Racconti Erotici > Lui & Lei > La terrazza condominiale
Lui & Lei

La terrazza condominiale


di singlebsx58roma
06.06.2017    |    22.693    |    9 9.6
""Ora glielo massaggio, vediamo che succede..."
Era una domenica di inizio giugno di vari anni fa. Era una bella giornata di sole, ma non ero andato al mare. Mi rende nervoso rimanere imbottigliato nel traffico. E andare al mare da Roma in estate significa questo. Sia all’andata che al ritorno. Però non mi andava di stare a casa. Così dissi a mia moglie se volesse venire pure lei a prendere il sole sulla terrazza condominiale. Ma ella declinò l’invito.
Così presi sdraio, asciugamano, abbronzante, una boccetta d’acqua, un libro e m’incamminai.
Uscii sul terrazzo e appena svoltai l’angolo della casupola dove erano le fontane, vidi una bella ragazza bionda stesa su un asciugamano adagiato su un tappetino di gomma, a prendere il sole.
“Buongiorno” dissi mentre aprivo la sdraio. “Buongiorno le xè un condomino del palazzo?” “Si” rispondo io, “Piaxer, mi sono la nipote della signora Comin, della scala B” disse lei allungandomi la mano.
Mentre le stringevo forte la mano, mi soffermai ad ammirarla. Era una bella bionda. Seno sodo, tra terza e la quarta, bei fianchi e belle gambe lisce. Pelle chiara, labbra suadenti, occhi chiari. Un gran pezzo di figliola.
Rimasi quasi di stucco. Cacchio, ma io questa la conosco, dicevo tra me e me.
“Scusami, ma noi ci conosciamo? Hai un viso noto” le dissi. “Forse mi somiglio a qualcuna che ti conosi, o forse mi go qualche sosia qui a Roma”. “Ma sei già venuta a trovare tua zia altre volte?” “Si, ma tanto tempo fa, ero ancora una ragasina” “Ora che ci penso somigli a qualche personaggio famoso” “Ah, allora te lo digo mi, xè Paola Barale, me lo dicono in tanti” “Ma sì è vero, somigli a lei”.
Intanto avevo sistemato l’asciugamano sulla sdraio e mi ero accomodato. “Da quale città del veneto?” “Vicenza” “Ah si? Mi go fato el militar a Padoa quando gavevo 20 anni” dissi cercando di imitare il dialetto veneto. “Ahahah, me xpiase ma ti non te gxei bon a parlar veneto” “Lo so, era tanto x rompere il ghiaccio, come si dice”.
Facemmo un po’ di dialogo, soliti discorsi convenzionali sul chi siamo, cosa facciamo, ecc. Poi preferimmo il silenzio. A occhi chiusi prendevamo il sole.
Ogni tanto li aprivo per buttarli su quel corpo stupendo. Due volte i miei occhi incontrarono i suoi.
Dopo un pò mi disse “Senti Paolo, te da miga fastidio se mi me levo el reggiseno?”, “Ma scherzi? Fai pure” dissi con disinvoltura, non vedevo l’ora.
E in un baleno se lo tolse. Aveva veramente un bel seno sodo. D’altronde era giovane.
La pressione sanguigna cominciò ad aumentare al mio equatore. Avevo intenzione di fare un po’ di lettura, ma con quel ben di dio accanto non ci sarei mai riuscito.
Poi ad un tratto si girò a pancia in sotto e senza guardarmi, rimanendo a occhi chiusi disse con quella sua cadenza veneta: “Scolta, te andrebbe de passarmi un po’ di crema sulla schiena e le gambe?” “Certo che problema c’è?” le risposi mentre tra me e me pensavo "ma che mi sta provocando?"
Presi il tubo della crema e cominciai a spalmarla sulle spalle facendole nel contempo un massaggio. Gliela passai anche sui lati del corpo da sotto le ascelle ai fianchi. “Ooh ma ti te ghe xei proprio bravo, me sembri un massaggiatore”.
Finita la schiena scesi alle cosce. Dopo aver spalmato sul lato aperto delle cosce, fino al ginocchio, spostai la mano nell’interno cosce. Ero a un centimetro dal pube. "Ora glielo massaggio, vediamo che succede. Male che vada mi ammolla un ceffone. Sti cazzi. Siamo solo noi, non ci vede nessuno, neanche dagli altri palazzi" (in quel periodo abitavo in una zona di Roma leggermente collinare dove i palazzi degradavano). Questo pensai mentre avevo il cuore in gola che mi batteva forte.
Cominciai a sudare con più abbondanza dalla fronte e dalla schiena. Presi coraggio e ruppi gli indugi.
Poggiai il dito medio sul costume all’altezza dell’ano, e come a simulare un leggero massaggio scesi sotto verso il clitoride. Lei non ebbe reazione anzi. Rimanendo a occhi chiusi inarcò il bacino verso l’alto per facilitare il movimento della mia mano verso il clitoride.
Percepii nettamente che il costume era già bagnato di umori vaginali. Questa sua reazione mi infuse sicurezza e automaticamente smisi di sudare.
Cominciai a baciarle le orecchie, il collo, la schiena. Infine la girai, ci guardammo un attimo e mi disse “Me piasi toso” prima di attirare con la mano il mio viso verso il suo e penetrarmi la bocca con la sua lingua.
Prima di passare a baciare e mordicchiare i suoi capezzoli, dovetti dare libera uscita al pene eretto, che, compresso nel costume, chiedeva pietà.
Dopo un po’ di petting, capimmo che non aveva più senso stare in costume e prima di togliercelo, andai a chiudere a chiave la porta della terrazza. Se fosse venuto qualcuno gli avrei spiegato che si apriva e sbatteva.
Tornato da Alessia mi sdraiai per terra e infilai la mia testa in mezzo alle sue cosce. Non smisi di lavorare finché non mi abbeverai del suo liquido, mentre ella cercava di domare le sue urla di piacere.
Mi tirai su e con le nostre lingue condividemmo il suo piacere.
Ora ero dentro di lei fermo. Ci riposammo un attimo, poi presi a cavalcarla.
Il fuoco che avevamo dentro ci avvolgeva totalmente, dando ai movimenti dei nostri corpi una totale sintonia, ed ella manifestò il secondo orgasmo conficcando le unghie delle sue dita sui miei glutei.
Ero sul procinto di venire anche io, ma riuscii a resistere staccandomi da lei.
Volevo assaggiare tutto di Alessia. Dentro la settimana a venire sarebbe ripartita. E quando mi sarebbe ricapitata di incontrarla di nuovo?
La feci girare a pecorina, presi la mia bottiglia d’acqua e le sciacquai l’ano, dopodiché cominciai a leccarglielo e giocarci con le dita x farlo rilassare.
“Oohh cosa ti voi far? Non ghe xe possibile, me fa mal de drio” “Non te preocupar, ghe penso mi. Se ti farò del male mi toglierò, giuro” le risposi.
Si convinse e mi lasciò fare. Quando sentii che l’ano era rilassato, la feci tirar su con la schiena rimanendo entrambi inginocchiati, lubrificai ancor di più il mio pene con la salive e glielo infilai lentamente e dolcemente dentro.
Con il braccio sinistro le cinsi il ventre, e con la mano destra comincia a massaggiarle il clitoride mentre con il bacino aumentavo e diminuivo la percussione.
Sentivo il sole che mi bruciava sulle spalle e la schiena, ma non me ne fregava nulla.
“Ohi, sii, piano, ancora” erano i vocaboli che come lamenti uscivano alternandosi dalla sua bocca.
Ciò aumentava in me l’eccitazione. Cominciai ad assestare colpi sempre uguali e ogni volta più forti. Sentivo che stava abbandonando quel confine-non confine dove dolore e piacere si confondono e si fondono.
Volevo abbreviare il tuo terzo, e mio primo e unico orgasmo.
I suoi lamenti cominciarono a diventare piccole urla. Stava entrando definitivamente nel campo del piacere.
Non resistetti più ed esplosi dentro di lei. Quando ormai eravamo rilassati sul divano dell’estasi ella disse “Dio bono, ti te xei un diavolo del sesso”.
Dentro la settimana ripartì. Non la rividì più, anche perchè 2 anni dopo cambiai casa. Che peccato !!!!
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La terrazza condominiale:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni