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trio

Pensiero stupendo


di velvetMorgana
19.08.2019    |    1.917    |    36 7.1
"La voce tuona ma i suoi occhi ridono..."
E tu ancora
E noi ancora
E lei un'altra volta fra noi
Le mani questa volta sei tu e lei
E lei a poco a poco di più, di più
(Patty Pravo)

La stanza buia, solo i bagliori che provengono dallo schermo televisivo interrompono l’oscurità.
Il lenzuolo fresco copre i nostri tre corpi, scomposti dopo il sesso.
Eccoci di nuovo qui, la strana triade.

Rannicchiata sul fianco destro, in posizione fetale, scruto il tuo profilo da dea egizia.
La stanchezza languida post orgasmica rallenta i miei pensieri e e i movimenti.
Tu guardi lo schermo, la testa reclinata verso il tuo uomo. Mi abbandono al torpore ma inizio piano ad accarezzare la tua pelle, fresca.

Non ho cattive intenzioni, è solo una coccola languida.
Accarezzo il tuo seno, piccolo e ben fatto. Mi piace sentirlo sotto il palmo della mano, la sensazione di contenere fra le dita qualcosa di vivo, palpitante.
Distratta torturo Un capezzolo, adagio, con le unghie ben curate che tanto piacciono a lui.
Rotolo piano sul ventre, il tuo.
Disegno piccoli otto, grandi e piccoli.
Bisbetici. Seguo il filo dei miei pensieri incoerenti incantati dalla tua morbidezza e non mi accorgo che il tuo respiro si è fatto più veloce, di un soffio.
Indugio, mi piace questo esplorarti senza intenzione. Ancora per poco.
Mi aspetto che presto tu ponga fine a questo mio viaggio sensoriale.
E invece.

Sospiri e qualcosa mi si allaga dentro.
Un pensiero malandrino si affaccia.
Siamo esausti, ma ho voglia della tua voglia.
Ho voglia di un duetto. Un assolo che sia solo mio.
Sfioro la linea dell’inguine. Suono una musica improvvisata sul tuo pube, in punta di dita.
Voglio sentirti ansimare, mia Sfinge di sale.
Sfioro il tuo sesso, che è ancora una piccola muraglia murata.
Accarezzo il lato discendente del triangolo e tu, mia lasciva, scosti impercettibilmente le gambe: un piccolo varco, una crepa nelle mura di Gerico.
Lì, fra le tue gambe, la tua pelle è seta cruda e tu ti godi il mio tocco.
Mi piacerebbe baciarti, ora.
Appoggiare le mie labbra sulla tua bocca, lasciare guizzare la lingua morbida fra i tuoi denti, costringerti ad aprirla e riempirti di me.
Giocare con la lingua contro
La tua lingua.
Ma questo gioco da puttana, da cortigiana e madama mi eccita di più.
Lui non si è accorto di nulla, pare.
Il tuo sorriso mi dice che posso andare avanti in questo lento, in questa danza intima fra me e te.
Sfioro il tuo sesso, un poco umido.
Devo far piano, in silenzio.
Un andirivieni lento, quieto, un lavoro di fino questo accarezzare le tue labbra grandi, separarle piano per arrivare alla piccola bocca famelica.
Ti tocco piano. Ti tocco come voglio
Essere toccata.
Il tuo sesso è caldo e gonfio, sotto le mie dita malandrine. Il clitoride è cresciuto piano, un piccolo fiore di carne. Ti toccherei per ore, bambina.
Godo tenerti sul filo.
Ballare intorno alla tua anima sensibile, sentirla percorsa da un fremito elettrico.
Vorresti di più ora.
Lo so.
Vorrei assaggiarti, con la lingua. Aprire le tue cosce brune e inginocchiarmi in mezzo. Renderti omaggio. Impararti a colpi di lingua.
Penetrare in punta di dita la tua carne in cerca dei tuoi punti sensibili.

Il pensiero mi eccita, ma resto in controllo. Sei tu ad essere bagnata e succube del mio tocco.
Licenziosa, apro la mia mano sul tuo pube e ti penetro con un dito che scivola dentro strappandoti un sospiro gonfio.
«che cosa succede qui?» esclama il tuo uomo strappandoci di dosso il lenzuolo.
La voce tuona ma i suoi occhi ridono.

Io mi sollevo sulle ginocchia, lo guardo con aria di sfida e poi mi accuccio fra le tue cosce .
Le allargo e ti faccio mia.
Sei proprietà della mia lingua, ora, che memorizza il bordo frastagliato e morbido delle tue labbra.
Della mia lingua che titilla il tuo clitoride, strappandoti gemiti più profondi e oscenità deliziosamente assortite.
Ti penetro con la lingua e con le dita, mia dea dei bassifondi, godo del tuo sesso gonfio che oscilla sotto la mia bocca perché tu è come se danzassi una rumba, dimenando i fianchi, inarcando il bacino, offrendomi impudica la tua fica rosea e lucida.
Ci siamo perse a Gomorra.
La voce di lui che ti sussurra “«mi vuoi?» mi porta di nuovo alla realtà.
Gli sorridi e ti concedi con un regale gesto del capo.
Mi scosto, adagio ma tu mi afferri una mano.
Ci guardiamo in faccia, occhi negli occhi.
Li abbassi.
Avvicino il mio viso al tuo.
Alle tue labbra.
Ne lecco piano il contorno mentre sento, a occhi chiusi, la musica del tuo sesso preso dal tuo uomo.
Tu socchiudi piano le labbra e mi accogli, calda e combattente, ancora una volta.

Resti incollata alla mia bocca mentre il
Piacere monta ancora una volta, mentre vai alla deriva e io godo del tuo godere.
«era sono una battaglia, non la guerra» mi sussurri prima che il sonno ci rapisca.

https://youtu.be/1dMLBPPjzkE
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