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Gli intrighi del convento di San Girolamo - 1a p. - il mio arrivo...


di boschettomagico
28.09.2017    |    4.604    |    2 9.6
"Siamo andate verso una piccola porta che dava su un grosso prato dove c'erano una quarantina di olivi ben allineati, Gertrude con passo veloce mi precedeva e..."
Un tremendo temporale accompagnava la carrozza che saliva da più di un'ora una strada sterrata piuttosto stretta, i cavalli ansimavano e io che a tratti aprivo la tendina per sbirciare dal finestrino guardavo con terrore le ruote che slittavano e sfioravano il burrone che limitava la strada.
Avevo paura e ripensavo in continuazione ai motivi che mi avevano portata lì su quel mezzo traballante e insicuro... le diatribe continue con mio padre, il conte Marcello; con il quale non avevo mai avuto un rapporto normale tra padre e figlia.
Lui voleva farmi diventare una dama tutta pizzi e trini e io invece...interiormente maschio mancato...lo deludevo adorando andare a caccia, montare i cavalli e tirare di scherma.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata però la proposta...o meglio l'ordine... del mio genitore di andare sposa promessa a soli 19 anni al marchese Odoacre, nostro vicino e ricco possidente terriero che avrebbe permesso a mio padre di allargare ancora di più il suo impero.
Mi rifiutai subito e forse in cerca di una tregua...accettai solo di andare in visita alla residenza del marchese...ma fu un errore tragico.
Durante il pranzo, il marchese che sapeva del mio amore verso i cavalli mi invitò a visitare la sua scuderia, ma una volta attiratami nella trappola mi spinse su delle balle di fieno e cominciò a spogliarmi.
Mi ribellai ma la sua mole fisica ebbe la meglio e così mi denudò e mi sverginò con una violenza inaudita per un uomo del suo lignaggio.
Fu una esperienza traumatica, e quando il gigante mi venne dentro provai un senso di nausea verso tutto il genere maschile; in quel momento lui però si rilassò e io riuscii a colpirlo con una ginocchiata ai testicoli e liberarmi dalla sua presa.
Mi inseguì e presto mi raggiunse e io vistami persa raccolsi un forcone e glielo lanciai conficcandoglielo in un piede.
Alle urla tutti accorsero ma mio padre invece che difendermi non mi rivolse più la parola e il giorno dopo mi comunicò che io per lui non ero più sua figlia e che avrei preso i voti e sarei diventata una religiosa.
Lo maledii per tutto il viaggio tra lacrime di disperazione e ringhi di rabbia repressa.
All'alba la carrozza arrivò al convento, il vetturino scese, mi lanciò con sgarbo la borsa che era l'unico mio bagaglio e suonò una campanella a una porta di legno massiccio.
Dopo un po' la porta si aprì e comparve una giovane suora che dopo aver scambiato qualche parola col vetturino mi sorrise e mi disse
-Venga, la reverenda madre la sta aspettando.
Sono entrata e l'ho seguita per una serie di lunghi corridoi illuminati da piccole lampade ad olio, fino a che la suora ha bussato ad una porta che si è quasi subito aperta.
E' apparsa una suora di circa 40 - 45 anni, che mi ha sorriso e mi ha detto
-Entra, ti stavo aspettando da un bel po'... l'inclemenza del tempo ha allungato il tuo viaggio.
La stanza era molto ampia, aveva un tavolo fratino al centro, armadi e comò alle pareti, e un caminetto che scoppiettava allegramente e che mi diede subito conforto in quanto ero ghiacciata dal viaggio e dal terrore.
La suora mi ha squadrata da testa a piedi, era una donna bellissima e dopo avermi fissata a lungo mi ha detto
- Sono suor Gertrude, conosco la tua storia, sei descritta da tuo padre come una ribelle, ma se ti atterrai alle regole del convento qui potrai avere un sereno futuro, se no continuerai nelle tue lotte contro il mondo intero.
Questo non è un carcere, avrai la tua libertà, ma togliti l'idea di fuggire, il convento è su un colle di oltre 800 metri ed è circondato da ettari di foresta, infestata da lupi e animali selvatici...quindi sii ragionevole.
Spogliati che ti do la tunica da novizia.
Io sono rimasta imbarazzata...
-Mi devo spogliare davanti a lei?
-Certo...una ribelle come te ha paura spogliarsi davanti a un'altra donna?
Ho cominciato a togliermi gli indumenti, suor Gertrude ha preso un sacchetto di lino e ha cominciato a ficcarci dentro i capi che mi toglievo, fino a che sono rimasta con una maglietta di cotone e le mutandine di seta.
-Togliti anche quelle, qui non sono ammessi i capi costosi, siamo un ordine che ha fatto voto di povertà.
Con imbarazzo mi sono tolta la maglietta e l'ho data a Gertrude che l'ha infilata nel sacchetto cominciando però a fissarmi i seni sodi e i capezzoli che per il freddo che avevo si erano inturgiditi.
Poi vedendo la mia immobilità mi ha detto
-Su...un ultimo sforzo...e ce l'avrai fatta...
Al che mi sono sfilata le mutandine di seta verdi pisello e gliele ho lanciate.
Gertrude ha preso le mutandine al volo ma invece di infilarle nel sacchetto di lino se le è messe nell'ampia tasca della tonaca,e poi ha incollato i suoi occhi sul mio sesso peloso, ricco di peli ricci ramati, arrossendo e cercando di nascondere il suo piacere con un leggero colpo di tosse.
Essere lì nuda davanti a lei che mi osservava con quell'aria libidinosa mi rendeva molto nervosa, poi Gertrude si è avvicinata mi ha messo le mani sulle spalle e fingendo di cercare di capire la taglia della tunica da darmi ha cominciato in modo vago ma insistente ad accarezzarmi schiena, fianchi e natiche.
Ha aperto poi un armadio dove erano riposte delle tonache, ha controllato la taglia e me ne ha data una dicendomi
-Questa dovrebbe andarti bene...poi da un altro cassetto ha preso una maglia e un paio di mutandoni di lana grezza e li ha posati sul tavolo davanti a me.
Ho preso i mutandoni e ho avuto un senso di brivido nel sentire la ruvidezza di quella stoffa
-Questo tessuto è una grattugia...mi rovinerò la pelle...
Gertrude mi ha fissata, pensavo ad un rimprovero, invece mi ha sorriso, e accarezzandomi ora in modo molto deciso le chiappe mi ha detto
-E' vero hai una pelle morbidissima...ti esento dall'indossare le mutande...poi guardandomi fissa negli occhi ha aggiunto
- Nemmeno io le porto...
Mi sono rivestita in fretta e furia con quella tonaca color ocra con i bordi marroni per liberarmi il più in fretta possibile da quello sguardo pieno di libidine che mi metteva a disagio.
Suor Gertrude mi ha detto
-Vieni, ti mostro la tua cella.
Ho ripreso a seguirla in altri corridoi, poi siamo salite su per una scala fino ad arrivare al termine di un corridoio dove c'erano due porte.
-Ecco le celle delle novizie...e così dicendo mi ha aperto la porta di destra
Era una stanzetta minuscola e spoglia, illuminata da una piccola finestrella con un piccolo letto, un comodino, un minuscolo armadio e un inginocchiatoio.
-Posa la borsa e seguimi, ora ti porterò in refettorio a fare colazione, poi andrai in chiesa per i canti e la funzione dopo di che tornerai nel mio ufficio e ti assegnerò le tue mansioni.
Il refettorio era uno stanzone molto luminoso riscaldato da un grosso caminetto, con un lungo tavolo dove dodici suore erano sedute in mia attesa, Gertrude mi ha fatta accomodare accanto a una ragazza vestita come me, probabilmente un'altra novizia, mi ha presentata in modo spiccio dicendo
-Questa è Marzia una nuova novizia...e con passo veloce ha abbandonato il refettorio.
Le suore erano tutte giovani, dai 20 ai 30 anni, l'unica anziana era la cuoca, Suor Domenica, che aveva una sessantina di anni e che ha dato a ognuna di noi una tazza di caffelatte e due fette di pane.
Mentre mangiavamo la ragazza vicina a me mi ha sussurrato
-Ciao Marzia, io sono Fiorella, siamo le uniche novizie del convento ...
Suor Domenica ha visto che parlavamo e con uno sguardo ammonitore ci ha zittite.
Dopo la funzione e i canti sono tornata da Suor Gertrude che mi ha detto
-Per il momento ti assegnerò a Suor Daniela, che è la suora che si occupa del nostro oliveto, seguimi che ti porto da lei.
Siamo andate verso una piccola porta che dava su un grosso prato dove c'erano una quarantina di olivi ben allineati, Gertrude con passo veloce mi precedeva e mi diceva
-L'uliveto è molto piccolo ma produce un olio sopraffino che viene mandato a Roma.
In fondo all'uliveto c'era un capanno dove si sentiva rumore di lavoro...
Siamo entrate, dentro al capanno c'era Suor Daniela, un donnone di quasi cento chili che con una pialla stava levigando il manico di un rastrello; non aveva il copricapo, era rossa di sudore per il lavoro di fatica che stava svolgendo, come ha visto Suor Gertrude si è messa il copricapo sapendo che era stata colta in fallo e diventando ancora più rossa.
Anche qui la presentazione è stata stringata e abbandonando il capanno Suor Gertrude le ha detto
-Questa è Marzia la nuova novizia che per il momento l'aiuterà nel suo lavoro.
Suor Daniela mi ha dato un rapido sguardo continuando a levigare il manico, che poi ha incastonato nel rastrello picchiando colpi con un martello e mettendo in mostra una forza inusuale per una donna.
Al termine del lavoro mi ha portata fuori e mi ha detto
-In questo periodo si devono potare le piante, ne ho già sistemate quasi la metà, vieni che ti insegno.
Ci siamo avvicinate a un albero, suor Daniela con un balzo felino è salita sul ramo portante, sorprendendomi per tanta agilità in un donnone così gigantesco, poi mi ha allungato il braccio e mi ha letteralmente issata sull'albero senza fare il minimo sforzo.
-I rami piccoli li devi tagliare con il forbicione, attenta a non ferire le gemme però...quelli grossi e secchi li tagli invece con la sega, e così dicendo mi ha mostrato come tagliarli.
Ha fatto un albero lei e poi mi ha issato su un'altra pianta e mi ha detto
-Su prova tu ora...
Mi sono messa al lavoro e dopo la mia prestazione ha aggiunto
-Brava...penso che imparerai in fretta...Ora dobbiamo dividere i rami piccoli da quelli grossi e portare le fascine nella legnaia che è laggiù dietro quella porta.
Ho cominciato a fare il lavoro ma mentre ho raccolto un ramo piuttosto grande lungo circa 30 cm, Daniela mi ha detto
-Non buttarlo, porta le fascine dove ti ho detto, quello dallo a me...
Ed è andata nel capanno riprendendo la pialla in mano e lavorando il legno.
Le fascine erano pesantissime e a portarle a destinazione mi ci è voluto molto tempo, al ritorno sono entrata nel capanno, Daniela come mi ha vista entrare ha preso il pezzo di legno e lo ha letteralmente lanciato nel cassettone del banco da lavoro arrossendo...La cosa mi ha incuriosita...
Le ho detto
-Quelle fascine sono troppo pesanti per me, io non ho i suoi muscoli...
Mi ha guardata ridendo di gusto
-Si...forse ho esagerato, lascia che le porto io, riposati...
E' uscita e si è caricata le fascine senza il minimo sforzo incamminandosi verso la legnaia...
Come si è allontanata sono andata al banco e ho aperto il cassettone...sono rimasta allucinata...
Daniela aveva lavorato quel ramo e l'aveva trasformato in un perfetto cazzo di legno con tanto di cappella ingrossata...nel vedere quella cosa ho avuto un brivido e l'ho lanciato in un angolo del cassettone perchè quella visione mi aveva fatta venire in mento il cazzo di Odoacre che mi aveva sverginata...dandomi quell'immenso dolore...
Al ritorno di Daniela ho dovuto a fatica nascondere il fatto che avevo visto la sua opera e il ribrezzo che avevo provato dentro me stessa.
Per fortuna che la giornata era al termine e siamo tornate al convento...
Dopo cena sono andata nella mia cella, mi sono sdraiata decisa a riposare ma non riuscivo a prendere sonno, il vento faceva tintinnare la finestrella, i versi degli animali nella foresta erano continui e striduli, per cui continuavo a fissare il soffitto e riflettere sulla mia triste situazione; ma mentre riflettevo ho sentito rumore di passi nel corridoio e un bussare leggero...ma non nella mia porta...
Mi sono alzata con cautela e ho aperto lo spioncino...il corridoio era poco illuminato ma sono riuscita a vedere Suor Domenica, la cuoca anziana davanti alla porta che dopo un po' si è aperta facendo comparire Fiorella l'altra novizia.
Come ha visto Fiorella, Suor Domenica l'ha subito abbracciata e baciata ...era un bacio carico di passione a cui Fiorella rispondeva senza ripensamenti.
Mentre baciava la novizia, la vecchia suora con la mano destra palpava con estrema libidine in mezzo alle cosce Fiorella, che allargava le gambe per darle via libera.
Poi sono entrate nella cella e hanno chiuso la porta.
Ho atteso qualche minuto e poi sono andata alla loro porta cercando di origliare...sentivo solo dei vaghi mormorii, ma non capivo cosa si dicevano anche se si sentiva ansimare di piacere le due...
Sono tornata a letto ancora più sconvolta di prima...dove ero capitata...un convento dove la reverenda madre mi aveva palpata per prendermi le misure della tonaca, la suora giardiniere si fabbricava cazzi di legno, e l'anziana suora cuoca si faceva una novizia della mia stessa età!!!
( continua)...






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