Racconti Erotici > Lui & Lei > After the dance
Lui & Lei

After the dance


di velvetMorgana
19.07.2018    |    3.125    |    18 6.5
"Peccaminoso, bianco marmo in Milano..."
And I thought to myself
(Ooh, on the floor)
She was so into her space
(She started to dance, would she)
So caught up in the time and the place
And I wondered would she want me
(Fourplay)

White Marble in Milan

Mi hai recuperata in Piazza Duomo, nell'attimo esatto in cui vagavo con il naso all'insù seguendo il volo dei piccioni. Mi hai guardato con quello sguardo ironico che detesto, senza risparmiarmi un secondo di imbarazzo.
Del resto, mi ripeti sempre che quel che ti attira in me è quel mio candore fuori tempo massimo.
Oltre alla coppa C, ovvio.
Coppa C che sta tutta in una tua mano, ora che il vestitino di organza, stampato a fiori piccoli piccoli, è una macchia nera sul marmo bianco.
White marble in Milan.
Siamo ad un piano alto; il panorama dalla terrazza, oltre la vetrata che illumina il salone dove ci troviamo, è spettacolare. Non ho idea di dove io possa trovarmi in questo momento (sarà una costante, questa, delle mie incursioni – chiamiamole così – nella Città Tentacolare) ma la vista è incantevole.
Per quel che posso vedere, l'appartamento racconta di un lusso ostentato, da parvenu, che a me non dice assolutamente nulla; le cose mi lasciano indifferente, da sempre. Soprattutto quando non mi appartengono.
I jeans costosi che ti fasciano le gambe, la magliettina di quel noto marchio che, ora, nessuno conosce ma presto diventerà il simbolo di questa città la cui massima ambizione è stata quella di essere sorseggiata da milioni di bocche avide e insincere, non fanno di te una persona migliore.
Mi piace provocarti: «La tua Signora?» «Al lago...» borbotti, e guardi altrove. Lo fai ogni volta che sfregio il nostro patto tacito e lascio che la realtà ci penetri, entrambi.
Io regina, puttana e libera, e tu traditore.
Mi piace farti incazzare, prima di che le tue mani percorrano il mio corpo. Mi piace provocarti verbalmente, ricordandoti ogni miglio che ti separa da quell'immagine ideale che non riesci a mantenere.
Mi piace quel brivido di rabbia, così erotica, che ti percorre e ti induce e mettere le tue mani sulla mia pelle e a dar corpo a certe idee sconce ora solo a fior di pensiero.
Chi sei? Se dovessi disegnarti non saprei farlo. Conosco solo frammenti di te, la sagoma limitata di un uomo che vive due vite parallele.
Di te, quel che conosco meglio è la tua sensualità: a tratti attenta e generosa, sa farsi imperiosa ed egoista.
Quando suoni al mio campanello non so mai chi troverò all'uscio.
È una combo eccitante. Forse è per questo che resto.
White marble, in Milan.
«Oggi ho chiuso un affare da centomila euro, e tu?» gigioneggi.
Io resto zitta, nuda a metà, e afferro la tua mano destra. Percorro rapida le tue dita e mi porto il tuo dito medio alla bocca. Mi lasci fare, come inerte. Le mie labbra si schiudono e il tuo dito scompare. In me, in una altra me.
E con un movimento lento
(la senti, ora la mia lingua umida che percorre il tuo medio? Avverti la pressione delle mie labbra, gonfie e tese, su questa tua carne?)
licenziamo ogni ulteriore rivendicazioni di classe.
Ti ho colto alla sprovvista e asciugato di bocca ogni parola.
Contro la secchezza delle fauci conosco solo un'infallibile rimedio.
Stesa qui sul marmo, cedo alla sua porosità parte del mio calore crescente.
Corpo disteso, discinto, si riflette su questo pavimento lucido e freddo.
Noi possiamo essere magre, grasse, piacenti, belle, seccanti, graziose, insopportabili, frigide o scostumate, ma.
Ma davanti al gesto del nostro corpo che s'inarca per far volar via quell'ultimo soffio di intimo che ci resta addosso voi (magri, grassi, piacenti, belli, seccanti, insopportabili, lascivi, traditori) non potete far altro che restare incantati.

Cala il silenzio su questo marmo bianco, in Milano.
Perché certe liturgie vanno celebrate come si conviene.
Recitami addosso il tuo messale di parole sconce, apri la mia carne più segreta.
Ungimi di saliva e profana ogni sacralità di questo mio corpo.
Conta sulla punta della tua lingua ogni mio gemito, ogni mia omissione.
Sacrilega, io ora ti prego. Ti prego di non fermarti.
Rimetti i miei peccati, rimettimi le dita dentro.
Lascia che la tua lingua sussurri al mio piacere, così bagnato e sporco.
Innalzami alle porte del paradiso e poi lasciami cadere.

Come pioggia. Il mio corpo si contrae nell'orgasmo che mi libera dalla morsa della tua bocca.
Mille gocce di me irrorano questo marmo bianco, ora bollente.
Come la pioggia, dopo la danza, lasciano un segno indelebile. Nella nostra memoria.

Peccaminoso, bianco marmo in Milano.




Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per After the dance:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni