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Lui & Lei

Rope on fire - II


di velvetMorgana
12.02.2018    |    1.883    |    14 5.5
"Intrappolata a lottare contro quel bacio cattivo non mi accorgo delle tue mani che risalgono le mie gambe, sollevando la sottile membrana della gonna di seta..."
She ripped the wings right off my back.
She whispered deep, keep it on the track.
She said you're no angel, no angel anymore.
(Morphine)

Arrivi, salgo. Direzione collina.
Ristorante, cibo, vino rosso che scivola sottopelle, allaga le vene e accorcia i battiti.
Ti odio.
E ti voglio.
Ma alla mia maniera. Guido io questo gioco. Ne sono sicura.
Mi viene un'idea inquieta, stregata da questa luna piena che illumina la collina a giorno.
Ah, la quieta sensualità dei rilievi. Il sangue batte forte. Ancora più forte del cuore. Adesso non ho bisogno di inventarmi tenerezza per giustificare il desiderio che mi travolge·

«Andiamo, ti porto al castello,» ti dico.
In auto, pochi minuti di curve. Ti guido , destra sinistra destra, come se conducessi la tua mano sulla mia pelle.
Arriviamo, parcheggio.
Stacco la cintura e tu ti sporgi, per prendere dio sa cosa dal cassettino della mia portiera.
Mi sovrasti di almeno trenta centimetri.
Il mio sguardo interrogativo nel tuo, torbido.
Mi costringi contro il sedile. La tua bocca si inchioda alla mia mentre abbassi lo schienale.
Ti respingo, serro le labbra. Provo a parlare ma la tua lingua interrompe la mia parola, penetra la bocca, la viola rigida, l'asserva ad un silenzio forzato. Mi perlustri, millimetro per millimetro, invasore mentre io schiumo di rabbia e provo di nuovo a liberarmi.
Sei troppo pesante. Intrappolata a lottare contro quel bacio cattivo non mi accorgo delle tue mani che risalgono le mie gambe, sollevando la sottile membrana della gonna di seta.
Lieve rumore di stoffa che si lacera sotto il mio peso che non collabora.
Mi divincolo, ma a te non importa. Ti eccita ancora più, il mio piccolo furore di donna.
Serro le cosce, mentre tu slacci i bottoni del tuo completo elegante.
Non basta, non serve. Mi sei sopra e con la pressione del ginocchio scardini la mia difesa.
La gonna arrotolata alla vita scopre le gambe e l'inguine appena coperto da un triangolo di stoffa.
Sento la tua furia, la tua bocca ancora sul mio collo, le tue dita nella mia bocca. Dita che mordo con rabbia che tu scambi forse per passione e allora scendi, scendi ad aprirmi, a frugarmi, a bagnarmi con la mia stessa saliva. Una carezza umida sul mio sesso, aperto. Una carezza laida per il tuo piacere. Dita che si muovono, frenetiche ad aprire un varco che altrimenti non avresti ottenuto.

Combatto per un tempo che mi sembra eterno ma sono solo pochi minuti. Il furore mi spossa ma dentro sento altro, salire come marea.
C'è una piccola macchia nera, dentro me, che s'allarga piano. Segue l'andamento delle tue dita che si muovo imperiose e brusche, anelano quel tocco bastardo e ladro.
Smetto di lottare, confusa da me stessa. Vedo altri occhi dentro me. Due piccole pietre lucide sbarrate dal piacere, una voce che non mi appartiene e che geme, che ne chiede ancora.
La piccola donna nera reagisce al tocco. Lo brama, lo desidera… è la sua lascivia che mi bagna, che ammorbisce il passaggio. E' la sua voglia, non la mia.

Abbassi i pantaloni, ti allontani quel tanto che basta entrami dentro.
Divarchi le mie cosce ed entri in me, senza un parola. Solo un rantolo, rotto da un respiro pesante per lo sforzo.
Mi tieni incastrata sotto di te, mentre ti muovi furibondo, fuori e dentro, mentre la tua voce mi mormora sconcezze. Mi implori di godere, piccola troia senza riguardo.
Ora siamo soli, io e te. La piccola ospite dagli occhi lucidi se n'è andata. Resto sola con il tuo peso che mi grava addosso, il sale delle lacrime che mi riga il volto. Lecchi le mie lacrime, la tua mano artiglia un seno mentre finalmente godi, dentro di me, dentro questo corpo che pulsa per rabbia e non per piacere.

Un giorno, forse, fra noi sarà bellissimo. Oggi non è quel giorno.
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