Gay & Bisex

Il Medico


di Passatt88
24.11.2022    |    238    |    0 8.7
"Avevo il cuore a mille e credo che lui lo sentisse..."
Il racconto è frutto di fantasia e non di eventi reali.

Erano giorni che soffrivo di mal di gola e di una tosse persistente che non mi dava tregua. Fu così che mi decisi e andai dal medico. Era la prima volta che ci andavo da quando il dottore che avevo prima era andato in pensione. Ero un po’ teso e non sapevo chi mi sarei trovato davanti. Ma già al telefono, quando fissai l’appuntamento, sentii una voce cordiale e calda che mi mise a mio agio. Il giorno fissato, prima di andare, feci una doccia, misi la mia immancabile crema corpo per tenere la pelle tonica e liscia, indossai un maglioncino, un jeans non troppo stretto, le scarpette e partii. Arrivato allo studio bussai e trovai la porta aperta: non c’era nessuno, ero il primo appuntamento del pomeriggio. Sentii un avanti gioviale e mi inoltrai chiudendo la porta alle mie spalle. Mi trovai davanti un uomo di 58 anni, con un sorriso accomodante, in buona forma fisica e molto loquace. Mi fece accomodare nello studio e mi chiese di raccontargli i sintomi che avevo e mentre raccontavo avevo i suoi occhi incollati nei miei e questo a volte mi faceva perdere il filo e balbettare. Finito di ascoltare il mio racconto si alzò e si avviò verso il lettino. Mi alzai a mia volta e lo trovai seduto sul lettino che mi chiese di girarmi, alzare il maglione per poter auscultare il mio respiro. Mi girai quindi di spalle, alzai la maglietta con non poco imbarazzo e lasciai che facesse il suo lavoro. Mentre auscultava, sentivo il suo ginocchio che premeva contro il mio culetto e questa cosa faceva sobbalzare il mio respiro. Lui se ne accorse e ripetette più volte l’operazione per accertarsi di quello che aveva capito. Poi mi fece girare in avanti e sempre con la maglietta alzata, auscultava il petto. Mentre lo faceva notavo come mi guardava i capezzoli e la cosa mi eccitò non poco, ma non dissi nulla. Finita la visita tornammo a sederci alla scrivania, mi prescrisse le medicine e con sorriso me le porse, dicendomi di prendere nuovamente appuntamento una volta finita la cura. A quel punto ci alzammo, mi accompagnò alla porta e con gesto affettivo mi accarezzò dietro la nuca e dietro la schiena. Qui la sua mano scese fino alla parte superiore del culetto, lasciandomi intendere qualcosa. Ci salutammo e tornai a casa eccitatissimo.
Per tutta la settimana non feci altro che fantasticare su quel medico che mi prendeva in tutte le posizioni, ma scacciavo il pensiero, non sapendo se effettivamente avessi capito male o gli piacevo. Comunque, dopo una settimana, prenotai la visita e come orario mi diede quello delle 20: ero l’ultima visita… Il mio cuore sussultò… forse aveva capito.
Il giorno fissato mi presentai allo studio e, come mi aspettavo, non c’era nessuno tranne me e lui. Mi fece accomodare e mi chiese come fosse andata la cura, se avevo ancora sintomi o era tutto passato. Con imbarazzo e tenendo lo sguardo basso, risposi che avevo ancora qualche fastidio. Allora lui, svolgendo il suo lavoro, si alzò e scherzando disse: “Spogliati tutto” e aggiunse una risata. Io mi alzai e sorrisi insieme a lui. Si sedette sul lettino, io mi avvicinai, mi girai di spalle e alzai la maglia per farmi auscultare. Stavolta, oltre ad auscultare il mio respiro e al consueto ginocchio che si strusciava sul mio culetto, c’era la sua mano a tenermi il fianco e a muovermi dolcemente verso il suo ginocchio. Mentre auscultava mi diceva con voce bassa e calda: “si, così, respira, bravo, piano piano”. Queste parole, dette in quella maniera, avevano un effetto incredibile su di me. Non capivo nulla, ero alla sua mercè e credo che lui l’avesse capito. Mi fece girare poi in avanti e disse: “Perché non lo togli il maglione? Dà solo fastidio”. Allora io tolsi il maglione e tornai da lui notando come mi guardava i capezzoli e il ventre liscissimi. Mi posizionai davanti a lui e mettendomi di nuovo la mano sul fianco, prese ad auscultare il mio petto. Avevo il cuore a mille e credo che lui lo sentisse. Ad un certo punto si fermò e disse: “qui stai bene, non hai nulla. Devo controllarti la gola, siediti sulla sedia che arrivo”. Così, senza maglione, mi sedetti sulla sedia e lo aspettai. Poco dopo tornò, si mise davanti a me e, guarda caso, ero proprio ad altezza della sua patta. Prese l’asticella di legno e iniziò ad ispezionarmi la bocca lentamente, a lungo. Mentre lo faceva, io lo guardavo negli occhi e siccome mi fece stare parecchio con la bocca aperta, iniziai a sbavare. Al che mi imbarazzai parecchio, ma lui aggiunse: “tranquillo, è normale. Ora però devo cambiare asticella, con questa non riesco a vedere bene”. Così, posò l’asticella di legno, si sbottonò la patta, tirò fuori l’uccello e disse poggiandomi una mano dietro la testa: “vedrai che con questa andrà meglio”. Detto questo tirò dolcemente la mia testa verso il suo cazzo che entrò facilmente nella mia bocca, fino in gola. Iniziò così a scoparmi con dolcezza la bocca, alternando movimenti lentissimi a movimenti più veloci. Gli unici rumori che si sentivano in quei momenti erano i miei mugolii e il suo ansimare. Mentre mi scopava la bocca e io, sbavandomi addosso e per terra, non schiodavo gli occhi da lui, mi diceva: “Vedi? Con questa va molto meglio. Ti passerà tutto e subito, frocetta.” Dopo un po' che andavamo avanti così, si fermò e iniziò a schiaffeggiarmi col suo cazzo durissimo, strusciandomelo in faccia, e mentre faceva tutto ciò disse: “adesso, per far passare definitivamente questo mal di gola, proviamo anche le supposte per frocia. Quelle fanno passare veramente tutto.” Così si alzò, mi prese per un braccio, mi sbottonò i pantaloni e me li tirò giù con frenesia, iniziandomi a palpare ovunque e vedendo quanto il mio pisello in semi erezione fosse umido e gocciolasse. Mentre mi palpava e io ansimavo, diceva: “ma come è liscia questa frocia…. E come è morbida…” Parlando mi schiaffeggiava sul culo in modo sonoro e io gemevo con gridolini. Poi, mi piegò a 90 sulla sedia, sfilandomi definitivamente le scarpe, il pantalone e i calzini (ora ero nuda), mentre lui, toltosi il camice, aveva la camicia semi sbottonata e i pantaloni calati che stava togliendo, per stare più comodo. Fatto ciò, mentre ero a 90 sulla sedia col culetto all’aria, prese a leccarmi avidamente il buchetto mentre continuava a sculacciarmi, facendomi gemere in maniera più insistente; poi, dopo averlo leccato a fondo, si mise il preservativo e piano piano lo infilò dentro fino all’ultimo centimetro, esclamando di piacere e facendo gemere anche me. Restò fermo così per un po', mentre mi palpeggiava il culetto e i capezzoli, poi poco alla volta, iniziò a montarmi sempre più velocemente. Ora nello studio i rumori che si sentivano erano il suo ansimare, il mio mugolare sommesso e il ciaf ciaf dei colpi che lui mi dava a ripetizione, mentre sudava tanto. Mi teneva i fianchi mentre mi montava, poi passava a stringermi l’abbozzo di tettine e infine mi infilava le dita in bocca che io prontamente gli succhiavo. Dopo un po' uscì da me, mi prese per la mano e mi fece stendere sul lettino a cosce aperte e riprese a scoparmi così, mentre lo guardavo negli occhi e il mio pisello semi moscio saltellava in tutte le direzioni a causa dei suoi colpi. Lo guardavo e leggevo sul suo volto che era prossimo a venire e infatti, di lì a poco uscì, mi fece inginocchiare, si sfilò il preservativo e senza farmelo dire, iniziai a spompinarlo fino a quando non mi esplose un fiume di sborra in bocca, in gola. Fiume che io in parte riuscii ad ingoiare e in parte mi colò addosso. Lui ansimava, stanco e soddisfatto mentre io, con calma, ripulivo per bene gli ultimi residui di sborra dal suo cazzo. Finita questa operazione, con dolcezza mi passò della carta per pulirmi, poi ci rivestimmo e lui disse: “signorina, la aspetto la settimana prossima per continuare la cura. Mi raccomando, allo stesso orario di oggi. E io: “certo dottore, non mancherò. Alla settimana prossima allora e grazie per la visita. Si vede che lei è un esperto”.

FINE
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