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Manuela, figlia mia! 2a Parte


di giov60
28.10.2019    |    24.221    |    8 9.9
"Le pur apprezzabili mammelle di Manuela però riescono solo in parte a imitare la quarta abbondante di Antonella, ma non mi sembra il caso adesso di fare..."
Il mangiare mi va quasi di traverso per i sentimenti che sto provando sia a causa delle parole di Antonella poco prima al cellulare che so essere vere, sia anche per l’impertinente piedino che sto subendo sotto il tavolo e anche per l’atmosfera che si respira in questo ristorantino non adatto forse ad una cena tra padre e figlia, anche se agli occhi degli avventori presenti potrebbe sembrare due amanti molto irregolari.
Ma il vino frizzante e il cibo decisamente buono mi fanno passare dallo stato di agitazione nervosa ad uno di allegra leggera eccitazione: ho in mente quanto sta certamente accadendo a casa mia e, siccome il sesso si fa per lo più con il cervello, la mia eccitazione è al top; vedo nella mia mente le immagini più lascive di Antonella alle prese con il giovane cazzo che, spero per lei, sia duro e nodoso come quello di un attore porno e che sia strumento efficace per donarle tutti gli orgasmi necessari a portarla allo sfinimento.
Che la mia mente stia vagando altrove se ne accorge anche Manuela: mi sta fissando con tale acutezza da procurarmi come un formicolio al centro della fronte!
“Papà a che stai pensando?” mi dice sorniona mentre beve dal bicchiere quasi vuoto le ultime gocce del prosecco con cui abbiamo accompagnato la delicata cena.
La lingua passa con tocco leggero attorno all’orlo del bicchiere e questo mi basta perché un brivido mi percorra la schiena e riporti tutti i miei pensieri in mia presenza.
Adesso la mia mente malata vede l’immagine di una bella donna di nemmeno ventidue anni che, prorompente in tutta la sua femminilità mi sta davanti e mi provoca solo con la punta della sua lingua che, lasciva, continua a girare attorno all’orlo del calice ormai vuoto.
“Dai andiamo via che la cena è terminata!”
Ad un cenno della mia mano una delle cameriere mi porta il conto che saldo io, come si conviene ad un galantuomo.
Usciamo dal ristorante e ci buttiamo, una volta usciti dal vicolo, al centro di via del Pigneto che, quasi con orgoglio, percorriamo al centro sotto lo sguardo ora compiaciuto, ora invidioso, ora quasi scandalizzato, delle tante persone che a quell’ora, non sono ancora del ventidue, affollano la strada romana. La percorriamo come due fidanzatini abbracciati alla vita l’un l’altra. Poi una volta attraversato il passaggio pedonale sulla ferrovia, mentre scendiamo verso la stazione della metropolitana ormai alle ultime corse della giornata e quindi poco affollata, sento la mano di Manuela che afferra la mia stretta alla sua vita e, dolcemente ma con decisione, la spinge verso il basso sulle natiche.
Lo fa girando lo sguardo verso di me in modo tale che i miei occhi possono ora sprofondare nell’oceano ceruleo dei suoi. E mentre i nostri occhi affogano gli uni negli altri, la mia mano percorre l’ansa della sua vita per allargarsi sulla sua anca dove avverte, sottilissima, la stringa di un perizoma che indovino essere della stessa foggia di quelli che Antonella, la mia porca moglie, indossa quando vuole dar sfogo ai suoi bollori. Il morbido turgore della sua chiappa costringe in automatico le mie dita a fare la dovuta presa sul quel gluteo offertomi con tanta dolcissima decisione. Alla stretta della mia mano fa seguito il movimento del braccio stesso che ci fa ritrovare uno di fronte all’altro tanto che le nostre bocche non possono esimersi dallo scambiarsi un bacio che, prima piuttosto casto, diviene sempre più passionale e, per questo, motivo di scandalo per alcuni passeggeri che, come noi sono in attesa della metro. Si scandalizzano per cosi poco!! E se sapessero che siamo padre e figlia!!!
Le due fermate che ci separano dalla tranquilla via della zona di San Giovanni passano velocemente e altrettanto velocemente percorriamo le poche centinaia di metri che ci conducono tra le mura ovattate dell’appartamento occupato da Manuela.
Qui non si tratta della solita situazione di giovane fanciulla traviata dal maturo genitore, non abbiamo bisogno di chiederci nulla reciprocamente, sappiamo benissimo entrambi cosa vogliamo: siamo coscienti e consenzienti entrambi, semmai è Manuela quella che sta pregustando la realizzazione di un sogno inconfessabile e inconfessato fino a quel momento.
Ringrazio il cielo che durante l’attesa nel pomeriggio mi sia potuto rinfrescare come si conviene perché, appena passata la soglia di casa vengo spinto sul divano mentre contemporaneamente Manuela mi sfila la maglia. Cado così sulla morbida seduta già a torso nudo e avverto che nella foga le unghie delle mani di Manuela hanno lasciato tracce sulla mia pelle a livello di entrambe le scapole dove avverto un inconfondibile bruciore.
“Non ti muovere” e scompare in camera sua per il tempo necessario a che io riesca a sfilarmi i mocassini dai piedi lanciandoli verso il mobile tv.
Al suo ritorno accende la piantana che illumina il solo divano e spegne il lampadario della stanza. Mi si para davanti cosi quasi in controluce e praticamente evanescente nella penombra della stanza che l’avvolge. Vedo comunque che ha appoggiato sul vicino tavolino una scatola, mi pare rossa, simile a quelle delle scarpe forse un po’ più piccola. Accende poi una specie di retroilluminazione dello schermo della tv: adesso fatico ancora a distinguere i particolari ma i contorni della sua figura sono molto più netti. Il fascio di luce che invece mi illumina non nasconde nessun particolare del mio corpo alla sua vista.
Devo avere un inizio di cataratta perché faccio fatica ad inquadrarla bene mentre inizia un lento movimento di bacino, come se stesse ballando.
Si porta le mani attorno alla testa più volte facendo roteare con belle mosse le belle e lunghe braccia; poi, rallenta e le mani, incrociate sul seno, afferrano ognuna una bretellina dell’ aderente vestito che passando sopra la punta delle spalle scendono lungo le braccia e sfilate da queste, si afflosciano sui fianchi. Solo il seno, una terza ma ben sodo, tiene sul l’abito fino a che Manuela non afferra l’orlo superiore del indumento e lentamente costringe lo stesso a passare sopra le mammelle ed ad afflosciarsi a terra.
Pure nella penombra in cui si è celato, il corpo di Manuela viene perfettamente disegnato dal controluce della stanza.
Un fisico mozzafiato tipico di una bella ragazza ventenne: seno sodo su cui appoggiano due capezzoli molto chiari, al contrario di quelli sua madre, e il perfetto disegno delle curve delle anche ad evidenziare un ampio bacino sostenuto da due splendide gambe rese vezzose dalle autoreggenti che nemmeno il vestito prima indossato aveva nascosto alla mia fantasia.
Ancheggiando sinuosamente si avvicina alla piantana e lentamente gira la lampada verso di lei che, trona ad indietreggiare riprendendo la posizione che il vestito a terra le ricorda.
Adesso la vedo e, come amo fare con Antonella, mi massaggio indecentemente il cazzo mentre la misuro dalla testa ai piedi. Il suo sguardo lascivo va a posarsi sul cavallo dei miei pantaloni gratificando il mio fare.
Un gancetto tiene su ancora le due stringhe del perizoma nero che, ultimo baluardo, ancora cela il fiore della sua nudità. Sta li a due metri da me a gambe divaricate altera e sicura di se e con un sguardo sicuro e sfidante, lo apre con due dita lasciando cadere il nero triangolo di stoffa.
Si avvicina di un passo scarso e mi mette davanti la depilata figa, carnosa e grossa, come se fosse quella di una matura matrona, tutta depilata e ne allarga oscenamente le labbra come a offrirmela impudicamente.
Come lei si allarga le labbra della figa, io il tiro giù la zip dei miei pantaloni e faccio saltare fuori il mio cazzo di maturo, apprezzato e ricercato mandrillo. Lo sguardo soddisfatto di Manuela mi confermano il fatto che la ragazza non si aspettava nulla di meno!!
Torna ad allontanarsi di un mezzo passo dopo aver portato con se una delle sedie del tavolo li accanto. Si siede sempre a cosce aperte ma non spalancate e afferra la scatola sul tavolinetto da cui tira fuori, come un trofeo una cosa che riconosco immediatamente!!
E’ una candela rossa a forma di fallo di dimensioni notevoli. Anzi è proprio quella candela che “scandalizzò” mia moglie e me alla festa dei diciotto anni di Manuela, non la festa con i parenti , ma quella organizzata con i suoi amici e amiche e che fece la sua comparsa sulla torta, destinata ad essere spenta con un soffio al posto delle più classiche cifre uno e otto.
Era quella che tre anni prima io e Antonella ritenevamo essere una candela e che ci scandalizzò non per la sua forma e dimensione ma perché ci mise di fronte al fatto che la nostra “bambina” tale non era più. Ora invece scopro che è un fallo di gomma in piena regola: la cera e lo stoppino per poter accenderla era stato applicato sono sulla punta e destinato a durare non più di un minuto. Come di solito succede nelle cose del mondo, solo io, il maschio, lo scopro adesso mentre madre e figlia lo hanno fatto subito dopo la festa!!!
Assisto allupato a questo spettacolo come il biblico Erode a quello della danza dei sette veli di Salomè, Manuela gioca con il rosso giocattolo, baciandolo, infilandoselo in bocca, poi tra i seni, accarezzandosi lungo tutto il corpo fino a giungere finalmente ad usarlo per quello per cui è fatto.
Seduta sulla punta della sedia, allarga le gambe oscenamente per permettere al grosso fallo di poter, prima scorrere lungo le grandi labbra depilate perfettamente, poi, sapientemente guidata dalla sua mano, affondare fino alla radice dentro il suo fiore accogliente. Tre o quattro volte il fallo esce ed entra dal suo corpo e ogni volta che torna fuori è sempre più lucido di umori.
Adesso, al quinto o sesto affondo, Manuela sfila lentamente il rubicondo attrezzo di piacere, se lo porta sulle labbra assaporandone, con la solo punta della lingua, il vischioso umore che lo ricopre. Lo fa solo sulla punta. Poi si alza e si avvicina a me che, sprofondato nel divano con i pantaloni abbassati a meta coscia, continuo a masturbarmi godendomi la scena quasi di fronte a me ci fosse mia moglie con uno dei suoi amanti. Poggia il rosso fallo sul tavolinetto all’impiedi, attenta a non farlo cadere, il tempo necessario a sfilarmi i pantaloni. Poi si inginocchia tra le mie gambe e torna ad afferrare il dildo presentandomelo trionfante davanti alla bocca. Con l’altra mano mi afferra il cazzo e ne apprezza finalmente la calda consistenza carezzandomelo con mal dissimulata voluttà.
Il rosso fallo finisce dove lei voleva che finisse: nella mia bocca che lo accoglie per gustare l’intimo sapore di mia figlia. E’ lei a guidarlo ora più dentro ora più fuori e questo osceno pompino dura diversi minuti.
“Ti piace!?! …Si che ti piace!!! Come ti piace succhiare i cazzi degli amanti di mamma!! “
Allo stupore del mio volto per quello che ascolto: “Mamma mi dice tutto ormai da anni… Cornutone di papà che non sei altro!!”
Cosi dicendo me lo spinge in bocca quasi a soffocarmi perché lo sento praticamente in gola a solleticarmi le tonsille. Molla la presa e mentre io rimango con il rosso cazzo infilato in bocca lei, desiderosa quanto mai fino ad allora, rivolge le sue attenzione alla dura carne paterna che la sua mano già accoglie da qualche minuto.
Mi afferra il cazzo con entrambe le mani e lo coccola vogliosa accarezzandolo anche con lo sguardo.
“Questo è il cazzo che più bramavo da tempo… me lo sogno da quando ho iniziato a toccarmi da ragazzina e, finalmente adesso è nelle mie mani!”
Si china con la testa e avverto il morbido contatto con le sue labbra che si aprono ad incendiare la mia già dura carne con il calore altissimo della sua bocca vogliosa. Se non fossi a centinaia di chilometri da casa potrei giurare che è Antonella, in uno dei suoi più riusciti pompini, a dissetarsi al mio cazzo.
“Brava vero?? Mamma mi ha insegnato fare pompini come piace a te!”
Poi mentre dice questa cosa che mi eccita ancora di più si mette il mio uccello tra le tette, anche qui imitando, anche nelle espressioni del suo viso già stravolto dal piacere, la porca madre che, nel medesimo lasso di tempo, mi sta cornificando a casa e nel mio stesso letto.
Le pur apprezzabili mammelle di Manuela però riescono solo in parte a imitare la quarta abbondante di Antonella, ma non mi sembra il caso adesso di fare paragoni.
Antonella, mia moglie, quando ha tra le tette un signor cazzo, fa spagnole che la portano ad un orgasmo devastante: Manuela, sua figlia, mi pare sia sulla stessa strada ed infatti poco dopo erompe in un grido che soffoca abboccando la cappella del mio uccello mentre ha il corpo squassato da spasmi di piacere.
Si abbandona infine a terra appoggiando il busto al divano. Abbandono che dura solo pochi minuti adesso sono io a voler ricambiare con la sapienza della mia bocca il piacere appena ricevuto.
Alzatomi la afferro sotto le ascelle a la faccio distendere sul divano: testa sul bracciolo una gamba sulla seduta, l’altra poggiata a terra.
La sua figa è aperta e indifesa all’attacco della mia bocca, che ha poco prima già assaggiato il suo sapore che però si era alquanto raffreddato, mentre ora posso dissetarmi direttamente alla fonte e lo faccio.
La sua figa depilata e umida ha una pelle cosi delicata che sembra quella di una ragazzina mentre invece, l’accoglienza che offre alla mia lingua, mi rivela un accogliente e sontuoso luogo di piacere che ha già aperto da tempo aduso a feste memorabili.
Dissetatomi sufficientemente, in questo accompagnato dalle mani sul capo con cui Manuela mi ha guidato, adesso ho voglia di affondare in lei. Avvicino il mio viso a quello di mia figlia e ci scambiamo un bacio che nulla ha di paterno e, mentre lei con la lingua mi sta vellicandomi la faccia a pulirla dalle tracce che la sua umida figa ci ha lasciato sopra, appoggio la punta del mio cazzo lì dove un cazzo deve stare. Avverto il calore di quelle grandi labbra e con un colpo di reni deciso e progressivo prendo possesso di lei.
“Te lo ha detto mamma quanto grosso era il cazzo di papà?!?!” “Lo senti adesso? Ti piace!?!”
“Papà sono anni che me lo sogno!! Se la sera del mio diciottesimo compleanno non te ne fosti andato adesso sarebbero già tre anni di incestuoso amore tra me e te!”
Le sue gambe mi avvolgono attorno ai reni e i suoi piedi si incrociano a impedirmi vie di fuga che invece dovrei avere dato che non so quanto riuscirò a resistere.
“Dai papà sfondami come fai con mamma fammi diventare troia come hai fatto con lei!!”
La stretta della sua figa sul mio cazzo, come se mi stesse masturbando con una mano invisibile, le sue parole di incitamento e i suoi mugolii mi portano in pochi minuti al punto di non ritorno.
Se ne accorge e si aggrappa ancora più forte a me con le gambe incrociate sulla mia schiena.
“Papà allagami di piacere!!”
E così avviene.
Quasi svengo per il piacere che provo godendo nel più profondo della sua figa incurante di ogni possibile conseguenza. Altrettanto fa lei lanciando un urlo che poco ha di umano. Poi ci abbandoniamo uno addosso all’altra.
Quando i nostri respiri sono tornati quasi regolari ci stacchiamo e ci abbandoniamo seduti sul divano, sudati e felici. La sua mano mi accarezza lo scroto e gioca con il mio cazzo, che moscio e umido, si rilassa sul mio ventre mentre io gioco con il suo monte di venere non potendo scendere più giù dato che tiene strette le gambe come a non voler far uscire nemmeno una goccia del mio sperma che le sta ancora riscaldando la figa.
Fissa con lo sguardo l’orologio che le sta di fronte: è quasi mezzanotte!
Come avviciniamo le nostre teste per scambiarci un bacio, la serratura della porta d’ingresso scatta.
Gli occhi di Manuela mi dicono di non muovermi e cosi come eravamo, uno con la mano sul sesso dell’altro, lasciamo che Lorena ci sorprenda.
“Ti ho tenuto in caldo la sua sborra!” le dice Manuela allargando le gambe tenute chiuse fino ad ora mentre Lorena fa scivolare a terra la sua minigonna.
“Cosi adesso siamo pari!”
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