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Lui & Lei

Così impari a...


di Animaerrante
05.02.2019    |    6.208    |    11 9.7
"La porta si chiude sbattendo dietro di noi..."
-Pazzia, è pura pazzia- stava dicendo il mio povero angioletto al diavoletto, dopo che avevo appena inviato a Riccardo un messaggio che lasciava poco spazio all'immaginazione.
-Non ti risponderà e se lo farà, ti riempirà solo di insulti- continuava l'angelo. Bhe, se mi risponde almeno posso giocarmela, penso io. Il telefono vibra, i miei battiti iniziano a salire, ma è un falso allarme: non è lui.
Riccardo avrebbe tutti i diritti di insultarmi, visto come l'avevo trattato circa un mese prima, ma non l'avrebbe fatto, ne sono sicura. Altra vibrazione. Con meno verve di prima prendo il telefono convinta che fosse sempre la stessa conversazione. Invece, eccolo!! In cima allo schermo c'è il mio messaggio: "Hai voglia di dedicarmi qualche ora?!" E sotto la sua risposta: "Vorrei dedicarti tutto il weekend, ma le regole le decido io..."
Blackout momentaneo.
La cena che sto gustando non mi va più e nella testa si materializza l'immagine di Riccardo: è giunta l'ora di andare a consumare altro!
È venerdì sera, per le strade c'è poca gente, ma faccio in tempo a giocare all'inseguimento di una Ford Kuga che malamente mi aveva sorpassato. Il gioco termina in fretta, nello specchietto retrovisore non c’è più, ma penso che la mia targa se la ricordi ancora bene. L'adrenalina e l'eccitazione derivate da quell'inaspettato divertimento mi fanno volare a destinazione in un batter d'occhio.
Parcheggio al solito posto e il tragitto fino allo zerbino di casa sua è troppo corto per riuscire ad elaborare un decente discorso di scuse.
Sono fuori. Diamo un po’ di pepe a questa serata! Dopo essermi sfilata gli slip e averli fatti sparire in borsa, mi alzo un po’ quel vestito color carta da zucchero che era sceso lasciando troppo coperte le cosce.
Inspiro profondamente.
Suono il campanello.
Dei passi si avvicinano alla porta. Attimi che sembrano secoli, ho troppa voglia di vederlo.
Lui si presenta sulla porta e quasi svengo da quanto è sexy questa sera. In realtà non indossa niente di che e forse è proprio questo che mi piace. È davanti a me a piedi nudi e a torso nudo, con addosso dei semplici pantaloni grigi della tuta.
Non sono ancora entrata in casa e già boccheggio. Non è male come inizio!
Lui è immobile, sta studiando ogni minimo dettaglio poi mi prende la mano, mi tira a sè e mi fa fare una giravolta su me stessa, accompagnando il tutto con uno di quei classici fischi di apprezzamento. Io gli sorrido, tutti i miei pori gli sorridono oltre a trasudare un’immensa voglia di lui.
La porta si chiude sbattendo dietro di noi. Mi rendo conto che è da un po’ che non venivo qui: il divano ha cambiato posizione, ci sono dei nuovi quadri appesi alle parete e anche i cuscini sono più colorati.
Mi accomodo sul divano come se fossi a casa mia, mentre lui mi si piazza di fronte sul pouf. I suoi occhi mi sono addosso e mi sembra di sentirli muovere su di me incendiandomi la pelle, centimetro dopo centimetro. Si sofferma prima sui piedi o meglio sul tacco 10 a spillo, poi salta alle spalle nude e abbronzate che il vestito mi lascia scoperte, passaggio veloce nei miei occhi e infine torna giù fissandomi il basso ventre.
-Si sarà accorto che non porto nulla lí sotto?!-
Non dà cenni in merito ma si alza, e senza proferir parola, si dirige verso le scale. Sono confusa, ma lo seguo con lo sguardo. All’improvviso si ferma e voltandosi verso di me, dice: “Dopo di lei, signorina...” accompagnando il tutto con un mezzo inchino e il suo bel sorriso. Il salotto dopotutto non era il posto migliore per sc.. ehm..discutere. Obbedisco e lo anticipo nella salita di quelle maledette scale alla marinara, un po’ difficili da salire ma che contribuiscono al mio sporco gioco di sculettare a una spanna dal suo naso. Se non si era accorto prima della mia nudità, adesso non avrebbe proprio potuto sfuggirgli.
Lui non mi sfiora nemmeno, mi raggiunge e mi passa oltre andandosi a sedere sul bordo del letto. La mia mente è irrequieta, forse più del corpo e il pensiero è bastardo al punto tale da rievocarmi immagini off limits dove lui è proprio in quella posizione e io gli sono seduta in braccio.
È l’inizio della fine.
Come un felino affamato balzo a cavalcioni su di lui, ribaltandolo e inchiodandolo con le braccia alzate al materasso. Occhi negli occhi, mani nelle mani. Mi chino e il suo profumo mi dà alla testa. Il suo petto inizia a fare su e giù più velocemente e il fiato diventa corto. Lo bacio. Lo voglio e lui mi vuole, lo sento.
Gli appoggio le mani al petto e faccio per togliermi e dar respiro alle mie povere ginocchia, ma lui non ci sta. Mi afferra con forza prima il bacino, facendomi fare degli affondi come si deve in mezzo alle sue gambe e poi si sposta sulle chiappe, strizzandole con vigoria a sè e assecondando il tutto con dei movimenti ondulatori. La mia eccitazione cresce con lo scorrere del tempo e la tuta che indossa non contribuisce di certo a mascherare quella protuberanza che si ritrova in mezzo alle gambe e che sta strusciando direttamente sul mio fiore. In un batter d’occhio e come per magia il mio vestito è salito in vita e i suoi pantaloni, assieme agli slip, sono scesi a metà coscia. Ci fissiamo, lui mi sorride e vedo un lampo passargli negli occhi. Automaticamente abbasso lo sguardo e noto che il suo uccello si libra in aria giusto il tempo di prendere la mira e affondare il colpo dentro di me.
Bestemmio sottovoce mentre mi morsico una spalla e gli conficco le unghie nel petto.
Colpita e affondata!
Lui sa che odio queste cose, ma non si scompone: me la vuole far pagare. Con la schiena sul letto, i piedi ben fissati a terra e le mani a cingermi il bacino riesce a darmi dei notevoli colpi senza che io possa ribellarmi. E inizia.
“Così” colpo “Impari” colpo “A” colpo “Fare” colpo..la..stronza..con..me! Il punto esclamativo me lo fa sentire nettamente penetrandomi in profondità e rimanendoci.
Altra bestemmia.
Oggi ha intenzione di farmi andar via a quattro zampe e la prospettiva mi piace a tal punto che inizio ad ansimare e mi bagno copiosamente: sono completamente abbandonata al volere del suo corpo. Lui, imperterrito, inclina il bacino di qualche grado e punta sempre più, aprendosi una nuova strada dentro di me.
-Maledetto bastardo-
All’ennesimo colpo ben centrato, non gli resisto più, mi parte un urlo inutilmente soffocato dalla sua mano che dà il via allo sfogo dei miei umori. Tanti piccoli rigoli lattiginosi scendono dal mio fiore e innaffiano prima il suo uccello che non sembra darsi pace, poi lo scroto e la sua pancia e infine il letto. Lui accusa il colpo, mi conficca le unghie nelle cosce e finalmente rallenta il ritmo. È giunta l’ora di agire. Recuperando le poche energie rimaste, faccio leva sulle gambe e mi libero dalla presa alzandomi giusto di quel poco che mi permette di mantenere comunque dentro di me una piccola parte di lui e, contemporaneamente, di girare su me stessa di 180 gradi.
Lui è immobile, forse terrorizzato da quel che è appena successo, con una pazza accovacciata sopra di lui che tiene in ostaggio il suo giocattolo. Ora non lo vedo più, lo sento solo e posso vedere le sue gambe piegate sparire verso il pavimento alla fine del letto. Improvvisamente una sua mano in mezzo alle cosce, mi riporta alla realtà. Alzo lo sguardo e mi ritrovo io, riflessa nello specchio. Mi scappa un ghigno di compiacimento e, senza levarmi gli occhi di dosso, affondo il colpo: mi riempio di nuovo di lui. Sul volto mi si disegna una smorfia che mi fa spalancare la bocca come se qualcuno mi stesse dilaniando, ma il gemito arriva da dietro.
-Uno pari, palla al centro-
Passo qualche decina di secondi ad ambientarmi alla nuova posizione facendo dei piccoli movimenti concentrici attorno al suo joystick. Poi punto i piedi sulla parte rigida in fondo al letto, inarco la schiena e appoggio i palmi delle mani rispettivamente a destra e a sinistra del suo petto. In questo modo, sfruttando la forza delle gambe e grazie alla libertà di movimento del bacino, riesco a prenderlo più in profondità e a riprodurre in modo più completo quel movimento che lo manda fuori di testa. Davanti a me ci sono sempre io, con le gambe ben aperte che vado avanti e indietro giocando a far sparire il suo uccello dentro di me. Nel frattempo lui ansima, mi prende per i polsi e stringe ogni volta che raggiungo la parte finale del movimento, quando lui è completamente fagocitato dal mio fiore.
Non ho alcuna fretta e adoro godermi questo momento.
Passano alcuni minuti, il mio corpo ora è completamente imperlato di sudore e nel frattempo la sua mano destra è passata a torturarmi il capezzolo. È la famosa goccia che fa traboccare il vaso. Cambio il ritmo e do libero sfogo al mio istinto animale che troppe volte ho represso. Non arrivo a contare fino a 5 che lo sento crescere dentro di me, pulsa talmente tanto da vibrare e la presa sul polso è così stretta da non farmi circolare il sangue. Un ultimo affondo ben fatto, testa all’indietro e io cedo urlando e stringendolo con tutte le mie forze mentre lui mi immobilizza così, con i muscoli tesi all’impossibile e sfogando dentro di me tutto quello di cui avevo bisogno, di cui avevamo bisogno.
È finita.
Mi abbandono sopra di lui, con il suo petto che ancora non si dà pace e che fa andare su e giù la mia schiena.
Questa è solo la fine di una battaglia, ma il proseguo di una guerra che lascerà un segno indelebile.
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