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Manuela, figlia mia! - 1a parte


di giov60
26.10.2019    |    23.333    |    3 8.9
"“Mi accontento anche di una sola leccata, tanto tu domani sei a Roma, io invece ti farò cornuto con i nostri amici..."
Sono le 16.30 di venerdì e sono in ufficio che già mi pregusto un fine settimana in panciolle davanti alla tv a godermi la giornata di campionato di calcio e la gara di Formula Uno insieme ad un paio di fidati amici e relative consorti.
Mi chiamo Giuseppe ho cinquant’anni appena compiuti, sposato con Antonella, di 5 anni più giovane, da quasi ventitré anni; abbiamo una figlia di nome Manuela ventiduenne che, compiuta la maggiore età, si e trasferita nella capitale per motivi di studio ma, da un anno, anche per un lavoro che ama.
Il mio cellulare vibra: la mia dolce signora! Rispondo e lei mi comunica che devo andare a Roma domattina presto, quindi questo fine settimana niente incontro con gli amici che non potranno palpeggiarla ne io lo potrò fare alle loro consorti!
Sia con me che con mia moglie la natura è stata molto clemente: non dimostriamo affatto i nostri anni, siamo invece molto giovanili aiutandoci anche con un po’ di esercizio fisico, non tanto per carità, che comunque aiuta e tiene ancora a distanza gli inevitabili acciacchi della età che avanza.
Manuela, mi figlia, abita, fin da quando è arrivata a Roma, un grazioso appartamento in affitto che condivide con una coinquilina, Lorena, di qualche anno più grande, credo sia sui venticinque, di origine calabrese che, invece ha trovato lavoro in un grande supermercato.
Quattro anni fa circa, quando prese la decisione di trasferirsi, la cosa addolorò sia me che sua madre, infatti i primi giorni la casa sembrava essersi svuotata di tutta la verve che lei emana. Mi rattristai molto perché non l’avrei più vista girare per casa in tutta la sua esuberante bellezza, che fa il pari con quella di sua madre e quella delle sue amiche che, durante il periodo delle superiori erano nostre ospiti e che mi ha sempre alquanto turbato. Turbamento reciproco perché vedevo gli sguardi suoi e delle ragazze ospiti che spesso mi squadravano da capo a piedi.
Spesso la sera quando veniva ad accoccolarsi sul divano ci siamo abbracciati teneramente e, non lo nascondo, la cosa mi procurava piacere che diventava visibile quando il mio uccello, invidiato da molti mei amici e concupito da molte delle loro consorti, gonfiava il pigiama che indossavo.
Non nascondo che a volte guardandoci negli occhi il desiderio era ben visibile nel mio e nel suo sguardo. Ma pur ammirandola crescere e farsi donna l’ho vista nuda completamente solo una volta che aveva quasi diciassette anni: nel farsi la doccia aveva sentito come un bozzo sulla spalla sinistra e, allarmatasi, mi aveva chiamato a controllare la cosa rivelatasi poi solo un innocua cisti dovuta ad una puntura di insetto e trattata adeguatamente pochi giorni dopo.
L’appartamento pur grazioso è sempre di quelli destinati ad accogliere universitari e lavoratori a tempo determinato, quindi un po’ vecchiotto e con mobili non proprio nuovissimi. Ma siccome è situato proprio al confine con il centro storico è comodo per entrambe le ragazze. Poi la presenza di due donne entrambe meridionali, noi siamo pugliesi, ha contribuito a renderlo più che accettabile e il padrone di casa non ostacola mai le ragazze quando queste desiderano cambiare qualcosa in casa.
In settimana Manuela ci ha informato che il vecchio frigorifero si era definitivamente guastato, io attraverso un apposito sito ne ho acquistato uno nuovo il cui costo, modesto peraltro, sarà loro rimborsato dal padrone di casa.
Il fatto che mi avrebbe costretto ad andare da mia figlia il giorno dopo era che proprio domani in giornata avrebbero consegnato l’elettrodomestico: ne Manuela ne Lorena potevano essere presenti alla consegna per i rispettivi impegni, quindi toccava al fesso della situazione.
Salito in auto già pensavo alle ore di autostrada che mi attendevano il giorno dopo. Non tanto quelle del mattino, ma quelle che avrei trascorso in serata mentre avrei potuto essere in dolce compagnia.
Entrato in casa mi accoglie Antonella in autoreggenti e corta sottoveste di raso nera con alla vita un vezzoso grembiulino dato che stava, in quella mise, preparando anche la cena.
Mi bacia, come sempre, e mi indica che la cena è pronta e di andare a, almeno lavarmi le mani.
Ceniamo velocemente e leggermente. Mi sono appena seduto in poltrona davanti alla tele che lei, terminato di rassettare, mi si para davanti con mosse sinuose.
“Visto che domani rimarrai a secco, se ti accontenti di me, potresti darmi una bottarella” mi dice mentre sollevando la sottoveste mi mostra la figa depilata.
“Mi accontento anche di una sola leccata, tanto tu domani sei a Roma, io invece ti farò cornuto con i nostri amici. Peccato per le loro signore che rimarranno deluse dalla tua assenza!”
Mi prende pure per il culo ‘sta stronza!!!
Non ho più vent’anni, ma non sarà una bottarella del venerdì sera a mettermi fuori uso!!
Nemmeno faccio in tempo a tirar fuori il cazzo che Antonella è già a novanta gradi appoggiata allo schienale del divano. Mi sputo sulla mano per umettare la cappella e, approfittando della invitante posizione della mia signora la sorprendo scopandola velocemente nel culo.
“Così domani non dovrai soffrire quando Renato ti inculerà chiamandoti troia!”
Come sempre avviene lei gode velocemente come in una botta e via e poi altrettanto velocemente si sfila dal sedere il mio cazzo per bere la mia sborrata copiosa.
Alle dieci sono già a letto e alle cinque del mattino, dopo aver infilato il dito medio nella sempre umida figa di mia moglie, così da poterne portare in viaggio con me l’afrore, sono in già in autostrada verso Roma.
Arrivo in tarda mattinata non senza aver sentito il corriere che mi conferma che arriverà solo intorno alle quindici.
Ho una copia delle chiavi dell’appartamento e, mangiato qualcosa in un ristorante grazioso, poco prima dell’ora della consegna sono in casa.
Sia Manuela che Lorena mi hanno già chiamato sul cellulare per assicurarsi del mio arrivo e entrambe mi hanno salutato con un bacino telefonico. Sono passate le quindici da quasi mezz’ora quando una chiamata mi informa che il corriere non arriverà prima delle diciotto a causa di un contrattempo in un’altra consegna: innalzo al cielo le mie imprecazioni per il disguido, dato che se tutto fosse stato fatto in tempo, sarei rientrato in tempo per sorprendere, si fa per dire, Antonella e gli amici impegnati nel nostro quasi settimanale sexy party. Aveva ragione mia moglie: stasera faccio la parte del cornuto!! Mi butto sul divano e cerco di rilassarmi e, infatti, manca un quarto d’ora alle diciotto quando il citofono mi desta dal mio torpore di padre mattiniero. Gli operai impiegano circa un’ora a mettere in funzione l’apparecchio e, sono le diciotto e quaranta, quando, appena usciti i due addetti alle consegne, sento la porta aprirsi e vedo entrare Manuela che corre ad abbracciarmi festosa.
Dopo nemmeno dieci minuti rientra a casa anche Lorena che mi saluta chiamandomi come al solito “sig. Rossi” ma anche lei mi abbraccia e mi bacia festosa.
Poi, come fanno le donne, sono entrambe attirate dal nuovo frigorifero e, dopo averlo ammirato, provvedono a riempirlo delle cibarie che erano state affidate alla ragazza che abita sullo stesso pianerottolo, quando il guasto del vecchio elettrodomestico era ormai cosa certa.
Nonostante tutto, e grazie al riposino pomeridiano, ho intenzione di correre a casa nella notte. Lo comunico a Manuela che invece mi invita a restare sia per l’ora cosi tarda, sia perché le piacerebbe passare anche parte della giornata festiva in mia compagnia, in questo supportata da Lorena il cui sguardo allupato mi mette ansia procurandomi un dolce crampo allo stomaco.
Dalle confidenza di Manuela alla madre, infatti, so anche io che a Lorena non interessano molto i ragazzi della sua età ma è attratta moltissimo da uomini maturi. Quasi sempre quando escono di sera lei preferisce non andare in discoteca ma nei locali della zona frequentati da persone più tranquille come certi bar e ritrovi di cui Roma è piena. E spesso riesce ad irretire compiacenti signori ultra quarantenni che le si dedicano con soddisfazione. E quando non sono uomini maturi sono invece ragazzi di colore, meglio se neri come l’ebano.
“Dai papà che ti costa!! Domani viaggerai più tranquillo e riposato e stasera stiamo insieme: cenetta fuori in un bel localino, poi ce ne andremo un po’ in giro e domani, dopo un buon pranzetto ripartirai.”
Quasi mi supplica Manuela guardandomi con quello sguardo a cui non so mai dire di no. Ha da poco tempo mollato quello sfaticato del suo ultimo ragazzo che tanto mi stava sul cazzo e vuole passare una serata in compagnia. Ma con me non ho ne un abito decente per non sfigurare stasera ne il necessario per la notte. Alle mie rimostranze l’amica Lorena si offre di dotarmi di un pigiama appena lavato di un suo “amico” che spesso la viene a trovare: mi starà forse un po’ largo, ma sicuramente sarà l’ideale per la notte e aggiunge anche un bel paio di pantofole, queste sicuramente di un paio di misure più grandi del necessario.
Guardano entrambe l’orologio: è ora che si preparino per la sera e in un secondo spariscono nelle lo stanze, lasciandomi seduto al tavolo della cucina.
Il tramestio dura in verità meno di venti minuti tra docce, trucco e vestizione. Sono entrate in camera che erano due ragazze belle e senza fronzoli. Adesso mi si para davanti ai miei occhi stupiti la figura di Lorena: pesantemente ma anche perfettamente truccata con un rossetto dai toni di vinaccia che fanno sembrare la sua bocca ben più carnosa di quanto sia effettivamente giubbino in pelle che tradisce, visto che non è chiuso se non per meno di una spanna, la completa nudità del busto che non presenta tracce di reggiseno, indumento che per lei sarebbe più giusto chiamare copri seno, dato che ha le tette di una tredicenne ancora senza mestruazioni, tubino inguinale sempre in pelle di camoscio, credo, da cui spuntano due lunghe gambe inguainate il un velatissimo collant disegnato a mo’ di autoreggenti e un tacco otto o dieci dello stesso colore del rossetto.
“Carina vero, sig. Rossi?!” mi chiede piroettandomi di fronte con fare improvvisamente malizioso. Deglutisco sonoramente il boccone che non ho in bocca e cerco di mascherare il mio turbamento, atteggiandomi con tutta la paternità di cui sono capace, ma non posso che risponderle che, si, è veramente un bel bocconcino!!
Capisco gli uomini della mia età che si fanno conquistare da una venticinquenne come Lorena! Sono abbagliato dalla sua figura!
Gli occhi truccati della ragazza mettono ancora di più in risalto la concupiscenza con cui mi guarda ad esplorare tutte le mie più recondite reazioni, la più naturale delle quali non tarda a rendersi evidente: indossando un paio di comodi boxer il mio uccello, come se nel cavallo dei miei comodi pantaloni fosse presente un serpente, gonfiandosi vigorosamente rivela la sua presenza scendendo lungo la mia gamba sinistra cosa che Lorena nota con un ghigno di malcelata soddisfazione.
Mi si avvicina e, facendo aderire il suo corpo al mio in modo tale da provare la consistenza della reazione, mi saluta con un leggero bacio sulle labbra cosa che mai finora aveva mai fatto.
“Non vada via, mi raccomando! Domani ho voglia di pranzare anche io con lei, dopo uno sfizioso aperitivo!”
Soddisfatta si gira e prende la via della porta proprio mentre Manuela fa la sua apparizione.
Bella come la madre e con la medesima prorompente fisicità di Antonella, mi si para davanti con un lungo abito nero di maglina che accarezza tutto il suo corpo disegnandone tutti i particolari a partire dalle sue ampie spalle con due sottilissime bretelline fino all’attaccatura del suo seno che libero da altro indumento contenitivo rivela i capezzoli ben disegnati sotto il sottile tessuto, per poi scendere verso il piatto ventre di cui si indovina il malizioso ombelico per poi cadere sull’ampio bacino fin giù a rivelare due toniche gambe. La maglina è cosi aderente che si indovina senza sforzo la presenza delle calze autoreggenti. Il tacco, anche qui da dieci, poi la slancia tanto da permettere all’abito aderente di disegnare un culo che un uomo non può non ammirare estasiato! La schiena nuda a partire dalle reni completa il quadretto!!
Io invece in maglioncino, comodo pantalone e mocassino! Insieme facciamo veramente un bella impressione!!
“Mi sarebbe servito il mio abito migliore! Cosi faccio proprio una pessima figura! Sei bellissima, forse anche più di tua madre cui assomigli tantissimo!”
“E allora comportati come se stasera io fossi mamma!”
Non sto a descrivere la reazione che ho nel sentire quelle parole: Manuela non sa, evidentemente , quali sono e a che punto sono i nostri rapporti di attempati ma molto maliziosi coniugi!
Il ristorante prenotato da mia figlia è in una strada laterale del Pigneto, luogo simbolo del ritrovo serale dei giovani romani: luci soffuse, tavoli ben distanziati, musica di sottofondo discreta e non invadente, servizio portato avanti da tre solerte cameriere in calze a rete, minigonna inguinale e camicie bianche generosamente sbottonate! Solo a due o tre tavoli ci sono quattro commensali tutto il resto è occupato da coppie e quasi tutte le signore sono vestite in modo sensuale sia le più giovani quasi tutte in mini da infarto che le più mature con abiti molto spesso lunghi ma con ampi spacchi.
Mi sento fuori posto trasandato come sono e devo ringraziare la ragazza che ci accompagna al tavolo perché ci indica un tavolo in posizione molto riservato dove posso agevolmente nascondermi.
Lascio a Manuela il compito di ordinare e in attesa di essere serviti chiacchieriamo amorevolmente del più e del meno. Cerco di liberare la mia mente ma ho di fronte il prosperoso seno di mia figlia che attira il mio sguardo come la calamita fa con la limatura di ferro. E dire che solo girandomi attorno potrei ammirare scene altrettanto piacevoli allo sguardo di un allupato maschio maturo.
Proprio mentre, come farebbero due fidanzati alle prime uscite, la mano destra di Manuela inizia a carezzare la mia sinistra appoggiata sul tavolo, sento la vibrazione del mio cellulare solleticarmi, come se ce ne fosse bisogno, il cazzo barzotto accanto alla tasca del pantalone, Senza lasciare la mano di mia figlia e chiedendole scusa rispondo alla chiamata.
Guardo lo schermo e le dico che è la mamma che sta chiamando, quindi rispondo salutandola con calore. Subito mi chiede di passarle la figlia e cosi faccio, certo che adesso passeranno lunghi minuti di conversazione tra loro.
Senza lasciarmi la mano che continua ad accarezzarmi, Manuela prende il telefono con la sinistra e poggia il gomito sul tavolo mettendomi sotto lo sguardo la profonda scollatura che poco nasconde del suo seno, io per darmi un contegno, al contrario, mi appoggio alla sedia allungando le gambe sotto al tavolo. Mi fisso a guardarle la bocca carnosa che si muove sinuosa nel chiacchiericcio. Dalla mia posizione ammiro il suo viso incorniciato dalle candele e dai due flute di ottimo prosecco il cui perlage scintilla alla luce della fioca fiammella poco distante.
Il suo parlare all’inizio chiaro e squillante si va facendo sempre più soffocato fino a che riesco solo ad ascoltare quello che per me non sono più parole ma solo rumori gutturali. Allo stesso tempo avverto il suo piede che, ha evidentemente accavallato le gambe, inizia a scorrere lungo il mio polpaccio; la mia prima reazione è quella di ritirare le gambe, ma, come a volerlo impedire, il piede di Manuela si arcua a trattenere l’oggetto del suo tocco e lo fa inviandomi uno sguardo che poco ha di filiale. E’ la femmina che mi sta guardando. Mai avevo visto Manuela guardarmi in tal modo!
Devo mettere la mano in tasca per afferrami il cazzo e posizionarlo sul ventre altrimenti il dolore avrebbe superato il piacere di sentirlo pulsare. Mentre la cameriera si china per servire il primo piatto, Manuela mi porge il telefono che accosto all’orecchio.
Sento uno strano frusciare che dura diversi secondi, poi finalmente:
“Ciao amore, tutto bene? Hai sentito come frusciano le mie calze a rete? Si?! Bene sappi mio amato cornuto che stasera ho deciso di rimanere a casa perché oggi ho incontrato davanti all’ingresso di casa il ventenne figlio del giardiniere che stava terminando il suo lavoro. Sono mesi che il buongustaio mi guarda con occhi di fuoco! Beh oggi l’ho inviato a venire a casa per un dopo cena e tra poco sarà qui! Io lo accoglierò indossando solo il maglioncino azzurro che mi hai regalato e che mi arriva appena a coprire le chiappe e con le calze di cui ti ho fatto sentire il fruscio. Per la prima volta passerò la notte nel nostro letto con un altro rendendoti più cornuto di quello che fino ad oggi sei stato! Logicamente scoperemo fino allo sfinimento e gli darò tutto anche il culo!! Ho pure avvisato gli amici che stasera dovranno fare a meno della mia presenza! Ciao cornuto, buona cena e buona notte!!”
(continua)
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