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Lui & Lei

Il C.A.R. ad Albenga


di cicciosv
18.06.2010    |    34.567    |    3 7.6
"La stringemmo entrambi a mo' di sandwich e sentivo quanto si stava eccitando al nostro contatto, quindi inginocchiatasi, spostò da un lato le mutandine e..."
Dopo aver conseguito la maturità al compimento dei 20 anni fui chiamato a prestare il servizio di leva. Per il CAR venni inviato ad Albenga e al termine del corso assegnato, temporaneamente, ai servizi generali di caserma.
Ci si annoiava, ormai erano più di tre mesi che non vedevo la mia fidanzata Brunella, e la desideravo tanto che almeno un paio di volte al giorno andavo nei cessi della compagnia a masturbarmi pensando alle scopate fatte e a quando gli avevo sverginato il culetto pochi giorni prima di partire per la leva.
In quel periodo feci amicizia con il cappellano militare, Don Romolo. Gli ero simpatico, diventammo a mici e con lui parlavo liberamente di tutto e anche del mio bisogno irrefrenabile a masturbarmi.
Un pomeriggio mi disse che se lo accompagnavo a fare un servizio a casa di una sua amica, mi avrebbe fatto una sorpresa
Verso le sei pomeridiane, mi ero vestito in borghese, anche se all'epoca questo era vietato dl regolamento e aspettai che don Romolo mi venisse a prendere sotto la camerata con la sua auto per uscire dalla caserma dalla porta carraia ed evitare l'ufficiale di picchetto. Anche lui era in borghese e una volta fuori nessuno avrebbe mai sospettato chi fossimo.
In auto, conoscendo la mia passione per le moto, pensavo che mi voleva far provare la sua moto che stava da un meccanico, ma alle mie domande mi sorrideva malizioso e in modo vago. Si fermò in una pasticceria per acquistare dei dolcetti e mi disse che era ora di andare a trovare la sua amica e ritirare la sorpresa.
L'amica, di nome Jole, era alta, leggermente in carne, con un grosso seno, fianchi ben pronunciati, un viso dolce e sorridente, occhi chiari e due belle labbra carnose.
Romolo mi presentò a lei che ci fece accomodare in salotto, poi ci chiese di scusarla se si recava in cucina il tempo necessario per prepararci un caffè da accompagnare ai pasticcini.
"Che ne dici?" disse don Romolo, strizzandomi un occhio, come era solito fare in cenno di assenso.
"Non so, sembra una bella donna, avrà una quarantina d'anni mi sembra. Non è grande..." risposi titubante.
"Aspetta, non dare subito giudizi!" mi rispose interrompendomi "Lo sai che non vede il marito da quasi un anno perché imbarcato su una petroliera? E se tu ti seghi ogni giorno per la morosa, una donna così secondo te quanto può resistere senza farlo? Pensaci su! Intanto vado a vedere a che punto sta il caffè"
Quindi si recò in cucina ed io rimasi da solo.
Il salotto era pieno di souvenir esotici, molti libri, delle cartoline illustrate su un tavolino, un planisfero e un grande quadro con tutti i vari tipi di nodi. Poi, attraverso il corridoio sbirciai dalla porta socchiusa della cucina e vidi Jole, in parte coperta da Don Romolo che accovacciata gli stava succhiando l'uccello! "Azz! Altro che caffè" esclamai!
Da quella posizione la vedevo bene come, reggendosi ai fianchi del prete, si ingoiava quella nerchia che ormai gli stava schizzando in bocca! Lei, però, non si staccò subito da lui ma continuò a pomparlo fino a che ingoiò tutto quel nettare, solo allora si sollevò, lo baciò sulla bocca, si aggiustò gli indumenti e versò il caffè nelle tazzine.
Mi affrettai a sedermi sulla poltrona del salotto e quando Romolo rientrò, strizzandomi un occhio, sorridendo soddisfatto, mi disse: "Bene, so che la signora oggi è molto ben disposta certamente ci farà qualcosa di gradito!"
Prendemmo il caffè e mangiammo i dolcini parlando di cose futili poi Jole disse rivolgendosi a me: "Romolo mi ha raccontato di quanto soffri per la mancanza della tua ragazza, non sai come ti capisco io che ho quasi sempre mio marito in navigazione! Vieni andiamo di la, se vuoi ci possiamo consolare un poco. Don Romolo dice che dare sollievo agli altri è un atto di carità verso il prossimo, potremo darci reciproco sollievo e anche lui sarà contento di darci una mano!"
Detto fatto seguiti da don Romolo ci spostammo in camera da letto.
Lei si sfilò subito gonna e maglietta, poi in reggiseno e mutandine, si avvicinò a me strofinandomi addosso le sue enormi zinne. Sentivo il dolce e caldo contatto del suo corpo e le sue labbra che mi baciavano sul collo e succhiavano il lobo del mio orecchio, facendomi abbandonare inerme ai suoi desideri.
Romolo che intanto si era completamente svestito, ci invitò a stenderci sul letto. Mi spogliai anch'io, mostrando tutta la mia erezione a Jole che sganciatosi il reggiseno si sistemò in mezzo a noi. La stringemmo entrambi a mo' di sandwich e sentivo quanto si stava eccitando al nostro contatto, quindi inginocchiatasi, spostò da un lato le mutandine e con la figa sulla faccia al prete lo invitò a leccargliela mentre a me afferrò il cazzo ormai in piena erezione e cominciò a leccarmi la cappella, succhiarlo e ingoiarlo iniziando un pompino indimenticabile.
In un attimo mi venne in mente come lo succhiava la mia cara Brunella, ma non c'era confronto! Jole era davvero brava, lo ingoiava fino alle palle, lo succhiava con gusto e passione, certamente era una raffinata artista del pompino, d'altronde con quelle belle labbra che si ritrovava! Ormai ero infoiato e volevo ardentemente sborrargli in bocca come aveva fatto Romolo. Con una mano cercai di tenergli il cazzo in bocca ma lei mi fece cenno di no poi guardandomi negli occhi mi fece capire di aver compreso il mio desiderio e stringendo la mia asta con le labbra mi fece sborrare in gola tutto il mio sperma! Una sensazione meravigliosa e unica!
Romolo intanto si era ben ripreso, il suo membro era di nuovo indurito e Jole leccandosi le labbra si sollevò dal prete per introdursi nella sua figa grondante di umori quella nerchia turgida e nodosa
Iniziò così a cavalcarlo, con le mani poggiate sulle braccia del prete muovendosi con ritmo, avanti e indietro, sollevando e abbassando il bacino, facendosi scorrere tutto il cazzo in figa. Certo che era uno spettacolo vederla ondeggiare con gli occhi socchiusi e la punta della lingua che si bagnava le labbra dal piacere, poi emise un lungo lamento e si accasciò sfinita da un orgasmo fortissimo. Don Romolo venne subito dopo in quella figona ormai fracida di umori e si distese anche lui sfinito sul letto.
Io ero rimasto lì, in piedi ai bordi del letto a guardarli e a palparmi il cazzo che a quella scena aveva ripreso consistenza e pensando che l'incontro era ormai finito, non osavo disturbarli in quel momento di pausa che loro si godevano.
Mi stavo infilando gli slip quando Jole mi fece cenno di avvicinarmi e mi disse: "Tu sei stato molto caro e bravo ad alleviare le mie pene, credo che ti sei meritato la sorpresa che ti era stata promessa da Romolo!..Vieni qui vicino a me" Mi accostai e lei si girò di spalle, si curvò in avanti e muovendolo leggermente il culo mi mostrò il suo buchetto. "Baciami lì che è bellissimo!". Inebetito da quella visione cominciai ad assaporare per la prima volta l'orifizio anale e meccanicamente cominciai leccare e a spingere la punta della mia lingua, quasi a volerla penetrare. Avvertivo l'odore della figa piena di umori maschili e femminili, di sudore e il "sapore del culo". Non rammento per quanto ho leccato ma ricordo che dopo allargandosi le natiche mi si offrì a me. Prese un barattolino di vasellina, me ne spalmo un po' sulle dita e mi chiese di lubrificargli il buchetto mettendogli un dito dentro. Anche così Jole godeva ma desiderava di più, quindi mi inginocchiai dietro di lei, puntai la cappella alla rondella e cominciai ad entrargli dentro. Avvertii che stava provando dolore, forse non ero bravo e mi fermai, con un gesto della mano mi fece segno di continuare, sentii il cazzo che forzava il suo sfintere e finalmente gli entrai dentro. Prendemmo fiato entrambi, poi cominciai a stantuffarla godendo entrambi delle magnifiche sensazioni e alla fine, quando non resistetti più gli diedi dei forti colpi schiacciandola sul letto con tutto il mio corpo e gli riempii il culo di sborra.
Ansimandogli sul suo collo mi compiacevo con me stesso del piacere che gli avevo procurato e attesi immobile che l'eccitazione scemasse, prima di ritirarmi lentamente da lei e quando vidi il cazzo uscire fuori dal buco spalancato mi sentii finalmente veramente uomo e seduttore. Con amore gli passai dei fazzolettini per otturare il buco e non permettere alla sborra che colava di imbrattare il letto e l'aiutai ad alzarsi per andare in bagno a lavarsi.
Dopo quella sera ebbi circa due mesi di frequenti incontri con Jole, prima di essere trasferito al 54^ Battaglione Cavalleria di Lecce e solo un seguito seppi, da altri commilitoni che avevano fatto i successivi CAR ad Albenga, che Don Romolo era stato sorpreso dal marito di Jole, improvvisamente rientrato da un imbarco, a letto con la sua consorte. Da li ne era scaturito uno scandalo riportato anche dai giornali del luogo. Don Romolo fu subito trasferito altrove e successivamente, dopo aver lasciato l'abito talare, congedato dall'Esercito.
cicciosv
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