Gay & Bisex

Hermann


di Passatt88
10.04.2022    |    210    |    0 8.7
"Pensai che in fondo non avevo nessuno da avvisare, dato che per gli studi, vivevo in un appartamentino con altri ragazzi..."
Avevo conosciuto Hermann in chat, quasi per gioco. Ma da subito avevo notato come tra noi ci fosse del feeling. Parlavamo molto ed eravamo arrivati a scambiarci i numeri di telefono, sentendoci ogni giorno. Parlavamo del più e del meno, raccontandoci come trascorrevamo le giornate, le nostre passioni, gli hobbies e i desideri più nascosti. All’epoca in cui conobbi Hermann avevo 22 anni e lui era molto più grande di me: ne aveva 52. Ma ci trovavamo bene. Si chiacchierava veramente di tutto e non c’era invadenza. Gli altri uomini o ragazzi con la quale avevo parlato in passato mi avevano sempre e solo chiesto di uscire, senza interessarsi a chi fossi o cosa pensassi. Hermann no, lui non ci pensava ad uscire, voleva conoscermi. E questa cosa mi piaceva tanto, mi eccitava.

Venne il giorno, dopo tanto chiacchierare, che di comune accordo decidemmo di vederci per andare a prendere un caffè. Così, un pomeriggio di metà novembre, ci incontrammo in un bar dove lui andava di solito, ci sedemmo al tavolino e ordinammo due caffè. Ci scambiavamo continue occhiate timide e per i primi minuti fu l’imbarazzo a farla da padrone. Poi, pian piano, ci sciogliemmo, prendemmo confidenza e iniziammo a discutere amabilmente e, finalmente, a conoscerci di persona. Hermann, che era alto 1,80, aveva capelli brizzolati e un fisico nella norma con una leggera barba sul volto, mi raccontò che non si era mai sposato perché insomma, le sue preferenze erano altre (nel dirlo mi guardò arrossendo un po’ e questa cosa, non so perché, mi eccitò tantissimo). Poi toccò a me e gli dissi che anche io avevo altre preferenze, che dentro di me c’era un animo femminile e che mi piaceva tanto sentirmi una ragazza, nonostante fossi un ragazzo. Infatti gli parlai della mia cura maniacale per il corpo, delle sedute dall’estetista e delle giornate in palestra per avere un corpo perfetto (ero alto 1,72, avevo un fisico mediamente atletico con le giuste curve; avevo un corpo totalmente liscio e portavo i capelli corti). Lui mi guardava e ascoltava rapito e partecipe. Insomma, ci stavamo presentando per studiarci e capire se oltre all’attrazione mentale ci fosse anche attrazione fisica.

Chiacchierammo per quasi un’oretta, quando mi resi conto di dover tornare verso casa. Fu a quel punto che Hermann, senza esitazione, mi chiese se volevo andare da lui per continuare a chiacchierare e, nel caso, avvisare che avrei fatto tardi. Fui colto da un fremito e non ci pensai su due volte. Pensai che in fondo non avevo nessuno da avvisare, dato che per gli studi, vivevo in un appartamentino con altri ragazzi. Quindi decisi di accettare il suo invito e così ci alzammo dal tavolino, lui senza battere ciglio pagò i caffè e continuando a discorrere ci incamminammo verso la sua auto.
Il tragitto in auto fu molto silenzioso, con qualche battutina qua e là, ma si capiva che eravamo entrambi molto tesi e non vedevamo l’ora di arrivare a casa sua. Arrivati da lui (una bella villetta in un quartiere silenzioso), entrammo in casa ed Hermann mi disse di mettermi a mio agio, così tolsi il giubbino e mi sedetti sul divano nel salone. Lui dopo un pò tornò con delle birre, patatine e mi chiese se mi andava di vedere un film. Risposi che si, andava bene, a patto che il film lo sceglieva lui. Così scelse un film divertente e iniziammo a guardarlo, mentre fuori era buio e le luci in casa spente. Prendemmo un plaid e ce lo mettemmo sulle gambe, fino a quando io gli chiesi se potevo stendermi che ero un po’ stanco. Acconsentì, così tolsi le scarpe e mi accoccolai sul divano con la testa sul suo petto. Guardavamo il film tra una risata e l’altra, mentre lui mi accarezzava il fianco e io la gamba.
Dopo un po’, lui mi prese delicatamente la testa, fingendo di dover cambiare posizione sul divano, e mi baciò, con dolcezza e lentamente. Sulle prime rimasi spiazzato, ma poi iniziai a ricambiare il bacio con dolcezza e una passione crescente. Mentre lo baciavo, la mia mano andava dal suo petto alla sua gamba, e iniziò anche ad avvicinarsi alla sua patta. Lo sentivo nel pieno dell’eccitazione e anche io non ero da meno. Sentivo la sua mano che mi accarezzava la schiena e che scendeva verso il sedere, stringendolo e cercando il mio buchetto.
Fu a quel punto che mi staccai dal bacio e iniziai a sbottonargli i pantaloni mentre lui mi accarezzava il volto. Sbottonati i pantaloni, mi trovai davanti un cazzo di marmo che faceva fatica a restare nei boxer, così glielo tirai fuori e stando in ginocchio accanto a lui, iniziai a spompinarlo. Nel frattempo lui, mentre gemeva di piacere, mi aveva abbassato di botto il pantalone della tuta e le mutandine e giocava con le dita piene di saliva col mio buchetto. Sentivo che il suo dito, ben lubrificato, non aveva fatto molta fatica ad entrare dentro di me e che adesso simulava una penetrazione e la cosa mi mandava in estasi. Ad un certo punto, nel bel mezzo della foga con cui alternavo una sega al pompino e lui mi scopava col dito, mi fermò e disse di spogliarmi tutto mentre lui faceva lo stesso. Una volta nudi, mi guardò a lungo, ammirando il mio corpo effemminato con voglia e dicendomi che ero bellissimo, poi mi fece inginocchiare davanti a lui e mentre il film scorreva in tv, continuai a fargli un pompino mentre lui mi accarezzava la testa e ammirava il mio culetto.

Non ci volle molto perché mi fermasse e mi dicesse di salire a cavalcioni su di lui, dove i nostri corpi nudi e caldi iniziarono a strusciarsi, con le nostre lingue che si intrecciavano. Eravamo così abbracciati, quando lui, con dolcezza, iniziò a farlo entrare dentro di me. Gemetti e aspettai che fosse tutto dentro. Una volta che fu dentro, iniziai a cavalcarlo piano, mentre lui mi leccava i capezzoli e mi stringeva le natiche e io avevo le mani poggiate sulla spalliera del divano. Andammo avanti così per un po’, tra i miei gemiti di piacere, i suoi schiaffi sul culetto e lo schiocco dei baci dati durante la cavalcata. Poi mi fece scendere, mi mise a pecorina con la faccia sul bracciolo del divano e iniziò a montarmi così, tra uno schiaffetto e una carezza. Lo sentivo tutto dentro ed ero in estasi, così in estasi che il mio pisellino floscio gocciolava piacere. Sentivo il ritmo aumentare mentre lui mi diceva di dirgli quanto mi piacesse prenderlo e alla mia risposta lo sentivo sempre più infoiato e prossimo alla venuta. Ed infatti, di lì a poco, all’apice della velocità con cui mi stava montando, lo tirò fuori, mi girò e venne copiosamente sul mio volto e sul mio petto. Io, dal canto mio, lo lasciavo fare, perché lui mi piaceva. Infatti, tutto pieno del suo sperma, presi a segarlo e a spompinarlo mentre lo guardavo negli occhi. Lui iniziò a raccogliere la sborra dal mio volto e a porgermela. Senza esitare allora, iniziai a leccargli le dita, assaporando il suo seme sempre guardandolo negli occhi.
Ci rimettemmo così sul divano, nudi col plaid addosso, entrambi sfiniti ma felici di come era andato quell’incontro.
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