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Prime Esperienze

UNIVERSITARI - 4A PARTE


di giov60
17.10.2023    |    6.193    |    4 9.1
"Sempre che non ti scocci!” “Affatto semmai è un piacere rendermi utile per tua madre” e qui Camilla sbotta in una risatina tipica di chi la sa lunga, non..."
E’ passata una settimana dalla giornata passata con la signora Daniela perché a causa di problemi di famiglia non son più andato da Rosa a studiare e, a dire il vero, nemmeno a lezione in facoltà.
Ho solo sentito Camilla che mi aspettava per un po' di sano sesso a casa sua in quei giorni, mettendola al corrente di quanto accaduto. Si masturbava al telefono durante il racconto che le facevo della giornata passata con la madre di Rosa a conferma delle sue intuizioni di qualche settimana prima.
Ma si avvicina la sessione di esame che inizierà tra meno di venti giorni. Ho bisogno di ripassare le due materie che devo affrontare e quindi con una telefonata chiamo la mia ragazza e ci mettiamo d’accordo per il pomeriggio del giorno dopo.
“Avviso anche Camilla, se non ti richiamo passa prima a prendere lei alla stazione degli autobus” mi dice al telefono Rosa.
“Ma non posso passare prima da te così almeno di posso salutare, e lo dico con una inflessione di voce tale da non lasciar dubbi sulle mie intenzioni, prima di andarla a prendere?”
“Ok va bene, passa prima qui per un salutino.”
Mezzora prima dell’arrivo del pullman sono sotto casa di Rosa che mi attende sulla porta. Ci abbracciamo e baciamo e riesco a dare una palpata al suo culetto pronunciato. Lei intanto, apprezza la mia vistosa felicità nel rivederla, infilando la mano tra di noi e tastando voluttuosamente il mio eccitato uccello. Sembra che sia cambiato qualcosa, ma capisco subito che è stato solo un momento. Mi allontana da lei, anche se mi accorgo lo fa con un certo affanno, e torna a impersonare il solito personaggio volitivo senza scostamenti.
Mi spinge verso la vespa invitandomi a partire.
Arrivo alla stazione con largo anticipo e, sorpresa, trovo Camilla già lì ad aspettarmi: si è fatta dare un passaggio da un conoscente così ha risparmiato i soldi per l’autobus.
Mi abbraccia con più trasporto di Rosa e mi chiede di partire subito e di passare prima per l’università. Come al solito si aggrappa a me prendendomi per l’uccello che è già in tiro.
“Mi mancava fare un giro con te in vespa!”
Arrivati davanti alla facoltà, mi dice di parcheggiare davanti l’ingresso dell’aula magna.
“Ma lì adesso non so nemmeno se troviamo aperto.”
“Non ti preoccupare, è aperto.” Facciamo i pochi metri che ci separano dal portone all’andatura tipica della ragazza che non può muoversi velocemente. Entrati nell’atrio le chiedo dove crede di andare visto che lì non c’è niente. Mi spinge verso la porta del bagno riservata ai disabili e, appena entrati, si siede sul sedile del cesso e mi fa cenno di abbassarmi i pantaloni.
“Speravo arrivassi prima del solito, come d’altronde fai sempre, perché ho proprio voglia!”
Prende il cazzo tra le sue mani e se lo porta alla bocca. Melo lecca prima poi abbocca lasciandolo molto bagnato quindi fa per alzarsi e si appoggia al vicino lavandino alzandosi la gonna. Non indossa nemmeno le mutandine.
“Non è un tavolo da salotto ma la posizione è la stessa, giusto?”
“Dai abbiamo ancora dieci minuti!! Fammi godere, scopandomi come hai fatto con la signora Daniela e vienimi dentro che ho finito le mestruazioni stamattina!”
“Sei proprio una porca!”
Grugnisce e sbuffa durante tutto il rapporto. Sono tre giorni che, per un motivo o per l’altro, non mi sono potuto fare nemmeno una sega. Quando sento che sta per godere mi lascio andare e le riempio del mio caldo seme. Quasi urla nel sentire il calore del mio piacere dentro di se e gode rumorosamente.
Ancora sta ansimando mentre tira fuori dalla borsa le mutandine che sentiamo bussare alla porta del bagno.
“Un attimo!”
È un sorvegliante che udito il vociare, vuole controllare.
Si aggrappa a me come a sorreggersi e apriamo la porta per uscire. L’uomo è lì davanti certo di aver beccato due studenti a fare sesso in un bagno della facoltà, ma quando vede Camilla, si ricrede, anche se qualche dubbio gli rimane, visto che la ragazza esce aggrappata a me.
“Quando scappa, scappa e nelle mie condizioni, ogni aiuto è benvenuto!”
L’uomo capisce la situazione ci lascia andare.
Fa la scena anche per salire in vespa e solo quando partiamo riporta la mano alla sua maniglia preferita, che adesso, grazie a lei, è più morbida al tatto.
“Ma nemmeno ti sei lavata e nemmeno io ho potuto farlo.”
“Voglio sentirmi umida tutto il pomeriggio! Avevo troppa voglia e non potevo aspettare domenica pomeriggio quando verrai a casa!”
Infatti, ogni due settimane, o il sabato o la domenica, andavo a casa sua a scopare e la cosa andava avanti dall’inizio di primavera fino ad autunno inoltrato.
Arrivati in perfetto orario a casa di Rosa, ci mettiamo subito a ripassare.
In me c’è una certa trepidazione perché non né visto né sentito al telefono la signora Daniela da ormai otto giorni e temo che la donna, nel frattempo possa aver deciso di tornare ad essere solo la chioccia affettuosa che accudisce i suoi pulcini, come era fino a due settimane fa prima di impazzire, e, quindi, chiudere il perverso gioco con me che è solo all’inizio.
In casa non la vedo girare per cui, dopo quasi due ore di proficuo ripasso, dove con soddisfazione, soprattutto di Rosa, mi rendo conto di avere una buona preparazione per il prossimo esame, chiedo un attimo di pausa per un caffè. Rosa si offre di prepararlo visto che la madre è dalle amiche e non tornerà prima di sera.
Poi quasi ricordando qualcosa, apre un cassetto del mobile all’ingresso di casa e ne tira fuori un piccolo pacchetto. Mi dice che è per me da parte della madre.
“Un regalo per me?! Mica è il mio compleanno?!”
“Nessun regalo” risponde freddamente Rosa “solo una commissione che mamma ti chiede di fare, visto che hai la vespa per muoverti in città mentre lei può andare in giro solo con i mezzi pubblici. Sempre che non ti scocci!”
“Affatto semmai è un piacere rendermi utile per tua madre” e qui Camilla sbotta in una risatina tipica di chi la sa lunga, non raccolta, fortunatamente, da Rosa.
“Dentro la scatola ci sono anche le istruzioni e i soldi per la commissione!”
Con noncuranza, prendo il pacchetto e lo butto dentro lo zaino, anche se, dentro di me, fremo per aprirlo e vedere cosa ci fosse dentro dato che non riesco a pensare di quale commissione Daniela avesse bisogno.
Sono quasi le diciannove quando sospendiamo il lavoro di ripasso e ci diamo appuntamento all’indomani. Devo ancora accompagnare Camilla a prendere l’ultimo autobus della giornata che parte tra meno di dieci minuti. Volo con la ragazza attaccata al mio uccello fino alla fermata dove la saluto con un bacio augurandole una buona notte.
“Lo sarà, tirerò fuori dalla mia micina tutto il tuo latte per suggerlo con le mie labbra!”
Dopo un quarto d’ora sono nella mia camera a casa e, con una certa apprensione, apro il pacchetto di Daniela.
Ci sono sei chiavi divise due a due con tre anelli ed etichettate: Casa, Mare, Casa due.
A parte, avvolte, ci sono due banconote da cinquemila lire e sotto un biglietto:
Per favore fai due copie di ogni chiave: la prima per me, la seconda per te. Quella della mia passione già ce l’hai. La tua puttana.
Il cuore mi sobbalza in petto per la felicità e quasi grido per la gioia. Appena finita la cena con i miei squilla il telefono mia sorella che risponde mi chiama perché la chiamata è per me: è Camilla che, appena arrivata a casa vuole sapere del pacchetto.
Gli dico delle chiavi ma non posso leggerle il biglietto dato che i miei potrebbero sentirmi.
Il giorno dopo verso le dieci vado a fare le copie delle chiavi in una ferramenta in centro città e mi prendo qualche minuto per una passeggiata lungo il corso centrale arrivando fino alla Villa Comunale dove, passando accanto alla fontana che lì si trova, mi sento chiamare. Come giro lo sguardo vedo Daniela seduta su una panchina che conversa amabilmente con una altra signora di circa cinquant’anni, mi avvicino e vengo presentato come “il collega di studi di Rosa di cui ti ho già detto”.
La signora che in quel momento indossa un paio di occhiali da sole se li toglie con eleganza e, dopo avermi squadrato da capo a piedi: “Complimenti Daniela! Proprio un bel ragazzo!” Ringrazio la signora per l’espressione nei miei confronti e mi premuro di far vedere a Daniela che ho già fatto la commissione che mi aveva chiesto, mostrandole il pacchetto che contiene sia le chiavi che il resto dei soldi avanzati.
Alla vista del pacchetto Daniela mi dice che allora è il caso che l’accompagni, se la cosa non mi disturba e se non ho altri impegni, perché deve farmi vedere un’altra cosa che dovrei fare per lei.
“Certamente non ho impegni fino all’ora di pranzo, poi sa già che sarò a casa sua a preparare l’esame con sua figlia!”
Le due signore si alzano dalla panchina e si scambiano un bacio di saluto e nel fare ciò la signora cinquantenne, mi guarda facendomi un occhiolino in segno di complicità. E’ certo che si tratta di una delle amiche “consigliere” di Daniela. La fisso da capo a piedi: si muove con una certa eleganza e indovino un corpo ancora appetibile per un affamato come me.
Vorrei prendere per mano Daniela ma lei invece inizia a camminare un passo davanti a me e anche in modo piuttosto sostenuto. La seguo come un cagnolino, ma tale non mi sento affatto: semmai sono il lupo che sta puntando la preda.
Come usciamo dalla Villa Comunale, dalla parte opposta dalla quale sono entrato il passo di Daniela rallenta alquanto e inizia ad ancheggiare vistosamente prendendo una strada laterale poco frequentata. Mi beo dell’ancheggiamento che mi ricorda quello delle prostitute che battono lungo una delle vie periferiche della città fino a quando Daniela si ferma per aprire il pacchetto che le ho appena dato. Ne tira fuori uno degli anelli con le chiavi e apre un piccolo portone del caseggiato alla sua destra invitandomi ad entrare. Non appena il portone si chiude alle nostre spalle, mi abbraccia con passione e mi bacia voluttuosamente, corrisposto da me che sono in cielo per la felicità. Poi mi chiede di aspettare un attimo qui dove sono e, saliti tre dei quattro gradini che portano verso il piano rialzato dove arriva l’ascensore, si ferma.
Girandosi verso di me di tre quarti solleva il lembo della gonna che indossa prima a scoprire la balza delle calze poi seguendo con il dito indice la stringa del reggicalze scopre l’anca e il sedere e, infine, girandosi verso di me mi mostra il pelo del suo inguine non coperto da alcun indumento.
“Vedi, ho deciso. Se vuoi te lo posso anche dire…. Voglio essere la tua puttana!”
Lo sapevo già dal bigliettino ma sentirselo dire e vederla così sfrontata ed indecente mi ha fatto indurire il cazzo.
Salgo con lei nell’ascensore infilandole la mano sotto la gonna a tastarle il sedere e sempre così arriviamo all’ultimo dei quattro piani del caseggiato dove c’è il solo ingresso di un appartamento.
E’ quello che lei ha ricevuto in eredità e che fino a qualche mese fa era affittato a degli studenti. Ora, vista la situazione e d’accordo con il marito, ha deciso do non affittare più. Sarà il posto dove potremo stare un po' in pace.
Da qualche giorno sono finiti i lavori di imbiancatura e lei lo ha già dotato della necessaria biancheria e lo ha arredato spartanamente ma in modo funzionale.
“Non siamo mai stati ancora a letto insieme…. Che ne dici di una sveltina prima di pranzo?”
Che bel modo di parlare! L’ha appena edotta la signora che ha salutato poco prima. Sarà la sua maestra in turpiloquio!
Ho già il cazzo in bella vista e lei si sta già leccando le labbra dalla voglia.
“Però se vuoi scopare una puttana….” Così dicendo tira fuori dalla borsetta un pacchetto su cui leggo “settebello”.
“Le puttane vanno scopate con il preservativo!”
Non ne ho mai visto uno, anche se ne avevo sentito parlare, quindi sono in chiaro imbarazzo.
Lei apre il pacchetto e ne tira fuori uno, apre la confezione grazie alle unghie curate e lo estrae.
“Vediamo se Rosalba mi ha spiegato bene,,” Rosalba è evidentemente il nome della signora di poco fa…
Guarda due o tre volte l’affare e intanto io mi avvicino a lei che dopo qualche secondo di dubbio appoggia al mio uccello la gomma del preservativo che comincia a srotolare lungo il mio sesso duro.
Il contatto freddo ed umido dell’affare non mi piace ma sto al gioco.
In un attimo è senza vestiti e per la prima volta la vedo completamente nuda.
“Nemmeno quel cornuto di mio marito mi ha vista mai così!”
Si allunga sul letto che fresco di lenzuola pulite ci accoglie per il nostro primo amplesso.
Ho appena il tempo di baciarle la figa che lei: “Le puttane vanno scopate non baciate!”
Appoggio allora il mio cazzo tra le labbra della sua figa a spingo con quanta forza ho nelle reni. E’ bagnata ma vedo che la penetrazione non è stata indolore per lei. Mi viene da chiederle scusa e di uscire, ma le sue gambe sono già incrociate dietro la mia schiena e sono prigioniero.
Mi ribalta sul letto e me la trovo sopra che mi guarda con uno sguardo lubrico iniziando la sua danza sul mio uccello e impalandosi sempre più a fondo. Dopo una decina di colpi riconosco nella sua espressione quella di Camilla quando si impala su di me e mi viene da girarmi a controllare se sull’uscio della camera intravedo la figura di sua madre. No! La situazione e simile ma non la stessa! In pochi minuti io sono al limite mentre Daniela è come ubriaca e sento i suoi umori sul ventre e sulle gambe. Sento stringere il mio cazzo dalla sua figa perché sta godendo e fa godere anche me per la prima volta dentro di lei.
Si accascia ansimante continuando a dire: “Che puttana, che puttana…”
Mi infila la lingua in bocca e ci scambiamo per lunghi secondi le nostre salive.
Sento il mio uccello che si affloscia uscendo dalla calda tana di Daniela che, scavallando da me afferra il preservativo pieno di bianco latte e, sfilandomelo dall’uccello me lo rovescia sul ventre. Ci intinge un dito che, credo, voglia portarsi in bocca. No, continua a girarlo sulla mia pancia ad allargare la chiazza di piacere. Poi come a svegliarsi da un torpore, scende dal letto e sparisce in bagno da dove torna con una salvietta per pulirmi e pulirsi.
“La prossima volta, puttana si, preservativo no!”
Anche la signora Rosalba nel giro di qualche settimana ha apprezzato la vigoria della mia gioventù sullo stesso letto sia da sola che insieme a Daniela.
La storia è andata avanti per quasi due anni in cui mi sono sacrificato tra Daniela, Rosalba, Camilla e sua madre. Di tutte loro ho goduto della loro pelle, delle loro bocche, mani, seni, fighe e culi e loro hanno goduto di me.
Non ho sposato Rosa e nemmeno Camilla, non sono diventato medico ma, seguendo infine la mia passione ho aperto un ristorante.
Dedico questo ricordo:
alla memoria di Camilla che qualche solo tre anni dopo la fine di questa storia, appena laureatasi, ha perso la sua battaglia contro il male che l’affliggeva ma che, fino all’ultimo, non le ha tolto la voglia di vivere;
alla memoria della signora Daniela che solo qualche tempo fa, carica di giorni, ho salutato per l’ultima volta partecipando al suo funerale.


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