incesto
57,1 Franca: il totem di mio figlio
di remigiuslp
08.09.2024 |
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"Attesi il quasi completo rammollirsi del pisello prima di rilasciarlo sollevando il capo mantenendo ben serrate le labbra..."
Accadde la mattina dopo l'esame orale di maturità del mio unico figlio Brando, che si era preparato alla prova con notevole impegno e fatica. Era quasi mezzogiorno ed entrai nella sua camera per vedere se stesse ancora dormendo.
Il ragazzo, immerso nel mondo dei sogni, era disteso sul letto. Il lenzuolo scostato mostrava quasi per intero il suo magnifico corpo, scolpito dall’atletica che praticava con passione. Mi sedetti accanto a lui, accorgendomi di essere assai interessata a quello spettacolo.
Quello che mi colpì fu soprattutto il suo pene: dai tempi della pubertà era diventato piuttosto pudìco nei miei confronti per cui non lo avevo visto ‘svilupparsi’. Era in piena erezione, non esagerato nelle dimensioni ma decisamente armonioso e soprattutto tostissimo, con una stupenda, perfetta cappella appuntita; roba da modello porno, per intenderci.
Poi capii: quel membro mi ricordava quello di suo padre che a suo tempo mi aveva fatto impazzire. Anzi, ne sembrava il calco ancor migliorato!
Rimasi in ammirazione per un po', penso più di un minuto, sentendo un'irrefrenabile attrazione crescere in me. Infine, dimenticandomi di chi avevo davanti e quasi senza controllo, abbassai la testa e distesi la lingua alla base del tarellone! Puntando gli occhi sul suo viso, diedi una lunga leccata fino alla cima. Lui sorrideva nel sonno e, inebriata dal sapore, eccitata dalla pur innaturale situazione, strinsi delicatamente le labbra attorno alla punta gonfia. Succhiai dolcemente e, preda di una pulsione irresistibile, feci scivolare l'intera verga in bocca! Lui non dava segno di risveglio, per cui cominciai un lento pompino, sfruttando però l'intera estensione del formidabile pistone.
Cosa mi stava succedendo? Volevo premiare mio figlio per l'impegno e forse, in quel momento, mi sembrava istintivamente che quella fosse una maniera? Oppure era la mia costante voglia di cazzo a condurmi a un atto così depravato? Era passato parecchio tempo ormai, da quando avevo potuto godermi un sano, robusto e soprattutto giovane uccellone!
Mentre rimuginavo queste cose, assaporando ogni millimetro di quel sublime organo, mi accorsi che il mio erede si era destato e sotto le palpebre semichiuse mi stava osservando fra lo stupito e il compiaciuto.
"Ehi, mamma! che fai!"
Avvolsi fra pollice e indice la base e tornai a pennellare.
"Oooohhh! Slaaap! Slaaap! Bambino mio! Questo è un giorno speciale, lascia che la tua mammina ti faccia un regalo! Slaaarp! Slaaarp! Mmmhhh!"
Ripresi il servizietto con maggior lena, calando le altre tre dita sui testicoli gonfi e sodi.
"Uuuuggghhhh! Sei pazza! Uuuufffhhh! Ma è bellissimo! Siiiii! Siiiiiii! Oooohhh!"
Mi staccai di nuovo, tirai verso il basso la pelle esterna, titillai il solo frenulo, infine perlustrai il solco attorno al glande.
"Mmmhhhh! Slaaap! Slaaap! Piccolo, ho visto che avevi il pisello tirato e ho pensato fossi teso anche dentro! Lascia che oggi sia la tua mamma a farti rilassare! Slaaap! Slaaap!"
Percorsi con un lieve tremolio tutto il bananone perfettamente liscio per poi reinfauciarlo e ripartire con l'ampio bocchino.
"Ooogggghhh! Aaaaahhhh! Mamma! Mamma! Siiiiii! Prosegui, prosegui! È favoloso, non ho mai provato nulla di simile! Mmmhhh!"
Accelerai progressivamente l'innaturale lavoretto orale, rapita da forma e dimensioni di quel poderoso cilindro, mentre la sua faccia esprimeva assieme contentezza e sorpresa.
Scorrevo sul fallone di mio figlio con ritmo costante e ampie escursioni, spingendomelo fino in gola, carezzavo quei suoi coglioni da giovane torello, pieni del succo destinato a vacche infoiate.
Non sapevo se considerarmi tale anche io ma in fondo ero solo una donna matura, piegata su un maschio, impegnata in una fellatio intensa e appassionata, finalizzata esclusivamente a scaricare un’ansia sicuramente accumulata nelle ultime settimane di intenso studio.
Il mio cavo orale, pieno della carne della mia carne, stava risvegliando in me sensazioni sopite, di quando con mio marito - suo padre - praticavo questo intimo e fondente gioco di sommo piacere reciproco. Lasciai quindi ogni remora e proseguii con somma soddisfazione a riversare saliva su saliva, ciucciare, succhiare, lappare quell'organo sessuale che io stessa avevo generato.
In più mi ‘giustificavo’ con la constatazione di una sua intensa attività masturbatoria, raccogliendo spesso tracce, nonostante i suoi tentativi di celarle: fazzolettini di carta imbrattati, scivolati accidentalmente sotto il letto e raggiungibili dal solo becco dell’aspirapolvere oppure dimenticati la mattina fra le lenzuola. Ancora, segni di spruzzetti sotto il lavabo, certamente provenienti dalla tazza del WC, sfuggiti al controllo e alla barriera di carta anteposta alle cannonate di liquido spermatico.
Una sola cosa non mi era riuscito di scovare: una raccolta di riviste patinate dove il color carne riempie le pagine, nascoste in qualche anfratto della casa. Certo, non era obbligatoria ma parlando fra amiche questo ‘collezionismo’ era piuttosto diffuso fra i loro rampolli adolescenti.
D’altra parte - pensai - stavo gratificando un po’ anche me stessa, non tanto per la fatica di averlo allevato praticamente da sola ma perché le occasioni di irretire giovani della sua età e soprattutto così ben forniti era evento raro. Irretire: stavo solo facendo un pompino e immaginavo che la cosa sarebbe certamente finita lì.
A onor del vero, quattro chiavate a settimana me le facevo, a turno, due con il cuoco e altrettante con il titolare del locale dove lavoravo come cameriera. Però erano solo delle monte in stile bovino, insomma del tipo ‘piegati sul bancone - su la gonna, scosta il perizoma, dentro il cazzo - trenta stantuffate se va bene - sborrata interna, tanto la menopausa l’hai passata - grazie sei stata brava anche oggi, ti adoro’. Unica variante: "alza una gamba sul bordo che affondo meglio". Raramente nell’ufficio del capo, lui seduto ed io - di spalle a lui - impegnata in un faticoso saliscendi a ginocchia piegate e braccia puntate su queste: “così mi beo della vista del tuo bel culone”.
Corroborata da generose pastrugnate alle mie mammellone riuscivo quasi sempre a venire anche io con un rapido ditalino che mi sparavo mentre questi pensavano solo a svuotarsi al più presto dentro di me,
Gli altri miei relativamente frequenti e quasi solamente attempati amanti, il più delle volte, avevano erezioni lente e comunque di breve durata per cui dovevo faticare per tenerli in tiro. Questo travone, oltre che di misure notevoli, era granitico e mostrava una notevole resistenza.
Continuai per parecchi minuti. Nel silenzio della stanza si udivano soltanto il sommesso uggiolare del mio ragazzo e quel tipico sciaquettio-succhio-risucchio-slappamento provocato dal ritmico movimento delle labbra e della lingua che a tratti ripulisce a spatola la bava sull’asta.
Il suo corpo cominciò a fremere, evidentemente per l'orgasmo in arrivo, e vidi sul suo volto un ghigno malizioso. Pensai che intendesse venirmi in ore senza avvisarmi ma non sapeva che io non attendevo altro.
"Oooohhhh, uuuhhh! Siiiiii, mamma! Siiiiii! Ancora! Ancora, ti prego! Aaaahhh!”
Eravamo all’apice! Succhiai e deglutii velocemente tutto quanto avevo in bocca per prepararla bella asciutta e accogliente ai getti che di lì a poco sarebbero arrivati e assestai alcuni decisi colpi di sega.
“Aaaahhh, aaahhh! Mamma, sei una bomba! Aaaahhh!”
Percepii il primo, potente siluro di sperma contro il mio palato, continuando imperterrita a raspare la nerchia. Mentre ulteriori fiotti densi e dolci-salati allagavano la mia cavità, i suoi gemiti divennero semplici mugolii, accompagnati da intensi sussulti del suo bacino; esaurita l’eiaculazione, questi si attenuarono progressivamente.
Attesi il quasi completo rammollirsi del pisello prima di rilasciarlo sollevando il capo mantenendo ben serrate le labbra. I nostri sguardi, incrociatisi, si scambiarono un sorriso complice ma anche perverso.
“Mamma, non mi dirai che…”
Annuì, iniziando a centellinare il liquido seminale di mio figlio per farlo scendere nella mia gola. Parentesi turpe e immorale: era anni che non ingoiavo una tanto intensa e saporita zuppa di coglioni.
Presto però la ragione riprese il sopravvento: avevo compiuto un atto vergognoso e contro natura. Mi ricomposi e me ne andai senza altri commenti.
* * * * * *
La sera stessa mi coricai relativamente presto. Mi ero appena addormentata quando una strana sensazione mi ridestò: qualcuno stava guidando le mie dita facendole muovere, ben strette attorno a quello che riconobbi subito essere un sesso maschile! Passato lo stordimento del risveglio, mi resi conto che era nuovamente mio figlio.
Cercai subito di ritirarmi.
"Ehi, ehi, piccolo, che combini!"
Lui mi bloccò deciso.
"Oh, mamma! Sto scoppiando! Me lo stavo menando con la tua mano! Mmmhhh, continua tu, ti prego!"
Tentai ancora di divincolarmi, lui strinse ancor più forte il mio polso mentre le mie dita mi trasmettevano quella sublime sensazione che solo un fallone sodo e rigido può dare ad una donna, di qualsiasi età con un minimo di desiderio sessuale.
Capitolai: lo avvolsi completamente e iniziai a segare lentamente.
"Ooohhh, bambino mio, cosa combini! Ti infili nel letto di tua madre e pretendi che ti masturbi! Non è giusto, non è lecito, mmmhhh! Però hai un attrezzo irresistibile, devo riconoscerlo! Oooofffhhh! Va bene, ma solo questa e unica volta!"
Ampliai le escursioni su quel fenomenale bastone di carne e poco dopo sentii un suo palmo adagiarsi al mio pube. Scivolò, sulla mia mutandina, fin sopra la mia sorca ormai eccitata.
"Uuuhhhh! Mammina, siiiiii! Sei bravissima! ooofffhhh! Stasera voglio che godi con me! Ooooffffhhhhh!"
Prese a strusciare il tessuto sulla mia vulva mentre io continuavo a menare il suo cazzone.
"Oooohhhh, figlio mio, sei un depravato ed io con te! Aaaaafffhhhh! Però è bello che pensi anche a me, sai? Siiiiii! Carezzami, siiiiii, carezzami la passerina! Uuuuggghhh!"
Abbassai gli occhi sul mio arto che lavorava quel formidabile tarellone e lui passò sotto lo slip per massaggiare con maggior forza la mia fregna.
"Uuuhhh, mamma! Ti gusta, siiii! Ooohhh! Ti stai bagnando, che bello! Siiiiii! Continua, continua! Godiamo assieme stanotte!"
Quella reciproca, peccaminosa masturbazione proseguì regolare e il suo granitico organo sessuale mi infoiava sempre più.
Accelerai progressivamente il raspamento del possente uccello.
"Ooohhhh! Hai un pisello straordinario! Mmmhhh! Le tue amiche devono andarne pazze!”
"Eh? Oh, ah! Sì, sì, abbastanza! Non mi lamento! Ma tu sei la prima alla quale carezzo la patata e che me lo tocca così! Ooohhh! Riprendilo in bocca adesso! Sto per spruzzare e non vorrei sporcare! Oooofffhhh! Oooggghhh!"
Godevo della consistenza e delle dimensioni del fallone del mio unigenito ma un ultimo barlume di ragionevolezza mi fece rifiutare.
"Piccolo mio, sono felice di farti un piccolo favore ma dobbiamo assolutamente limitarci a questo! E un po' di sperma sulle lenzuola non mi spaventa; domani le cambierò! Uuuufffhhhh! Contentati di questo e per l'ultima volta! Uuuuggghhh! Da domani ti cerchi una fidanzatina!"
Il suo orgasmo si appressava e io incalzai il movimento sul suo organo.
"Aaaahhhh, mamma, mamma! Uuuggghhhh! Siiiii, siiiiii! Fammi sborrare! Fammi sborrare! Aaaahhh! Eccomi! Eccomiiii!”
Lo sentii fremere ed assestai alcuni colpi più decisi: violenti getti candidi atterrarono sul mio avambraccio, affievolendosi poi in schizzi via via meno forti, raccogliendosi sul mio pugno, chiuso attorno al vergone e colandovi infine sopra.
Non seppi però resistere: leccai avidamente tutto, ogni filaccia, goccia, lacrima del suo secreto fu raccolta e degustata come prelibata essenza d’amore, pur filiale.
Lui, che era rimasto sulla mia fica, affondò il medio in vagina e riprese il ditalino.
“Oooohhhh, mammina, ti gusta il sughetto del tuo bambino! Mmmhhhh! Allora godi, godi tu adesso!”
Lo guidai ad occuparsi anche della mia clitoride.
“Ecco, bimbo mio, questo bottoncino, su questo bottoncino devi muoverti veloce e deciso per dare piacere a mammina! Aaaahhh!”
Le sue falangi picchiettarono e rotearono rapidissime.
“Oh, sì, come il frenulo di noi maschietti per fare venire prima! Ooofffhhh!”
Il mio corpo tremò violentemente mentre mio figlio mi portava all'apice e dal mio sesso, ormai madido di umori, partivano le onde dell’appagamento sessuale totale.
“Uuuggghhh! Sei bravissimo! Siiiiii! Bravissimo! Fai esplodere anche la tua mamma che ti adora! Aaaahhhh! Uuuuaaaahhh!"
Dopo quella parossistica tempesta di sensi la quiete calò su noi e i nostri respiri si rasserenarono.
Ma dentro di me non udivo motivo di festa, la mia coscienza non si era sgombrata, il mio cuore non era allegro: tornò il pensiero che quanto fatto quella mattina era stato sbagliato, aver ceduto una seconda volta ancor peggio! Non doveva ripetersi, potendo anche portare sull’orlo di un baratro.
Cacciai via quasi in malo modo il mio adorato figliolo, rigettando la richiesta di rimanere a letto con me. Fu una notte agitata e insonne.
Il giorno dopo, a fine turno, mi sarei lasciata scopare dal cuoco, contro il bordo del grande lavabo in acciaio inossidabile, magari con una zampa sollevata, un po’ come una cagna presa per strada da un randagio di passaggio, in un coito animale e fortunatamente sterile.
Fra mio figlio e me erano stati atti d’amore, anche se illeciti.
Settembre 1994-2024
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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