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La casa in montagna


di Animaerrante
27.09.2021    |    14.899    |    21 9.6
"Non so che ora possa essere e sinceramente poco mi importa, oramai il fuoco si è assopito e l’unica luce che filtra nella stanza proviene dal corridoio..."
É mezzanotte e fuori nevica, ho appena finito di far la doccia per lavarmi via il viaggio e tutta quella stanchezza che avevo addosso. In giro per casa non c’è nessuno, le varie porte delle stanze sono chiuse, dovrebbero essere tutte occupate.
Ogni anno c’è gente diversa, amici di amiche che vanno e vengono. C’è anche chi ritorna più volte, ma poco importa perché la casa è grande e c’è spazio per tutti.
In fondo al corridoio c’è la mia stanza: l’unica aperta e con la luce accesa. All’interno ci sono due letti, uno è occupato da Cristian che sta leggendo un libro. Lui è l’unico essere maschile che ha il permesso di dormire lì. C’è sempre stato un rispetto reciproco tra di noi: a volte ci divertiamo, a volte ci scambiamo le conquiste femminili e quando uno dei due ha bisogno della stanza, l’altro sa già come comportarsi.
Mi affaccio sulla porta e gli sorrido, lui ricambia il sorriso e chiude il libro. Non voglio interromperlo nella sua lettura e faccio un cenno con la mano di continuare, poi mi giro e mi dirigo in salotto. C’è uno strano silenzio in giro per casa, gli unici rumori provengono dal camino che ancora non si è addormentato.
Sento un po’ di fresco che mi si intrufola tra la cosce, d’altronde indosso solo una semplice maglietta lunga con un perizoma un po’ troppo striminzito. I capelli ancora umidi mi convincono a cercare riparo sotto il plaid mentre vengo attratta della penisola del divano.
Passano minuti, forse un’ora, ma poco importa. All’improvviso mi sveglio di soprassalto con un peso notevole sul petto mentre entrambe le braccia sono bloccate sotto il plaid. La luce è fioca, ma niente paura, dopo un attimo di panico mi rendo conto che è semplicemente Cristian che avrà avuto pietà per la mia schiena e ha deciso di venire a prendermi. Ora, però, è a cavalcioni sopra di me che mi fissa. Quello sguardo intenso oramai l’ho visto troppe volte e non mi è difficile da decifrare: sembra un cacciatore che non vede l’ora di gustarsi la sua preda. I suoi boxer sono a un palmo dal mio naso con una bella sorpresa all’interno che mostra già tutta la sua voglia di venir fuori.
Mi agito, cerco di svicolare per liberare almeno le braccia, ma quei 90kg di uomo non fanno nemmeno un plissé. Lo guardo cercando di decifrare le sue intenzioni e lui mi risponde piazzandomi un altro cuscino sotto la testa.
Vuole giocare.
Gli rispondo con un sorriso accondiscendente.
Lui si abbassa un po’ i boxer e senza chiedere permesso il suo amichetto si fionda fuori, quasi a sfidarmi. Sorrido di nuovo mentre lentamente mi avvicino alla base dell’asta soffiando leggermente per trasmettergli tutto il mio calore. Lui si alza, fa sparire l’indumento che gli dava fastidio come se fosse un prestigiatore, e torna in posizione come prima. Non avendo a disposizione le mani sono in grande difficoltà e posso solo usare gli addominali per avvicinarmi alle sue zone sensibili.
Lui percepisce il disagio, mi mette una mano dietro la nuca aiutandomi a raggiungere il mio intento. Inizio ad accarezzare con la lingua vicino alle sue piccole rotondità mentre la sua asta punta sempre più su. Lo bacio, lo stuzzico, lo sfioro facendogli sentire il mio respiro, lui si scompone un attimo e io mi pregusto già la festa facendo scomparire nella mia bocca una delle sue rotondità.
Non so che ora possa essere e sinceramente poco mi importa, oramai il fuoco si è assopito e l’unica luce che filtra nella stanza proviene dal corridoio. La mia attenzione si sofferma sull’ombra della porta che viene proiettata sul muro.
C’è qualcosa di strano.
La linea disegnata non è del tutto squadrata, come se ci fosse qualcosa appoggiato allo stipite o qualcuno!
Senza controllo la mia testa abbandona quello che stava facendo e si volta indietro, ma lo sguardo non riesce ad andare oltre il profilo del divano.
Mille pensieri iniziano a frullarmi in testa, non so nemmeno chi ci sia nella casa. L’unica cosa certa è che qualcuno o qualcuna si stava godendo in silenzio lo spettacolo.
Guardo Cristian che sta sorridendo e accenna un sì con la testa verso quella figura sconosciuta che ora è in piedi al centro dell’apertura.
Cosa significa tutto ciò?
A cosa ha acconsentito?
Non c’è tempo per pensare che velocemente quella persona si dirige dietro Cristian e sparisce dalla mia vista. Mi agito cercando di guardare oltre, ma non c’è verso: quell’immenso bisonte non cede di un millimetro. Mentre cerca di tranquillizzarmi, con il pollice abbassa il suo attrezzo indirizzandolo verso le mie labbra; come fanno le mamme quando danno il ciuccio ai bambini che piangono.
La testa vaga alla ricerca di qualche risposta, ma quella protuberanza circoncisa che nel frattempo ha iniziato a fare dentro e fuori dalla mia bocca conquista in fretta tutte le mie attenzioni. Cristian ora si è leggermente alzato sulle gambe e ha entrambe le mani attorno al mio capo. Riesco finalmente a liberare le braccia mentre il plaid scivola silenziosamente per terra. Ora con le mani a disposizione è tutta un’altra storia: con una impugno l’asta e con l’altra vado leggermente più sotto dove si trova il suo punto magico.
Una timida gocciolina di liquido pre eiaculatorio non tarda a spuntare sulla sommità. Velocemente la rapisco con la lingua, pronta a festeggiare la capitolazione della parte resistente.
Come se mi avesse letto nel pensiero la figura sconosciuta, della quale mi ero totalmente dimenticata, mi accarezza le gambe e risale lungo i fianchi.
Mi fermo, immobile, senza nemmeno respirare.
La mente parte di nuovo.
In casa ci sono 3 stanze. Una è occupata da me, in un’altra ci dovrebbe essere una coppia di ragazze con il cane e nell’ultima ci sono 3 letti. Uno sicuramente è occupato da Marco, un amico di Cristian, che ha portato la fidanzata e un amico. No forse mi sbaglio, la fidanzata non è di Marco ma sta con l’altro. Va beh, quei 3 dell’ultima stanza non me la raccontano giusta. Poi però doveva anche arrivare qualcuno, ma forse non oggi, che avrebbe dormito sul divano. Ecco, magari sto occupando il letto di qualcuno e nemmeno lo so.
Cristian che si volta giusto in tempo per vedere quelle mani sconosciute sfilarmi il perizoma mi fa tornare alla realtà.
Mi agito di nuovo, vorrei almeno sapere chi si nasconde lì dietro. Per un attimo riesco a vedere qualcosa in più, ma lo sconosciuto ha il cappuccio della felpa che gli crea ombra sul volto e che mi impedisce di riconoscerlo.
La situazione non mi spaventa anzi, non so per quale assurdo motivo, la mia eccitazione è alle stelle.
Sarà un uomo o una donna?
Dal tocco di qualche minuto fa, direi che si tratta di un uomo, anche le mani non sembravano così piccole.
Cristian sa chi è oppure è la prima volta anche per lui?
Che cenno d’intesa si sono scambiati?
Sussulto.
Una lingua inizia a percorrermi la coscia dx e risale verso le mie zone sensibili. Una volta raggiunte, si ferma, scocca un bacio a stampo sulle labbra e riprende il cammino verso la coscia sx.
Nel frattempo Cristian, o meglio una parte di lui, reclama attenzioni.
Contemporaneamente là sotto il bacio a stampo si è evoluto in un bacio alla francese e io replico la stessa cosa sul giocattolo che ho davanti al naso.
Il tocco è delicato e non c’è alcuna traccia di barba che mi solletica le grandi labbra: adesso potrebbe essere una donna.
Anche qui, nella casa in montagna, qualche esperienza saffica mi era già capitata, ma non sono abbastanza lucida per riuscire a collegare quel tocco a qualcuna, soprattutto adesso che due dita mi stanno penetrando piano piano.
Oh
my
god!
Qui la situazione inizia a farsi complicata. Ho la lubrificazione fuori controllo, non capisco se l’intento è quello di far scivolar via l’estraneo oppure di facilitarlo nell’impresa. Ora è il mio campanellino ad essere sotto attacco, questi lenti ma decisi movimenti circolari mi porteranno ben presto a pronunciare parole blasfeme senza che io possa rendermene conto.
È meglio concentrare la mia attenzione su altro.
Brandisco l’asta che si erge davanti a me iniziando a fare dei cerchi con la lingua attorno alla punta.
Dopo poco Cristian si lascia sfuggire un mugugno che innesca in me una serie di reazioni, amplificate soprattutto dalle emozioni che mi stanno giungendo dal basso ventre.
Son tesa come una corda di violino e non posso fare altro che iniziare a tremare. Niente da fare, da sotto non arrivano segnali di rallentamento, anzi...
In un ultimo attimo di lucidità afferro con entrambi le mani l’avambraccio che mi sta sorreggendo la nuca e lo stringo con tutta la forza che ho in corpo. Il petto si alza e si abbassa con un ritmo più serrato, la testa cerca di rovesciarsi all’indietro e la schiena si inarca sempre più.
Dio, Dio, Dio sto per venire.
Faccio le ultime veloci brevi inspirazioni, fermo i polmoni e vorrei fermare anche il cuore per godermi al massimo ogni frazione di secondo di quest’attimo.
Son pronta per rendere partecipe tutta la casa del mio viaggio nel mondo del piacere.
Spalanco la bocca e…
Noooooooooo, le cose non vanno come previste!
Sento un gemito profondo di Cristian che mi anticipa.
Proprio in quel momento arriva lui che, a modo suo, mi finisce in gola, riempiendomela.
È una scena che non si può descrivere: io che vorrei buttare fuori con veemenza tutto quello che mi è montato dentro dopo tutto quello che ho dovuto sopportare, ma allo stesso tempo non voglio sprecare nemmeno una goccia di quel nettare che tanto bramavo.
Non voglio scegliere, questa contrapposizione mi uccide e finisco in lacrime gemendo su quell’uccello troppo invadente, mentre con la lingua non posso fare altro che gustare ogni sfumatura di Cristian.

Blackout.

Lo sconosciuto se ne va proprio come era arrivato.
Anche Cristian, dopo avermi dato un bacio in fronte, si congeda sparendo in bagno. Mi lasciano lì da sola con addosso una voglia di essere presa e messa al muro che solo Dio lo può sapere.
Il desiderio intenso di andare di là, aprire tutte le stanze e urlare “Vieni a scoparmi come si deve!” è davvero molto forte ma, per fortuna, non abbastanza per farlo.
Mi metto seduta, gomiti sulle ginocchia, testa fra le mani e respiro profondamente.
Non finisce qui, siamo solo all’inizio!
Non c’è più nessuno in giro, mi alzo con nonchalance anche se all’interno ho un vulcano che non vede l’ora di esplodere. Ritorno in camera, Cristian è già a letto, ma non ho nessuna intenzione di farlo dormire.
Il terzo grado sembra non funzionare e, vista l’ora, opto per avere almeno la buonanotte.
Buonanotte concessa che non delude le aspettative, ma lascia quell’amaro in bocca di non essere riuscita a scoprire niente.
La mattina successiva al tavolo della colazione siamo seduti in sette.
Non trapela nulla.
Il colpevole ha deciso di rimanere anonimo.
Dopo quella notte non ho più insistito per scoprire chi fosse; il bello di quell’avventura è proprio il fatto di non sapere chi si nascondesse sotto quella felpa. Chiunque fosse, se dovesse rivelarsi, rovinerebbe la favola che si è creata nella mia testa.
Ancora oggi, quando il pensiero rievoca quelle immagini, vengo piacevolmente scombussolata e, ogni volta che incontro una delle persone che era presente in casa, automaticamente mi si disegna un ghigno in volto.
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