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Lui & Lei

Uccelli di rovo, sesso con un prete


di benves
08.03.2017    |    17.834    |    2 9.7
"Il cuore mi martellava in petto ed ero scossa da tremiti per tutto il corpo, non tanto per il freddo, quanto per l'agitazione..."
Sono Alice, una giovane donna di 28 anni, corpo esile, terza di seno – dicono che sia carina
vi racconto una storia che mi è accaduta veramente:
Da pochi anni mi ero laureata e da un po che frequentavo la chiesa perché mi faceva sentire meglio
Li conobbi un prete, Michele, un uomo di 55 anni non molto alto di corporatura media ma molto consistente.
All'inizio quando lo conobbi provavo inquietudine ma poi incominciai a sentire qualcosa di diverso e forte verso di lui, specialmente quando mi fissava con quello sguardo profondo.
Facevo volontariato nella parrocchia, cosi entrai nelle sue simpatie e incominciammo a sentirci per telefono.
Durante le confessioni incominciai a capire che il mio corpo sentiva una forte attrazione verso di lui.
Non glielo nascosi. Mi invitò ad un incontro privato e io accettai
All'inizio pensavo che lui scherzasse quando mi aveva detto di aveva invitato a quell'incontro.
Ma il suo tono di voce, dall'altra parte della cornetta, era assolutamente serio, e sapevo che
era già abbastanza eccitato e pieno di aspettativa .
Arrivò il giorno dell'incontro, ero in ansia, non sapevo cosa aspettarmi. Credevo volesse brontolarmi ed allontanare da me quei cattivi pensieri.
Mi vestii in modo casual senza rinunciare ad un tocco femminile, indossando i miei immancabili tacchi.
Quando arrivai in chiesa il suono dei miei tacchi sul pavimento si amplificava, riecheggiava, disperdendosi tutt'intorno.
Sedute alla prima panca davanti all'altare stavano due vecchine piegate su di loro, bisbigliando preghiere con in mano il rosario.
Le vetrate colorate, sulle quali erano ritratti in stile gotico la Santa Trinità, più numerosi martiri e santi, venivano colpite dalla luce del sole, che proiettava arcobaleni sfocati sulle piastrelle.

C'era un clima di pace e serenità.
Io mi sentivo così fuori posto lì dentro, così blasfema.
Il cappotto invernale mi copriva del tutto e il collo era protetto dalla sciarpa.
Percorrevo la navata in silenzio come lui mi avevo detto di fare, guardando il Cristo in Croce, fatto in legno, in alto sopra l'altare.
Mi guardai intorno.
Non c'era traccia di lui. Sapevo che era da qualche parte.
Mi diressi al confessionale e mi ci chiusi dentro.
Dall'altra parte non c'era nessuno, silenzio assoluto.
Il cuore mi martellava in petto ed ero scossa da tremiti per tutto il corpo, non tanto per il freddo, quanto per l'agitazione.
Ero in preda all'ansia, secondo la mia visione e l'interpretazione, era un uomo molto esigente.
A un tratto sentii il rumore distinto della porta al di là del divisorio che si apriva.
Un'ombra passò davanti alla grata.
Qualcuno si sedette e chiuse accuratamente la porta.
Non lo feci parlare “ti amo, ti desidero e nulla e nessuno potrà farmi cambiare idea” gli dissi tutto d'un fiato
Lui sospirò profondamente poi iniziò a parlare
- devi ascoltarmi attentamente, capito? - si limitò a dirmi, deciso.
Io assentii con la testa, trattenendo il fiato.
- Devi solo fare tutto quello che ti dico.
Feci di nuovo cenno di sì.
Dalla mia bocca uscivano piccole nuvolette di vapore condensato. Osavo a stento respirare, tanto ero nervosa.
“Ora io esco e mi reco verso la sacrestia, li a destra c'è una porta che da su un piccolo studiolo. Tra 5 minuti anche tu esci e mi raggiungi”.
Stavo facendo entrare il peccato nella casa del Signore senza ammettere alcuna replica.
Non feci molto per oppormi, anzi l'avevo provocato e lo stavo cercando.
Io rappresentavo la lussuria, lì dentro.
In tutta la sua magnificenza.
Lì dove si predicavano la castità, il matrimonio, la fede e la purezza del corpo e della mente, io varcavo la soglia vestita dei più sporchi pensieri, di tentazione, di desideri peccaminosi.
Così facemmo, dopo poco eravamo assieme in quell'angusto luogo.
Mi guardò fisso negli occhi, emise un sospiro di compiacimento ed iniziò a parlare.
“Sei bellissima e lo sai , noto in te qualcosa di nascosto ma bello e voglio capirti affondo
“Ora apri molto lentamente il cappotto, ma tienilo a dosso”.
Io portai le mani coperte da un paio di guanti leggerissimi di pizzo al primo bottone e, con un colpo deciso ma lento, lo sfilai dall'asola.
Accarezzai il tessuto pesante del cappotto, mentre mi accingevo ad aprire anche il secondo.
Feci lo stesso con il terzo ed il quarto.
Poi,con fare seducente, scostai i lembi del cappotto, in modo che potesse vedere il mio corpo.
Lui ammirò il mio abbigliamento. Portavo dei jeans aderenti con un maglioncino aderente di color rosa, sotto un bel reggiseno nero un po' trasparente e perizoma.
Il suo respiro si era fatto affannoso, e a volte rantolava. Stava perdendo la testa.
- Brava. Sei stata proprio brava. Sei proprio come ti volevo. -
sussurrò.
Poi si alzo' ,si avvicino', mi accarezzo' i cappelli e le tempie mettendosi dietro di me mentre ero seduta e li mi passo una mano sopra la tua testa e piano piano scese sul collo, accarezzando la mia pelle tenera e morbida, sussurrandomi: cosa senti ???
risposi : padre sento un calore e rilassamento , così lui mi alzò le braccia e con un movimento lento e piacevole mi alzò il maglioncino facendomi rimanere solo col reggiseno.
La mia eccitazione era evidente tanto che si notavano i capezzoli ingrossati nel reggiseno trasparente.
Incominciò a toccarmi sui fianchi, sentii la vagina pulsare per l'eccitazione e presto sentii la vischiosità dei miei umori bagnarmi il perizoma e tutta la zona del perineo.
Colavano, tanto ero eccitata.
- Ora alzati e mettiti in posizione frontale verso di me e girati; allarga le gambe e appoggia le mani sulla sedia.
Così feci e cosi' facendo mi sbottonò i jeans che portavo e con molta destrezza; li abbasso e rimasi per in quella posizione mostrando tutto il culo.
L'ambiente era stretto, e la posizione era molto scomoda. Ma l'idea che la mia fighetta fradicia e il mio culetto fossero totalmente esposti alla sua vista mi faceva bagnare copiosamente.
Lui se ne accorse e ghignò.
- Sei proprio una troietta, una cagna vogliosa. Vorresti farti scopare tutta, non è vero?
Vorresti farti montare dal mio cazzo duro, dillo !
Io esitai, non sapendo se volesse davvero che parlassi o voleva solo insultarmi.
- Dillo - mi ordinò, sibilando.
- Sì, è vero, vorrei farmi montare dal tuo cazzo - esclamai, vogliosa.
- Ti piace, vero, lo vorresti spompinare?
Io annuii.
- Sì, sì, lo vorrei spompinare.
Sentivo il rumore della sua mano che stava masturbando il suo attributo.
- Avanti, dimmi che cosa vorresti fare con il mio cazzo in bocca, descrivimelo.
Parla, puttanella !

Il mio respiro era ansante e irregolare. Mi stavo eccitando da morire.
- Vorrei prenderlo in bocca, spingerlo fino alla gola. Leccarlo tutto e succhiarlo. Vorrei passare la lingua sulla punta del tuo cazzo, baciarla e stuzzicare la cappella. Vorrei sentirlo riempirmi tutta la
bocca con il suo spessore, sentirlo tutto per intero. Prenderlo in mano e leccare le palle gonfie e calde.
La sua mano si agitava sempre di più sul suo membro, tra poco sarebbe venuto.
Quando si avvicinò da dietro mi fece alzare e mi incominciò a toccarmi ed a baciarmi sul collo e contemporaneamente e leccarlo. Poi mi tolse il reggiseno e mi fece girare, sempre baciandomi il collo e scendendo sul petto e sui seni.
Mi piaceva un sacco, era dolce, ma intuivo che avrebbe potuto essere anche molto violento.
Avevo i seni gonfi e alti per l'eccitazione e non riuscivo più a controllarmi. Lui li stringeva e li sollevava, mi dovetti mordere la lingua per non cedere all'impulso di urlare.
Si spogliò del tutto, i vestiti gettati a terra e il suo enorme cazzo svettante in mano.
Avrei voluto farmi scopare subito.
Lui però aveva ben altro in mente.
Mi fece appoggiare su un tavolino di legno piccolo con le gambe divaricate e aperte si abbassò e mi sposto il perizoma, incominciando a leccarmi tutta la fica bagnata.
Ero in exstasy, dopo circa un 10 minuti circa si alzò e senza preavviso mi infilò il suo cazzo bello duro nella fica, con degli affondi molto lenti e profondi. Poi mi fece alzare e mi disse di girarmi e mi fece alzare una gamba sul tavolino.
Ringraziai mentalmente tutti gli anni passati a fare aerobica.
Essendo molto flessibile, non ebbi problemi a mettermi in quel modo. Mi infilò di nuovo il suo cazzo nella fica e mentre mi scopava in fica con una mano mi toccava i fianchi e mi stimolava l'ano con un movimento ondulatorio, ormai ero la sua cagna.
- Brava, continua così, rilassati. ti piaceeh - mi diceva
io risposi: si molto padre, continua non fermarti
lui mi rispose: Questa fighetta è ancora giovane, inesperta. Ha bisogno di un cazzo grosso per allargarsi, e così dicendo mi fece di nuovamente girare e allargare le gambe, e di nuovo si abbassò tra di esse .
Sentii la sua lingua umida e fresca sfiorarmi la figa, leccare i miei umori.
- Che buon sapore che hai, mi disse ed incominciò a metterti anche le dita.
Quando le tolse da lì, fecero un rumore strano, come di risucchio, e sapevo che era il segno che ero eccitatissima.
- Ora metti le dita in figa, bagnatele per bene e poi voglio che le metti nel tuo culetto.
- Questo buchino è ancora vergine. Bisogna fare piano, non è vero? - disse lui, con fare suadente, e con una voce simile a quella che si usa con i bambini.
Uno per uno, misi ogni dito nel culetto, in modo da fare lo stesso effetto della vasellina.
Dopo che ebbi finito mi disse di stare fermissima.
Lui avvicinò il viso al mio culetto, sentivo il suo respiro caldo e umido sulla pelle.
Poi uscì la lingua e me la infilò dentro al buchino.
Io emisi un gemito di piacere, e cominciai a muovere il bacino in modo da aiutarlo.
Il piacere che provavo era fortissimo.
Non contento, mi mise più dita insieme in figa, senza preavviso, e cominciò a sditalinarmi per bene.
Mi muovevo in preda a forti pulsioni, mi girava la testa tanto ero eccitata.
Sentivo le sue dita fare rumore nella mia fighetta, impregnandosi del mio nettare caldo.
Aumentò il ritmo, mentre spingeva le dita sempre più a fondo.
Gemevo senza più controllarmi, desiderando soltanto che continuasse.
Introdusse la lingua ancora un pochino nel mio buchetto e in quel momento venni copiosamente, sentendo i miei umori colarmi lungo le cosce.
Ero bagnata fradicia ma non ero soddisfatta, volevo ancora quel piacere sublime, volevo provarlo di nuovo.
.- Mettiti appoggiata alla porta e alza una gamba.
Io mi misi in quella posizione, e appoggiai la gamba alla parete opposta.
Lui si alzò, tenendo il cazzo duro in mano, lo mise alla fessurina della fighetta e lo fece entrare con forza.
Era così grande che mi fece malissimo, ma mi piaceva quando mi prendeva in quel modo.
Spinse il cazzo sempre più a fondo, facendomelo sentire tutto, riempiendo le pareti della mia fighetta.
Era enorme, spesso e durissimo.
Mi prese una tetta in una mano e cominciò a palparmela e stringerla forte nel palmo.
- Ti piace troietta, vero? Ti piace sentire il mio cazzo nella tua figa, ammettilo.
Io non fui capace di fare altro che assentire.
- Sì, è vero, sì, mi piace tantissimo, ancora! - gemetti, senza freni.
Lui cominciò a spingere più forte e più veloce, mentre i nostri genitali producevano dei rumori osceni scontrandosi l'uno contro l'altro.
Le sue mani forti mi presero le natiche e le strinsero e questo mi fece letteralmente impazzire dal piacere.
Puntellai le braccia alle pareti al mio fianco e spinsi il bacino un pò in su e verso di lui, in modo che mi potesse impalare per bene.
Lui spingeva con sempre più forza e a un ritmo sostenuto, emettendo grugniti ti eccitazione.
Sentii che stava per venire e, infatti, lui uscì di scatto da me, si masturbò un pochino per non perdere l'eccitazione intimandomi di inginocchiarmi subito.
Quando fu di nuovo pronto, prese il cazzo tra le mani e diresse il getto verso di me, schizzandomi tra i seni, nella bocca, sulla faccia il suo getto caldo. Io lo ingoiai con ingordigia, voluttuosamente, cercando di non perderne neanche una goccia.
Dopo averlo raccolto con la bocca e con le mani dal mio corpo, sperando che gli piacesse se glielo prendevo in bocca dopo una sborrata, circondai la sua verga con le labbra, ripulendo per bene la sua astacon la lingua e succhiandolo per tutta la sua lunghezza.
Il suomembro divenne subito di nuovo duro.
Mi prese i capelli con le mani, tenendoli stretti in modo che io non potessi muovermi.
Poi cominciò a dare forti spinte verso la mia bocca, scopandomela, spingendomi il suo enorme cazzo fino in gola.
Quei movimenti bruschi mi provocarono più volte uno senso di soffocamento e qualche sforzo di vomito, ma poi mi abituai e lo assecondai.
Lui mi spingeva la testa contro la sua verga, per farla entrare ancora meglio.
Cominciò a rantolare forte per il piacere.
- Ah, sì, sì, ingoia troietta, ingoiamelo tutto, forza,
senti come spinge. Ancora, ingoiamelo, ancora, ancora. Sì, sì, vengo, vengo! - urlò, in preda al piacere.
In un attimo un altro fiotto di sborra calda mi inondò la bocca.
Ne fece uscire così tanto che mi colò dagli angoli della labbra.
La ingoiai per bene, gustandomela. Di nuovo mi chinai per raccogliere quella che era caduta sul pavimento.
Lui si sedette sfinito, dopodiché riprendemmo fiato.
Nel giro di cinque minuti ci eravamo rivestiti.
Io uscii per prima, in modo da non destare sospetti nel caso ci fosse qualcuno.
Per fortuna la chiesa era rimasta vuota. Se ci fosse stato qualcuno, avrebbe potuto
sentire con facilità le nostre urla di piacere e i nostri gemiti.
Stranamente, l'idea mi eccitò e mi fece pulsare la figa.
Ma sapevo che, per quel giorno, avevo già ricevuto abbastanza.
Dopo qualche momento uscì anche lui, con la sua veste da messa domenicale perfettamente in ordine.
Non ci dicemmo niente, ci scambiammo solo uno sguardo di intesa. Poi io mi girai e mi diressi verso l'uscita.
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