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Ogni maledetto weekend (parte quinta)


di Stalio
23.07.2016    |    14.159    |    2 9.5
"" Mi misi il foglio di carta in tasca e mogio mogio entrai nel mio nascondiglio senza chiudere la porta, proprio nel momento in cui squillò il campanello..."


Lei: "Se mi prometti di stare zitto lo metto in vivavoce." Annuii col capo.
Schiacciò il tasto verde e poi quello del vivavoce: "Ciao Mario, scusami. Ti stavo chiamando, ma poi ho realizzato che oggi è domenica. Speravo che lo squillo non fosse partito."
Lui: "Non disturbi Elena, tu non disturbi mai." Il marpione.
"No, è che ho una perdita sotto il lavandino della cucina, e ti volevo chiedere se puoi passare, quando hai tempo." Mario è un idraulico.
 "Ma certo. Anzi sai che ti dico? Visto che adesso sto uscendo da casa di un cliente perché ho fatto una riparazione urgente, facciamo che passo da te tra dieci minuti? Se è una sciocchezza te la risolvo subito."
"No Mario, non è urgente."
"Elena, se non lo facciamo adesso andremo per le lunghe. La prossima settimana sarò impossibilitato."
"Ma no, dai. E poi... non c'è neanche Giulio."
"Passo solo un attimo a dare un'occhiata."
"Ok, ti aspetto. Sei molto gentile." E chiuse la chiamata.
Ero sbalordito, Mario mi stava per piombare in casa e si sarebbe scopato Elena, con me presente.
"Ma non potevi aspettare a chiamarlo? Cosa faccio adesso io?"
"Nasconditi nello sgabuzzino, togli la suoneria del cellulare e non fiatare. Lui sa che non sei in casa."
"Ma cose da pazzi. Ti fai scopare sotto i miei occhi?"
"Mi hai già visto in albergo, no?"
"Elena, io, porca miseria, ma perché?"
"Senti Giulio: Mario arriverà a minuti, cercherò di fare presto, una mezz'oretta al massimo. Poi mi faccio una doccia ed usciamo. Mi viene fame, dopo." 
Aveva addosso un vestito intero, molto leggero, sotto era corto, abbondantemente sopra le ginocchia. Si tolse le mutande che erano già bagnate. La signora era eccitata.
"Perché senza mutande?"
"Giulio non rompere i coglioni, vai a nasconderti, magari portati una sedia così starai comodo."
Ormai rassegnato mi nascosi nello sgabuzzino, feci spazio, sistemai la sedia, poi mi ricordai una cosa: "Elena, non ti stai scordando niente?"
Mi allungò un foglio di carta piegato più volte su se stesso: "Qui c'è il nome. Non leggerlo ora, ti devo dare delle spiegazioni ed adesso non c'è tempo."
Mi misi il foglio di carta in tasca e mogio mogio entrai nel mio nascondiglio senza chiudere la porta, proprio nel momento in cui squillò il campanello. Elena aprì direttamente.
Avevo lasciato la porta dello sgabuzzino socchiusa, e da quei due cm di fessura riuscivo a vedere abbastanza. Speravo che i due piccioncini rimanessero nella sala, ma non mi ero accordato con Elena su questo punto. 
Mario entrò in casa con la sua cassetta degli attrezzi, vidi che non era vestito da lavoro, indossava pantaloni chiari leggeri di lino e sopra una maglietta verde. Memore di quello che prima mi aveva detto Elena, lo guardai in mezzo alle gambe: indubbiamente aveva il cazzo duro. 
Salutò subito Elena con degli innocui bacetti sulle guance, ma strusciandole il pacco addosso. Il porco glielo aveva già fatto sentire.
"Elena, allora, mi dici quale è il problema?"
"Scusami ancora, Mario, è che quando in casa c'è qualcosa che non funziona io vado in tilt."
"Non ti preoccupare, gli amici ci sono apposta no? Ma Giulio dove è andato? Ti lascia sempre da sola?"
"No, non sempre, è dai suoi. Spero che non tardi perché stasera dobbiamo uscire, siamo d'accordo che mi avvisa quando parte, così comincio a prepararmi."
La troietta gli stava dicendo che non c'era pericolo che io arrivassi in casa da un momento all'altro.
Mario apri gli sportelli del lavandino: "Elena, per favore puoi sgomberarlo?"
"Scusami, non ci ho pensato." 
Si avvicinò, e dando le spalle all'uomo, si piegò in avanti per liberare il mobile di tutte le cianfrusaglie che c'erano dentro, ma non piegò le ginocchia, praticamente si mise a 90 gradi, mettendo in mostra il suo spettacolare didietro. Vidi che lui si toccava l'uccello. Elena ripeté l'operazione 4-5 volte, poi girandosi verso Mario: "Ecco, adesso puoi lavorare."
La patta del mio amico era gonfia all'inverosimile, ma con un self-control encomiabile si distese per terra e si infilò con la testa nel mobile, per arrivare allo scarico del lavandino.
"Elena, per favore, puoi aprire il rubinetto?"
Lei si avvicinò ed aprì l'acqua, mentre lui si mise nella posizione giusta per guardare il panorama che Elena gli stava servendo: vista da sotto e senza mutande, uno spettacolo specialmente per chi, come lui, le sbavava dietro da anni.
"Sembra che sia tutto a posto, facciamo un'ultima prova: chiudi il tappo e riempi il lavandino, poi, quando te lo dirò, fai scaricare tutta l'acqua."
"Così non ci arrivo, scusami se ti passo sopra." Si era messa a gambe aperte sopra di lui, che da sotto le vedeva la fica, probabilmente bagnata, magari con gli umori che le colavano lungo le cosce.
Mario allungò ancora la mano sull'uccello, che stava per esplodere, lo palpò, poi: "Non vedo perdite qui sotto, guarda anche tu." E si mise in piedi.
Elena si inginocchiò ed infilò la testa dentro al mobile, Mario intanto decise di rompere ogni indugio e si slacciò la cintura, abbassò la lampo, aprì il bottone in alto facendo così cadere i pantaloni giù, anche le mutande fecero la stessa fine, e cominciò a menarsi il cazzo, che a me sembrò enorme. Quando Elena uscì con la testa dal mobile, si trovò l'uccello ad una ventina di cm dal viso. Non disse niente e non guardò neanche in faccia Mario. Sembrava totalmente ipnotizzata dal quel cazzo.
Allungò una mano e l'agguantò, poi mentre lo segava: "Pare che una perdita ce l'hai tu." 
Infatti dal buchino fuoriusciva del liquido seminale che brillava alla luce.
Lui: "Allora bisogna porvi rimedio." Le prese la testa e l'avvicinò a se, ed Elena tirò fuori la lingua e raccolse la goccina che usciva dal buco.
"Così va meglio?"
"Andrà ancora meglio dopo averti scopato."
"Uhmmmm, ma abbiamo solo una mezz'oretta." Infilandosi la cappella in bocca.
"Per stavolta ce la faremo bastare." Il maiale si stava già prenotando per una seconda volta.
"Andiamo sul divano, staremo più comodi."
Il divano era proprio in una visuale perfetta per me, sembrava quasi che lei facesse di tutto per farmi assistere alla performance. Anche quando glielo aveva preso in bocca si era messa nell'angolazione  giusta per farmi vedere. La zoccola sapeva che la stavo spiando.
Sul divano lo spompinò per qualche minuto, poi gli andò sopra a cavallo, e prima di infilarselo dentro si strofinò la cappella sulla passera, gemendo di piacere, poi cominciò a scendere con accurata lentezza, gli occhi chiusi, un continuo 'Haaahaaa hooohooo haaaa.' Arrivata in fondo si bloccò, aprì gli occhi, lo  guardò e gli cacciò la lingua in bocca.
 "Come sei calda Elena."
"Hai un cazzo fantastico." E partì la cavalcata, guidata da lei. Lui si era impossessato dei capezzoli, che si infilava in bocca a turno. Il primo orgasmo per lei arrivò dopo un paio di minuti, ne seguì un altro subito dopo, ed un terzo quando lui le inondò la fica.
Passato l'orgasmo rimase impalata su quel magnifico uccello, intanto lui le cercò il buchetto dietro, e pian piano ci infilò dentro un dito.
"Adesso mi dai questo."
"No, te lo scordi. Hai un cazzo troppo grosso."
"Per quello non ti devi preoccupare, non sei la prima. I muscoli anali sono molto elastici."
"No. Accontentati di quello che ti sto dando."
"Prima o poi me lo prenderò. Lo sai vero?"
"Vedremo."
Sbuffando: "È una vita che ti voglio scopare."
"E perché non me l'hai mai chiesto?"
"Dai che lo sapevi. Solo a vederti mi veniva il cazzo duro, e ti ho beccata più volte a guardare proprio lì."
"Si, è vero, l'avevo notato. Com'è che ti faccio questo effetto?"
"Perché ho sempre saputo che sei una gran troia, ed oggi finalmente ne ho avuto la prova."
"Basta adesso parlare, chiacchierone, diamoci da fare, il tempo passa. E Giulio non tarderà ad arrivare."
"Se non mi vuoi dare il culo fammi almeno un pompino. Ti voglio sborrare in bocca."
"Ti farò un pompino, ma la sborrata la voglio nella fica."
"Mi lasci con questa voglia?"
"Ti accontenterò la prossima volta." 
Gli cacciò ancora la lingua in bocca, poi si tirò su', si mise seduta di fianco a lui, e si fiondò con la bocca sull'uccello che già si stava riprendendo. 
Vedere mia moglie con in bocca l'uccello di un altro uomo non era uno gran spettacolo per me. E quel pompino si prolungò un po' troppo, la zoccola ci dava dentro di brutto, e Mario si contorceva dal piacere ad ogni risucchio. Fu in quegli interminabili minuti che mi venne in mente di guardare il nome scritto sul foglio di carta che mi aveva dato Elena. Infilai una mano in tasca, presi il foglio e lo aprii, ma con mia grande sorpresa scoprii che non c'era scritto niente, niente! Lo girai e rigirai diverse volte su se stesso, ma niente. La rabbia cominciò a salire: la stronza mi aveva preso in giro, io le avevo concesso Mario ma lei in cambio mica mi aveva dato il nome che tanto desideravo conoscere. Avevo voglia di saltare fuori dallo sgabuzzino e di strozzarla.
Intanto Mario, che continuava a torturarle il buchetto stretto scopandola con un dito, decise che era arrivato il momento di prenderla ancora: la fece mettere a pecora e le andò dietro. 
Lei: "Non ti azzardare." 
"Adesso gioco un po' con la lingua sul tuo secondo canale e poi ti chiavo in fica. Va bene?"
"Bravo."
Si abbassò, con le mani aprì i glutei e prese a stuzzicarle il fiorellino. Vedevo che faceva su e giù, poi spingeva dentro come per entrare con la lingua, facendo gemere la troia dal piacere, che spingeva il sedere all'indietro. Un paio di minuti, poi lui prese l'uccello in mano, si posizionò e glielo strusciò sulla rosellina rugosa. 
Lei tra un urletto e l'altro: "Non fare scherzi."
"Fammelo solo poggiare, appena appena. Ti prometto che non spingo."
E poggiò la cappella sul buchetto, facendogliela sentire, e spinse leggermente in avanti.
Lei: "Hoooo, haaaaa. Non esagerare."
"Mi stai facendo impazzire con questo culo. Uuhmmmm, come t'inculerei."
"Cambia buco dai."
Lui abbassò di poco il cannone ed entrò in fica facendola inarcare.
"Cazzo, fantasticoooo." 
"Elena mi devi dare il culo." Mentre la pompava con una violenza inaudita.
"Haaaa hoooo siiii, mi stai, hooooooo. Vengooooooooo."
Ebbe tre orgasmi. Infine anche lui tirandola a se dai fianchi ebbe il suo orgasmo, metà nella fica e, con un'azione veloce, l'altra metà in bocca alla mia consorte, che si impegnò per svuotargli per bene i coglioni con tre-quattro risucchi che mandarono ulteriormente in orbita l'amico.
Passato l'orgasmo, lui ancora col fiatone: "Elena sei la migliore fica che abbia mai scopato, sono proprio soddisfatto, però la prossima volta mi devi dare il culo, e se non me lo dai tu me lo prenderò io."
Volevo che si togliesse dai coglioni, avevo dei conti in sospeso con Elena, e gli mandai un sms: 'Amore, tra dieci minuti sono a casa.' Così Mario si rivestì in fretta e furia ed andò via.

Continua.
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