Gay & Bisex
59,6 Terapia Psico-Anal-Itica


17.06.2025 |
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"Poi?”
“Lui succhia, succhia con dedizione evidente..."
“Riassumendo, lei ha DEFLORATO e avuto almeno due rapporti ANALI con suo nipote.” “Dottore: in italiano ‘colloquiale’, lo avrei SVERGINATO e SCOPATO due volte in culo.”
“Esatto: quando è venuto da me, in questo studio, era abbastanza scosso e smarrito. Vuole forse affermare il contrario?”
“Nicholàs, il figlio di mia sorella? Con-fermo e af-fermo: scosso e smarrito? Quello è un diavoletto, una bomba di sesso, caro il mio dottore, è andato ben oltre le nostre aspettative!”
“Vostre aspettative? Cosa significa?”
“Faccenda di famiglia; sappia solamente che l’iniziazione di Brando e la successiva ‘prima monta’ erano solo il prologo di un piano più ampio che si compirà, con il relativo protagonista principale, Domenica prossima: Nicholàs è un ‘rampollo predestinato’.
Ho dovuto assicurarmene, non mi aspettavo però l’entusiasmo che dopo la ‘consacrazione’ ha mostrato; è come aver stappato uno spumante, liberando una voglia irrefrenabile e con quel suo fisichetto asciutto - forse quasi troppo -, la pelle leggermente olivastra e i suoi modi potrebbe attizzare furiosamente quasi chiunque, anche uno come lei, dottore.”
“La invito a moderare i termini e tenere per sé le sue elucubrazioni: sono convinto eterosessuale e felicemente sposato. Non entro nel merito della ‘famiglia’, anche se intravvedo qualcosa di potenzialmente agghiacciante, ma qui dobbiamo innanzitutto risolvere il problema comportamentale, proteggerlo verso l’esterno: credo abbia talmente perso il senso della misura da rischiare di finire in qualche guaio e - pure - di trascinarci dentro qualcun’altro.”
“Eh dottore, so a cosa si riferisce: se lo è chiavato pure lei.”
“Le ho detto di limitarsi ed eviti illazioni.”
“Si da il caso che Nicholàs me lo sia ciulato di nuovo proprio ieri sera - tanto per raffinare ‘l’alesaggio’ - e mi sia subito accorto che il ‘calibro’ era un poco lasco - diciamo - per cui non ho faticato a farmi rivelare quanto sia stata ‘approfondita’ la visita dallo psicologo!
E credo che certe ‘illazioni’ non facciano bene alla reputazione di un terapista come lei.
Vede, dottore, ho necessità di conoscere esattamente cosa è accaduto in questo studio: come le ho accennato, c’è da rispettare una ‘tradizione’, da tenere però segreta su tutti i fronti.”
“Ebbene sì, lo ammetto! Anche se mi ha provocato e io ci sono cascato, contro ogni mia convinzione morale e deontologia. Mi ha come stregato: dopo una fellatio ho finito per sodomizzarlo. Dopo un pompino fottergli il culo, come direbbe lei.”
“Bene bene e scommetto con piena soddisfazione di entrambi.”
“Sì, devo riconoscerlo, anche mia!”
“Gran bocca e che meraviglia stantuffare dentro quel canalino, fra quelle chiappe da sballo eh? Che bomba atomica abbiamo innescato!
Sistemo io la cosa, non si preoccupi, dirò che è stata necessaria un’altra ‘propedeutica’. Però mi racconti, intanto mi faccio una sigaretta, ne vuole una anche lei?”
“Fumo di rado ma direi proprio di sì!
Dunque, lo faccio stendere qui sul lettino, parliamo della vicenda infine chiedo di ricordare qualche sogno recente. Ci pensa un po’ su poi: «Sì, dottore, un sogno… sessuale!»
«Eppah! - Replico non troppo sorpreso, è normale anzi frequente con certi pazienti - e… vuoi raccontarmelo?»
«Sono qui, nel suo studio di psicologia, coricato come adesso, lei dottore è accanto a me; stiamo parlando ma mi squadra in modo strano; non saprei, anzi, ecco, lussurioso. Dopo un po’ si alza e comincia ad aprirsi i calzoni per poi calarli a metà cosce.
Guardo la sua mutanda: quella escrescenza, un sacchetto bianco con sopra, obliquo, una sorta di cetriolo mi incuriosisce fortemente.
Allungo un braccio, avvolgo e palpeggio: sotto ci sono i testicoli e il pisello.
Mi eccitano, ho caldo, un fuoco dentro, ruoto su me stesso scendendo dal lettino e mi inginocchio davanti a lei.
La mia mano è rimasta a massaggiare il pacco ma voglio di più, voglio vederlo, voglio toccarlo, voglio assaporarlo. Sarebbe il terzo cazzo della mia vita: li agogno da quando avevo dieci anni e quasi altrettanti ne ho sopportati senza; ora voglio ubriacarmene.
Aggancio il bordo superiore dello slip e lo abbasso, con bramosia: eccolo, è un salsicciotto morbido e inerme. Non è come quello di mio zio né di Brando; è diverso, è un altro pene, nuovo, e lo voglio subito afferrare, stringere, scappellare, segare delicatamente e far crescere sotto i miei polpastrelli.
Lei non si nega, partecipa: sfila la maglietta, è profumato, sa di buono, decisamente robusto ma sodo, un gran bel maschio; mi piace, mi attizza, dottore.
Lo infaucio mentre mi tolgo anche io camicetta e jeans. »
Raggelo: è la prima volta che mi succede una cosa del genere. Sono indeciso se interrompere, stiamo uscendo dall’opportuno e dal professionale; un paziente non può parlarmi così!
«Basta, Nicholàs, stai esagerando.»
Mi guarda con un’espressione che non capisco essere interrogativa, persa o maliziosa. Anzi no: è un ghigno, assolutamente ammaliante, ipnotizzante, irresistibile.”
“E allora?”
“E allora come un corto circuito in me, perdo ragione e controllo: la sua bocca è sensuale, il suo corpo magnetico, il tutto incredibilmente, irrefrenabilmente eccitante e attraente.
Quello che ho appena descritto avviene nella realtà, più o meno nello stesso modo e mi ritrovo con l’uccello barzotto fra le sue labbra.”
“Hai capito il finocchietto! Voleva farsi anche il dottore!”
“No, credo inizialmente fosse sincero: era confuso e titubante. La sua natura omosessuale, vissuta negli anni dell’adolescenza segretamente per la vergogna di essere un ‘marica’ – un frocio - si è liberata con Brando prima ed esplosa letteralmente con lei.”
“Gli sono esploso dentro, a dire il vero, heheheh! Questo mi rallegra e conferma positivamente le nostre aspettative. Poi?”
“Lui succhia, succhia con dedizione evidente. Anch’io devo sfogare anni di vita matrimoniale senza stimoli sessuali e ora trovo ai miei piedi questo ragazzotto che li risveglia ma suscita pure istinti e fantasie lubriche che mai avrei pensato di avere in me.
Mi piego un po’ in avanti, apro un palmo sulla sua schiena, carezzo quella pelle giovane e liscia, mi allargo, mi allungo, scendo verso il basso - giù, giù -, passo sotto l’elastico dello slip rosso - ancora più giù, più giù -, avvolgo una natica e comincio a carezzarla con decisione mentre il mio organo si gonfia e impenna: sto palpando il sedere a un paziente… maschio!
Ravano un po’ sotto il tessuto, quella soda melotta mi attizza.
Risalgo e lo prendo dietro la nuca: deve sapere che una cosa che infastidiva enormemente mia moglie, quando pretendevo da lei i primi pompini - poi non me ne ha più fatti -, era il lasciarsi guidare la testa: voglio provare con lui, con questo morettino elegante e volgare allo stesso tempo, costringerlo a farmi godere così ma anche punirlo per avermi trascinato in questa riprovevole situazione.
Contrastandolo da dietro il capo iniziò un deciso avanti e indietro con il bacino, progressivamente più veloce, sempre più ampio e profondo, arrivando a fare urtare ripetutamente il suo naso contro il mio pube.
Mi sale dentro come una rabbia, divento violento ma lui resiste, lubrifica con tanta saliva che comincia a gocciolare fuori ma resiste a ogni colpo che gli assesto.
Rischio quasi già di venire, estraggo e gli frusto cappella e fava sulla faccia.
Riprendo con foga maggiore, deve fargli male, gli sto battendo in fondo all’ugola, fatica a respirare, - si vede - ma lui subisce e sopporta.
Vorrei insultarlo: «Ti lasci strafocare, animaletto pervertito e degenerato, pur di avere una verga in gola! Teh, teh, teh! Te lo spingo giù per la canna come fosse una spada di quei fenomeni da circo, sgolina, sgolinami il bestione!»
Ho il membro che mi sta scoppiando da quanto è turgido, mi sembra di essere tornato adolescente.”
“Eh, Nicholàs fa questo effetto, penso diventerà un gran zoccoletto insaziabile!”
“La mia libidine cresce e cresce: non ricordo femmina che mi abbia mai fatto un pompino così.
Torno al sedere, stringo i bordi dello slip e liberò le semisfere di ebano per strofinare il tessuto sul solco centrale, sopra il buchino. Mi sento sempre più coinvolto e maiale, su questo conturbante virgulto: voglio anche il suo culo.
Ma dopo, ora intendo deliziarmi delle sue labbra divine e della sua bocca accogliente.”
“Dottore, non la facevo così. Avanti, vada avanti ché voglio sentire fin dove è arrivato quel frocetto represso! Altra sigaretta?”
“Sì, grazie. Voglio mettermi comodo e vado a sedermi sull’ottomana poco distante; il moretto mi segue carponi, come un cagnetto scodinzolante, per rituffarsi immediatamente a pompare.
Mentre è concentrato mi compiaccio della sua sottomissione ma anche della sua dolcezza, penso potrebbe essere mio figlio. Gli carezzo i capelli e osservo i suoi tratti, gli occhi chiusi nell’evidente estasi del piacere dell’irrumazione del mio fallo.
La mia sordida cupidigia dissolve presto ogni remora, sento nuovamente di doverlo dominare e riprendo a condurre con un rapido su e giù verticale del tronco.
So come andrà a finire: lo inculerò - voglio proprio sbatterlo per bene -, però voglio bearmi un’ultima volta della sua bravura orale, per cui mi concedo un’altra ‘scopata di gola’ appollaiato sullo sgabello, muovendogli io la testa in un potente avanti e indietro sulla mazza. Nicholàs nuovamente non protesta, lascia fare, solo ogni tanto alza gli occhi verso di me e mi fa arrazzare ulteriormente!
Vorrei insolentirlo: «Sei proprio un puttanello! Un puttanello, sì!» Invece è un mio paziente… maschio!
Laghetti di saliva sul pavimento: basta, fra poco vengo, devo calmarmi un po’.
Lo spingo a sedersi sul divanetto e gli faccio sfilare lo slip rosso. Diamine, è eccitato anche lui, ha un asparago duro e teso fra le gambe: devo toccarlo, rasparlo, il mio arrapamento è sempre più travolgente.
Immagini la scena: un serio e stimato psicologo, fedele marito e padre coscienzioso, in piedi davanti a un giovanetto smilzo, matricola universitaria, si lascia ciucciare l’uccello e contemporaneamente gli masturba il rigido spadotto. E scopre che gli piace da sballare.”
“Niente male come preliminari, dottore! Ora però lo infilza.”
“Sinceramente, in quel momento volevo prolungare il più possibile prima della sodomizzazione.
Sorpresa.
Si alza e gira per mettersi a pecorina contro lo schienale: «dottore, me lo metta dentro, la prego! La devo sentire in me, mi possieda!»
Alla vista di quel deretano, in quella posizione, quasi di giovenca anche se maschile, i glutei tondi e formosi, una brama incontenibile mi pervade: sento di volerlo - anzi DOVERLO - ‘avere’!
Mi rendo però conto che quasi certamente gli esploderei dentro dopo due spinte per cui mi soffermo a carezzargli l’ano.
Memore della preparazione che mi aveva descritto all’atto dello sverginamento e incuriosito all’idea, provo a infilarci prima un dito, poco dopo un secondo: lei lo saprà meglio di me ma affondare in quello sfintere, sentirlo pulsare, lui gemere - «Ohi, ohi, dottore, ooohhh! Siii, cosiii! Ohi, ohi, ancora! Ancoraaaa!» -, mi ingrifa animalescamente, per cui mi soffermo a sditalinarlo come fosse una vagina: semplicemente sublime!”
“Hahahah, lei non è psicologo, è anal-ista, licenzioso e dissoluto! Pure con i burelli dei pazienti giovani si trastulla!”
“Lo sono diventato a causa di quel puttino e spero solo questa volta! Così incitato continuo a scorrere nel burello, alternando carezze lungo l’intera valletta fra quelle superbe cupolotte; le schiaffeggio pure, impugno il suo rigido attributo - dal quale sgorgano goccioloni di vischioso fluido preliminare - e faccio slittare ripetutamente il prepuzio sul glande. Mai mi sarei immaginato una situazione e pulsioni simili con un paziente… maschio!”
“Eh, dottore, non vuole concludere ma la capisco benissimo: Nicholàs è tutto un ‘campo giochi’ e ci si vorrebbe stare ore e ore, mmmhhh!”
“Infatti, è veramente una battaglia di sensi e voluttà, un corpo creato per il vizio totale.
Non reggo più, il mio siluro è sempre più tumido e teso, mi posiziono, punto il glande e spingo: è evidentemente pronto, rilassato, perché lo penetro senza fatica, anzi mi accoglie. Mai infilato un retto e mai avrei pensato fosse tanto facile e piacevole!”
“Beh, dottore, a Nicholàs l’ho rotto io e ora è come affondare nel burro!”
«Aaahhh, aaahhh, siii! Cosiii! Aaaahhh! Lo sento tutto! Mi scopi, la imploro, mi scopi!»
“Inizio a muovermi lentamente, con spinte profonde ma leggere, assaporando la sua canna stretta attorno al mio palone.
Aumento il ritmo, incredulo lo osservo incassare sotto di me: io, che nella mia vita non ho mai considerato centrale il sesso, sto inculando un mio paziente… maschio!
E lui gode, gode: «Ahi, dottore, ahi! Siii! Siii! Ancora, ancora! Sì, dottore! Ah! Ah! Ah!»
Ma non è un subire passivamente: anche il suo tronco si muove sincronizzato con i miei colpi, progressivamente più decisi e profondi. Ogni stimolo di orgasmo è svanito: che goduria stare dentro quel paradiso!
Cambiamo posizione: smorzacandela di schiena a me. Se lo punta contro l’orifizio, ci si impala sopra e riparte: cavalca, cavalca rapido e sicuro, come fantino su uno stallone purosangue, come in quegli istanti mi sento.”
“E a fantino è predestinato, però su un ‘toro’ decisamente fuori regola! Beh, arriviamo al dunque o ci sta la terza sigaretta?”
“Ci sta perché poco dopo lo metto a terra per ingropparlo a quattro zampe, io sollevato e con la tega che pistona obliqua, ha presente? Un’altra posizione che alla mia consorte manco accennarla!
Mi sento molto porco, lui gira la testa e fra una botta e l’altra mi sorride con espressione maliziosa: sembra quasi capisca i miei pensieri.
Basta, sono al capolinea, lo faccio appoggiare allo sgabello, praticamente in piedi, così posso dargli gli ultimi, poderosi affondi: «Ah, ah, aaahhh! Sì, sì sì! Mi sta spaccando, dottore! Ah, ah, aaahhh!»
Lo sento, ormai ha il foro totalmente rilassato.”
“Quindi, via ad un abbondante ‘svuotamento’ interno, eh dottore?”
“No, voglio umiliarlo sfilo, lo faccio inginocchiare e mendandomi il randello gli deflagro in faccia credo una delle più potenti e abbondanti sborrate che mi possa ricordare.
Ultimi fiottini, Nicholàs è una maschera di sperma, rivoli densi filano dalle sopracciglia, dal naso, colano dalla mascella, con la lingua ne raccoglie e se li tira dentro per quanto riesce, aspirandoli: «slup, slup, slup!».
Torna la ragione e la vergogna: non posso credere di aver fatto questo a un mio paziente… maschio!”
“Non è colpa sua, dottore, è un vitello selvatico, anche per il ‘toro’ non sarà facile domarlo!”
ApriGiugno 2025
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