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Lui & Lei

L'INTRUSA


di singlebsx58roma
25.03.2017    |    2.304    |    0 6.8
"Così quando la sera di quella domenica trascorsa insieme al mare, ti lasciasti sedurre dal mio risotto alle erbe, ed insieme ai bicchieri di “Lancers”..."
Seduto sulla sdraia qui nel terrazzino in compagnia di una malinconica luna calante, con un bicchiere di whisky in mano, ripenso al tempo che fu. Al nostro primo travolgente incontro.

Era una tiepida sera di inizio estate. Una cena a casa di Patrizia fu la causa del nostro incontro.
Eravamo giovani, entusiasti, belli (tu sicuramente lo eri, e certamente entrambi più di adesso), con la voglia di vivere che ci scoppiava dentro.
Tra i bicchieri di vino che si portavano via la nostra timidezza, ci stuzzicammo tirandoci molliche di pane. Quella sera eri solo hashish.
Poi ci fu la festa a casa di Paolo. Con i tuoi sorrisi, con la tua simpatia, mi arricchisti come un vincitore del lotto. E da hashish ti trasformasti in eroina. Mi entrasti dentro e non ne uscisti più. Come la scimmia dei tossici, così la passione ed il sentimento si impossessarono della mia mente e del mio cuore.
Così quando la sera di quella domenica trascorsa insieme al mare, ti lasciasti sedurre dal mio risotto alle erbe, ed insieme ai bicchieri di “Lancers” lasciasti cadere le tue ultime resistenze, la calda voce di Cat Stevens fece scivolar via i tuoi ultimi indumenti.
Nudi sul tappeto, i nostri corpi incastrati negli anfratti dell’una e dell’altro ardevano tra le fiamme della passione. E mentre Cat cantava “find a girl, settle down, if you want you can merry, look at me, i’m old but i’m happy…” noi eravamo intenti “a chiederci un bacio e volerne altri cento…”, mentre su un invisibile pentagramma disegnavamo le forme dell’amore.
Ma di lì a poco scoprii che era un amore malato.
Purtroppo non eravamo soli. Lei si mise tra di noi, non poteva accettare di starne fuori.
E così già due giorni dopo, lei venne a cercarmi. Non sopportava di essere dimenticata.

Erano belli quei momenti quando le nostre carni diventavano un sol corpo, per ritrovarci in quell’io cosmico in cui affondare i nostri ego e fonderci per diventare una sola anima.
Quante volte le pareti della camera, della cucina, del salotto e del bagno, hanno ascoltato i nostri gemiti. Quante volte le lenzuola hanno accarezzato le nostre carni, ed assorbito i nostri umori.
Quante volte sul tuo monte di venere ho ritrovato ragione di esistere. Quante volte con la tua bocca ti sei preso la mia anima. Quante volte le tue labbra mi hanno dato sicurezza. Quante volte sui tuoi seni ho sognato. Quante volte, in posti sconosciuti, ci siamo imbarcati clandestini sul tappeto volante della lussuria.
Ed ogni volta che andavi via, dopo che ci avevamo donato la nostra essenza, compariva lei.
Per me ormai eri diventata eroina.
Quando stavamo giorni senza vederci, senza poterci donare l’un l’altro, lei era onnipresente.
All’inizio ero solo io il suo bersaglio, ero io che pagavo le conseguenze della sua prepotenza.
Poi nel tempo riversò le sue attenzioni su di te. Era te che voleva.
E da quel momento iniziò la fine.
Giovane ed inesperto com’ero non fui capace di allontanarla da te, di proteggerti, e così facendo ti persi per sempre.
Ora, dopo tanto, in età matura sono riuscito a sconfiggerla.
Maledetta gelosia.


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