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Un nero al mega party


di pimpibox
04.10.2021    |    574    |    1 8.7
"Mi strizzo le tette e gliele porgo e intanto mi lascio prendere da numerosi piccoli orgasmi senza darlo a vedere..."
Mi sto aggirando tra le sale vestita solo del mio babydoll preferito, nero e delle mie Chanel in vernice col cinturino. Nelle mani ho un cocktail celeste come i miei occhi, quando vengo attratta da uno spettacolo singolare. Su un grosso divano angolare ci sono quattro giovani, un uomo e tre donne tutti afro che si stanno divertendo …alla grande. Oltre ad essere giovani e bellissimi sono anche in perfetta forma, tanto che per un momento penso che siano stati invitati e pagati per la loro performance. Nel dettaglio il giovane, superdotato come molti uomini di colore sta impalando a smorzacandela la più piccola delle tre donne, vestita solo di vertiginosi sandali neri col tacco. Ha il fisico di una dodicenne, non un filo di grasso, piccoli seni e un piccolo culetto sodo e lunghi capelli afro dalle meches bionde. Su un fisico così piccolo quel cazzone sembra ancora più grande. In alcuni attimi la stantuffa da sotto fino a farle perdere ogni punto d’appoggio se non il palo su cui è infilata. L’uomo la prende per i piccoli polsi, alzandoli sopra la sua testa, per tenerla e poi lasciarla ricadere, anzi, quasi a schiacciarla giù. Difficile capire dall’espressione se stia godendo o se sia troppo grosso anche per lei. Poi viene il turno di un’altra giovane. La piccolina si accomoda lì vicino e sorridendomi mi fa cenno di avvicinarmi.
L’altra ragazza, sempre stando sopra, lo prende volgendo la schiena all’uomo. Anche lei deve puntellarsi per reggere ai colpi del giovane e cerca lo schienale del divano per reggersi mentre si sentono i colpi dell’uomo che la stantuffa da sotto. Tuttavia sembra più preparata e in grado di gestire gli assalti del partner.
Alle mie spalle un uomo mi abbraccia da dietro e arriva a toccarmi il clitoride. Mi volto col corpo di mezzo giro senza guardarlo, per fargli capire che non mi va. Certa gente tocca di tutto poi viene a metterti le mani addosso, non li sopporto.
Mi sono avvicinata alla piccola moretta. MI prende per le mani e mi sorride. Ha un ginocchio raccolto sul seno e dalla mia prospettiva mi godo lo spettacolo della sua giovane fica soda e lucente. Gliela sfioro, io che ho le mani pulite e lei emette un gemito. E’ come un muscolo duro. Gli affondo un dito dentro, scotta.
In quel momento il nero si volta verso di me e con un ghigno spinge via la ragazza che sta scopando, poi stringe le gambe come per farmi posto su di lui. Quel cazzone lucido è molto invitante, vorrei infilare la lingua in quella fessura sulla grande cappella e mi abbasso per prenderlo in bocca ma non me lo permette. Con forza mi prende per un polso e mi tira sul suo cazzo. Poi mentre mi impala con un colpo solo mi molla un fortissimo schiaffo sul culo facendomi male. Emetto un suono involontario a mezzo tra il dolore e lo stupore compiaciuto poi devo prendere Il ritmo dell’uomo se voglio che non mi faccia male. Si perché va bene tutto, ma quando hai un arnese del genere bisogna andarci un pò piano, mi sembra proprio che voglia farmi male.
Provo a moderare il ritmo, quindi mi calo sul suo collo e con gli occhi chiusi non vedo arrivare uno schiaffo al viso. Non un grande schiaffo ma non me lo aspetto e mi sbattono i denti.
Bene ragazzino: sono una donna di 47 anni, alta bella e formosa. Ho un filino di pancia e la cellulite sulle chiappe ma gli ometti come te me li mangio a colazione, ora te la insegno io l’educazione.
Gli appoggio le mani sulle spalle poi comincio a stringere piantadogli le unghie nella pelle. Nel frattempo gli faccio sentire tutto il peso del mio corpo. Lui prova a dare dei colpi a tradimento all’utero, sembra che prenda la rincorsa, ma comando io da qua sopra. Mi calo sulla sua bocca e lo soffoco coi capelli e la lingua. Gli mordo con forza un labbro poi torno su. Intanto lo cavalco al mio ritmo e per buon peso gli sfrego le gambe coi tacchi. Vado avanti e indietro come se non riuscissi a controllarmi in realtà gli sfrego bene il laccetto delle Chanel sulle cosce. Ti piace stronzo?
Il giovane accusa il colpo e si calma. Le negrette sembrano aver capito il gioco e sguardi complici lo confermano. Come con un cavallo che fa le bizze bisognava fargli capire chi comanda e adesso è il momento di portarlo nel recinto.
Mi metto sulla schiena e lo invito con dolcezza tra le mie gambe. Piano. Finalmente una penetrazione degna di me. Ormai ce l’ho in pugno. Adesso sì, che mi sta scopando per bene. Rispetta il mio ritmo, sembra che mi raccolga da sotto, me lo fa sentire in fondo con tutta calma. Lo accolgo con piacere, mi rilasso, mi lascio fare. Metto le caviglie sul suo collo, lo attraggo verso me, poi allargo di nuovo le gambe perché possa arrivare bene fino in fondo. Mi strizzo le tette e gliele porgo e intanto mi lascio prendere da numerosi piccoli orgasmi senza darlo a vedere. Non voglio dargli nessuna soddisfazione….Quando proferisce le prime parole.
“Dove la vuoi?” Chiede.
“Bastardo” rispondo. Queste, la mia prima e unica parola.
Il primo fiotto caldo ed incerto sulle grandi labbra, il secondo, pesante sull’ombelico e poi un altro in bocca, e ancora sul palato e ancora e ancora. Gli stringo la cappella tra i denti, lo mordo. Le mie unghie sono infilate alla radice delle palle, mentre gliele pianto nella carne tiro verso il basso. Lo sfilo dalla bocca solo per morderlo con forza sull’asta. Sento sapore di sangue, devo avergli lacerato la pelle.
Sento che mi leccano la figa. È la morettina che raccoglie la sborra rimasta e i miei umori. Con la lingua fuori mi sorride continuando a lapparmi.
Ora lo lascio andare, anche perché si sta ammollando….., non prima di avergli dato un’ultima casuale strizzata ai coglioni. Così, con due dita. Fatto male?
Appena rientra in possesso del suo uccello il giovane controlla i danni. Sente che gli brucia da qualche parte. Dov’è il mio bicchiere?

Non saprei dire quanto tempo è passato. I bicchieri sono diventati due, poi tre…..
Sto facendo un gustoso pompino ad un giovane mentre qualcuno mi fotte alla pecorina. Dalla mia posizione vedo l’uscita. I quattro negretti stanno andando via, sono tutti vestiti in pelle, le ragazze non hanno più i tacchi. C’è uno scambio di denaro col padrone di casa, il mio sospetto era fondato. Dal linguaggio del corpo si capisce che il nero ne vorrebbe di più, indica che è tutto graffiato sulle gambe, con la mano imita che è stato morsicato, che hanno provato a strappargli le palle….sembra si debba rimettere mano al portafoglio.
La morettina mi cerca con gli occhi e mi saluta con la manina. Io sono troppo impegnata ma sono sicura che capirà.
Donna bianca, uno -uomo nero, zero.
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