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Ogni maledetto weekend (parte settima)


di Stalio
31.10.2016    |    14.159    |    2 8.0
"Lo sentivo fino in gola, era qualcosa di incredibile..."

Vidi il telo sollevarsi sotto i miei occhi ed in un attimo crollò per terra, mentre l'uccello si induriva, ergendosi e puntandomi. Arturo non disse niente, mi fece solo un segno con la testa, ed io mi ritrovai in ginocchio, con il cazzo ficcato in gola. Come aveva fatto con Rita, mi teneva la testa tra le sue manone e mi chiavava in bocca, e quando arrivava in fondo si fermava per qualche attimo, impedendomi anche di respirare. Ha un cazzo talmente grosso e lungo che in bocca non riuscivo ad accoglierne neanche la metà. Continuò con quel ritmo per due-tre minuti, poi mi sollevò da terra, mi distese sul letto e, spostando di lato il lembo delle mutande, senza neanche toglierle,  mi penetrò di botto. Lanciai un urlo, che era un misto tra sorpresa, dolore e piacere. Lo sentivo fino in gola, era qualcosa di incredibile. E quando cominciò a pomparmi gli orgasmi arrivarono a raffica, non so proprio dire quante volte, forse cinque-sei volte. Scopammo per una decina di minuti, poi mi esplose dentro con un fiume di sperma, e passato l'orgasmo pretese che glielo ripulissi per bene con la lingua, e che gli risucchiassi quello che era rimasto dentro."
Io: "Ce l'ha più grosso di quello di Mario?"
"Più grosso forse no...siamo lì, ma è notevolmente più lungo. Una volta l'ho misurato con un righello che aveva in ufficio: 29 cm di cazzo, una bestia. D'altronde tutto in lui è esagerato."
"Questo è vero. Dopo ci fu un altro round?"
"Quel pomeriggio no, era tardi e doveva finire di prepararsi per il discorso che vi fa sempre prima di cena. Mi diede appuntamento per il lunedì mattina, nel suo ufficio."
"Non mi volevi sputtanare, però non ti sei fatta scrupoli a venire in azienda."
"Non ti ho sputtanato. Perché in questi mesi hai sentito qualche voce su di me e Arturo?"
"No, effettivamente no."
"Vedi? In quel palazzone siete in sette aziende, ed è facile passare inosservati. Poi Arturo si è inventato qualcosa che solo lui poteva pensare: attiguo al suo ufficio si è fatto fare una specie di camera da letto, da dove si può accedere dall'esterno. C'è una porta che da' nel parcheggio laterale, quello che nessuno usa, è da lì che mi fa passare tutte le volte."
Mentre Elena parlava mi venne in mente una cosa che non mi spiegavo, ma che poteva ricondursi alla loro relazione.
"Elena, negli ultimi mesi Arturo mi ha fatto chiamare spesso nel suo ufficio, chiedendomi banalità o per dirmi di fare qualcosa che di solito è di competenza del caposquadra. Tu ne sai qualcosa?"
"Si, scusami, è una mia richiesta. Ho bisogno di vederti, sentirti, prima. Arturo è a conoscenza di questa mia specie di fobia, e mi asseconda."
"Vi vedete spesso?"
"Abbiamo cominciato vedendoci due volte alla settimana, adesso una, ma qualche volta capita due. Dipende."
"Dipende da cosa? Dai suoi impegni con le altre?"
"No, no. Su quello non ho problemi, sono la sua preferita e lui mi vorrebbe tutti i giorni. Sono io che non voglio correre rischi eccessivi, sempre per cautela verso di te ed il nostro matrimonio. Dipende dalle mie voglie."
"Un'ultima cosa: perché lui i fine settimana non può?"
"Per sua moglie, la sua famiglia. Lo sai che gran parte delle azioni della società sono di proprietà della famiglia della moglie, anche se lui ha un bel pacchetto. E lei è a conoscenza delle sue scappatelle e le accetta, ma hanno fatto il patto che durante i week-end deve essere solo suo, e lui su questo è ligio, con qualche eccezione."
"Qualche eccezione? Cioè?"
"Lui è malato di sesso, ce l'ha sempre duro. Quindi può capitare che dopo il sabato in cui si è ingroppato la moglie per ore, lei la domenica non ne vuole più sapere, e gli da il permesso di trasgredire."
"E ti chiama."
"No, io ho bisogno di te, ed i week-end tu non ci sei in azienda."
"Già, certo."
Arrivarono i dolci, lei si zittì, ed io mi persi nei miei pensieri: il mio capo squadra entro due-tre mesi sarebbe andato in pensione, ed io desideravo prendere il suo posto.
Si, avrei avuto più responsabilità, ma anche un bell'aumento di stipendio. D'altronde ero quello più qualificato, e poi toccava ad Arturo l'ultima parola. Perché non approfittarne?
"A cosa stai pensando?"
"No, scusa, mi ero un po' perso."
"Ho visto."
"Arturo ti accontenta sempre?"
"Dipende. A cosa stavi pensando?"
"No, no. Vabbè, te lo dico: Enzo, il mio capo squadra sta per andare in pensione, ed io voglio, vorrei, prendere il suo posto."
"Mi stai chiedendo di intercedere presso Arturo?"
"Si, se vuoi."
"Che stronzo che sei. Ti vuoi approfittare della situazione."
"Non dovrei? Lui si scopa mia moglie, almeno che ne abbia un qualche vantaggio."
"Mi ripeto: sei uno stronzo. E poi non è lui che scopa me, ma sono io che scopo lui."
"C'è differenza?"
"Si. Molta. Comunque ci proverò Giulio, non gli ho mai chiesto alcun favore, ma ci proverò, anche se, conoscendo il mio pollo, vorrà qualcosa in cambio."
"Ma ti ha già."
"Si, ma non mi ha tutta. Capisci?"
"Cioè vuole il culo? Vuole farti il culo?"
"Da sempre."
"Ma mi hai detto che ha un cazzo enorme."
"Appunto. Ma lui dice che sua moglie, Rita, Chiara e tutte le altre sue amiche lo prendono tranquillamente."
"Ti spaccherà in due."
"Non farmici pensare. D'altronde su questo punto vedo che diventa sempre più insofferente, presto o tardi mi toccherà accontentarlo, perché non voglio perderlo."
"Quindi vuoi darglielo?"
"Si, ma prima mi devo preparare."
"In che modo? No, aspetta, forse ho capito. Vuoi preparare gradualmente il tuo buchetto, allargandolo man mano?
Se vuoi ti procuro qualche attrezzo adatto, ho visto qualcosa su internet."
"Senti il maiale, che bazzica i siti porno!"
"No, non pensare male, una volta mi ci sono imbattuto casualmente."
"Si, ciao. Comunque quella roba lì, fredda e inanimata, non mi piace per niente."
"E allora? Cosa vuoi fare?"
"C'è un'unica soluzione, e vorrei la tua approvazione."
"Fammi capire, non ci sto arrivando."
"L'unico modo è usarlo quanto più possibile."
"Suppongo che intendi usarlo non solo con me."
"Si, tenendomi per ultimo Mario, che ha il calibro giusto. Ma prima ci deve passare qualcun altro, intermedio. Ho già una mia scaletta."
"Elena, sei una cosa, una cosa..." 
"Dai cornutello mio, non fare storie. Lo faccio per te!"
"Per me?"
"Non vuoi diventare caposquadra?"
"Si, ma non se il prezzo è quello di diventare lo zimbello di tutti."
"Ma che zimbello e zimbello. Perché tu credi che io voglia acquisire il titolo di zoccola, puttana, bocchinara? Finora sono stata riservata, e continuerò ad esserlo, e tutti quelli che mi vogliono si devono adeguare. Arturo compreso."
"Questo te lo riconosco. Ma cosa vuoi fare esattamente?"
"Il modo migliore e meno rischioso sarebbe quello di 'riceverli' tutti a casa nostra."
"Vuoi farti scopare dai tuoi amanti sul mio letto?"
"Se questo ti infastidisce possiamo arredare con un bel lettone la cameretta che abbiamo vuota. Potrebbe essere un'idea."
"Ed io, naturalmente, dovrei assistere a tutte le tue performances?"
"Naturalmente. Altrimenti non mi diverto, lo sai."
"Ma così mi tocca star chiuso nello sgabuzzino per ore."
"Perché non ci mettiamo dentro qualcosa che ti faccia passare il tempo? Non so, magari un computer, così potrai visitare i tuoi siti porno."
"Si, a me dai i filmini mentre tu ti cucchi dei maschi veri."
"Ad ognuno il suo, dai, le corna non hanno mai ammazzato nessuno."
"Ma fanno venir mal di testa. E se invece noi facciamo, si, certo. Perché no?"
"Mi illumini?"
"Un sistema di telecamere a circuito chiuso. Una che punta il divano, un paio nella cametta, altre nei punti più strategici. Così ti potrò osservare. Cosa ne pensi?"
"Cazzo, siiiiii, magari. Con anche un sistema che registri, così dopo possiamo guardare insieme le immagini. Bravo, fantastica idea, meriti un premio, dopo a casa."
"Hai ancora voglia? Non ti è bastato Mario?"
"Che c'entra? Con te è diverso. Piuttosto hai idea di dove trovare le telecamere? Ci vuole un tecnico per fare il lavoro?"
"No, lo posso fare io. Non dovrebbe essere una cosa complicata."
"Domani entro sera voglio le telecamere già montate."
"Ci vorrà qualche giorno in più, ma entro fine settimana sarà tutto pronto, cameretta compresa."
"Uffa. Ti devo chiedere un altro piacere: quando partiremo col progetto ho bisogno di due-tre settimane di deroga all'accordo che abbiamo fatto ieri mattina."
"Perché? Non ti bastano i weekend?"
"No, ma ti prometto che dopo che avrò accontentato Arturo, rispetterò il nostro accordo per sempre."
"Vabbè dai. Non capisco perché ti dico sempre di si."
"Perché sono il tuo amore, e tu sei il mio."
"Corna a parte."
"Nessuno è perfetto."


Continua
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