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Prime Esperienze

Mia moglie Valeria - Dopo i 40 anni - Cambiamenti - Capitolo 2 - Il confronto


di Marta-trav
25.07.2020    |    17.829    |    10 9.7
"Ed in quel messaggio Valeria commentava, con una serie di emoticon (cuoricini, faccine che baciano, ecc..."
L’occasione si è presentata la settimana successiva, il sabato sera.
In quella decina di giorni trascorsi tra il martedì della settimana precedente ed il sabato di quella successiva non ho fatto altro che pensare a quanto scoperto sul computer e come fare per farlo sapere a Valeria.
Non mi andava di affrontare la questione direttamente. Sarebbe stato molto più facile, ovvio, ma anche molto più imbarazzante. Sia per me, sia, soprattutto, per lei.
Se si fosse trattato solo di una debolezza, di pura curiosità, di un momento di rilassatezza, avrei compromesso l’intero rapporto con mia moglie. E questo non mi andava.
In quei giorni, però, appena ero solo in casa, ho aperto tutti i cassetti di Valeria, ho rovistato nel suo armadio, ho smontato lo stanzino, non sapendo neppure io perché e cosa stessi cercando.
Forse speravo di trovare un vibratore, un sex-toy, un qualcosa che potesse confermarmi che mia moglie avesse veramente fantasie peccaminose.
Ma niente.
Allora, mi son detto incrociando le dita, azzarderò qualcosa sabato sera, durante la cena con Marco e Daniela.
E speriamo bene.
Sabato sera. A casa nostra.
Marco e Daniela sono due nostri amici di lunga data.
Con Marco ho spesso parlato di donne e di sesso, come normalmente si fa tra uomini.
Ma non abbiamo mai condiviso alcuna esperienza reale.
Quella sera, a metà cena, me ne sono uscito improvvisamente dicendo “ma sapete che un mio collega di lavoro si è lasciato con la moglie perché ha scoperto che lei consultava frequentemente siti porno ed aveva addirittura un profilo su un sito di incontri?”. L’ho sparata lì…
“Ma dai?”, ha risposto Marco, incuriosito.
Valeria, che in quel momento stava arrivando con in mano il vassoio con la carne arrosto, si è bloccata di colpo, ha cambiato espressione ed ha evitato di guardarmi in faccia.
Colpita!
La cena è proseguita più o meno regolarmente, tra una chiacchiera e l’altra.
Ma Valeria è rimasta in silenzio per tutto il tempo, senza partecipare ai discorsi e con l’aria della bambina pizzicata con le mani sporche di cioccolata.
Quella sera siamo andati a dormire senza fare l’amore. Valeria è rimasta chiusa in se stessa. Io non ho voluto riprendere il discorso. Mi ero ripromesso di farlo in un altro momento.
La mattina successiva, come al solito, benché fosse domenica, mi sono svegliato prima io, sono andato in cucina ed ho preparato il caffè.
Nell’attesa che la moka iniziasse a borbottare, ho acceso il pc.
E…boom!
Seppur erano passate circa due settimane e, fino al giorno prima (avevo controllato), la cronologia riportasse ancora quegli accessi fatti da Valeria una decina di giorni prima, ora erano spariti. Solo quelli.
Mi sa che Valeria conosceva perfettamente la cronologia e sapeva utilizzarla anche molto bene.
Dopo la mia uscita durante la cena della sera precedente e, molto probabilmente, mentre io ero in bagno prima di andare a letto, Valeria era entrata nella cronologia del browser ed aveva cancellato le tracce del suo peccato.
Quel gesto mi ha dato la conferma che non fosse la prima volta che Valeria consultasse quei siti. Anche se, nelle precedenti occasioni, molto probabilmente aveva avuto l’accortezza di cancellare le tracce della sua lussuria.
Ma, dopo aver ascoltato la mia bufala durante la cena ed aver abboccato all’amo, deve essere andata a controllare. Ed ha cancellato tutto.
Tuttavia il dubbio che non si fosse trattato solo di una sua negligenza (quella di non cancellare la cronologia) e che, invece, avesse voluto appositamente lasciar traccia delle sue ricerche (e delle sue voglie), con la speranza, neppure tanto remota, che potessi accorgermene, mi incitava a riprendere, in qualche modo, l’argomento.
La giornata di domenica e tutta la settimana successiva sono trascorse normalmente, senza alcuno slancio sessuale e con Valeria sempre silenziosa e più scontrosa del solito.
Evidentemente la cosa non poteva andare avanti così.
Qualcosa mi diceva che Valeria sapesse che io sapevo.
Uno di noi due doveva solo trovare il modo di rompere il ghiaccio e riprendere il discorso.
Lo feci io. Il venerdì sera.
Eravamo già a letto.
Io stavo leggendo e Valeria aveva appena spento la luce.
Ho chiuso il libro, l’ho poggiato sul comodino e mi sono avvicinato a mia moglie.
“Tesoro, per caso devi dirmi qualcosa?”, le ho domandato, con voce calma e serena.
Silenzio.
“Valeria, è successo qualcosa? Dimmelo se è così”.
Ancora silenzio.
Poi, improvvisamente, si è girata verso di me, mi ha guardato negli occhi, mi ha abbracciato e mi ha baciato.
“Ti amo”, mi ha detto. “Vero che lo sai che ti amo?”.
“Certo che lo so”, le ho risposto. “Ma perché me lo chiedi?”.
Detestavo questa fase nella quale tutti e due stavamo recitando una parte, con la consapevolezza di saperlo perfettamente entrambi. Sarebbe stato meglio toglierci le maschere e parlare apertamente. Ma non era facile, me ne rendevo perfettamente conto.
“Ho fatto una cazzata”, mi ha detto mia moglie.
“Quale?”, ho chiesto io, pur sapendo già a cosa si stesse riferendo.
“Ti ho tradito”.
Boom! Boom! Boom!
“Cosa?”. Il mio stupore, stavolta, era reale. Nessuna finzione, nessuna recita.
“No, non è come pensi tu. Non sono stata con nessun altro uomo”, ha chiarito subito Valeria.
Tac…tac…
Il mio cuore, lentamente, ha ripreso a battere regolarmente.
Vuoi vedere chi mi ha tradito con una donna? Magari con Elena? Che, peraltro, è proprio una gran bella figa.
Non c’è niente da fare. Anche in momenti particolari e delicati come quello, la mente di un uomo cerca comunque di cogliere qualcosa che possa generare eccitazione.
“E allora, cosa è successo?”, le ho chiesto.
“Mi sono iscritta su un sito di incontri. Ho messo un annuncio. Mi hanno scritto in tantissimi. Ho chattato con molti uomini. E nient’altro”.
Stavolta, in silenzio, sono rimasto io.
Ma pensa tu, mi son detto. Io l’ho sparata a caso, durante la cena. Ed invece ci ho indovinato.
E’ proprio vero, non si finisce mai di conoscere una persona.
Ed ora, quella persona che credevo di conoscere bene e che ritenevo lontanissima dal mondo nel quale mi sarebbe piaciuto farla entrare, mi stava semplicemente dicendo che lei, in quel mondo, ci era già entrata e ne faceva ampiamente parte.
Ma dovevo saperne di più.
“Cioè, non hai incontrato nessuno? Solo scambio di messaggi?”.
“Certo che non ho incontrato nessuno. Ma per chi mi hai preso?”, mi disse con un tono di voce un po’ troppo alto e quasi arrabbiato.
“Cioè, non proprio solo messaggi”, continuò, però, Valeria.
“Cosa vuoi dire?”, io.
“Voglio dire che sul mio profilo ho pubblicato anche qualche foto di me. E con qualche uomo ho condiviso altre foto. Con qualcuno anche brevi filmati. Dio, quanto mi vergogno di quello che ho fatto!”, disse lei, quasi piagnucolando.
Vergogna? Ah, se lo avessi saputo prima! Se lo avessi scoperto prima!
Iniziavo a realizzare di aver perso già fin troppo tempo nella mia vita di coppia, sessualmente parlando.
Iniziavo a comprendere che Valeria era molto di più di quanto facesse intendere.
Iniziavo a vederla con occhi diversi.
Iniziavo a considerarla sessualmente spregiudicata, proprio come avevo sempre sognato.
Iniziavo ad essere anche un po’ geloso…
“E quel profilo esiste ancora?”, domandai.
“Ma che domanda è?”.
“Esiste o no?”.
Silenzio.
“Valeria, guardami”. Durante la sua confessione mia moglie aveva tenuto lo sguardo basso, colpevole.
Ha alzato lo sguardo.
“Allora, esiste ancora o no?”, ho insistito.
“Si…esiste”, ha confessato infine.
Bene, bene…mia moglie Valeria era, già cos’era?
Se non fosse stata mia moglie, l’avrei definita, molto semplicemente, una troia.
Ma lei era mia moglie, la madre dei miei figli.
Tuttavia non c’era dubbio sul fatto che fosse anche una troia. La mia troia. Ed a me iniziava a piacere ancora di più.
“Voglio vederlo”, dissi.
“Ma che dici, Stefano?”, rispose.
“Dico semplicemente che voglio vedere il tuo profilo, tutto qua”, continuai io, con voce calma ma con un fuoco di 1.000 gradi di temperatura dentro di me.
“Ma dai, Stefano. Non voglio. Mi vergogno. Domani lo rimuovo”.
“Fammi capire, Valeria. Su quel profilo, molto probabilmente, hai pubblicato foto di te ed, immagino, piuttosto osé e che possono vedere tutti. Hai condiviso filmati altrettanto espliciti e che possono vedere tutti. Ed io, che sono tuo marito e che ti conosco come nessun altro, non posso vederli? Non credi che sia un controsenso? Tutto quello che potrò vedere lo conosco già, non trovi?”, proseguii io, sempre serenamente.
“Si, hai ragione”, mi concesse Valeria. “Ma io mi vergogno tantissimo lo stesso”.
“E non ti vergognavi di farti vedere da perfetti sconosciuti?”.
“Ma loro vedevano solo…alcune parti di me. Nessuno ha mai visto il mio viso. L’anonimato aiuta e protegge in quelle circostanze. Tu sei mio marito, invece. Che idea potresti farti de me?”.
“Valeria cara, se proprio dovessi farmi un’idea di te, dopo quasi vent’anni di matrimonio, me la sarei già fatta. E se avessi dovuto rivederla alla luce di quello che mi hai appena raccontato, beh, anche in questo caso me la sarei già fatta, non credi?”.
La penombra non me lo permetteva. Ma ero sicuro che Valeria fosse arrossita sul viso.
“Dai, fammi vedere quel profilo” dissi io, impartendo a mia moglie un ordine perentorio.
Lei lo osservò.
Si alzò dal letto, andò in cucina e tornò con il suo smartphone. Lo accese, aprì l’app del sito sul quale si era registrata ed inserì le credenziali di accesso.
Digitò ancora qualcosa sulla tastiera e mi passò lo smartphone, quasi bruciasse nelle sue mani.
Mi apparve la pagina personale di un utente che si faceva chiamare “Valehot”.
Lessi l’annuncio, l’esca per gli altri.
Nell’annuncio Valehot si definiva una bella donna di poco più di 40 anni, moglie e madre (onesta, almeno), appagata sessualmente (dieci punti a me!), ma con la voglia segreta di esibirsi per altri uomini.
La foto del profilo di Valehot mostrava una bella moretta di spalle, voltata indietro verso l’obiettivo, con una mascherina di pizzo a coprire una parte del viso, con un’espressione ammiccante e civettuola ed uno sguardo ammaliante. La donna, completamente nuda e seduta su uno sgabello (il mio sgabello, quello che è nello studio!), nel voltarsi, lasciava intravedere buona parte del seno destro. Il culo della donna, poggiato sullo sgabello, appariva definito e privo di imperfezioni.
Quella donna, non c’erano dubbi, era Valeria. Mia moglie. Come non l’avevo mai vista.
Il profilo si completava con altre foto.
Tutte foto che ritraevano particolari di un corpo femminile, nel quale non ho avuto difficoltà a riconoscere quello di Valeria.
Un primo piano delle tette, peraltro bellissime, di mia moglie.
Uno scatto ravvicinato della figa, tenuta oscenamente aperta da due dita smaltate di rosso fuoco (e si vedeva anche la fede nuziale!).
Il culo, ripreso nella sua interezza.
Ancora il culo, questa volta tenuto aperto dalle solite due mani smaltate di rosso fuoco, con il forellino in bella vista.
Una bocca con un rossetto rosso lucido in attesa solo di essere baciata.
La mia mente vagava. Mi immaginavo un pomeriggio di qualche tempo prima. Io al lavoro. I miei figli chissà dove a bighellonare. E Valeria che si era messa tutta in tiro per farsi quelle foto nel salone di casa nostra.
Avevo anche il dubbio che se le fosse fatte da sola. L’idea che ci fosse qualcuno lì con lei a fargliele, magari la sua amica Elena, mi turbava.
E poi, i capi d’abbigliamento che indossava Valeria in quelle foto, non li avevo mai visti prima.
Beh, capi d’abbigliamento è un parolone. Lingerie. Poca, peraltro.
E le scarpe. Dove le avrà prese quelle scarpe? Un paio di sandali con tacco altissimo, neri, con un plateau altrettanto alto. Scarpe che, ai piedi di qualunque donna, fanno voltare gli uomini per strada.
“Chi te le ha fatte queste foto?”, le ho domandato.
“Ma nessuno. Le ho fatte io, con l’autoscatto”.
“Sicura?”.
“Certo che sono sicura. Chi vuoi che le abbia fatte?”.
“Boh, ormai mi aspetterei di tutto”.
“Ma Stefano, cosa dici? Ho fatto una cazzata, te l’ho detto. Per me è come averti tradito. Mi sento una merda. Non voglio più vedere quelle foto. Voglio rimuovere quel profilo. Io non sono così, lo sai”.
“E allora perché l’hai fatto? E’ colpa mia? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato? Ti ho fatto mancare qualcosa?”.
“No, Stefano. Tu non c’entri niente. Non so perché l’ho fatto. Voleva essere un gioco, niente di più. Volevo vedere se…insomma…se fossi ancora attraente…se potessi piacere ancora”.
“Piacere a chi? Ti sei preoccupata di domandarti se potevi piacere a perfetti sconosciuti e non hai mai pensato di farlo per me? Perché non ti sei mai mostrata a me come appari in queste foto?”.
“Non lo so…non so perché non l’ho mai fatto…io mi sento diversa da quella donna che vedo in quelle foto…tu mi conosci”.
“Forse no, non ti conosco abbastanza. Due cose voglio chiederti ancora. Dove hai preso quella roba che indossi? Non te l’ho mai vista prima”.
“Me l’ha prestata Elena”.
Ecco, in qualche modo ci avevo indovinato. Elena c’entrava in questa storia.
“E poi, cos’altro vuoi ancora sapere?”, mi chiese.
“Si, ecco, insomma, ti sei mai eccitata quando chattavi con i tuoi spasimanti?”.
“Ma Stefano, basta, che domande mi fai?”, gridò quasi.
“Dimmelo”, insistetti io.
Silenzio.
“Allora?”, ormai dovevo sapere.
“Si…certo…mi sono eccitata molto”.
Porca! Mia moglie era una porca. Né più né meno delle altre. Ideale per me.
Non la giudico, né tantomeno la critico.
Tutti abbiamo almeno una seconda personalità. Dobbiamo solo farla incontrare, al momento giusto, con la seconda personalità di qualcun’altro, che spesso, senza saperlo, è proprio il/la compagno/a di una vita, ed il gioco è fatto!
“Fantastico…”, mi lasciai sfuggire, non proprio a caso.
“Cosa è fantastico?” chiese lei.
“Niente, niente”, dissi io, lasciandola cuocere nel suo brodo.
Stavo proseguendo nell’esplorazione della pagina personale di Valehot.
Quel profilo era stato visionato circa 20.000 volte e risultava attivo da qualche mese.
Quindi già da qualche mese Valeria intratteneva chat a sfondo sessuale con numerose persone, per lo più uomini, immaginavo. Del resto, come dare torto a quegli uomini? Anche io avrei contattato una donna che si presentava in quel modo, così disinibito e vogliosa di esibirsi.
Andai a leggere alcuni commenti.
Più o meno tutti delle stesso tenore. Quanto sei bella, quanto sei troia, quanto mi piacerebbe mettertelo in figa, quanto mi piacerebbe mettertelo nel culo, quando mi fai un pompino, e così via.
Il titolare del profilo aveva la possibilità di commentare, a sua volta, i commenti ricevuti.
Valeria lo aveva fatto in alcuni casi, ringraziando per i complimenti ricevuti, anche se, in molti casi, particolarmente spinti e, talvolta, perfino volgari.
Poi c’era la sezione delle chat.
E lì c’erano i profili delle persone con le quali Valeria aveva scambiato messaggi privatamente.
Ci entrai immediatamente.
E mi accorsi subito che si trattava, nella stragrande maggioranza dei casi, di uomini. Solo in piccola parte di coppie.
La foto del profilo degli uomini con i quali Valeria si era intrattenuta in conversazioni piccanti era pressoché comune, un cazzo in primo piano, più o meno in tiro. Che fantasia, eh?
Ho aperto alcune chat a caso, iniziando da quella in cima alla lista, l’ultima cioè in ordine di tempo alla quale Valeria si era collegata. L’ultimo messaggio era di due giorni prima. Ed in quel messaggio Valeria commentava, con una serie di emoticon (cuoricini, faccine che baciano, ecc.), un video che le aveva inviato un tale che si faceva chiamare “Mariolone”, nel quale si vedeva lui che si masturbava e che veniva copiosamente con almeno quattro schizzi di sperma. Il video aveva una didascalia di Mariolone che diceva “pensando a te…”. E Valeria l’aveva commentato con quelle emoticon!
Scorrendo indietro la chat ho visto altre foto di Mariolone, tutte esplicite, e i tanti messaggi che si erano scambiati. Valeria conosceva Mariolone già da qualche mese.
Ho chiuso la chat con Mariolone e sono tornato alla lista delle altre chat intrattenute.
L’elenco era lunghissimo.
Fulvio, Porcodimilano, Trapano87, Saetta, Marco, Tuono82 e tanti altri.
Tutti uomini che avevano inviato a mia moglie messaggi espliciti, che volevano incontrarla, accoglierla nel loro letto, infilarglielo ovunque.
E lei, a quasi tutti, aveva pure risposto, dicendosi entusiasta delle sensazioni provocate, senza tuttavia accettare nessun invito, ma senza neppure chiudere la porta in faccia a nessuno, alimentando così le speranze dei suoi pretendenti.
Stavo per restituire lo smartphone a Valeria che, per tutto il tempo, era rimasta in silenzio ed immobile accanto a me, quando mi sono accorto di un’altra sezione del profilo, la sezione video.
Ho cliccato lì e mi sono apparse tre clip, tre brevi filmati. Il fermo immagine di apertura di ciascuna clip non lasciava dubbi su cosa si potesse vedere nel video.
Ho aperto il primo. Una sedia, non una qualunque, una sedia del mio salone.
Una donna che appare improvvisamente da dietro la telecamera, di spalle, indossando solo autoreggenti e tacchi a spillo.
L’inquadratura fissa non andava mai oltre l’ombelico della donna che, solo io, potevo inequivocabilmente riconoscere come mia moglie. Che figa che era! Mi stava venendo duro.
La donna si è seduta sulla sedia, a favore della telecamera. Sedendosi, l’inquadratura arrivava a riprendere le tette, le bellissime tette di Valeria.
La donna inizia a toccarsi, prima dolcemente, poi sempre più freneticamente, fino ad infilarsi quattro dita dentro. Ed inizia a gemere. Riconosco i gemiti di mia moglie. Dio, che gnocca! E che troia! Ed è Valeria, mia moglie. Faccio ancora fatica a crederci.
Valeria, nel video, raggiunge l’orgasmo. Rimane seduta ancora un po’, si riprende dalle emozioni appena provate e si alza. Stavolta viene verso la telecamera di fronte, la sua figa grondante di umori. Stop.
Secondo video, stessa inquadratura.
Valeria, stavolta, entra in scena di lato, poi si gira dando le spalle alla telecamera, flette il busto in avanti mettendosi a novanta gradi e mostra il suo meraviglioso culo, dentro il quale è ben visibile un plug, di quelli con gioiello. Valeria rimane un po’ cosi, a mostrare le sue meravigliose gambe ed il culo per poi, con una mano, sfilarsi il plug e mostrare a tutti il suo buchino che rimane spudoratamente aperto, un buco nero che chiunque, ogni uomo, avrebbe avuto voglia di riempire con il suo cazzo.
Che zoccola! Mia moglie è una zoccola di prim’ordine! E’ vero (ammesso che lo sia) che non è stata con altri uomini, almeno per ora. Ma non ho dubbi che l’idea le è passata per la testa più volte.
Del resto ha visitato quelle categorie di filmati che non lasciano dubbi, tipo gang-bang e sesso di gruppo.
Mia moglie e quattro, cinque uomini, tra i quali io. Il solo pensiero mi fa sentire male lì, in mezzo alle gambe.
Il mio cazzo stava spingendo.
Non volli vedere il terzo filmato.
“Mi vergogno un mondo”, mi disse Valeria, riprendendosi lo smartphone.
“Non so che mi è passato per la testa. Io non sono una di quelle”.
Certo che lo sei, tesoro mio. E peccato averlo scoperto solo ora.
Questo avrei voluto dirle.
In realtà l’ho abbracciata, cercando di rassicurarla, facendole sentire che le ero vicino.
Ma poi ho iniziato a baciarla, infilandole la lingua in bocca, quasi con violenza.
Lei mi lasciava fare, totalmente passiva.
Solo quando l’ho spogliata completamente ed ho iniziato a leccarle la figa ha deciso di partecipare ai giochi anche lei.
L’ho scopata selvaggiamente, con il rischio di farci sentire dai nostri figli e dai vicini.
Ero eccitato per quanto scoperto e per quanto visto.
Mia moglie si stava trasformando nella mia compagna di giochi ideale.
Un universo di situazioni intriganti si faceva largo nella mia testa.
Me la immaginavo spregiudicata e troia come l’avevo sempre desiderata.
Le infilai tre dita nel culo. E poi me lo sono preso, senza chiederle se volesse. Per la terza volta in tutta la nostra relazione.
La scopai violentemente anche dietro. Forse lei non lo voleva, forse non si stava divertendo o non le piaceva.
Ma non mi disse niente e mi lasciò fare, fino a quando mi sfilai repentinamente dal suo culo, le posizionai il cazzo in direzione del viso e glielo inondai con uno, due, tre, quattro e cinque schizzi di sperma.
Una cosa che non avevamo mai fatto.
“Apri la bocca e lecca” le dissi in tono deciso.
Per la prima volta in vita sua, lo fece.
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