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Le vacanze di René - 15


di July64
07.06.2017    |    20.347    |    21 9.7
"Pendiamo quello che ora ci offre la vita, che potrebbe anche divenire difficile da ora in poi e… se potremo godere di quello che ci offre andrà tutto bene; le..."
Le vacanze di René – Quindicesima parte


Con la testa che ancora mi ronzava, le gambe che mi tremavano, per lo sforzo e per l'eccitazione che mi aveva travolto, poggiai le mani sulle spalle delle mie due amanti, le strinsi a me e le baciai sulle labbra, prima mamma, poi zia Jen.
"Vi voglio bene davvero" dissi loro "non ne facciamo una questione di intensità o di qualità dell'amore. Sono legato a voi da sentimenti che vanno molto al di là del contatto intimo che abbiamo avuto oggi. Anche quando sarò più grande voi potrete contare sempre su di me. Anzi, vi confesso che il mio più grande desiderio sarebbe restare sempre con voi e non lasciarvi mai…"

"Tesoro mio" rispose mia madre, accarezzandomi, "è bello lasciarsi guidare dai sentimenti e capisco che in questo momento ciò che ci sta accadendo è il naturale e logico epilogo di un affetto immenso che tu provi per noi e che, evidentemente, noi ricambiamo. Ma ti prego di riflettere sul fatto che la realtà non può essere esclusivamente questa. Tu hai davanti a te un futuro che potrebbe coincidere con i tuoi attuali desideri, ma potrebbe anche assumere aspetti diversi e imboccare strade che ti porteranno lontano da noi. Certamente, una volta tornato a Parigi, intraprenderai la carriera che più ti piacerà, incontrerai la donna della tua vita, ti sposerai e ci darai tanti bei nipotini…"

"Non se ne parla nemmeno" obiettai con decisione "io voglio restare qui, con te, con voi e non riesco nemmeno per ipotesi a considerare di innamorarmi di un'altra persona!"

"Capisco che ora rifiuti questo genere di ragionamento,” si oppose, ma con tenerezza, mia madre, “quindi non tornerò più su questo argomento. Pendiamo quello che ora ci offre la vita, che potrebbe anche divenire difficile da ora in poi e… se potremo godere di quello che ci offre andrà tutto bene; le difficoltà le affronteremo man mano che si presenteranno."

Replicai: "Io, anche a costo di essere sfacciato, vorrei che ci scambiassimo una promessa, esattamente quella che prima ha proposto zia Jen: ogni volta che vi andrà di far l'amore io sarò sempre disponibile, anzi, se non me lo chiederete sarò io ad implorarvi di stare con voi."

"Questo è un accordo che possiamo stipulare anche subito, vero Jeneviève?" disse mamma rivolgendosi alla sorella, che, completamente nuda, si stiracchiava languidamente.

"Questo è un debito del quale chiederò l'adempimento molto frequentemente..." rispose zia Jen, con un sorriso radioso.

Ci dirigemmo verso la spiaggia, nella luce del sole che tramontava e che tingeva di tutto di rosso, compresi i corpi splendidi, morbidi e rotondi, di mia madre e di zia Jeneviève.

Ci tuffammo nel mare limpido che aveva assunto toni più cupi, dato che i raggi del sole erano più obliqui. Le tette di mamma e di zia Jen, libere nell'acqua, erano uno spettacolo unico; dondolavano su e giù seguendo i movimenti dei loro corpi. Mi resi conto che l'effetto del “riali” non era affatto finito: il mio pisello svettava nuovamente, teso come un bastone e pulsava come se non avesse affatto affrontato la fatica precedente.

"Ehilà" disse zia Jen, accorgendosi della reazione, peraltro evidentissima, data la trasparenza dell'acqua, che i loro corpi nudi ed in particolare le tette di mia madre avevano provocato.
"Ma non ti stanchi mai, tu? Ah! Beata gioventù…!"

Ma io ormai non l'ascoltavo più: mi avvicinai a mia madre, che mi volgeva le spalle, e l'abbracciai, mettendo le mani sulle sue tette. Lei ebbe una reazione sorpresa, ma certamente gradì il mio contatto, perché rimase immobile: anche su di lei il “riali” continuava ad avere effetto…

Al contatto del mio pisello, che premeva contro i suoi glutei, divaricò leggermente le gambe. Non aspettavo altro: mi abbassai leggermente, per incontrare l'ingresso della sua vagina, e cominciai a spingere piano, perché non sapevo se l'acqua marina avesse eliminato il lubrificante prodotto in abbondanza durante il primo rapporto.

"Ohhhh, René, aveva ragione Jeneviève a dire che non ti stanchi mai!" Era più una invocazione che una constatazione. Compresi che anche per lei una sola volta non era stata sufficiente: il “riali” era portentoso!

Tenendo le mie mani abbrancate alle sue tette cominciai a muovere il bacino entrando e uscendo da lei. Intorno a noi il mare si increspava a causa dei miei movimenti. All'inizio mamma rimase immobile, come per godersi tutta la penetrazione, poi iniziò a muovere i fianchi, in avanti, piano e poi indietro, con più forza, per incontrare il mio bacino e far entrare più a fondo il mio pisello.

"Sìììì, René, così mi piace, non fermarti, fai godere la tua mamma ancora una volta, ti prego!" Diceva con voce roca dall'eccitazione. Era passata da una condizione di relativa lucidità, dopo aver fatto l'amore, quando discutevamo del nostro futuro, ad una eccitazione sorprendente. Mi chiedevo quanto fosse merito del "riali" e quant'altro del nostro rapporto trasgressivo e proibito. Per quanto mi riguardava, il solo pensiero di far l'amore con mia madre, e di farla godere così tanto, mi mandava fuori di senno.

Zia Jen, sguazzando nell'acqua bassa, guardava con aria estasiata l'espressione di mamma: "Ma non hai nessun ritegno, sorellina mia!" diceva, prendendola in giro "non sapevo che fossi così predisposta…!"

"Smettila, Jen" la riprese mia madre. "Dai, René, spingi, così, così, ahhhh, mi fai godere tanto!"

Io spostai le mani dal suo seno al bacino, per poter avere una migliore presa e poter spingere meglio. Mamma si protese leggermente in avanti, inclinando la schiena. I miei movimenti si facevano sempre più frenetici. Continuai ad andare avanti e indietro, dentro di lei per tantissimo tempo: più forte spingevo e più mia madre ansimava per l'eccitazione.

Lo "shack shack" provocato dall'urto del mio bacino contro i suoi glutei era stato sostituito da uno strano "splash splash" dell'acqua spostata dai nostri movimenti.

Mamma ruotava la testa da destra a sinistra, godendosi la mia penetrazione subacquea, e con la lingua si leccava avidamente le labbra, come se vi fosse depositato miele.
“Ohhhh, René, sei fantastico, nemmeno tuo padre mi ha fatto mai godere così…!”

Mamma era in preda al parossismo sessuale come se non avesse per nulla fatto l’amore fino a dieci minuti prima, anzi, proprio come se fosse in astinenza da mesi.
Piegava il corpo spingendo verso di me ed appoggiava le mani sulle mie cosce, per sorreggersi prima di ricevere l’urto del mio bacino.

L’acqua tiepida ci avvolgeva come una coperta di seta e strisciava lungo i nostri corpi madidi di sudore. Mamma si piegò ancora di più in avanti e pose le mani sulle sue ginocchia: “Ora sono comoda. Dai, piccolo mio, spingi, spingi più forte, cosììì.”

Se c’era una cosa che poteva mandarmi in estasi ancora di più di quello che non provavo era la consapevolezza di riuscire a far impazzire mia madre. Con dolcezza, con amore, questo sì, ma con smisurata passione, quel sentimento che nasceva dall’amore infinito e dalla trasgressione, in una combinazione incredibilmente eccitante...

Zia Jen era davanti a noi, a pochi passi e ci guardava con un’espressione mista di meraviglia, accondiscendenza e complicità. Lentamente faceva scorrere le mani lungo il suo corpo, accarezzandosi languidamente. Era evidente che il livello di eccitazione provocatole dal “riali” non era ancora scemato.

I mugolii di mamma si facevano sempre più intensi. Erano più o meno venti minuti, ormai, che andavo e venivo dentro di lei a ritmo forsennato. Ero già venuto e quindi la mia resistenza, ora, era pressoché illimitata. Sotto la spinta dei miei colpi barcollava, ma senza perdere l’equilibrio. L’armonia dei nostri corpi era divenuta totale. I nostri movimenti erano proprio quelli della danza polinesiana della fertilità. Provavo invidia per le dimensioni del pene di quel maori: avrei voluto far godere mamma con quell’incredibile pisello...

Sentivo che mamma era nuovamente vicina all’orgasmo. Le pareti della sua vagina pulsavano così forte che sembrava vi fosse una mano, dentro, a strizzarmi il pisello.
“Uh, René, cosa mi fai? Sono vicina, dai ancora spingi, spingii, più forte daiiii, ohhhhhhhh!”

Mamma si abbandonò all’orgasmo. Le sue ginocchia si piegarono ed ella cadde prona in mare. Per fortuna eravamo quasi sulla riva, ma ciò nonostante il suo viso si trovò a pelo d’acqua. Non lasciai la presa: le misi le mani sulle tette e continuai a spingere ancora. Mamma aveva poggiato le mani sul fondo e si reggeva: aveva assunto una posizione a quattro zampe.

La sua fica sembrava spruzzare umori, tanto da avvolgere il mio pisello in un caldo e liquido abbraccio. Continuai a spingere con forza dentro di lei.
“Ahhhhh, René, è stupendo, sto venendooooo e, e non finisce maiiiii.”
In effetti le sue contrazioni erano spaventose ed interminabili. Non riuscivo a venire insieme a lei, perché il “riali” aveva prolungato enormemente i miei tempi e questo mi dispiaceva un po’, però il fenomeno mi dava una sensazione di potenza infinita.

Ancora prona, con le ginocchia e le mani poggiate sulla sabbia mamma si godeva il suo orgasmo infinito: “Ohhhhh, vengo, vengo ancora, ahhhh, è stupendo. Sì bambino mio, tu mi fai impazzireeee, ahhhhhh!”
Ed infine mamma stramazzò sulla riva, sfinita dagli orgasmi multipli che il “riali” ed il mio pisello le avevano provocato. Io rimasi ancora in lei per un po’, godendomi le ultime caldissime contrazioni della sua fica, mentre la baciavo sul collo e sulla nuca.

Dopo alcuni minuti si riprese e come al solito riacquistò quasi subito la sua consueta lucidità. “Ma come fai a farmi godere così tanto, figlio mio!” ripetè. “Non dirmi ancora che è stato quel frutto che ci hai offerto, non posso crederci.”

“Invece è stato proprio quel frutto” risposi. “Però devi ammettere che se non ci amassimo tanto, nessun “riali” avrebbe potuto far nulla.”

“Hai ragione, tesoro mio” rispose mamma, cercando di rialzarsi. Mi resi conto che con il mio peso l’operazione sarebbe risultata difficile, allora uscii da lei piano: lasciare la sua fica mi pesava davvero, e scivolai di lato per consentirle di risollevarsi.

Mamma rotolò di nuovo in acqua per far cadere la sabbia che le si era attaccata al corpo: le sue forme erano davvero stupende.
“E tu sorellina” disse poi rivolta a zia Jen “ne hai già abbastanza?”

“Per nulla” le rispose zia “anzi, dopo aver assistito al vostro spettacolo mi è salita un’eccitazione che non so più come chetare...!”

“Nulla di più facile, zia” le risposi, avvicinandomi a lei. In effetti il rapporto con mia madre era stato il massimo del piacere: intenso e non appagato, quindi ero pronto per un’altra performance. Non credevo all’evidenza: ero divenuto uno stallone da monta per quasi tutte le donne della mia famiglia!

Zia Jen era seduta sul bagnasciuga, a gambe larghe, perché durante il rapporto con mamma aveva continuato a toccarsi. Io ero disteso nel mare a pochi passi da lei e quindi, muovendomi con l’aiuto dei gomiti a pelo d’acqua, la raggiunsi, trovandomi con il viso direttamente tra le sue gambe. Evidentemente entrambi non aspettavamo altro: zia Jen mi prese la testa e l’avvicinò alla sua fica ed io cominciai lentamente a baciarle l’interno delle cosce, avvicinandomi sempre di più al cespuglio foltissimo che nascondeva i suoi tesori.

Zia Jen sollevò le ginocchia e si distese con la schiena sulla sabbia, permettendomi una migliore manovra di avvicinamento. Scostai con le mani la sua peluria e mi avvicinai con la lingua alla sua fessura rosa. Ci giocai un pochino, girando intorno alle labbra con la lingua: i suoi umori erano dolcissimi, pensai che ne avrei fatto una scorpacciata. Poi mi attaccai al suo clitoride esattamente come un bambino al capezzolo della mamma e cominciai a succhiare forte.
"Uhmmmm, René, come sei bravo" mi diceva zia Jen, "mi stai facendo impazzire con quella lingua, sì, sì, dai, continua così, non so che cosa mi stai facendo, ma mi piace tanto, ahhhhh!”

"Pensa quanto piace a me" le risposi staccando un momento la bocca dalla sua fica. Alternavo la suzione del clitoride con l’introduzione della lingua nella sua fica, quanto più in fondo la sua lunghezza me lo permetteva, poi le mordicchiavo le grandi labbra. E zia Jen mostrava di gradire tantissimo...

"Dai, dai, dai..." continuava a dire zia Jen, mentre ansimava e gemeva sempre più forte. Stavo notando che mentre per me il "riali" ritardava l'orgasmo, per mamma e per zia ne intensificava gli effetti, producendone uno dopo l'altro, a ripetizione.

Infatti zia Jen, dopo alcuni minuti del mio trattamento "speciale", cominciò a muovere il bacino su e giù, e la testa a destra e a sinistra, sempre con maggiore intensità.
"Dai Renè, mi stai facendo impazzire, ma ora ti voglio, voglio sentirti dentro di me..."

Zia Jen spalancò le gambe ancora di più di quanto non avesse già fatto per permettermi di infilarle la lingua nella fica e mi accolse nel suo ventre bollente.
La penetrai lentamente e quando le fui completamente dentro, mi abbandonai sul suo corpo caldo di sole.

I capezzoli mi premevano duri contro il petto, mentre lei mi riempiva il volto di bacini leggeri, poi di leccatine. Io guardavo mia madre, cercando di cogliere nel suo sguardo la disapprovazione, ma lei mi osservava con tenerezza. Dopo un po' si avvicinò a noi e mentre io cominciavo ad andare su e giù, dentro e fuori dalla fica di zia Jen, lei mi accarezzava dolcemente la schiena, come per incoraggiarmi.
"Su bambino, mio" mi diceva sottovoce "fai godere la zia come hai fatto con me."

In realtà non avevo bisogno di alcun incitamento, perché con ritmo forsennato stavo dando colpi fortissimi al ventre di zia, che ormai era completamente invasata. Ad ogni colpo il suo bacino si sollevava sempre più, come per seguire i miei movimenti e consentire al mio pisello di entrare sempre più a fondo.

Io, invece, ricordandomi le parole della mia insegnante, la piccola Annette, che mi diceva che la parte più sensibile della vagina si trovava all'entrata, cercavo di limitare i miei movimenti. Zia Jen, invece, mostrava di gradire dentro di sé tutta la lunghezza del mio arnese, che il riali avevo portato a dimensioni che credevo inimmaginabili.

Forte della mia enorme potenza sessuale, iniziai a muovermi dentro di lei con un ritmo sempre più veloce, quasi parossistico. La danza della fertilità era ormai superata. Lo sfregamento del mio glande sulle pareti vaginali di zia Jen stava provocando due effetti particolarissimi: una produzione di liquido lubrificante che era a di dir poco paurosa ed una eccitazione che non avevo mai visto in nessuna donna prima di allora.

"Mamma mia, René, cosa mi stai facendo!?!" mi gridava affannosamente zia Jen. "Il cuore mi batte all'impazzata, sento come se volesse uscir fuori dal petto!".

Io ormai ero come una locomotiva lanciata in una corsa folle senza macchinista. I nostri liquidi lubrificanti, mescolati, lasciavano scivolare il mio pisello nella fica di zia Jen con una fluidità ed una morbidezza infinite. Io alternavo velocissimi e potenti movimenti del bacino con lente penetrazioni, poi riprendevo il mio velocissimo va e vieni.

"Basta, basta!" mi gridava zia Jen "non ce la faccio più, scoppio, ahhhhh! Ti amo Renè, nessuno mai mi ha fatto impazzire così tanto!" Zia Jen, al culmine del parossismo, mi piantò le unghie nella schiena, come se non volesse farmi più allontanare da lei ed iniziò a sollevare il bacino con lo stesso ritmo con il quale entravo e uscivo da lei.

"Ora, oraaaaaaa, sììììììììììììììì, amore mio, godo, godooooo, godo da impazzire, ahhhhhhhh!"
Con queste parole zia Jen si abbatté stremata sulla sabbia. Io, a quel punto, non riuscivo a fermarmi più: volevo venire, volevo farlo dentro di lei.
Mi misi d'impegno a muovermi sempre più veloce. Zia Jen non ne poteva più di avermi dentro: "Basta, basta, non ne posso piùùùùù! E' troppo forte per me!" Le sue grida si erano trasformate in un gemito, ma di sorpresa: "Nooooo, ancora, sto venendo ancora, vengo, vengoooo, ahhhhhhh,René, ancora, prendimi, sììììì prendimi, sono tuaaaaa,!"

Ero completamente impazzito: continuavo ad andare fuori e dentro lei forsennatamente e sentivo salire dal ventre un'ondata ardente che cercava di esplodere all'esterno, o meglio all'interno della fica di zia Jen, ormai bollentissima.

Sentivo aumentare le pulsazioni del mio glande, e finalmente, liberatorio, giunse l'orgasmo, enorme, dilagante, riversando ondate di sperma bollente nella fica di zia Jen, che si abbandonò sulla sabbia, in preda agli ultimi spasmi causati dall'orgasmo che la stava ancora squassando: "Ohhhhh, bambino mio, ti sento, mi stai riempiendo del tuo liquido bollente, oh, quanto mi piace, lo sento ancora pulsare, ma quanto ne hai dentro? Ahhh, quanto mi piace farmi riempire da te!"

Zia Jen mi strinse in un abbraccio dolcissimo e mi tenne dentro di lei ancora per molto tempo, sino a quando le contrazioni che agitavano i nostri corpi non svanirono del tutto.

Mia madre si era goduto tutto lo spettacolo dei nostri corpi frementi nel crescendo di eccitazione. Con gli occhi spalancati e l'espressione sorpresa mi chiese: "Ma cosa le hai fatto, figlio mio? Non l'ho mai vista così, tu mi fai paura!" Ma l'espressione del suo viso non era certamente di paura, ma di una intrigante, erotica complicità…


Fine Capitolo 15
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