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trans

Padre, figlio e spirita poco santa (con sorpresa).


di Deborella
30.12.2020    |    471    |    3 9.8
"In questa occasione, a differenza delle altre, vi esplicherò l'esperienza senza ricorrere ai dialoghi..."
Ebbene si ragazzi ci sono riuscita. A fare cosa vi chiederete? Cos'avrà mai messo in atto la maliziosa Debora? Per coloro che si fossero messi all'ascolto solo in questo momento risulta doveroso rammentare cos'è accaduto nelle sei puntate precedenti. Proprio così sei, anche se questo racconto a differenza degli altri rimane abbastanza autonomo. Innanzitutto mi presento, mi chiamo Debora e sono una travgirl rigorosamente in privato che si definisce un ibrido tra una milf ed una coguar d'assalto, dovrò inventare una nuova categoria ma di questo ne parlerò in un'altra occasione. Per farla breve nelle scorribande precedenti ho descritto le avventure della cacciatrice Debora che dopo avere avvistato una prelibata preda è riuscita a mangiarsela con grande soddisfazione. La preda era il nerboruto Alessandro, figlio diciannovenne di Roberto mio riferimento abituale quando il desiderio di uccello mi strugge.
Riuscita nell'intento di farmi possedere da questo giovane adone "one to one" ha cominciato a girarmi per la testa una malsana idea. Quella di farmi scopare da papà e figlio contemporaneamente. In questa occasione, a differenza delle altre, vi esplicherò l'esperienza senza ricorrere ai dialoghi.
Cominciamo.
Confessai a Roberto di avere approfittato della sua assenza da casa per predare il suo aitante figlio, facendolo eiaculare per ben quattro volte. Lui dopo avermi apostrofata con le più scontate parole cattive come zoccola, puttana, troia, vacca, ecc. si dimostrò favorevole all'idea e non ci mise molto a convincere il prode pargolo.
L'incontro è stato fissato a casa loro, nel tardo pomeriggio di un piacevole giorno d'inizio primavera. Mi agghindai di tutto punto, total black nell'outfit e nell'underwear. Scarpe décolleté naturalmente nere con tacco altissimo, una collana girocollo con cammei in stile vittoriano di pizzo nero, trucco un po' dark abbastanza marcato ed unghie affilatissime color vinaccia. Devo dire che abbigliata in quel modo mi sentivo una grandissima vacca chic desiderosa di essere impalata per bene. Durante il viaggio in macchina, per raggiungere la loro casa, mi guardavo spesso nello specchietto retrovisore, il mio uccello cominciava a gonfiarsi. Arrivata a destinazione parcheggio l'auto, esco e mi dirigo a piedi verso l'entrata della loro casa. Mi stavano aspettando fuori e questo mi destabilizzò un attimo, non ne capivo il motivo. Li raggiunsi muovendomi sinuosamente sopra quei tacconi altissimi, non controllo il mio culo quando diventa avido di uccelli e lascio che ondeggi senza controllarmi. Loro mi guardano come un cucchiaino guarda una coppa di gelato, gli sguardi languidi di Roberto ed Alessandro mi eccitarono tantissimo. Mi fecero i complimenti ed il mio fallo s'indurì prepotentemente e nello stesso tempo degli spasmi s'impadronirono dell'orifizio del mio culetto. Roberto si avvicinò a me con una benda, capii il motivo per cui mi aspettavano fuori di casa. Mi volevano fare una sorpresa portandomi in un'altro posto, avrei dovuto affrontare il viaggio bendata. Messa la benda Alessandro mi accompagnò in auto tenendomi una mano su un fianco, la cosa mi emozionò tantissimo ed ero già persa. Mi fecero salire dietro, non vedevo assolutamente nulla. Il viaggio fu breve, una decina di minuti forse nel corso del quale fui pervasa da mille emozioni. L'auto si fermò, Roberto aprì la porta e mi fece scendere. Fui informata che la sorpresa consisteva in quatto compagni di palestra di Alessandro di età compresa tra i diciannove ed i 22 anni. Ricevuta la notizia trasecolai, la salivazione aumentò e dovetti deglutire per evitare che un'abbondante bava fuoriuscisse dalla mia bocca in segno di entusiasta approvazione. Avrei dovuto occuparmi di sei uomini, cinque dei quali erano muscolosi e giovanissimi, non potevano farmi una sorpresa migliore. Mi condussero in casa, non mi tolsero la benda ed ero contenta di questa loro decisione. Una volta all'interno dell'abitazione mi dissero di attendere un attimo, il tempo necessario affinché i sei stalloni si denudassero completamente. Mi misi aderente alla parete, atteggiandomi un po' da zoccola, muovendo due volte la testa per portare i capelli da una parte all'altra. Sentivo piovere complimenti, le giovani voci adulanti mi lusingavano ed il mio membro era ormai un pezzo di marmo. All'improvviso mi accerchiarono, mi sentivo come una palla da rugby in mezzo alla mischia. Le mie mani cominciarono a dirigersi verso di loro, iniziai a palpeggiare i loro muscoli durissimi, avambracci, toraci, spalle tutti pezzi di altissima qualità. Le mie mani dalle unghie affilate si perdevano tra le sommità muscolose, eravamo tutti in piedi, io al centro e loro intorno. Iniziai ad infilare la mia lingua sulla bocca di ognuno di loro e per fare conoscenza, chiesi il nome, l'età, l'altezza e la lunghezza del fallo. Mi sembrava un buon modo per presentarci, esclusi ovviamente Roberto ed Alessandro di cui conoscevo già ogni cosa. Dopo questa prima escursione conoscitiva notai di essere particolarmente in sintonia con uno di loro, il suo nome è Michele di 21anni, alto circa un metro e novanta, un ammasso di muscoli da quello che ho potuto constatare al palpeggio. Rimasi infatti a limonarlo più del previsto, finché non fui staccata con forza da un altro. Che peccato ci sarei rimasta ancora. Le mie mani ora scesero a cercare gli uccelli in tiro, com'erano grossi e duri, li maneggiai tutti per prendere confidenza. Iniziarono a chiamarmi con il nome che mi meritavo, vacca era quello più ricorrente. Infoiata dal sentirmi dire quelle parolacce mi inginocchiai ed iniziai ad infilarmi in bocca il primo uccello, che voglia che avevo. Non occorreva più che dominassi la bava che ora usciva abbondante alle estremità della bocca mentre mi pompavo il cazzo di Federico, vent'anni, alto un metro e novantacinque ed anche lui super muscoloso. Non vedevo ma con le mani gli tastavo l'addome, i pettorali, le spalle, fino ad arrivare alle braccia sollevandomi un po' ma tenendo sempre in bocca il suo gonfalone di marmo. Una sensazione stupenda quella di non vedere ma concentrarsi sugli altri sensi, il tatto soprattutto per immaginare come poteva essere quel corpo e quello degli altri compagni di mischia. Ho continuato a pompare Federico fino a che un altro uccello, che da un po' si strofinava sul mio viso, attirò la mia attenzione ed allora sfilatone uno ho riaperto le mie fauci per accogliere l'altro. In realtà li avevo tutti intorno che strisciavano ovunque come un gruppo di serpi golose. Decisi di agguantarne uno per mano e di segarli mentre mungevo avidamente il nuovo fallo, quello di Marco vent'anni, alto un metro e ottanta. Mi sentivo davvero troia in mezzo a quei ragazzini forti e vigorosi, capitanati dal buon Roberto che non si risparmiava di dare consigli ai giovani "compagni di squadra". Debora contro una squadriglia di sei uomini, da sola ed al centro della loro attenzione. Si potrebbe definire una battaglia in cui volevo uscirne vincitrice. Dopo avere succhiato a turno tutti e sei i cazzoni mi venne un'idea, mi alzai e chiesi ad Alessandro di accompagnarmi verso una parete. Approfittai di quei pochi passi per far risuonare il più possibile il rumore che i tacchi producono quando toccano il pavimento, so che gli uomini s'infoiano a sentire questo suono, è una sinfonia arrapante che aumenta la quantità di testosterone e volevo che i miei stalloni fossero eccitati il più possibile prima della grande cavalcata. Quel piacevole suono sembrava quello che producono gli zoccoli di una giumenta contro l'asfalto. Sculettavo come non mai, sapevo di avere dodici occhi puntati addosso, arrivammo alla parete e con le mani aperte cercavo di appoggiarmi. Mi sono messa volontariamente al muro, lo adoro tanto è indice di una velata sottomissione al maschio dominante, a loro piacciono le donne un po' remissive. Ero io però a condurre il gioco adesso e la furbizia di una milf mista cougar che sa quello che vuole non ha limiti. Sono al muro. con le mani aperte mi appoggio, porto indietro il mio lato b e divarico leggermente le gambe. Ora devo solo attendere il plotone di esecuzione e le loro cannonate, sono in trincea ma l'ho scelto deliberatamente, l'eccitazione sale ed il mio membro me lo fa capire. Per fortuna sono girata altrimenti noterebbero la protuberanza emergere sotto l'aderentissima gonna nera. Chiamo Roberto, mi sembra giusto che sia il più anziano a dimostrare come si doma una giumenta selvaggia, le chiedo di avvicinarsi. Mi è subito dietro lo avverto, all'improvviso mi sento alzare le gonna con un gesto virile e secco che mi fa sobbalzare aumentando la lussuria tanto che emetto, senza rendermene conto, un gridolino. Quando non t'aspetti dei gesti tutto si amplifica, un'esperienza unica. Roberto mi scosta le mutandine, mi conosce quindi sa che mi piace, mi immerge il dito umido in mezzo le chiappe per oliare il pertugio. Infine mi punta il suo cannone, finta l'ingresso una, due volte, comincio a gemere proprio nel momento in cui m'infila l'uccello con una forza ed una precisione ineguagliabile. Emetto un lungo ed acuto gemito di compiacimento mentre inizia a trivellarmi voracemente, allargo le gambe ancora un po' per agevolarlo spingendo, allo stesso tempo, il culetto verso di lui. La sua libidine è evidente, il capitano deve dare l'esempio ai giovani soldati che per il momento osservano segandosi e pregustando il loro turno. Lui compie alla grande il suo dovere, mi strappa la camicetta lasciandomi a schiena quasi nuda, quasi perché sotto indossavo un top in pizzo molto audace. Godranno adesso di una bellissima visione quale può essere il mio lato b, i capelli lungo la schiena che si muovono al ritmo delle bordate di fuoco del capitano Roberto. Mi dice che solo una vera puttana poteva accettare una sfida del genere, ovvero di essere usata da sei maschi di cui cinque giovanissimi. Una lunghissima slenguazzata che parte dal fondoschiena fino alla coppa mi fece tremare. A turno vengo chiavata da tutti gli altri bambolotti, ma sarebbe troppo raccontarvi tutto. Devo dire che i ragazzi mi hanno stantuffata con maggior forza e vigore accompagnando la loro azione con grida di puro godimento. Uno in particolare, Fabio di 21 anni, alto un metro e settantotto, con un membro di 23 centimetri mi ha impalata in maniera egregia. La sua incursione è stata quella di maggior durata contraddistinta da affondi feroci. Era lui l'ultimo del giro ed andò in crescendo come per gli spettacoli di fuochi artificiali dove alla fine la qualità ed il ritmo aumentano. Rispetto ai suoi precedenti compagni non ha rispettato la posizione che tenevo con loro, mi ha cinto le cosce con le ginocchia e come una morsa ha unito le mie gambe, spingendomi la schiena con il busto mi porta a ridosso del muro mettendomi in posizione perfettamente eretta, le mie braccia in conseguenza di quel movimento si aprono come un insetto spiaccicato contro il muro, il viso per metà aderente alla parete. Quell'azione vigorosa mi ha sorpresa e straeccitata. Inizia senza complimenti a penetrarmi di brutto, dovevo stare attenta perché ad ogni colpo di cannone che ricevevo rischiavo di sbattere la testa contro il muro, sembrava indiavolato e godevo come una pazza mentre copiose bave uscivano dalla mia bocca formando un laghetto ai miei piedi. Dal mio uccello schiacciato contro il muro cominciava a fuoriuscire un po' di sperma, le mutandine erano bagnate. Non volevo venire, resistetti non so come fino alla fine della cavalcata. Volevo che nemmeno lui venisse, così come ho imposto agli altri di non farlo. Avevo già in mente la scena finale. Ad un certo punto sfilò il cazzo dal mio culo. Si allontanò per il momento soddisfatto e sazio. Ero esausta, sfinita e a malapena mi reggevo in piedi, a fatica stacco le mani dalla parete con la quale ero diventata un tutt'uno. Non ho mai mollato la posizione e chissà per quante ore, lo chiesi e mi risposero che ne erano passate quattro. Provo a girarmi, lentamente faccio qualche passo quasi piegata con il culo in fiamme, completamente rotto. Mi muovo un po' goffamente sopra i tacchi, come dopo un'ubriacatura sbando ma aiutata da uno di loro riesco a raggiungere il divano. Sento ridere i sei maschietti, mi hanno proprio ridotta male ma sorrido anch'io più che soddisfatta.
Non vorrei annoiarvi troppo, andiamo all'esecuzione finale. Ad ogni condannato che si rispetti viene concesso l'ultimo desiderio e così pretesi il mio. Non ho voluto che venissero durante l'inchiappettamento per far si che le vescicole, la prostata e le ghiandole bulbouretrali producessero abbondante plasma seminale che poi fosse espulso, tramite l’uretra grazie alle contrazioni orgasmiche del muscolo pubococcigeo, in modo soddisfacente. Considerando che un uomo adulto, ad ogni eiaculazione, emette fisiologicamente circa dai 1,5 ml ai 6 ml di sperma mi volevo garantire, il più possibile, una quantità vicina al limite massimo della forbice. Contavo quindi di ottenere una quantità totale tra i trenta ed i trentacinque ml.
Fatto questo preambolo chiesi di potermi togliere la benda, desiderio accolto. All'inizio la mia vista era decisamente offuscata, guardai verso di loro ma dovette passare qualche minuto prima che cominciassi a distinguere singolarmente quegli ammassi di muscoli. Potei finalmente vedere gli altri quattro ragazzoni che si erano aggiunti ai già conosciuti padre e figlio. Quattro fichi da paura, aitanti, nerboruti, dei veri stalloni da riproduzione. Mi gustai il panorama per un attimo leccandomi i baffi, mi diressi poi verso la borsa per prendere i miei occhiali paraschizzi che utilizzo quasi sempre prima di eseguire il pompaggio finale per favorire la sborrata. Indossato il paraschizzi sembravo proprio un'eroina di guerra, con le calze strappate e ridotte quasi a brandelli dal branco di lupi che mi aveva assalita, il top consunto, la minigonna stropicciata e con le mutandine che a fatica avevano resistito ai tentativi di violazione mi avviavo verso gli assalitori con la testa alta e lo sguardo fiero. Da vittima mi trasformai in carnefice, da condannata a giudice. Li guardai negli occhi uno ad uno, loro erano completamente persi nel vedermi così determinata. Le dissi di stringersi di nuovo in mischia attorno a me, m'inginocchiai. Presi il primo uccello in bocca mentre con le mani cominciai a segarne altri due. Ora sembravo io indemoniata, pompavo cazzi a ripetizione e con una foga tale che non mi riconoscevo più, non mi controllavo più. Provai ad accoglierne due, anche tre contemporaneamente, succhiavo con una furia insaziabile. Mentre lo facevo li guardavo negli occhi con aria di sfida, arricciando il naso, sbavando a dismisura tanto che le mie ginocchia erano bagnate. Venirono più o meno tutti nello stesso momento e pure io eiaculai emettendo un gemito straziante, di liberazione. Il primo mi sborrò direttamente in bocca, inghiottii soddisfatta. Gli altri cinque li ho voluti in faccia. Mi sa che la quantità di sborra era proprio quella che desideravo, una maschera di calda sperma mi ricopriva il viso e gli occhiali paraschizzi, colando lentamente verso il collo. Con le mani lo raccolsi e lo leccai un po' alla volta fino ad ingurgitarlo tutto. Ne vado davvero ghiotta e potevo ritenermi sazia. Mi rivolsi ai valorosi maschietti sorridendo e congratulandomi con loro per l'ottimo nutrimento che mi avevano fornito.
The end.
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