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Divento Papà


di giov60
14.10.2023    |    30.693    |    10 9.9
"Ho la gola secca e la bocca impastata da non riuscire a proferir parola..."
Sono ancora Giuseppe quello che abita a sud, nella Puglia del sud. Avevo ventun anni quando ho fatto la fesseria di mettere incinta quella che è la mia signora e, di conseguenza, ero stato accolto in casa della mia futura moglie in qualità di prossimo genero. Devo essere sincero: mi sono sentito subito ben accolto anzi sono stato quasi spinto ad entrare nella famiglia di Elena, mia moglie appunto, accolto con malcelata simpatia sia dal mio futuro suocero un uomo buono e tranquillo, sia dalla mia futura suocera che ancora nel fiore degli anni, appena 43, aveva un fisico invidiabile mentre mio suocero già vicino ai 50 aveva un fisico che rispecchiava la sua paciosità.
Allora ero ancora troppo inesperto e, soprattutto, molto preso dalla passione sia per mia sorella, di cui vi ho già accennato, sia per la mia futura sposa per accorgermi di come anche mia suocera mi aveva preso in una certa simpatia. Certo da giovane stallone apprezzavo la fisicità della madre di Elena, ma allora preferivo la carne giovane e non prestavo molta attenzione verso donne mature.
Ma veniamo al dunque.
Primavera inoltrata del 2011. Elena è ormai prossima al parto e già da qualche settimana evitiamo pericolosi rapporti completi che io sopporto abbastanza bene grazie anche alla discreta presenza di mia sorella che cerca di sopire in me gli ardori riuscendoci benissimo.
Vivo nell’eccitante e un po’ preoccupante attesa di diventare padre ma sono anche eccitato all’idea che mia sorella verrà a casa mia per accudirmi durante la permanenza di Elena in ospedale: mi aspetto di passare giornate memorabili che mi riempiranno il cuore di gioia e svuoteranno i coglioni pieni a causa della prolungata astinenza dovuta allo stato di mia moglie e che è destinata a rimanere tale ancora per qualche altra settimana. Ma ho fatto i conti senza l’oste! Elena mi chiede se non ho nulla in contrario a che sua madre Vittoria venga a passare a casa nostra i giorni del suo ricovero così che potrà essere più vicina all’ospedale e sollevare il marito, mio suocero, dall’accompagnarla visto che abitano abbastanza distanti. Le rispondo, seppur a malincuore e maledicendo la cosa, che sono d’accordo.
Avverto anche mia sorella che accetta malvolentieri la cosa.
Il giorno previsto per il ricovero di Elena, a metà mattinata, il campanello della porta mi annuncia l’arrivo dell’amata suocera. Esco ad accoglierla per aiutarla a portare dentro una valigia che mi pare esageratamente grande per un paio di giorni di permanenza. L’abbraccio con rispetto e ci scambiamo un bacio sulla guancia in segno di benvenuto.
Contrariamente al solito, non indossa i pantaloni ma una gonna sotto il ginocchio che per una signora di nemmeno 46 anni mi sembra anche troppo castigata, anche se, nei pochi anni da quando la conosco, non ha mai indossato nulla di particolarmente attraente e mai ha messo in mostra il suo fisico da matrona, visto che è una donna alta con un bacino importante e un seno abbondante.
Salutata la figlia con molto affetto, si chiude nella cameretta dove le abbiamo preparato il letto per mettere a posto le sue cose.
Nel primo pomeriggio, come da programma, entrami accompagniamo Elena in clinica dove, subito dopo la visita da parte del ginecologo, lascio madre e figlia per fare alcune commissioni. Alle diciannove sono di nuovo lì per portare a casa mia suocera non prima di aver salutato e baciato Elena che mi raccomanda di fare il bravo e non contrariare la madre.
Visto che non è ancora molto tardi mi permetto di invitare mia suocera a cena fuori tanto per rompere un po' l’imbarazzo di vederla girare per casa. Mi risponde che preferirebbe cenare a casa, magari mangiando una pizza. Accetto volentieri e dopo averla accompagnata, esco di nuovo a prendere le pizze per la cena.
Al mio rientro il tavolo è già apparecchiato e mi premuro di togliere le pizze dal cartone per metterle nei piatti che Vittoria ha messo in tavola, aro una bottiglia di birra e una di acqua minerale.
“Mi sono messa in libertà” sento che mi dice mentre esce dalla cameretta con addosso una maglia abbottonata sul davanti che le arriva a malapena alla vita e un paio di pantaloni di una tutina che le fascia bacino e gambe in modo cosi perfetto che se non fosse per il colore grigio parrebbe essere nuda. Per la prima volta la vedo sotto un’altra angolatura, quella di donna. Mi soffermo a cercare di indovinare che tipo di mutande abbia indosso dato che nessun segno traspare dall’aderente pantalone. Anzi siccome il mio sguardo cade proprio al cavallo rimango affascinato dalla protuberanza del suo pube che mai mi era parso, nemmeno quando un paio di volte siamo stati al mare, essere cosi voluminoso. I primi bottoni della maglia sono slacciati e la scollatura mette in mostra il profondo solco delle sue tette da matrona e mi pare anche di indovinare, credendola senza reggiseno, le punte di due grossi capezzoli che guardano un po' in basso rispetto a quelli della figlia e di mia sorella. Questo è il paragone che mi viene di fare. Per nulla paragonabile alle suddette invece l’ampio bacino che mette in mostra girandosi per entrare un attimo in cucina.
Sarà che sono a digiuno da giorni ma mai avrei pensato di apprezzare le fattezze di Vittoria in particolare e di una donna matura in generale.
Consumiamo le nostre pizze con una certa voracità e io non ho occhi che per le bocce di mia suocera che si è accorta del mio sguardo fisso all’altezza del suo prosperoso seno.
Non riesco a capire se ne è compiaciuta o no, ma non fa nulla per sottrarsi ai miei sguardi.
Finito di cenare mi accomodo sulla mia poltrona davanti alla tv e chiamo Elena per sincerarmi delle sue condizioni. Tutto procede per il meglio. La stanno già preparando al cesareo che le praticheranno domani in mattinata. Passo il telefono a Vittoria che, finito di rassettare, si è già accomodata sul divano. Per prendere il cellulare si sporge verso di me e mi permette una visione molto più profonda delle sue tette. Per la prima volta, incrociando il suo sguardo, noto una certa soddisfazione nel suo sguardo.
Preso l’apparecchio si appoggia allo schienale del divano e inizia la sua conversazione con la figlia lasciandosi andare scivolando fino ad appoggiare la testa sul cuscino posteriore e arrivando con il bacino fino alla fine della seduta. Con le gambe leggermente aperte e il bacino leggermente più sollevato del ventre, lo spettacolo che mi si para davanti è da togliere il fiato.
Il pantalone della tuta che indosso si gonfia del mio uccello e non riesco a nascondere l’erezione che sto avendo.
Lo sguardo di Vittoria si è fatto lucido e lubrico, pur continuando a parlare dolcemente con la figlia. Non riesco a capacitarmi di tale atteggiamento di mia suocera.
Termina la telefonata dicendo ad Elena che l’indomani alle otto sarà in clinica per assisterla e le augura una buona notte.
“Elena mi ha detto di vedere se avevi bisogno di qualcosa e di tranquillizzarti che lei sta bene…” mi dice posando il telefono al suo fianco “come hai ascoltato, le ho detto che avrei provveduto…”
“Non sono nata ieri per non aver capito cosa ti preme di più in questo momento…”
Così dicendo scivola dal divano e, come una gatta, si avvicina a me, mi si pone in ginocchio davanti e mi mette le mani sulle ginocchia iniziando a risalire fino a constatare con le mani lo stato del mio uccello.
Ho la gola secca e la bocca impastata da non riuscire a proferir parola.
Con una abilità di cui non la facevo capace mi abbassa la cintola della tuta mettendo in libertà la mia erezione che carezza con voluttà.
“Sono tre anni che invidio mia figlia ogni volta che ti vedo!”
“Adesso è giunto il momento che anche tu inizi ad invidiare tuo suocero” mi dice alzandosi e iniziando a sbottonare la maglia dalla quale esplodono due tette di quarta misura che, avevo intuito bene, hanno i capezzoli che hanno iniziato a guardare verso terra ma si preannunciano soffici e morbide al tatto.
Come per il seno avevo intuito bene anche per il fatto che non indossava intimo.
Alzandosi davanti a me inizia a sfilarsi il pantalone che al cavallo sembra essere umido essendo di un tono più scure del resto.
Un triangolo di pelo nero mi si para davanti agli occhi. Carnose e prominenti le piccole lebbra, si fa per dire, della sua figa fanno capolino dalla folta peluria.
Trovo la forza di alzarmi anche io mentre mi sfilo la maglietta. Ci urtiamo per la vicinanza e il mio uccello che guarda orgoglioso verso l’alto va ad urtare con la sua punta proprio l’intero della figa provocando in entrambi una scossa di piacere.
La spingo di nuovo a sedersi sul divano e lei cade a gambe larghe così che io possa inginocchiarmi fra di esse e poter ammirare per la prima volta nella mia vita, una figa matura e carnosa che emana un profumo di dolce sentore.
Le sue mani dividono il pelo nero e mi permettono di ammirare le rosse labbra già umide di piacere. Affondo la mia bocca e assaporo fin dentro l’anima il gusto dolciastro e leggermente acido della figa di mia suocera che inizia ad accarezzarmi i capelli guidando nella giusta posizione la mia testa. La mia lingua incontra anche il grilletto di Vittoria che ha uno scatto di piacere quando inizio a solleticarlo prima con la punta della lingua poi mettendomelo tra le mie labbra. In pochi minuti le regalo un orgasmo di cui non pensavo potesse essere capace.
Come gli spasmi del piacere iniziano a placarsi approfitto della posizione e le sollevo le gambe come a volerla scopare e lei agevola la cosa pensando già di sentirsi penetrata. Ma il mio intento è quello di saggiare il suo secondo ingresso sempre con la mia bocca. Siccome alla figlia piace molto sentirsi leccare lo sfintere anale, penso debba essere lo stesso per sua madre. Il mugolio di piacere che ascolto quando la punta della mia lingua inizia a frullare sul suo grinzoso buchetto posteriore, conferma la mia supposizione. Per diverse volte percorro voluttuoso la via che va dalla clitoride all’ano fino a quando con il mio dito medio inizio a tentare la resistenza del suo culetto che si dimostra piuttosto resistente.
Per non raffreddare la situazione con un suo probabile diniego alla pratica appena iniziata, torno ad usare la lingua sino a sentirla di nuovo godere e lascio che si goda questo secondo orgasmo con la mia lingua che le frulla attorno all’ano.
Iniziano a farmi male le ginocchia quindi, a malincuore, lascio quel luogo di piacere e mi siedo accanto a lei che ancora stravolta dal piacere è uno spettacolo abbandonata com’è sul divano a gambe larghe con le belle tette che sono scivolate a destra e sinistra del petto aumentando così ancora la sua matronea personalità.
La sua mano subito cerca il mio cazzo che non si sottrae alla sua lasciva carezza. Inizia una dolce e lenta masturbazione che, poco dopo, mi fa pensare che la signora non vuole prenderlo in bocca. Non è ritrosia ma solo paura di sfigurare perché non ha molta familiarità con l’atto: mio suocero resiste solo pochi secondi. Le dico che con me può tranquillamente lasciarsi andare che io non faccio mai paragoni e il mio cazzo non si tira mai indietro nemmeno. Sorride rincuorata e si lascia scivolare a terra per mettersi tra le mie gambe. Abbocca quasi immediatamente l’uccello di suo genero e inizia un po' nervosamente il suo andirivieni con i suoi capelli che quasi mi impediscono di guardarla. Le scosto i capelli per ammirare il suo lavoro di bocca ma lei quasi vorrebbe nascondersi: “Non farlo per il mio piacere ma solo se provi tu piacere a farlo!” le dico. E’ come se avessi abbattuto una barriera. Lascia la presa e si alza scomparendo per pochi secondi alla mia vista. Ritorna poco dopo e noto che si è legata i capelli dietro la nuca, poggia un cuscino a terra e mi invita ad alzarmi dal divano. Faccio come dice e, inginocchiatasi davanti a me, inizia a leccarmi le palle mentre con le mani risale lungo le mie gambe fino ad arpionare il mio sedere. Solo allora mi chiede di infilarle il cazzo in bocca e si lascia come scopare dando lei il tempo spingendo con le mani le mie chiappe.
Dopo alcuni minuti, avvertendo che mi ha portato al limite, si sfila il cazzo dalla bocca e torna a succhiarmi le palle. Poi, soddisfatta dal pasto, mi spinge a sedermi di nuovo e si infila il cazzo tra le sue burrose tette iniziando una spagnola che mi manda in visibilio. Dopo un paio di minuti di andirivieni nel suo seno sento che ha un improvviso e godurioso orgasmo: mai ho assistito ad una cosa del genere e la cosa mi prende al punto che anche io godo all’inverosimile e le allago la faccia e il busto e in parte il mio ventre dove Vittoria si appoggia strusciando il suo viso per bagnarsi del mio piacere.
Ci accasciamo sul divano per riprenderci e sento il desiderio di baciarla per assaporare anche io l’umidità di quella bocca e il bagnato del suo viso.
Con la lingua inizio a leccarle il viso per poi affondarla nella sua bocca che, volutamente lascia semi aperta. Mi succhia per assaporare il mio piacere e mi dice che quasi mai lo ha fatto!
Come passano i minuti la passione si acquieta e decidiamo di andare a letto dopo aver ripulito il divano e il pavimento delle tracce del nostro piacere.
Vittoria vorrebbe farsi una veloce doccia ma la convinco a rimandare a domattina.
“Posso venire in camera tua?”
“Se non ti da disagio giacere nel talamo di tua figlia!”
“Perché mai? Sto facendo quanto lei mi ha chiesto: soddisfare i tuoi bisogni!”
“I miei bisogni? Diciamo pure i nostri!” le rispondo sorridendo sornione.
Ci siamo appena coricati e le sto accarezzando la figa che umida com’è non oppone resistenza alla presenza delle mie dita. La sua mano sta giocando con in mio uccello che è di nuovo in tiro.
Le chiedo di mettersi a cavalcioni su di me e nel giro di pochi istanti la mia cappella avverte il calore della sua tana dove, con una certa maestria, lei infila il desiderato uccello. E’ una cavalcata profonda e lenta mentre io affondo il viso tra le sue mammelle e mordicchio i turgidi capezzoli. Squilla il cellulare.
Mio suocero sta chiamando. Senza scomporsi più di tanto Vittoria si china a prendere l’apparecchio e risponde alla chiamata.
Parla con lui come se niente fosse e intuisco che la conversazione sta diventando intima.
“Si caro, tutto a posto”
“Certo faccio tutto quello che mi dovesse chiedere!”
“Ma certo caro, te l’ho già detto a casa!”
“Lo sai amore mio che non mi faccio mancare nulla!”
“Se gliel’ho detto? No, ancora non gliel’ho detto ma non ti preoccupare sono certa che adesso già lo avrà intuito, anzi diciamo che credo di non doverglielo più dire!!”
“Buona notte, nonno!!”
Posa il cellulare e si butta su un lato portami sopra di lei.
“Adesso scopami bene e a fondo!”
“Che cosa non mi dovresti più dire?”
“Che tuo suocero è un cornuto!!”


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