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Prima o poi tutto torna (prima parte)


di Animaerrante
21.05.2019    |    8.866    |    5 9.6
"- Altro messaggio, in realtà è una foto dove ci sono io e..."
Settimana scorsa mi arriva un messaggio su whatsapp: “Ciao, ti ricordi me? Come va?” Il fatto che non sia scritto correttamente mi cattura quel poco di attenzione che sarebbe servita per studiare meglio l’immagine del profilo di quel contatto misterioso.
Vedo solo che è una donna ed è fin troppo bella per essere vera.
La mia risposta dove le dico che, secondo me, ha sbagliato numero, non tarda ad arrivare.
Lei continua: “È passato tempo ma rido ancora a pensare le serate nostre”.
Questa volta l’italiano passa in secondo piano. Riguardo la foto e la donna di prima mi sembra ancora più gnocca: capelli biondi, occhi azzurri, viso da angelo, ma con un sorrisetto malizioso e un bel seno in primo piano. Avrà poco più di vent’anni.
-Serate nostre?! Con questa qui?! Ma magari..-
Altro messaggio, in realtà è una foto dove ci sono io e...Anya!!!
5 anni fa, mentre facevo l’animatrice in un villaggio vacanze in Sicilia, ho conosciuto Anya: una diciottenne russa che era appena arrivata in Italia. L’inizio non era stato dei migliori, non spiaccicava nemmeno una parola di italiano e non era poi così espansiva. Con il tempo e, visto che dovevamo lavorare fianco a fianco, le cose son cambiate migliorando parecchio. Peccato che l’estate sia passata troppo velocemente a tal punto da essere costrette a salutarci tra le lacrime di entrambe, ma con la promessa che prima o poi ci saremmo riviste.
Ed ora eccola qui! Immediatamente prendo il telefono e la chiamo.
Tra le tante cose che mi dice, mi rivela che sta per passare da Milano prima di rientrare a casa. Dopo un’oretta di telefonata, lei mi fa un proposta alquanto strana: vorrebbe passare una notte con me.
-Scusa?! Forse sto fraintendendo..-
Dopo un attimo di défaillance le chiedo conferma di quello che avevo appena sentito. Non sto fraintendendo.
5 anni fa eravamo compagne di stanza e, per forza di cose, era successo un po’ di tutto. Mi ricordo però che lei era alle prime esperienze lesbo, anche se alla fine della stagione aveva superato di gran lunga la maestra.
Un “Giulia...” dall’altra parte del telefono mi fa tornare al presente.
Presa alla sprovvista mi invento che non posso o forse è semplicemente il mio subconscio che è ben consapevole che una donna non mi basta più. Lei non ci sta, insiste, vuole capire e scoprire il perché. “Sono fidanzata” Questa volta l’ho sparata grossa, ma lei non coglie. “I’m engaged” le ripeto. Sento un sospiro di sollievo e poi continua: “Man or woman?” Già, in effetti ai tempi non avevo ancora le idee ben chiare. Dopo essermi quasi del tutto inventata di avere un uomo nella mia vita, lei, con nonchalance, mi invita a portare anche lui.
Io di tutta risposta lancio il telefono sul divano, come se ci fosse il diavolo dall’altra parte e poi mi metto a sculettare cantando “Un, dos, tres, un pasito pa’lante Maria”.
Subito però mi ricompongo, recupero il telefono come se nulla fosse e decidiamo la sera. È fatta!
I giorni successivi li passo a studiare il piano per convincere Beppe, il mio presunto fidanzato, ad accompagnarmi da Anya senza che nè lui, nè lei possano dubitare nulla.
Con Beppe in realtà c’è un bel rapporto di scopamicizia che però è limitato esclusivamente a noi due, lui non vuole uscire dal suo essere quadrato ed allargare i suoi orizzonti: ognuno fa quel che vuole con chi vuole, ma quando siamo assieme non ci devono essere altre persone. Concetto che a me va un po’ stretto e presto se ne accorgerà.
Eccoci, è venerdì sera. È giunta l’ora.
Con la scusa che devo fare un saluto veloce a una vecchia amica che sta per partire, mi faccio accompagnare da Beppe a Milano 3. Lui è ancora convinto che poi ci andremo a divertire.
Parcheggiamo e saliamo. La porta è socchiusa mentre da dentro una voce ci invita ad entrare. Non mi faccio pregare: non vedo l’ora di vederla. Quando i miei occhi incontrano la sua figura mi parte una bestemmia silenziosa -Oh “Jesus”, com’è cresciuta bene la ragazza!- Lei non lo nota, mi salta al collo, mi dà una palpatina al sedere e poi si arrangia da sola nelle presentazioni.
Quando mi riprendo spio Beppe che, come me, è rimasto sorpreso. Lo invito a sedersi sul divano mentre lei, dopo averci offerto due calici di vino, si mette sullo sgabello alto della cucina. È qualche centimetro più bassa di me, ma con quei tacchi a spillo color oro che si attorcigliano fino a metà polpaccio, sembra superarmi. Lo spacco laterale del vestito mette in bella mostra la sua coscia sinistra avvolta in delle strane calze a rete. Mentre parla si sposta una ciocca bionda dietro l’orecchio e l’occhio mi cade sul décolleté: una buona terza semicoperta dal vestito è ingabbiata in qualcosa di pizzo che non sembra essere un reggiseno.
Dopo che il secondo bicchiere di vino è andato, lei si alza e ci mostra le altre parti della casa, lasciando per ultima la stanza da letto.
Un matrimoniale king size senza testata e che sembra una nuvola padroneggia al centro della camera come se fosse stato messo lì apposta per favorire l’interazione da qualsiasi parte del letto ci si trovi. È veramente un peccato usarlo solo per tre persone.
Lei si lancia sulla nuvola soffice e invita anche me a provarla.
La tensione sessuale è nell’aria e io non me lo faccio ripetere, ma invece di finire sul letto, finisco addosso a lei. Ridiamo entrambe come due sceme poi le si gira verso di me, mi prende il volto con entrambe le mani e mi ficca la lingua in bocca. Posso sentire ancora il sapore dolciastro del vino mentre la mente va a risvegliare i vecchi ricordi. Non è cambiato nulla, è sempre lei. Mi stacco e mi perdo nei suoi occhi azzurro cielo, poi scendo e, aiutandomi con le mani, vado a liberare il suo bellissimo seno dal vestito. I capezzoli, anche se non sono ancora del tutto liberi, ringraziano e si mettono sull’attenti. Le tolgo il resto dell’abito e, come immaginavo, non porta alcun tipo di intimo ma indossa una catsuit di rete nera che la copre interamente il corpo, lasciandole libere spalle e braccia e aperta nei punti sensibili. Mi manca il fiato: è bellissima!
Anche Beppe è in apnea e direi che è abbastanza cresciuto per decidere se partecipare o meno. Sicuramente nessuna delle due lo costringerà a fare qualcosa controvoglia. L’allungarsi della maglietta mi distoglie dai miei pensieri, Anya sta cercando di togliermela e fa lo stesso con la minigonna. In un attimo anche il mio intimo vola via: rimango in autoreggenti e tacchi. Con la coda dell’occhio vedo Beppe andarsene, ma ora ho qualcosa di più importante a cui dedicarmi.
Torno sopra di lei, la costringo a sdraiarsi, le faccio sentire la mia presenza e la bacio nuovamente. Mentre lei mi accarezza la schiena io scendo a dare un salutino ai capezzoli che mi stavano aspettando. Lei si inarca e sospira. Dopo poco scendo di nuovo e, sfruttando le aperture della maglia a rete, regalo un bacio alla francese anche al suo fiore completamente depilato. A lei parte un mugugno che mi spinge a restare a divertirmi lì sotto. Mi metto sdraiata comoda anche io, puntellandomi sui gomiti, e inizio a fare sul serio. Mi dedico prima alle grandi labbra, accarezzandole, leccandole e succhiandole. Ogni tanto, quando sfioro il suo campanellino, lei si aggrappa con veemenza al lenzuolo. È eccitatissima, ma non è ancora ora, non c’è nessuna fretta.
Dopo poco lei ansima, ma non per merito mio, alzo il volto per capire che succede e noto che Beppe non solo è ritornato ma è anche completamente nudo e le sta massaggiando e baciando il seno destro. -Era ora!-
Mi inginocchio in modo da avere a portata della mano sinistra l’uccello di Beppe e della mano destra il fiore di Anya, ma il bel quadretto dura poco perché improvvisamente lei si muove compiendo una magia: fa sparire completamente l’uccello nella sua bocca.
-No, no, no.. Non ci siamo!-
Capisco al volo le sue intenzioni: si vuole sbarazzare il più in fretta possibile di lui.
-Meglio dargli una mano-
Parto al contrattacco e torno a distrarla in mezzo alle gambe così da fargli guadagnare un po’ di tempo.
Questa volta prima con la lingua e poi con le mani, le esploro i pertugi che ha lì sotto. Lei non ha nessuna intenzione di trattenersi e le mie mani sono sempre più imperlate dei suoi umori.
I respiri di entrambi si fanno via via più concitati e, se lui non fa in fretta a liberarsi, raggiungerà ben presto il primo knockout.
Come se mi avesse letto nel pensiero, Beppe si alza fa un giro del letto e si posiziona dietro di me. Ma io sono troppo occupata a guardare Anya che adesso, con la bocca libera, sta dando il meglio di sè.
Vengo distratta da una mano sotto la pancia che mi invita a sollevarmi e a mettermi a pecorina. Il seguente picchiettare del membro sul mio sedere mi preannuncia l’imminente penetrazione.
-Non stavo aspettando altro!-
Senza smettere quello che stavo facendo, ruoto il bacino di qualche grado giusto per mettere in bella mostra e lasciare libero accesso al mio fiore.
Beppe non delude le aspettative e me lo punta proprio lì, entrando piano piano come se non volesse disturbare.
A ogni affondo che proviene da dietro, io affondo dentro Anya che lascia uscire dei mugolii di apprezzamento. Con il passare del tempo i mugolii si trasformano in una sinfonia che non lascia indifferente Beppe. Per il bene comune decido di chiuderle la bocca con la mano che non era occupata ad esplorarla. Lei, di tutta risposta, mi prende il dito indice e inizia a succhiarmelo. Questa volta ha vinto lei e non ci posso fare nulla. Sento che la fine si avvicina. Beppe aumenta il ritmo e spinge più in profondità. Io nascondo il volto in mezzo alle gambe di lei fino a quando sento un urlo liberatorio e una lavata che mi colpisce la schiena e sembra andare oltre. Fine primo round.
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