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trio

Black velvet


di velvetMorgana
21.12.2018    |    1.725    |    16 6.5
"Un'immagine in bianco e nero cattura la mia attenzione..."
Dicembre. Pomeriggio scuro e nuvoloso.
Dana irrompe via whatsapp con una foto in bianco e nero.
Non so se guardo per primi i suoi occhi o il suo seno. Nudo.
Sciolgo l'incanto e:
«?»
«Mi sono sbagliata...era per Ro»
«...'starda».
Exit Dana. Enter voglia. Voglia di.
Occhei, capito. Per oggi non si lavora più.
Ripongo il notebook, spengo ogni luce e sprofondo negli abissi del piumone.
Fa caldo qui.
Sento arrampicarsi lungo i nervi un'ondata nauseante di noia, irritazione e voglia di.
Di?
Evoco l'immagine di Dana e dentro di me lei sussurra «...vieni a prendermi...» mentre ripercorro a memoria la curva del suo seno, indugiando sulle aerole che con la mia fantasita coloro di un pallido rosa caramella.
La mano destra risale oziosa, si insinua sotto alla maglia informe e si distende, con studiata indifferenza, sulla pelle dell'addome. Caldo su caldo. Caldo su umido.
Dita che giochicchiano lieve fra gli anfratti più segreti, sfiorando la linea dell'inguine. Leggere.
Piccole bolle di desiderio che si insinuano nel gioco fra sinapsi e neuroni. Potrei farle crescere, lievitare, portarle all'apice e poi domarle con un lavorio lento, esperto.
Déjà vu: ma ho voglia d'altro.
Interrogo la rete, oziosamente senza un progetto ben preciso.
Mi piovono addosso migliaia di immagini, alcune deliziose. La maggior parte orribili.
Un'immagine in bianco e nero cattura la mia attenzione.
Una donna, una ragazza, dai capelli lunghi e ricci, seduta di spalle davanti ad un pianoforte in una stanza che doveva essere bellissima, prima che il tempo e l'incuria ne facessero scempio.
La donna ha drappeggiato addosso un velo appena trasparente al di sotto del quale si indovinano forme rotonde e invitanti.
Febbrile percorro le pagine del sito, alla ricerca di un contatto.
Trovo un indirizzo e-mail e senza pensare scrivo.
Scrivo, senza ordine e priorità. Senza artifici. Scrivo con l'anima sulla punta delle dita e la luce tremolante di quella stanza in disarmo che mi illumina gli occhi.
Chiudo il notebook ed esco, cammino per ore incapace davvero di credere di aver vomitato tanto di me, del mio essere, nella casella di posta elettronica di una sconosciuta.
Quando torno il mio corpo è nuovamente quieto.
Mi addormento e nel sonno mi perdo fra le cosce, brune e accoglienti, di Dana.
Dopo le brume della notte l’alba porta nuova luce.
La sconosciuta sono due: una coppia.
Rispondono. Controbattono. Rispondono. Rilancio spostando
L’asticella un po’ più in alto. Ne seguono giorni di dialogo detratto, di parole e immagini.
Frammenti di noi e crescente tensione erotica che presto sfocia nell’accordo di vederci.
Le regole d’ingaggio sono chiare ed essenziali.
Quando ci vedremo, Sofia sarà mia per un’ora. Senza poter toccarmi.
Mia mappa, mio territorio inesplorato..
Mia, prigioniera.
Accettano il patto.
Prenoto una stanza. L’albergo è in collina: in primavera il panorama è delizioso. Nel bel mezzo di questo torrido inverno potrebbe mettere malinconia.
Ma non credo che ci perderemo ad osservare paesaggi.
Sofia e Tommaso arrivano puntuali.
Entrano nella stanza. La chioma di Sofia, rosso cupo, assorbe tutta la luce e getta ogni altra cosa in una penombra densa.
Ha la pelle candida, quasi lunare, cosparsa di piccole efelidi color del miele. Ha gli occhi spalancati, il colore, da questa distanza, non distingo. Li immagino verdi.
Labbra piene, ben disegnate, esaltate da un lieve tocco di lucidalabbra. Labbra rosse, da baciare.
Mi trattengo, ancora.
Nella stanza vibra un silenzio elettrico che nessuno di noi vuole rompere, ancora.
Sorridiamo, tutti e tre.
Sofia lascia cadere il pesante cappotto con piccolo gesto impacciato.
Sotto indossa una corta sottoveste di raso nera che contrastra con la pelle chiara.
È scalza, come concordato.
Tommaso parla e la sua voce trema un poco «La tua ora inizia adesso.»
Gli gravo addosso uno sguardo ironico, non ho certo bisogno che sia lui a ricordarmi le regole del gioco.
Mi avvicino a Sofia, il mio cuore è un metronomo regolato su di un ritmo jazz.
La prendo per mano (è fredda) e la conduco nella pozza di luce ai piedi del grande letto che riempie la stanza.
Avverto il movimento di Tommaso che si accomoda nella poltrona di fronte.
Mi pongo di fronte a Sofia, la guardo in volto: è bella come un dipinto.
Avvicino il mio viso al suo, appoggio le sua labbra sulle sue che restano inerti, chiuse.
Un poco sorride, la bimba ruffiana.
Mi sposto dietro di lei. Affondo le mani nei suoi capelli e li sollevo: sono riccioli, corposi e pesanti.
Le denundo il collo.
Una lieve pressione e Sofia flette un poco la testa in avanti.
Appoggio le mie labbra sulla sue pelle, alla base del collo.
Inspiro il suo profumo, tenue, vagamente speziato da tracce di sudore fresco.
L'incontro fra le mie labbra e la sua epidermide genera un brivido.
Breve ma intensamente erotico.
La sento sento rilassarsi.
La bacio di nuovo, lentamente, tracciando lungo il suo collo una verticale di tracce lievi e umide.
Non sono solo i suoi. Anche le mie labbra tremano; la punta della mia lingua disegna cerchi sulla sua nuca e alla piccola bambola di sangue e carne sfugge un gemito.
La cingo da dietro, aderisco alla sua schiena, le mie mani si intrufolano sotto il leggero tessuto della sottoveste e si aprono sui suoi seni, delicatamente.
Il tempo scorre ma non ho fretta.
Voglio vivere ogni secondo di questi minuti fuggenti.
I seni di Sofia Sono caldi e turgidi.
La sua pelle scotta, ora.
Anche la mia.
La curva del suo seno contro il palmo delle mie mani è una sensazione deliziosa…provo ad immaginare cosa potrebbe essere percorrere quel delicato rilievo con le mie labbra, con la mia lingua...strapparle dall'anima calda un ansito di piacere e voglia.
Le pizzico piano i capezzoli, tesi. Lei si volta verso di me con uno sguardo di sfida e la bocca appena socchiusa.
Non dico nulla.
La tiro verso di me, uno strappo lieve e affondo la mia lingua fra le sue labbra di fragola matura.
Esploro con la mia lingua quella cavità calda e accogliente, accolgo il suo essere con la mia pelle, perdo la cognizione del tempo.
Dio, quanto la desidero ora.
La sottoveste è di troppo, ora.
Ne afferro un lembo da sotto, le sollevo le braccia e gliela tolgo di dosso.
Resta nuda, percorsa di brividi.
La invito a sdraiarsi, icona di fiamma, sull’enorme letto e mi accingo a perlustrare il mio splendido bottino.
Abbasso il capo sul seno di Sofia ne divoro piano un capezzolo rosato, ne succhio la densa corposità... i gemiti della ragazza mi indicano la strada.
Il mio respiro si fa pesante. Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi di Tommaso che ci osserva visibilmente eccitato mentre le mie mani percorrono il corpo nudo della sua donna.
Un’ora.
Un’ora soltanto.
(Continua...)
https://youtu.be/tT4d1LQy4e
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