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Dopo la mostra


di singlebsx58roma
04.09.2017    |    15.633    |    7 9.6
"Quindi accettò con piacere, ma le sorprese della giornata non erano finite..."
Quella sera Anna non riuscì a prendere sonno. Quanto era successo non era minimamente nelle sue previsioni.. Dopo che avevano fatto l’amore erano rimaste a coccolarsi in camera. Poi al momento di andar via, Ana la invitò a rimanere a cena. Non era un problema dal momento che i genitori erano andati a teatro e lei avrebbe dovuto cenare da sola. Quindi accettò con piacere, ma le sorprese della giornata non erano finite.
Sarà stato il vino, il peperoncino messo nelle empanadas, l’atmosfera calda della musica sudamericana, fatto sta che come nel film “Il postino bussa sempre due volte”, il tavolo della cucina, semi sparecchiato dai residui della cena, fu testimone e spettatore di una ulteriore performance amorosa tra le due amiche.
Adesso era già più di un’ora che si era messa a letto e non prendeva sonno. Si girava e rigirava. Lei che come toccava il cuscino dopo 5 minuti dormiva.
“Ma che mi sta succedendo?” si chiedeva. Lei che non aveva mai pensato possibile far l’amore con un’altra donna. E ripensò a tutte le volte che si era masturbata pensando al cognato di suo fratello, oppure al suo attore preferito.
Ed inevitabilmente il pensiero andava ai suoi rapporti con gli uomini.
Sandro il suo primo ragazzo era passionale, ma troppo, troppo possessivo e geloso. Bruno era l’esatto opposto. Poco passionale, e anche molto menefreghista.
Ecco ora comparire Ana. Pensò all’intensità dei suoi baci. Alle sue attenzioni, alla sua dedizione nel dare piacere, alla sua capacità di guardarti dentro.
Era confusa. Guardò l’orologio: le 2 e 40. Si alzò, andò in cucina e bevve un bicchiere d’acqua.
Ritornò a letto, ma i pensieri tornarono. Infine verso le 3 e 50, Morfeo pietoso se la prese tra le sue braccia.
“Buongiorno dormigliona, sono le 9 e 30. Sarebbe ora che t’alzi” disse la madre aprendo la porta della sua camera, “Ma mamma oggi è domenica” “E allora? Non ti basta? Quando siamo rientrati eri già a letto” “Mi ero appena coricata, ma ho preso sonno molto tardi” “La colazione è pronta” “Uffa, arrivo”.
Si mise il pigiama e andò in cucina. Salutò il padre.
“Allora come è andata a Teatro?” “Divertente fortunatamente, e a te come è andata?” “Bene è stata una visita molto interessante” “Ma non hai mangiato niente ieri sera?” chiese la madre. “No, ho mangiato da lei”.
Padre e madre incominciarono un piccolo interrogatorio da cui lei si sganciò con la scusa di andare al bagno.
Quella domenica avrebbe dovuto studiare, ma concluse ben poco. Nel primo pomeriggio recuperò un po’ di sonno, poi tentò di studiare, ma come nella notte appena passata la mente vagava, era incapace di concentrarsi. Era sola in casa.
Ad un tratto si alzò dalla scrivania, si tolse il pantaloncino del pigiama e si stese sul letto. Chiuse gli occhi, porto una mano alla vagina e cominciò a carezzarsi mentre con l’altra mano si carezzava il seno. Ad occhi chiusi vedeva il viso e le labbra di Ana. Le furono sufficienti un po’ di massaggi al clitoride per esplodere in un orgasmo.
Si sentì relativamente paga e tornò allo studio. Ma quella che pensava fosse una parentesi, si rivelò ben presto una malattia. Si ritrovava spesso a pensare ad Ana. Durante lo studio o le faccende di casa, finanche
durante la visione della tv, col pensiero si estraniava.
Finché il mercoledì seguente mentre era in accademia ricevette una telefonata da Ana. “Ciao, come stai?” “Molto bene, tu?” le rispose, “Anche io, grazie. Sai ti ho pensata” “Anche io” rispose Anna ammaliata dalla voce di Ana, da quel suo italiano con una forte influenza di spagnolo. “Telepatia?” disse Ana. Risero entrambe, poi sempre Ana “Mi piacerebbe rivederti” “Anche a me, vogliamo fare questa sera?” “Muy bien, si cena insieme?” “Si”.
Verso metà meriggio, al rientro della madre dal lavoro, si preparò e le comunicò che sarebbe andata a cena a casa di Ana. “Come mai?” le chiese la madre, “E’ molto preparata in storia dell’arte e può darmi una mano per lo studio” tagliò corto la figlia.
Dal momento che scese dal bus e s’incamminò verso il cancello, il cuore prese a batterle più forte. Arrivò su, suonò il campanello, si aprì la porta. “Ciao Anna” “Ciao” “Che fai non entri?”. Il tempo di chiudersi la porta alle spalle e si ritrovarono incollate per le labbra. Poi carezze ed abbracci. Lentamente, quasi restando unite per le labbra, si spostarono in camera da letto. E qui fu battaglia dei sensi.
Poi venne la quiete dopo la tempesta che le trovò sdraiate una sull’altra. Ana che delicatamente carezzava il viso, le sopracciglia, la bocca dell’amica italiana.
“Sto molto bene quando sto con te. Dai un senso allo scorrere delle giornate, alla mia vita”. Si aspettava che anche Anna dicesse qualcosa, ma lei non aprì bocca. “E tu?” incalzò Ana. “Si…anch’io sto bene” “Ma?” chiese Ana non sentendola convinta. “Non sono sicura. Non so cosa provo, cosa mi sta succedendo” “Ehi? Guarda che ti ho solo chiesto se stai bene. Che è quello che conta di più quando stiamo insieme. Per il resto lascia fare al tempo. Come dite voi in Italia ‘se son rose fioriranno’. L’importante è che tu viva la tua vita, che sii quella che ti senti di essere e non rinunci ai tuoi sogni”.
Si alzarono ed andarono in cucina per preparare una frugale cena a base di formaggio e insalate, accompagnati da un Barbera.
Dopo cena andarono a prendere il caffè sedute sul divano in salotto, e sfogliando l’album di foto erotiche un certo calore cominciò a serpeggiare all’interno di Anna. La voce leggermente rauca e mascolina di Ana, che commentava le foto con quella cadenza spagnola non faceva che aumentare l’eccitazione e la tensione erotica. Ad un certo punto Anna bloccò la mano di Ana, le tolse con ferma determinazione l’album e lo pose sul tavolinetto. Poi la guardò un attimo negli occhi, quindi le si buttò addosso, le bocche si cercarono e le lingue combatterono.
Poi presa da insolito furore le tirò su il vestito, si mise in ginocchio e affondò il suo viso tra le cosce di Ana. “Piccola mia tu mi fai impazzire” furono le parole che Ana dopo un pò riuscì a dire tra la selva di spasmi e mugolii.
Rincasò verso la mezzanotte. “Come mai a quest’ora?” le disse la madre appena entrata.
“Quest’ora? Ma se non è neanche mezzanotte! Siamo rimaste a chiacchierare” rispose la figlia infastidita.
Si mise a letto, e questa volta a differenza delle altre sere, prese sonno prima. Non subito, perché i confronti tra Ana e gli uomini ricominciarono, ma quel giorno aveva pagato abbondantemente i suoi sensi. Sicché in capo a un’ora si addormentò.

Il martedì pomeriggio era stata invitata da Antonio, un suo compagno di accademia che le faceva la corte e che non le dispiaceva, alla di lui casa.
Solito rituale: doccia, leggero trucco, vestizione e profumo. Questa volta mise una minigonna in jeans e una semplice T-shirt. Scarpe con tacco medio.
Prese il metrò e all’uscita trovò Antonio ad attenderla in quanto casa sua rimaneva mal servita dagli autobus. Arrivarono su casa e si accomodarono in salotto.
“Cosa posso offrirti? Te freddo, birra, un Tropical, un succo di frutta?” “Lo prepari tu il tropical?” “Ovviamente” “Allora vada x il tropical”.
Antonio andò in cucina e dopo poco tornò con due bicchieri contenenti la stessa bevanda. Poggiò i bicchieri sul tavolinetto, andò all’impianto Hi-Fi e mise un po’ di musica. Poi si mise seduto sul divano accanto ad Anna prese il suo bicchiere e toccando quello dell’amica brindarono alla loro salute. Senza parlare cominciò a carezzarle i capelli, infine poggiò il bicchiere, l’avvicinò e cominciò a baciarla appassionatamente.
Anna non si fece pregare e rispose con desiderio alle avances del ragazzo le cui mani si stavano prendendo cura del suo corpo. Una passava dal viso al seno, l’altra insisteva nell’intrufolarsi nella sua vagina.
Poi presi dalla passione, vicendevolmente cominciarono a spogliarsi e quando Anna cominciò a tirargli via i pantaloni, si accorse del rigonfiamento sotto i boxer di Antonio. L’amico già in piena eccitazione, abbassò con il pollice le mutande mostrando il pene in totale erezione. Prese la testa di Anna tra le sue mani e la avvicinò al suo baricentro. Dopo un po’ di fellatio, la scansò, la fece sdraiare sul divano e ricambiò tuffando la sua testa tra le cosce di Anna.
Lei chiuse gli occhi e stranamente il pensiero andò ad Ana. La sua mente non era lì. Era presente solo con il corpo. Cercò di non pensarci e concentrarsi su Antonio. Ma i capezzoli e il clitoride non le si inturgidivano come quando copulava con Ana.
Evidentemente c’era qualcosa che non andava. Evidentemente il ragazzo non la stava soddisfacendo appieno, perché l’immagine di Ana, la sua bocca, la sua voce, la sua lingua, tornarono a farsi presente nella mente di Anna.
Sebbene cambiarono posizioni varie volte il coito non durò molto. Anna raggiunse l’orgasmo, ma non fu bello, intenso, forte, come quelli provati con Ana. Non si bagnava copiosamente come le succedeva con Ana.
Tornò a casa, ma sia durante il tragitto, sia nel prosieguo della serata, sia quando andò a letto era con la testa tra le nuvole. Era insoddisfatta, amareggiata, confusa.

‘Vruum, vruum, vruum’. Anna guardò il cellulare a cui aveva lasciato la funzione vibrato. Era Ana, ma in quel momento non poteva rispondere in quanto impegnata in aula all’Accademia.
Non appena poté uscì dall’aula e la richiamò.
“Ciao, come stai? Se non ti chiamo io non ti fai sentire ehh?” le disse Ana quando rispose. “Hai ragione sono imperdonabile” “No, non sei imperdonabile, sei adorabile, forse sono io che sono ossessiva, ma sai, quando mi piace una persona, mi piace sentirla. Anche per dire due stupidaggini, farsi due risate” “Non sbagli affatto, anche a me piace sentire la voce delle persone che apprezzo. E’ che sono giorni di fuoco, come ti ho detto sono impegnatissima” “Pensi che potremo vederci uno di questi giorni?” “Non lo so. Ti faccio sapere io” “Va bene, allora non ti chiamerò. Non mi piace essere invadente e mettere pressione. Quando vuoi, sappi che mi farà molto piacere. Anche se non possiamo vederci mi basta sentirci. Ciao” “Ciao Ana”. Chiuse la chiamata e subito si sentì scombussolata, ma con un senso di pienezza. Perché quando sentiva o vedeva Ana si sentiva, si confusa, ma appagata, rilassata, quasi felice?
Dopo pranzo lavò le stoviglie e si mise a studiare. Ma dopo un po’ ecco che la mente prese a vagare e pensare ad Ana. Al rientro a casa della madre, si apprestò ad uscire. “Dove vai?” le chiese la madre.
“Devo fare un salto in libreria, non so quanto tempo ci metterò, ciao”.
Prese il bus e quando scese nei pressi della casa di Ana, il cuore cominciò a battere più forte.
Più si avvicinava, più aumentava il battito. Suonò. Fortunatamente era in casa e le aprì
Arrivò di corsa al piano e la trovò che l’aspettava con la porta aperta. “Ma che succede? Non ti aspettavo proprio” disse Ana. Lei riprese fiato, poi sorridendo le disse “Ana, io ti amo” “Anche io amore mio”.
Le labbra si serrarono e la porta si chiuse alle loro spalle.


P.S. Sono gradite critiche da lesbiche e donne in generale!




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