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Ordini da eseguire


di July64
20.10.2017    |    72.420    |    25 9.2
"Ma questa era follia pura! Mia madre non avrebbe mai accettato, non avrebbe mai gradito una cosa come questa..."
Avevo appena fatto la doccia, ero tornato nella mia stanza ed ero seduto alla mia scrivania, in pigiama; stavo finendo alcuni compiti di scuola per l’indomani, prima di andare a letto, quando mio padre, dopo aver bussato alla mia porta, si affacciò introducendo la testa, quindi la aprì ed entrò.

Mio padre aveva sempre avuto una personalità autoritaria, ma non imposta con la forza; i suoi interlocutori, me compreso, riconoscevano in lui un carisma ed un diritto al rispetto quasi obbligato. Del resto era un ufficiale dell’esercito, abituato alla durezza nel comportamento e, soprattutto, a comandare e ad essere ubbidito.

“Ho bisogno di dirti qualcosa di molto importante. Qui da te possiamo stare tranquilli”.

Immaginavo che fosse una ulteriore rampogna ed un richiamo ai miei doveri, evidentemente non osservati: aspettai, quindi, che giungesse il rimprovero.

Non era così: aveva appena avuto la comunicazione della sua imminente partenza per l’Iraq, per partecipare alla campagna di guerra contro Saddam Hussein. Lungi dal manifestare qualsiasi forma di emozione per quella che era una missione difficile e rischiosa, aveva preparato e si era fatto dattiloscrivere dal suo attendente una “lista dei doveri” che avrei dovuto compiere durante la sua assenza, la cui durata non era stabilita, ma che si presumeva lunga.

La depose delicatamente all’angolo della mia scrivania: certe sue finezze contrastavano con il suo carattere autoritario e, in fondo, io gli ero molto affezionato. Il foglio conteneva la lista delle faccende giornaliere che avrei dovuto disbrigare, quali tenere pulita ed in ordine la mia stanza, portar fuori la spazzatura, aiutare mamma in cucina e assicurarmi che la porta di casa, la sera, prima di andare a letto, fosse ermeticamente chiusa. Poi quelle settimanali, quali tagliare l’erba del prato e pulire il garage. Poi ancora quelle mensili, come livellare la siepe di confine del giardino della nostra villa, controllare il livello dell’olio e la pressione della gomme della nostra auto. Infine vi erano i compiti stagionali: l’antigelo nel circuito di raffreddamento dell’auto, fertilizzare il prato e concimare le piante del giardino.

In aggiunta vi erano anche i “Devi” e i “Non puoi”: “devi” rientrare a casa non oltre le dieci e nei fine settimana non oltre le undici, “non puoi” portarti ragazze a casa ecc., ecc.

Incredibile! Mio padre si comportava con me come con la sua truppa. Ci ero abituato, ma questa dei compiti da eseguire era proprio il colmo !

Mio padre ci tenne a rivedere con me la lista delle “direttive”, come lui la chiamava; questo perché voleva essere sicuro che io avessi perfettamente compreso i miei doveri. Naturalmente li avevo compresi bene! Che cosa c’era da capire? Avevo 18 anni. Avrei dovuto avere un quoziente d’intelligenza ad una cifra per non capirli.

Mi raccomandò (nella forma, ma nella sostanza mi ordinò) di seguire le “direttive” alla lettera.

Sbagliato.

Non avevo alcuna intenzione di seguirle, quanto meno non tutte. E poi non ci sarebbe stato lui per costringermi a seguirle. Meno male! Lui, però, sarebbe stato nel deserto dell’Iraq, a rischiare, con i suoi compagni, la vita per me e per tutti noi. Oh, avrei certamente aiutato mia madre ed avrei tentato di non procurarle guai, ma avevo deciso di scopare ogni qualvolta mi fosse stato possibile – avevo delle compagne di scuola arrapatissime – a meno che lei non si fosse arrabbiata. Ma non avevo alcuna intenzione di pulire il garage ogni settimana o di andare dal barbiere ogni due settimane.

Non gradivo affatto quella mania di mio padre di dettare ordini: avrebbe potuto farlo in Iraq, con i suoi soldati, ma per me era insopportabile questo modo di vivere militaresco. Era costantemente impegnato ad impartire ordini a mamma e a me e si infuriava da pazzi se non li eseguivamo pedissequamente. Io ero molto cresciuto per essere un ragazzo di 18 anni, ero altro 1,82 e pesavo 75 chili, ma lui era molto più grande di me, 1,90 per 110 chili, tutti di muscoli. Per cercare di competere con il suo fisico mi dedicavo per due ore al giorno in palestra al body building e percorrevo di corsa almeno cinque chilometri al giorno.

Comunque devo confessare che fui molto lieto della sua partenza: per un tempo indefinito, che auspicavo molto lungo, non avrebbe tormentato me e mamma con i suoi ordini.

La sera precedente al giorno previsto per la sua partenza venne a trovarmi nuovamente nella mia stanza e questa volta, dopo essere entrato, si chiuse la porta alle spalle. Sedette alla mia scrivania con aria molto seria. Io mi sedetti di fronte a lui: era quasi come se stessi subendo un interrogatorio, tale era la tensione che si era creata nella stanza. Mio padre aggrottò le sopracciglia, apparentemente immerso nei propri pensieri, in silenzio.

Poi posò sulla scrivania una bottiglia di bourbon e due bicchieri. Ero sorpreso. Sapevo che il nostro mobile–bar era fornito, ma avevo visto raramente mio padre bere ed io stesso non bevevo mai liquori di alcun genere. Poi lui fece qualcosa di ancora più sorprendente: riempì entrambi i bicchieri e me ne passò uno attraverso la scrivania. “Prendi, bevine un po’ “.

Ero strabiliato: quell’uomo pieno di regole ferree che era mio padre mi invitava a bere un superalcolico! Incredibile. Pensai a chissà quale tranello, pensai che volesse mettermi alla prova, per vedere se io fossi un bevitore. Bevvi il primo sorso con disgusto, poi posai il bicchiere. Non mi era mai piaciuto l’alcol. Mio padre invece svuotò tutto il bicchiere, poi, guardandomi con solennità, iniziò a parlarmi: “Gli istinti sessuali sono una emozione fortissima”.

Fui sorpreso da quella asserzione, che, provenendo da quella persona tutta d’un pezzo, appariva piuttosto come una rivelazione. Per me piacevole, peraltro, non avendoci pensato molto fino a quando non ero cresciuto. Frequentando le scuole superiori, però, la mia vita era cambiata. Le mie compagne completamente disinibite mi avevano dato una grossa mano nel periodo dello “svezzamento”.

“Ci ho pensato molto” continuò mio padre “e ancora di più riflettendo sul fatto che sto per andare via e lascerò qui te e tua madre. Tu sei un uomo ormai e hai le tue pulsioni sessuali. Lo so. Ti sembrerà strano, ma anch’io ho avuto 18 anni e so benissimo che cosa accade alla tua età”.

Questa forma di autoironia da parte di mio padre mi intenerì: non avrei mai pensato che ne fosse capace.

“Anche tua madre ha delle forti pulsioni sessuali” aggiunse con aria molto confidenziale.

Che vuol dire, mi chiedevo in silenzio. Non riuscivo a collegare mia madre con il sesso. Era un’idea molto interessante, ma piuttosto ridicola. Mia madre non pensava certamente al sesso: di questo ne ero sicuro.

La mia espressione tradiva i miei pensieri, per questo mio padre insisté: “Le donne hanno fortissime pulsioni sessuali”.

Certo, le ragazze del mio liceo le hanno, eccome se le hanno. Avrei voluto testimoniargli la mia personale esperienza in questa materia. Avrei voluto raccontargli di Valeria, la mia compagna, quando sì è seduta sulle mie ginocchia per farmi sentire come arrivava all’orgasmo soltanto strofinandosi sulle mie gambe. Ma mia madre ! Tutte le madri ! Cazzate ! Le ragazze hanno questi desideri frizzanti fino a quando non crescono abbastanza per diventare madri, poi lasciano perdere.

“Sono molto riluttante ad andare via e lasciare questi problemi senza supervisione, e soprattutto senza una soluzione, non ci sono abituato, io sono una persona addestrata a prendere decisioni. Per me ad ogni problema deve necessariamente corrispondere una soluzione. Io sono pragmatico!”

Apparentemente non vi era risposta a quell’affermazione di mio padre, ma il mio cervello, comunque, viaggiava alla velocità della luce, sia per cercare il vero significato dell’intervento di mio padre, sia per le implicazioni che questa situazione avrebbe potuto avere per me.

“Papà, tu non devi assolutamente preoccuparti di questo problema” cercai di rassicurare mio padre, ma non ero assolutamente certo di cosa io lo stessi rassicurando.

Evidentemente quella non era la risposta che mio padre si attendeva da me, poiché scosse energicamente la testa. “Ti sbagli, figliolo” dichiarò con enfasi, “questa situazione è molto preoccupante. Questo periodo, durante il quale starò via, presumo almeno per un anno, determinerà il corso dell’intera tua esistenza. Se per esempio metti incinta qualche ragazza – e necessariamente dovrai sposarla – questo provocherà la fine della tua carriera scolastica. Dovrai cercarti un lavoro, il primo che troverai, perché avrai una famiglia da mantenere per il resto della tua vita.

Sospettavo che fosse venuto nella mia stanza per aggiungere alla lunghissima lista dei divieti l’ultimo ordine: “Non scopare! Mai!”. Dopo tutto, anche senza i suoi avvertimenti e gli epiloghi catastrofici, non è che stessi cercando la prima ragazza da scopare. Non avevo alcuna intenzione di infilare il mio pisello nella fica di una ragazza qualunque, specialmente se non prendeva la pillola ! Non ho mai avuto fiducia nei preservativi, né nella mia capacità di metterlo nel momento nel quale potrei pensare a tutto meno che a proteggere il rapporto, né nella possibilità di indossarlo in tempo. Finora non avevo trovato una ragazza che volesse scopare e che prendesse la pillola, ma l’avrei cercata, eccome!

Tutto quello che ero riuscito ad ottenere dalle ragazze che non prendevano la pillola era stata la masturbazione, come aveva fatto Gianna, la mia precedente ragazza, o come Sandra, la mia attuale ragazza, che me lo succhiava fino a farmi venire. Mi piaceva da morire. Ma fino a quando non fossero coperte dalla sicurezza della pillola non avrei fatto altro con alcuna ragazza. Stavo proprio per spiegarlo a mio padre, e cercavo le parole adatte. Ma proprio mentre aprivo la bocca, mi tranquillizzò dicendomi:

“No, potrebbe accadere”, mi assicurò con dolce fermezza, scuotendo la testa di fronte a me. Mi rividi allora, come in un sogno, all’età di quarant’anni, al lavoro in una stazione di servizio, con un branco di bambini attaccati alla mia cintola. Un’immagine orrifica.

“C’è da considerare anche tua madre”, proseguì mio padre tranquillamente. “Anche lei è soggetta alle tentazioni. Tu non hai idea di quello che può essere un maschio adulto. Sono come i ragazzi della tua età, forse peggiori ! Ci sarebbero almeno una dozzina di miei colleghi, uomini che conosco, persone senza alcun principio, delle quali potrei farti il nome adesso, che si farebbero avanti non appena io fossi salito sull’aereo. Lei non ci cascherebbe immediatamente, so che non lo farebbe, ma le tentazioni sono troppe e diverrebbero più grandi con il passare del tempo. Lei sarà sola, nessun uomo a farle compagnia, nessuno per parlare con lei, nessuno che possa apprezzarla o scoprire le sue attrattive. Le donne amano che si dica loro che sono attraenti e desiderabili. Cosa accadrebbe in un momento di debolezza, L’intera famiglia si distruggerebbe !” dichiarò mio padre enfaticamente, scuotendo la testa con costernazione.

Ma stava parlando di mia madre? MIA MADRE! Possibile mai che lei potesse deviare dalla sua condotta irreprensibile solo se non le si dicesse che era bella e desiderabile? Mi sembrava stupido, ma se mio padre pensava che fosse necessario, avrei potuto farlo io. Non avrei dovuto affatto mentire: era attraente, molto più attraente di tutte le mamme che io conoscessi. Mi seccava di pensare a mia madre in questo modo, ma ci provai. Lei era magra un bellissimo viso, grandi occhi marrone chiaro, labbra piene come se avesse fatto un ritocco da un chirurgo plastico, grandi tette, un culetto bello, molto bello, anzi meraviglioso. Potevo capire quanto gli uomini la desiderassero, naturalmente e pensassero a lei con una finalità di natura squisitamente sessuale.

Mio padre apparve deluso del risultato: ma se tutto quello che mamma desiderava era essere rassicurata sul fatto che era attraente, lo avrei fatto volentieri. Nessun problema. Stavo per dirlo a mio padre quando lui mi interruppe nuovamente.

“Ho pensato moltissimo a questo problema” cominciò “ed ho stabilito di prendere due piccioni con una fava e quindi di eliminarlo alla radice. La mia soluzione potrebbe essere un tantino non convenzionale nell’ambito di un rapporto del tutto convenzionale”, egli dichiarò. Poi mi guardò intensamente e fece un cenno di assenso col capo, come se io avessi capito tutto quello che mi stava dicendo e fossi d’accordo con lui. Poi concluse con aria solenne:

“Voglio che tu dorma con mamma mentre io sarò via.

Per poco non caddi dalla sedia, ma ci mancò poco. Avevo sentito bene? Certamente. Lui voleva che io dormissi con mia madre! Io lo guardavo incredulo, la mia mente era un’auto di formula 1. Poi realizzai di aver capito. Avevo frainteso: dormire con una persona, in gergo significava far l’amore con lei. E non poteva essere questo il significato che mio padre intendeva attribuire alle sue parole, evidentemente il puro senso letterale delle parole.

“Vuoi che io dorma nella tua stanza di tanto in tanto?” gli chiesi io per precisazione.

Non avevo idea di cosa si stesse compiendo, ma se il suo pensiero fosse talmente importante per lui e la mia accondiscendenza avesse potuto eliminare il suo problema, avrei provato molto volentieri. “D’accordo, papà. Io dormirò sul divano accanto al vostro letto, se tu ritieni che possa essere d’aiuto”.

“Oh, per l’amor di Dio !” borbottò mio padre, rivolgendo gli occhi al soffitto. “Non voglio che tu dorma vicino al letto, voglio che tu dorma NEL letto! Te lo dirò esplicitamente, così potrai capirmi. Voglio che tu scopi tua madre. Chiaro ?” mi ringhiò contro scandendo molto lentamente le parole e guardandomi come se volesse fulminarmi con gli occhi.

Lo fissai negli occhi, scioccato, sbalordito, completamente muto.

“Voglio che tu faccia l’amore con lei due volte la settimana, ogni mercoledì ed ogni sabato notte durante tutto il tempo in cui starò via”.

Non potevo crederlo! Continuavo a fissarlo attonito. Pensavo che non fosse necessario aggiungere questo compito alla lista dei doveri, perché sarebbe stato quello che non avrei dimenticato mai di compiere.

“Guardami, figliolo” mio padre continuò con più calma, come se finalmente si fosse liberato di un enorme peso ed avesse ripreso completamente il controllo di sé. “Posso capire la tua sorpresa, persino il tuo shock. So che è inusuale. Ma ti assicuro che ci ho pensato moltissimo e, credimi, questa è la migliore soluzione per la famiglia. Tu sembri sconvolto dall’idea. Francamente non penso affatto che la cosa ti dia fastidio, anzi penso che ti tufferai con entusiasmo nell’impresa. La maggior parte dei ragazzi, dei maschi intendo, vorrebbe far l’amore con la propria madre. So che accade. Quando ero piccolo mi eccitavo per tua nonna. Potrà sembrarti impossibile, perché quando tu l’hai conosciuta era già anziana, ma ti assicuro che quando era più giovane era assai attraente ed io avrei voluto tanto far l’amore con lei, lo ammetto. Ma può darsi che tu non voglia far l’amore con tua madre. D’accordo, potrei anche accettarlo. Ma guarda il problema sotto un altro aspetto, devi farlo per il bene della famiglia ed il tuo primo dovere è costituito proprio dalla famiglia. Se tu non lo volessi fare, ti convincerei che nel giro di un anno tua madre sarà diventata l’amante di qualcuno. Qualche cacciatore di fiche sarà arrivato fino a lei e al mio ritorno sarei costretto a divorziare da lei e questa sarebbe la fine della famiglia” concluse con aria severa.

“Ma papà” protestai “non penso che lei farebbe questo. Mamma non si caccerebbe mai in un’avventura di questo genere”.

Mio padre scosse la testa. “La tua lealtà e la fiducia che hai in tua madre è encomiabile, ma tu non la conosci bene quanto me. E’ una donna molto sensuale, una donna dai desideri forti. Ora ti chiedo: vuoi fare questo per la famiglia, lo vuoi?” Mentre mi rivolgeva questa domanda era attento a scrutare tutte le mie reazioni.

Lo osservai attentamente: era serissimo. Realizzai che non c’era alternativa. “D’accordo”, promisi. “Ci proverò”.

“Provare?” reagì mio padre “Ci proverai ? Ci proverai soltanto? Figliolo, ma sei normale ? disse studiandomi con sospetto. “Hai qualcosa che non va sessualmente?”

“No, va tutto bene” replicai con enfasi. “E’ solo che non so come potrebbe prenderla se io le facessi delle avances” cercai di spiegare. Francamente non sapevo se avessi potuto davvero far l’amore con mia madre, né se lei lo avesse gradito. Immaginavo che anche lei, oltre la sorpresa, avrebbe dovuto vincere tanti pregiudizi, avrebbe dovuto demolire tutti i suoi principi morali, la sua educazione, i sentimenti che provava per mio padre.

“Non preoccuparti di essere respinto. Lei ed io abbiamo parlato di questo ed anche lei conviene che sia la cosa migliore per tutti” mi tranquillizzò mio padre.

“Lei... lei... accetta ?” domandai in uno stato di totale incredulità. Sentivo uno scombussolamento in tutto il mio essere, ma soprattutto localizzato nelle mie parti basse... Era una follia, una fantasia pazzesca. Ma che avrebbe potuto realmente accadere.

“Naturalmente!” mi rispose con impazienza. “Non pensi che non te ne avrei mai parlato prima di mettermi d’accordo con lei? Abbiamo discusso molto, abbiamo analizzato il problema sotto tutti gli aspetti e lei ha convenuto che è la maniera migliore di risolverlo. Ora lei è giù, nella nostra stanza da letto, nel nostro letto ed aspetta te” mi informò con un sorriso.

Gesù, Gesù! Lei aspetta nel suo letto, nel LORO letto che io scenda giù – PROPRIO ORA – per fare l’amore con lei ! Oh Cristo, che situazione !

Mio padre notò il mio stato confusionale e mi parlò con calma: “Guarda, figliolo, ti ho riversato addosso questo problema e mi rendo conto che la soluzione che ti ho prospettata è completamente contraria a tutto ciò che sinora ti è stato insegnato. Per anni noi ti addestriamo nel rispetto di tua madre, a non considerarla mai un oggetto sessuale e adesso ti sto dicendo di fare l’amore con lei. Comprendo che ci deve essere una bella confusione nella tua mente, ma questa è una cosa che va fatta. Devo sapere che funziona prima di partire e che potrò stare via perché tutto va bene a casa. Ho bisogno di sapere che è tutto in ordine perché possa fare bene il mio lavoro là dove andrò. Renditi conto che è un’impresa molto rischiosa e che ogni disattenzione, ogni distrazione, ogni mancanza di concentrazione può condurre alla morte me stesso e soprattutto gli uomini che sono al mio comando e che si fidano di me. Questo è molto importante, capisci?”

Annuii, ma non lo stavo realmente ascoltando. Ero incollato al pensiero che lui voleva che io raggiungessi mia madre e scopassi con lei e, a quanto pare, lei era nella sua stanza ad aspettare me, per farlo con ME, con suo figlio !.

“Bene” disse mio padre versandomi un altro bourbon, almeno metà bicchiere, e porgendomelo. “Bevi questo e vai di sotto, infilati nel letto di tua madre. Questo è tutto quello che devi fare. Di tutto il resto si occuperà lei. Io aspetterò qui. Tua madre mi raggiungerà quando avrete finito.”

“Ah”, aggiunse. “Non preoccuparti di metterla incinta, lei non può avere altri bambini”.

Ingoiai a forza il liquore versatomi da mio padre nel bicchiere e sinceramente ne avrei bevuto ancora un altro, quanto meno per darmi coraggio, ma lui mi spinse verso la porta. Mi fermai ancora un attimo, quasi per dargli il tempo e la possibilità di dirmi che si trattava di uno scherzo, oppure di un test per vedere se lo avessi fatto nonostante i miei genitori mi avessero sempre detto quanto fosse oltraggioso pensare alla propria madre come ad un oggetto sessuale. Ma lui nulla, mi spinse dolcemente, ma con fermezza, verso la mia strada, la via della stanza da letto di mia madre.

Ero tutto sudato, come se fossi appena uscito dalla doccia. Chiunque pensasse che io, appena uscito dalla mia stanza sarei corso giù per le scale, verso la stanza da letto dei miei genitori, con il pisello al vento, pronto ad infilarlo nella fica di mia madre, commetterebbe un grosso errore.

Come in un sogno, preso da un totale stordimento, cominciai a scendere le scale della nostra casa. Stavo riflettendo. Era chiarissimo che mio padre fosse del tutto serio. Egli voleva realmente che io facessi l’amore con mia madre e che continuassi a farlo durante tutto il periodo (un anno, due ?) della sua assenza da casa. Ma questa era follia pura! Mia madre non avrebbe mai accettato, non avrebbe mai gradito una cosa come questa. Certamente no. Lei avrebbe finto di gradire questa cosa per non scontentare mio padre, ma appena lui fosse andato via mi avrebbe gettato fuori dal suo letto. No, mia madre non aveva certo l’intenzione di aprire le gambe per me e di invitarmi a “salire a bordo”. No. Era ovvio! Ero assolutamente convinto di questo e nonostante io fossi disperatamente alla ricerca di qualcuna con cui far l’amore, almeno una donna, mi sentii come sollevato. Forse ero anormale, ma non ero d’accordo con quello che mi aveva detto mio padre sui ragazzi che cercavano di scoparsi le proprie mamme: io non avevo mai avuto grandi fantasie su come scopare con mia madre. Certo, avevo cercato tante volte di vederla nuda, da quando avevo circa dieci o undici anni, ma la reputavo una curiosità, per così dire, scientifica, nulla di più.

Ma che cosa lei avrebbe realmente gradito? Me lo chiedevo mentre arrivavo alla fine della scala. Che cosa sarebbe accaduto se lei non solo avesse gradito, ma fosse stata d’accordo che quella di mio padre era una grande idea? Che cosa mia madre si aspettava da me? Che entrassi nella stanza e facessi l’amore con lei? Questo sì che era un pensiero eccitante. La immaginavo distesa sul letto, nuda, che mi aspettava. Questo pensiero mi provocò istantaneamente un’erezione sbalorditiva, mai provata prima. La stoffa del mio pigiama si protendeva in avanti come spinta da una bastone.

Mi feci finalmente coraggio ed attraversai il soggiorno per dirigermi verso la stanza da letto dei miei genitori. Quando vi arrivai la porta era chiusa. Le mie ginocchia tremavano. Il mio respiro era cortissimo e la mia erezione assolutamente gigantesca. Mi fermai davanti alla porta e cercai di raccogliere le mie forze. Così facendo le ginocchia smisero di tremare ed il respiro si fece più regolare. Però l’unico inconveniente che non riuscii a tenere sotto controllo fu la mia erezione. Allora incominciarono ad affacciarsi alla mente degli strani pensieri. E se avessi provato delle nausee facendo l’amore con mia madre? Che cosa avrebbe pensato lei? No, decisi che non avrei fatto assolutamente l’amore con lei a meno che non fosse stato assolutamente certo che lei volesse farlo con me. Ovviamente lei non avrebbe voluto!

Questi tentennamenti mi stavano sfinendo. Il mio pisello premeva in modo esagerato sulla stoffa del pigiama. Ritornai in me, lo avvicinai al mio stomaco e lo tenni fermo con l’elastico del pigiama. Poi, respirando a fatica, bussai leggermente alla porta.

“Entra” disse dolcemente mia madre.

Aprii lentamente la porta e feci qualche passo all’interno della stanza buia. Grazie alla luce proveniente dal soggiorno riconobbi l’ombra del corpo di mia madre disteso sul letto, completamente coperto dal lenzuolo.

“Chiudi la porta”, mi ordinò. Quando lo feci la stanza ripiombò nell’oscurità. Non riuscivo a vedere nulla.

“Vieni qui, sul letto”, mi disse dolcemente.

Non vedevo nulla, ma sapevo dov’era e mi mossi in quella direzione nell’oscurità, fino a quando le mie gambe toccarono il letto.

“Voglio parlarti. Spogliati e vieni qui”, continuò mia madre.

Mi tolsi il pigiama e non sapendo dove metterlo lo lasciai cadere per terra. Ora ero contento che la stanza fosse talmente buia che lei non potesse vedere la mia prorompente erezione. Sentivo che il pisello sarebbe scoppiato tra un attimo. Mi dissi che i miei dubbi erano reali, che mia madre voleva soltanto parlare con me, solo parlare. Ma mi ha detto di salire sul letto! Il mio pisello si rizzò ancora più in alto a questo pensiero e, quello che era peggio, non aveva più l’elastico del pigiama a sorreggerlo. Sentii che mia madre scostava il lenzuolo. Salii sul letto e cercai con cura di stendermi da una parte, evitando accuratamente qualsiasi contatto con lei. Lei era da una parte, io dall’altra, nel buio assoluto.

“Così tuo padre ti ha spiegato tutto” disse mamma sottovoce, nel buio. Era un tono di voce che non avevo mai ascoltato prima.

“Sì”, risposi.
"Che cosa ne pensi?” mi chiese lei con voce vellutata. “Hai pensato a ciò che vogliamo fare?”

“Sì” ebbi appena la forza di rispondere nell’oscurità. “Mamma, noi non lo dobbiamo fare se tu non vuoi” io sussurrai, con il poco fiato che mi rimaneva.

“Possiamo barare. Voglio dire che tu stai qui un poco, magari facciamo rumore con il letto, poi vai su e gli dici che lo abbiamo fatto”.

Mamma stette in silenzio per un po’, poi disse decisa: “No, non possiamo farlo. Non posso mentirgli. Non l’ho mai fatto e non comincerò proprio ora. Non dico mai bugie, io. E poi lo capirebbe subito, se tentassimo di dirgli una bugia, tuo padre è eccezionale in questo. Io gli dirò che lo abbiamo fatto perché noi lo avremo fatto. Poi, dopo una lunga pausa, si sollevò su un gomito e mi chiese: “Tu non vuoi farlo?” Sembrava un po’ sorpresa, ma soprattutto seccata, offesa. Sì proprio offesa. E aggiunse: “la sola ragione per la quale sono stata d’accordo è perché tuo padre mi ha convinto che era importante per te e che tu saresti stato ansioso di farlo. Mi ha detto che tutti i ragazzi vogliono farlo con la loro mamma”.

Ma era una mania questa! Tutti i ragazzi, ma perché queste generalizzazioni!?!

“Mamma, io voglio farlo”. Finalmente riuscii a tirare fuori tutto il fiato necessario per pronunciare queste solenni parole. Mi resi conto che stavo parlando per conto del mio pisello, che stava ora sotto le lenzuola come un campeggiatore sotto la sua bella tenda canadese, anzi sembrava che ne costituisse il paletto portante!

Mia madre era ancora sollevata sul gomito. I miei occhi si stavano progressivamente abituando all’oscurità. Cercavo di scrutare se portasse o no una camicia da notte o fosse a seno nudo.

“E’ proprio questo che non voglio. Non voglio che tu faccia qualcosa che non ti va solo perché papà ha detto che è utile per me”, mi sforzai di dire. Ma sembrava che il mio pisello mi mordesse e mi ordinasse di tacere.

“Non è solo per te” rispose lei tornando a distendersi sul letto e coprendosi con il lenzuolo. “E’ anche per me e per tuo padre. Lui è convinto che mentre starà via lontano in quel dannato paese arabo io possa tradirlo ed avere delle avventure con altri uomini. Non penso che lo farei ma non lo escludo. In ogni caso non voglio farlo preoccupare per tutto il periodo nel quale sarà lontano da casa e poi non voglio che al suo ritorno mi affligga con domande e accuse sui miei presunti tradimenti. Ammetto che è molto possessivo e pensa che io sia debole e influenzabile. Forse è vero, ma non gliene ho mai data occasione. In ogni modo, se noi non lo facciamo lui si convincerà che io gli sono infedele, che lo sia stata davvero o no”.

“Sotto il peso dei sospetti il nostro matrimonio si distruggerà”, continuò mia madre, “quindi penso che questa sia l’unica via da percorrere, la migliore che ci sia. Non voglio tentazioni, ma non voglio nemmeno sospetti. Tuo padre ti avrà detto che è una cosa del tutto inusuale, per usare un eufemismo e, se a te non dà fastidio, questa è probabilmente la cosa migliore da fare”.

“Ma ora dimmi, lo hai mai fatto prima?”, mi chiese con una voce un po’ gutturale, girandosi verso di me nel letto, “hai mai fatto sesso con una ragazza?”

“Non realmente,” ammisi. “Le ragazze lo hanno fatto con le mani e con la bocca, ma nulla di più”

Mamma si risollevò ancora sui gomiti e questa volta riuscii a intravedere che era a seno nudo e mi guardava. “Le ragazze te lo hanno succhiato?”, chiese, sorpresa.

“Sì,” confermai, cercando di non fissargli il seno.

“Davvero? Io non l’ho mai fatto. Tuo padre non approva queste cose. Pensa che siano da pervertiti. Allora tu puoi insegnare qualcosa a me ed io qualcosa a te” disse lei, facendo scivolare la mano, sotto il lenzuolo, fino a raggiungere il mio ventre. Poi scivolò in basso, fino ad incontrare l’ostacolo maggiore: il mio pisello in completa erezione. Lo prese in mano. Mi resi conto che ero così eccitato che sarei esploso nella sua mano dopo pochi attimi, ma per fortuna non accadde e mi risparmiai un ulteriore motivo di sconvolgimento.

“Oh Signore” mormorò, scivolando verso di me. “Certo che lo vuoi fare, si vede proprio che vuoi farlo! O Signore, quanto è grosso” mi sussurrò in un orecchio facendo scivolare la mano su e giù per l’asta. “Non avrei mai creduto che fosse tanto grosso!. In realtà ho pensato spesso al tuo pisello” ammise con aria un po’ assente, mentre mi masturbava dolcemente facendo scorrere la pelle su e giù lentamente. “Mi ero chiesta spesso quanto fosse grosso in stato di erezione, ma non avevo davvero idea che fosse tanto grosso! Tu ce l’hai più grosso di quello di tuo padre”.

“Vuoi toccarmi?” mi chiese e senza attendere una mia risposta affermativa prese la mia mano e la appoggiò sul suo seno. Avevo ragione: nell’oscurità avevo intravisto la sua pelle nuda; ora ebbi la conferma che non portava camicia da notte. Era completamente nuda sotto le lenzuola. Fece scivolare la mia mano sul suo seno. Erano le tette più grandi e più soffici che io avessi mai toccato. La mia mano tremava, ma tentai di accarezzarle delicatamente e poi di stringere tra le dita il lungo capezzolo del seno destro.

“Oh, così è davvero stupendo”, sussurrò mia madre. “Vuoi succhiarli?”, mi chiese con impazienza.

Era un’idea fantastica, volevo disperatamente prendere un capezzolo in bocca ma non in quel momento. L’intera scena appariva come un fantastico, meraviglioso sogno bagnato, nel quale io ero il protagonista, ma in effetti avevo il grande timore di risvegliarmi e di scoprire che nella realtà non era accaduto nulla di tutto ciò che stavo ora sognando. C’era anche la possibilità - orribile – che i miei genitori potessero rientrare in sé dopo questo momento di follia e porre fine a tutto questo. Ma per quanto concerneva mia madre, se tutto questo non fosse stato un sogno, ciò appariva molto improbabile. Non altrettanto per mio padre, conoscendolo, il quale avrebbe potuto ricredersi, quindi precipitarsi nella stanza da letto, acchiapparmi, lanciarmi via fuori da letto e ordinarmi di rientrare nella mia stanza.

A questo punto mi sembrava opportuno non perdere altro tempo ed approfittare subito della situazione, ma mia madre sembrava volesse prenderla con tutta calma. Chiaramente mi fece intendere che voleva che le succhiassi le tette. Così io, un po’ riluttante, con una certa impazienza scivolai verso di lei e le presi in bocca un capezzolo. Lo succhiai leggermente e lo strinsi delicatamente fra i denti, poi gli passai più volte la lingua sopra, sentendo che si induriva sempre di più. Mia madre mugolava dal piacere. “Mordilo ancora, ti prego, ma delicatamente”, mi istruiva, mentre mandava su e giù il mio pisello con maggiore velocità.

Non riuscivo a capire come mai non le fossi ancora venuto in mano: la mia eccitazione era divenuta parossistica. Alla fine mi staccai da lei e le fermai la mano: “Mamma, ti prego, mi sto eccitando troppo”, spiegai. “Se continui così sarà finito tutto e tu non avrai nulla da dire a papà”.

Così ritornai ad occuparmi del suo seno. Mentre lo succhiavo sentivo che i capezzoli si gonfiavano nella mia bocca e divenivano sempre più duri. Allora lei mi prese la mano e la portò verso il suo ventre, sempre più in basso, verso un punto che io compresi essere il suo cespuglio peloso, molto più folto e spesso rispetto a quelli che avevo accarezzato alle mie amiche. Poi aprì le gambe per farmi stare più comodo: in questo modo la mia mano poté inserirsi meglio nel groviglio dei suoi peli e finalmente raggiunsi la sua fessura. Era bagnatissima e le mie dita scivolavano dentro la fica con facilità. Mamma emise un lamento. Mi fermai, pensando di averle fatto male, ma mi accorsi che era di godimento e decisi di continuare. Cominciai a cercare intorno alle sue labbra il bottoncino che a Susan piaceva tanto che io toccassi e, trovatolo, lo accarezzai delicatamente. Mia madre sobbalzò. Non potevo credere che stavo masturbando mia madre, la mia mamma, ma lo stavo facendo !

“Questa non è la prima volta che lo hai fatto”, mi disse fra i gemiti.

“Sì”, ammisi, staccando la bocca dal suo seno. “L’ho fatto qualche altra volta”.

“Lo hai fatto con Susan? Tu giochi con il suo clitoride in questo modo, così come lo stai facendo ora?” mi chiese con una voce calda, di gola.

“Sì”, risposi

“E lei ti ha succhiato il cazzo dopo che le hai fatto questo?”, mi chiese mia madre. Ero scioccato che lei usasse il termine “cazzo”. Non avrei voluto risponderle, ma mi sfuggì un “sì”.
"Ed ha bevuto il tuo sperma?" Un'altro "sì", sempre sottovoce.

E lei, sollevando le anche per incontrare meglio le mie dita ed infilandosi contro di esse, mi chiese con aria eccitata: “Ho capito perché lo fai così bene. Hai anche leccato la sua fica?”

“Qualche volta”, ammisi, con riluttanza, ma ora non era più il caso di avere riserve con mia madre.

“Vuoi leccare la mia?” mi chiese in un soffio di voce.

“E me lo chiedi?” risposi eccitato. “Vuoi che lo faccia ora?”, chiesi, pronto a scivolare giù verso la sua fica.

“No, no, ora no”, borbotto, sollevando le anche sul letto ritmicamente, come se stesse cavalcando. “Oddio, non posso farlo ora. Un’altra volta. Leccamela un’altra volta”.

“Va bene”, risposi un poco interdetto.

“Me lo prometti? Lo farai? Nessuno me lo ha mai fatto. Ma mi prometti che lo farai” mi chiese con aria implorante.

“Certamente.” Mi ero lanciato, ormai; avrei voluto baciarle il culo, ma non ero sicuro di poterlo fare o meno, viste le risposte di mia madre. Certo anche per lei doveva essere sconvolgente essere costretta a fare una cosa del genere e con suo figlio! Ma che cavolo! Stavo facendo ben altro con mia madre e mi preoccupavo se avessi potuto baciarle cosa! Allora baciai lei sulle labbra e lei sembrò ansiosa di ricambiare. Le nostre lingue, senza che ci fossimo detti nulla si incontrarono. Io gliela succhiai e la tenni nella mia bocca a lungo.

Dopo alcuni momenti mamma si ritrasse e riprese fiato: “Penso che sia meglio farlo, ora, sì ora! Sono troppo eccitata. Fare queste cose con te mi ha eccitata da morire, non posso aspettare ancora. Distenditi sul letto, ti salirò io sopra”. Mentre mi ordinava questo sollevò le lenzuola e mi divaricò le gambe.

Con impazienza si mise in ginocchio davanti a me, prese in mano il mio pisello, lo guidò verso la sua fica, ormai allagata e ci si lasciò cadere sopra. Il mio cazzo affondò letteralmente dentro di lei. “Oddio!, ommioddio! Ahhh!” mamma balbettava quando fui completamente dentro di lei.

“Oddio!!” balbettai anch’io, avvertendo la sensazione di un calore mai provato prima; era bollente e fresco nel medesimo istante. I muscoli della sua vagina mi strizzavano il pisello esattamente come faceva prima la sua mano. Nemmeno la bocca di Susan mi aveva fatto provare una cosa tanto bella. Mi sentivo a casa. Era la cosa che avevo sempre cercato fin da quando avevo scoperto il sesso. Mi sentivo come Cristoforo Colombo e gli altri grandi esploratori nel momento in cui giunsero nelle terre oggetto delle loro instancabili ricerche. Avevo trovato esattamente quello che stavo cercando e senza nemmeno uscire da casa mia! Il mio pisello voleva esplodere immediatamente e sbarcare su questa nuova terra appena scoperta, ma riuscii a trattenermi. Ringraziai mentalmente Susan che mi aveva fatto venire per tre volte nel pomeriggio.

Dopo la spinta iniziale mia madre cominciò a muoversi lentamente su e giù, gemendo forte ad ogni colpo, mentre io tentavo di concentrarmi sul Presidente della Repubblica e su quelle altre bruttissime facce dei parlamentari che vedevo in televisione, per non arrivare ancora. Il godimento era infinito...

Ad un certo punto mamma cominciò a muoversi più rapidamente, sempre su e giù e quando andava giù si lasciava letteralmente cadere sul mio cazzo, che si infilava dentro di lei sempre più profondamente. Avvertivo ad ogni spinta il contatto con la mia punta con qualcosa di caldo dentro di lei. Non capivo più nulla. Più rapidamente si muoveva mia madre e ancora più rapidamente facevo scorrere nella mia mente le immagini di quei figuri che ricordavo nel parlamento.

“Toccami le tette”, mi chiese sospirando

Le sue tette mi rimbalzavano davanti mentre lei andava su e giù. Io volevo toccarle, baciarle, ma capivo che se lo avessi fatto sarei venuto immediatamente.

“Toccami le tette!” Questa volta era un ordine.

Mi concentrai su Prodi, Dalema, Follini, Savino Pezzotta, Fini, Berlusconi, Veltroni, Bossi e raggiunsi le sue tette con entrambe le mani, le afferrai e le strizzai una dopo l’altra, alternativamente, poi presi i capezzoli e li strinsi, erano duri e sporgenti.

“Oddio!!!” lei gemeva forte. Sentii la sua mano scendere giù lungo il suo corpo, sul ventre e ancora più giù; la sentii che mi toccava il ventre e si infilava tra di noi. Compresi che si stava toccando il clitoride. Borbottava qualcosa che si perdeva nei suoi ansiti, sempre più forti, e dedussi scioccato, eccitandomi ancora di più, che stava dicendo parole sconce: “Che mamma zoccola, sta scopando, sta prendendo nella sua fica il cazzo di suo figlio, che porca, una mamma porca”. Erano parole e frasi che non avevo certamente mai ascoltato prima di allora e non credevo neanche che lei conoscesse!.

Lottavo strenuamente per concentrarmi sul Presidente Ciampi, il più serio fra tutti. Ma mia madre, improvvisamente, emise un gemito e rimase senza fiato. Poi ricominciò: “Scopami, bambino mio! Scopa tua madre! Oh chiavami forte! Rompimi la fica con il tuo cazzo meraviglioso! Ohhhhhh! Vengo vengo amore mio, bambino mio, vengooooooooo, ahhhhhhhh!”

Sentivo la sua vagina che mi stringeva il pisello come in una morsa, quando lei si fermava dopo essere scesa giù su di me, e ad un tratto provai una sensazione strana, come se la sua fica mi stesse succhiando tutto lo sperma dal mio interno. Sobbalzai e avvertii una dolcissima forza uscire fuori di me e scaricarsi dentro la sua fica, una volta, due, tre quattro, tutte ravvicinate, poi cinque, sei sette; erano schizzi che le riempivano la fica.

“Ciampi” invocai, mentre perdevo il controllo e spingevo con forza il mio cazzo dentro di lei.

Quando tutto finì lei si accasciò lentamente su di me, apparentemente esausta. “Oddio, come è stato bello! Troppo veloce, ma bellissimo!”, lei mormorò, senza fiato. “Avrei potuto rallentare, ma non ce l’ho fatta. Ero troppo eccitata. Ci avevo pensato troppo prima, avevo troppo fantasticato su questa cosa. E per te è stato bello?” mi chiese dopo un momento.

“Stupendo”, confermai, riuscivo a malapena a parlare. Tu hai pensato a questo? Intendo dire PRIMA che papà lo suggerisse?” le chiesi stupito, quando riuscii a riprendere fiato.

“Ebbene, sì” languidamente confessò. “Ho il sospetto che molte madri pensino di fare sesso con i loro figli maschi una volta o l’altra”, mi spiego con dolcezza.

“Molte di loro non lo ammetterebbero mai, ma lo vorrebbero, stanne certo. Ti confesso che anch’io ci ho pensato molto, ancora prima che tuo padre me lo proponesse. Ma non avrei mai creduto che poi questo mio desiderio si sarebbe realmente avverato, fino a quando lui non ha iniziato a parlarmene. Da quel momento ho capito che i miei sogni avrebbero potuto divenire finalmente realtà. Meno mane che me ne ha parlato! E’ stato stupendo. E poi tu lo hai fatto meravigliosamente bene!” lei dichiarò, accarezzandomi una coscia. “E’ difficile credere che questa sia stata la prima volta per te. Avrei piuttosto pensato che tu venissi qui, mi dessi una botta veloce, mi ringraziassi e andassi via. Mi è sembrato, piuttosto, che tu l’avessi sempre fatto, che fossi allenato, mi sono accorta che ti sei controllato ed hai persino aspettato che arrivassi io per prima. Tuo padre lo ha fatto raramente in questi anni. Ma è sicuro che non l’hai mai fatto prima?” mi chiese con aria di sospetto.

“No, mamma, te lo assicuro, è stata la prima volta”, confermai, tirando il fiato “ed è stato bellissimo. Grazie”.

“Allora domani, dopo che tuo padre andrà via, possiamo provarci di nuovo e divertirci un po’”, disse. Poi aggiunse: “che c’entrava Ciampi? Mentre mi venivi dentro ho sentito che lo nominavi”.

Ridacchiai: “E’ il Presidente, il nostro Presidente. Per evitare di venire troppo presto tentavo di concentrarmi su pensieri seri e tristi. E cosa c’è di più triste della politica attuale? Tranne, naturalmente il nostro Presidente, che è davvero una persona seria”.

Mamma rise di gusto: “Beh, ripassati tutta la sequenza dei Presidenti, perché domani ti voglio sentire mentre li elenchi tutti quanti...” Poi fece scivolare la mano sotto le lenzuola e mi toccò il pisello, facendomelo ballonzolare da un lato all’altro. “Oddio, sei ancora duro!” dichiarò, sorpresa, prendendomelo in mano. Appena lo strinse la mia erezione si fece ancora più poderosa. “Sei di nuovo duro, puoi farlo ancora!” lei sussurrò eccitata, mentre me lo menava su e giù ancora una volta. Poi me lo accarezzò ancora e tolse la mano: “No, forse è meglio di no. Tuo padre sta aspettando: Non facciamolo aspettare ancora molto, non vogliamo certo che stia in pena o che si ingelosisca. Per quanto lo sia molto, non gli diamo ulteriori occasioni. Potrebbe cambiare idea rispetto a questo progetto”, mi avvertì con un sorriso, ma mi accorsi che era seria.

“Lo potremo rifare domani. Sarebbe meglio che tu ritornassi nella tua stanza, così io posso andare a riferire a tuo padre che è andato tutto bene. Cavolo se è andato bene!” disse con una esuberanza che non le avevo mai visto. Poi accese finalmente il lume del comodino. La stanza venne inondata da una luce soffusa, che rendeva dolcissime le curve del suo corpo. Non ero mai riuscito a vederla completamente nuda: era meravigliosa. Il solo guardarla mi faceva rimanere con il fiato sospeso.

“Mamma”, le chiesi mentre mi sollevai sul letto, per guardarla meglio: “tutto questo è normale?”

Lei rimase distesa per un momento, immobile. “No. Madri e figli che scopano non è una cosa esattamente normale. Non proprio inusuale, perché capita talvolta, ma non normale” lei ammise, poi aggiunse con una risatina forzata, “ma non sarebbe stato così eccitante se fosse stato normale. Io l’ho trovato estremamente eccitante, non credi?”

“Oddio, certo che è stato eccitante”, risposi.

“Non riesco a ricordare di essere stata così eccitata prima e certamente non mi sarei sentita così se fosse stato tutto normale” affermò con una leggerissima risata.

Risi anch’io, contento di essere stato così bene con lei. Lo ero stato davvero. “Ma questo non era esattamente ciò che volevo dire”, continuai. “Volevo dire quando gli altri uomini sono inviati in Iraq, o sono lontani per molto tempo, i loro figli e le loro mogli fanno questo?” Pensavo agli altri ragazzi che conoscevo i cui genitori erano militari di carriera inviati in missioni all’estero per tanto tempo. Chissà se tutti facevano l’amore con le proprie mamme.

“Questo ti infastidisce ?” mi chiese lei. “Avverti sensi si colpa dopo averlo fatto? Io non mi sento colpevole di nulla”, dichiarò. “No, infatti, non mi sento colpevole affatto” aggiunse lei, come se fosse un tantino sorpresa.

“No, neanch’io mi sento colpevole. Solo un tantino curioso, anzi, correggo, molto curioso”, le dissi onestamente.

“Beh, io non so di sicuro cosa facciano gli altri. Certo non è il genere di cose che la gente ammette apertamente, o che ne parla con gli altri, ma penso che non sia del tutto inusuale per madri e figli fare sesso. E questo genere di cose accadono a prescindere che in una famiglia ci sia un militare o meno. Però sin da quando vivo accanto a tuo padre la sua carriera militare mi sono giunte tante voci circa le mogli degli altri soldati che dormono con i loro figli quando i mariti sono lontani per lunghe missioni e poi ho avuto testimonianze attendibili che alcune di loro lo facciano. Tuo padre non se l’è inventato e non ha progettato tutto da solo. Ti ricordi il colonnello Mariani?

“Certo!’” risposi.

“Beh, lui ha una moglie molto attraente e molto civettuola ed un figlio poco più grande di te, Matteo. Ad ogni modo, il colonnello Mariani è un ottimo amico di tuo padre e quando fu assegnato ad una missione nel Kosovo lui disse a tuo padre di aver istruito suo figlio a tenere sua moglie sempre sessualmente soddisfatta. Sono sicura che da quell’evento tuo padre ha tratto la sua idea. Del resto nemmeno il Colonnello Mariani ha tratto da sé la sua idea, bensì da un altro suo amico, il quale gli aveva confessato che sua moglie e suo figlio dormivano insieme quando lui era via. Perciò penso che molti militari chiedano ai loro figli ed alle loro mogli di farlo, in modo da tenersi sessualmente soddisfatti reciprocamente, ma ciò nonostante io so che ciò accade con o senza l’approvazione dei mariti. Voglio dire che non credo sia possibile bloccare una donna con normali desideri e un giovane adolescente con una carica ormonale prorompente nella stessa casa per un anno o ancora di più, nonostante essi siano mamma e figlio, e non aspettarsi che qualcosa possa accadere. Accade. C’è sempre una marea di pettegolezzi su questi argomenti, e talvolta puoi constatarlo dal modo in cui mamma e figlio interagiscono in pubblico. Non si comportano come madre e figlio. Si comportano come amanti. Per questo noi dobbiamo stare molto attenti a questo. Dobbiamo cercare di agire normalmente. E, naturalmente, tu non dovrai dirlo a nessuno”, mi avvertì, molto seria.

“Non lo farò” risposi altrettanto seriamente. “Puoi contarci, ti prometto che non lo dirò mai a nessuno. E saprò comportarmi bene con te anche in pubblico, te lo assicuro”.

“Vai, ora” mi disse scendendo dal letto e indossando la camicia da notte. “Potremo rifarlo ancora domani pomeriggio, dopo che avremo accompagnato tuo padre in aeroporto e lo avremo salutato. Non dimentichiamo che parte per una missione lunga e rischiosa e che noi gli vogliamo bene”.

“Oh, io pensavo di doverlo fare solo due volte la settimana, mercoledì e sabato” le dissi con aria provocatoria, mentre, alzandomi dal letto, davo un’altra occhiata al suo splendido corpo nudo.

“Questi sono gli ordini di tuo padre, non i miei !” mi disse ridendo, poi aggiunse: “Domani pomeriggio voglio imparare come lo fa Susan. Voglio imparare a succhiartelo. E tu dovrai leccarmela per bene”.

Questa frase mi provocò una erezione istantanea, che praticamente durò fino al giorno seguente, senza interruzione.

Come era prevedibile, mia madre si dimostrò un’alunna molto lenta nell’imparare e dovette far pratica ripetutamente! Dopo aver esagerato nel provare ogni modo ed ogni posizione possibili sin dal giorno successivo a quello della partenza di mio padre, cercammo di stabilire di farlo una volta al giorno. Non fu possibile, continuavamo a cercarci. Io, appena tornato da scuola, non pensavo al pranzo, non pensavo a nulla, tranne che a far l’amore con lei. Mamma mi costringeva a fare i compiti, poi la sera non vedevamo l’ora di andare a letto insieme, ogni sera, tutti i giorni. Tutti nostri programmi erano andati all’aria. Fu un anno meraviglioso, il migliore della mia vita, ma ebbe una fine improvvisa, quando mio padre tornò a casa. Tentai di avvicinarmi a mia madre qualche volta, quando lui era fori casa, anche per poco tempo, ma lei, con gentilezza, mi respinse. Eravamo tornati di nuovo madre e figlio.

Mi fece davvero male. Ne uscii veramente devastato. Come poteva essere successa una cosa del genere? Cacciarmi via così! Ero stato il miglior amante che lei avesse potuto avere. Me lo aveva detto dozzine di volte mentre facevamo l’amore. Sapevo quanto le piacesse il sesso. Prima lei lo faceva solo due volte la settimana. Con me, invece, avrebbe potuto farlo ogni giorno, o dieci volte al giorno solo se lo avesse voluto, e qualche volta lo voleva e lo abbiamo fatto. Le piaceva da impazzire succhiarmelo e mentre lo faceva mi diceva che le piaceva tanto bere il mio sperma. Le piaceva che le leccassi la fica ed impazziva dal godimento quando lo facevo. Come aveva potuto interrompere questa meravigliosa avventura e buttarmi via come una scarpa vecchia? Non riuscivo a spiegarmi come potesse essere accaduto così semplicemente.

Alla fine, mi resi conto che lei riuscì ad interrompere così facilmente per lo stesso motivo per il quale era riuscita ad iniziare l’avventura. Lei non stava seguendo i dettami dei propri desideri né all’inizio, né alla fine. Anche se lei aveva ammesso di aver voluto fare l’amore con me, suo figlio, ed aveva anche fantasticato su questo, lei non avrebbe mai agito di proprio impulso se mio padre non gli avesse dato via libera. Lui aveva detto che andava tutto bene, lei era d’accordo. Quando ritornò a casa e le disse che non stava più bene, lei terminò di farlo. E sebbene noi avessimo infranto una delle principali regole morali, uno dei tabù sociali più fondamentali, non credo che lei si fosse mai sentita in colpa. Neanch’io mi sono sentito in colpa e non mi sento tuttora. Ma perché poi avremmo dovuto sentirci in colpa: noi stavamo eseguendo un ordine!

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