante che lo infestano, fino a sparire dietro un gruppo di rocce… Superate le quali ci si apre davanti agli occhi la vista spettacolare di una piccola caletta bianca di sassi delimitata e protetta, agli estremi, da alti scogli.
Il candore prodotto dai riflessi del sole è abbacinante.
“Wow – mormora Marco con gli occhi persi nel mare cristallino che la lambisce – Wow…”
“Notevole, vero? E non hai visto ancora niente... Ehi ma tu stai sanguinando… E anch’io!!” scoppiamo a ridere indicando i rispettivi polpacci incisi dai rovi attraverso cui siamo passati.
Ci lanciamo in una corsa folle lungo la spiaggia bollente per raggiungere il mare disseminando ovunque i vestiti e incuranti del piccolo gruppo di nudisti che, con il nostro chiasso, abbiamo forse disturbato.
“Chi arriva ultimo…” e la scommessa si perde nel vento.
Ci immergiamo e cominciano a fare i cretini: tuffi dalle spalle dell’altro, ci spingiamo sott’acqua, ci schizziamo incuranti del fatto di essere completamente nudi.
Ce ne rendiamo conto solo quando ci fermiamo a fissarci, le mani che accarezzano i pettorali dell’altro… È questione di un attimo: i volti si avvicinano, le bocche si sfiorano. Scattano le lingue… Che subito si ritraggono.
“Zio… Io non volevo…” il viso di Marco è bordeaux.
“Tranquillo… Va tutto bene… - e, baciandolo in fronte, gli accarezzo dolcemente la folta peluria sul petto muscoloso fino a scendere sempre più in basso. Gli prendo delicatamente in mano l’uccello – …Direi che siamo messi bene qui sotto…” così dicendo scappo via tornando verso la spiaggia avvampando a mia volta.
Trovo riparo dietro un gruppo scogli.
Lui mi raggiunge dopo aver raccolto tutta la nostra roba.
“Ah già, bravo!... No, aspetta… Aspetta a rivestirti!” il mio sguardo si fa più malizioso mentre inizio a sballonzolare il cazzo con una mano.
Marco, con lo sguardo fisso sul mio gioiello, mi scruta senza parlare.
“Ti piace eh?” le guance di mio nipote s’imporporano.
“Ma cosa dici zio, non sono mica frocio! Sto solo constatando che... – si guarda intorno imbarazzato, deglutendo - …Che sei messo bene! Chissà quante fighe hai fatto impazzire prima di sposarti!”
“Sai… - sorrido sornione continuando ad accarezzarmi e a tessere la mia tela - …Qualche volta preferisco il culo alla figa…” ormai l’amo è lanciato.
Sul viso di Marco si dipinge un’espressione difficilmente decifrabile. Guarda il mare. Sorride e voltandomi le spalle piega il busto in avanti fingendo di controllare se c’è tutta la nostra roba. Mantenendo quella posizione, si allarga le chiappe con le mani facendomi credere di voler togliere i residui di sabbia dal culo: dal nero della foresta di peli compare una piccola rosa pulsante.
Ammiro il panorama offertomi da mio nipote: che culo notevole! Con quella pelle liscia ricoperta dalla folta peluria castana che continua sulle gambe massicce e arcuate.
Si solleva per voltarsi e piazzarmi l’uccello praticamente in faccia. È veramente un bell’arnese: lungo e decisamente largo, con una vena che lo percorre interamente e che comincia a pulsare frenetica.
Eccitato, sento il sangue affluire tra le gambe.
“Allora zio – inizia a menarselo – che ne dici del mio?” lo sguardo è quasi di sfida.
“Beh… - mi passo una mano sul mento - …Direi che anche tu sei messo bene!”
Se lo guarda soddisfatto, mentre si fa sempre più barzotto.
“E adesso come pensi di usarlo il tuo?”
Fingo di non capire: “Mah cosa vuoi, praticamente lo uso solo per pisciare… - risatina (finto) imbarazzata - …Quando ero un pischello come te mi ci divertivo, ma ora…”
“Beh è un peccato... – si passa la lingua sulle labbra - …Forse potrebbe darti ancora soddisfazione, in fondo sei un bell’uomo!”
“Sarò anche un bell’uomo, ma sai com’è: con una famiglia, due figli e il terzo in arrivo, dove lo trovo il tempo per correre dietro alle donne?”
“Non è fondamentale correre dietro alle pollastrelle, non trovi?” e mi strizza l’occhio. A che gioco stiamo giocando? Non lo so… L’unica certezza è che comincia davvero a fare troppo caldo…
“Ehi, ma il tuo uccello s’è svegliato…”
“Beh… Si vede che il mio zietto ha il potere di calmare i miei bollenti spiriti… E di infiammarne altri… Tu che dici?”
“In effetti… - il mio sguardo punta dritto alla cappella lucida praticamente appiccicata al mio naso – così sembrerebbe…”
La situazione mi stava eccitando da morire ed anche il mio cazzo, al pari di quello di Marco, era già teso in un’erezione completa. Decido di non fare nulla per nasconderlo ma di giocare ancora un po’ con mio nipote, provocandolo nello stesso modo in cui stava facendo con me. Ero curioso di vedere quale piega avrebbe preso la situazione.
Aggiungo solo un altro po’ di benzina sul fuoco:
“Ad occhio e croce, da qui non dovrebbe passare nessuno… La spiaggia poi mi sembra poco affollata. Forse i nudisti non ci hanno nemmeno visto… E comunque pare che si facciano i cazzi loro…”
Senza parlare si piega per sedersi al mio fianco. I glutei si scostano quel tanto che basta a lasciarmi intravedere ancora il suo ano peloso. Non stacca gli occhi dalla mia erezione.
“Non farti intimorire da lui. Adesso gli passa…” la giustificazione tuttavia suona poco credibile. Il mio cazzo infatti si è fatto decisamente paonazzo, la cappella rossa e visibilmente pulsante. Una goccia di presperma fa capolino dal piccolo orifizio in cima.
“Non mi sembra che il tuo amichetto abbia voglia di tornare a dormire! Sai che ti dico? Penso di non avere mai visto un pisello così grande… Dal vivo intendo... Quanto è lungo?”
“Ma dai: è un pisello normale - rispondo ipocrita - …Sarà intorno ai 22 cm…”
“Mica tanto normale, direi!! Certo che la zia sarà contenta dell’articolo!! – sorride - Il mio è già tanto se arriva ai 20…”
“Direi che 4 cm in più non fanno questa gran differenza…” bugiardo…
“Insomma… Anche solo nel farsi una sega è diverso…”
“Beh se sei curioso puoi provare, il mio amico! Non aspetta altro…” l’affondo finale servito su un piatto d’argento!
“Zio Alberto, ma che cazzo stai dicendo?? – avvampa sotto l’abbronzatura - Secondo te dovrei mettermi a farti una sega??”
“Era solo per farti provare i miei 22 cm… A me non da fastidio… E poi qui siamo al riparo da occhi indiscreti!”
Parlo guardandolo dritto negli occhi con un unico desiderio: saltargli addosso e dare sfogo a tutto il mio piacere. Smetto di ridere.
Marco si accorge della mia espressione seria.
Posa gli occhi prima su di me, poi sul mio cazzo, poi di nuovo la sua faccia perplessa e combattuta incrocia il mio sguardo ardente di desiderio.
Sospira.
La sua mano tremante si avvicina al mio pene fluttuante. Lo afferra in maniera un po’ maldestra e comincia a segarmi lentamente.
Inizio ad ansimare, reclinando il capo.
“Continua ti prego...”
Sento il respiro di Marco diventare più intenso e profondo; la sua mano delicata e sottile, ha ormai preso dimestichezza con l’arnese.
“Più forte, Marco… Più veloce cazzo… Così, così bravo…- mugolo senza ritegno tormentandomi i capezzoli- …Vengo… - lo guardo intensamente negli occhi – Ooohhh… Ooohhh… Vengooohhh!”
Sborro copiosamente. Il fiume di seme caldo si riversa tutto sul mio petto inzuppando i peli chiari. Alcuni schizzi bagnano la sua mano che non accenna a fermarsi incurante dell’orgasmo ormai raggiunto.
Mi lascio cadere sulla roccia per riprendermi da quell’intensa emozione.
Marco si alza di scatto; corre verso il mare tuffandosi senza esitazioni.
Lo raggiungo poco dopo sorridendo divertito.
Marco vedendomi si allontana con due bracciate. Non ci metto molto a raggiungerlo. Gli afferro una spalla tirandolo verso di me.
Si gira. Nei suoi occhi c’è un misto di rabbia, vergogna e d’imbarazzo. Ciò che è successo deve averlo parecchio turbato. Distoglie lo sguardo.
“Ehi guardami… Marco guardami: è tutto okay!”
“Questa cosa non è mai successa – sibila - se provi a fiatare con qualcuno a casa...”
“Stai tranquillo. Chi lo dovrebbe sapere a parte noi? Questa cosa non la saprà nessuno, non ti devi preoccupare…”
Vedo il suo viso rasserenarsi ed un sorriso illuminare il cielo terso.
Torniamo agli scogli e con uno sguardo d’intesa raccogliamo in fretta le nostre cose per riprendere la strada del ritorno. Osservo il giovane corpo completamente nudo di mio nipote, già così maschio, salire con sicurezza sui ripidi scogli. Le bianche rocce lasciano presto il posto alla fitta vegetazione di arbusti e cespugli che tornano ad essere la tranquilla pineta che porta alla spiaggia.
Vedo un sentiero. Spingo Marco in quella direzione.
“Zio Alberto, ma che fai?”
Dopo aver percorso pochi metri ci troviamo davanti ad una terrazza naturale a picco sul mare all’ombra di un boschetto di lecci.
“È fantastico qui! Non ho parole!” mormora sgranando gli occhi.
“Non ti ho portato certo qui per ammirare il panorama!!”
Mi guarda. A capito perfettamente: una forza irresistibile ci attrae un all’altro. Le nostre labbra si uniscono in un bacio dolce e liberatorio per Marco, passionale e travolgente per me.
Faccio vorticare la mia lingua attorno alla sua e subito sento il suo cazzo ingrossarsi contro il mio pube.
Lo avvinghio a me mentre lascio scorrere le mie mani lungo la sua schiena e i suoi fianchi fino ad arrivare a massaggiare violentemente i suoi glutei duri e tesi. Lo sento gemere. Prova a divincolarsi ma non glielo consento. Tenendolo saldamente, m’inginocchio davanti a quel giovane uomo ansimante di un piacere inesplorato. Prendo il suo bel cazzo in bocca cominciando il miglior bocchino della mia vita. Un sapore di mare misto a urina inonda il mio palato. A ciò si aggiungono stille di liquido prespermatico sapientemente cavate dalla mia lingua capace.
Marco grugnisce dimenandosi dal piacere: “Zio mi fai impazzire!”
“Non è ancora il momento! Vieni!”
Mi alzo, dirigendomi verso la macchia d’alberi. Un’occhiata veloce poi gli indico il posto: “Mettiti lì!”
Marco si sdraia con le gambe aperte. Mi sistemo in mezzo per soffermarmi ad ammirare il suo bel cazzo pulsante ed umido, frutto del mio lavoro e della mia saliva filante. Gli lecco le palle, mordicchiando la pelle e i peli. Scendo lentamente verso il prepuzio per dirigermi sicuro al buco del culo.
Più lecco, più Marco gode: “Ti piace, eh!? Cagna in calore che non sei altro!!”
Tra un gemito e l’altro annuisce. Gli sollevo le gambe: finalmente posso leccare il buco del piacere! Ci sputo all’interno, poi infilo la punta della lingua picchiettando la sua rosellina ad intermittenza. Gode in preda agli spasimi, gridando come un ossesso.
“Zio vengo... Vengooohhh… Aaahhh!!”
Faccio appena in tempo a far sparire il suo uccello nella mia bocca: sento il suo seme scendere al mio stomaco tra le urla e gli spasmi convulsi di mio nipote.
“Porca puttanaaahhh!! Ziooohhh… Cosa mi hai fatto!? Non ho mai provato una cosa del genere!!”
“Credimi, te ne farò provare delle migliori!!” lo bacio per fargli assaggiare quel poco di sperma che ho mantenuto per lui e glielo spingo nel profonde della gola.
“Adesso tocca a te darti da fare! Forza nipotino bello…”
Guardo la mia mazza: le vene sembrano scolpite nel marmo tanto è lucido. La cappella fradicia di quel liquido filamentoso che esce a flusso continuo dall’orifizio.
Marco, la faccia ancora stravolta dal trattamento cui l’ho appena sottoposto, apre la bocca per introdurre la punta della cappella in bocca. Senti i denti sulla carne e la sua lingua inesperta, ma vorace e sinuosa, lavorare in punta.
Lo prendo per la nuca premendogli il cazzo contro il fondo della gola. Lo sento gorgogliare: non è abituato a fare pompini e sarà certamente stato colto da un conato di vomito.
Mi sfilo presto dalla sua bocca e, lasciandolo in ginocchio, gli pianto l’uccello sul naso. Mentre mi masturbo, lui prova a leccarlo con scarso successo… La sua inesperienza m’intenerisce.
Ma avrò tempo per erudirlo a riguardo. Ora finisco di concentrarmi sul secondo orgasmo che, impellente, sta per esplodere. Marco capisce e arretra leggermente socchiudendo le labbra. Giusto il tempo di appoggiarci sopra la cappella che, con un fiotto violento, gli inonda il palato.
“Deglutisci… - mi guarda sorpreso - …Ingoia tutto, ho detto, troia!”
Ubbidisce perplesso e spaventato.
Gli do una mano a rialzarsi e lo bacio per assaporare l’aroma del mio umore nella sua bocca. Appoggio le mani sul suo petto per solleticargli i peli. Lui fa lo stesso. Ci stacchiamo sorridenti.
“Adesso per la mia troietta isterica è davvero giunta l’ora di tornare all’ovile. Siamo in giro da troppo tempo e senza cellulari. I nostri si staranno preoccupando…”
Ci rivestiamo con calma continuando a baciarci. Poi, stretti in un abbraccio, prendiamo il sentiero che ci riconduce in spiaggia.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Per fortuna che c'è zio...:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni