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Prime Esperienze

La Mattana - Solo un inizio


di Coppia-Curiosa90
20.10.2024    |    3.812    |    23 9.4
"“Adulatore e bugiardo!”, rintuzzai..."
Questo è un racconto di fantasia che prende spunto da un episodio reale, una piccola mattana che abbiamo fatto io e Marco una sera d’estate.
Ci piacerebbe utilizzare questo brano per fare un piccolo esperimento letterario con tutti quelli che ne abbiano voglia.
La vita è piena di bivi, scelte o casualità che ci hanno fatto prendere una strada piuttosto che un’altra: sliding doors determinanti nei nostri percorsi di vita. Tutti, quando ripensiamo a quei momenti, ci ritroviamo ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se le cose fossero andate diversamente.
Se non fosse suonato il campanello, se non avesse cominciato a piovere a dirotto e così via.
Analogamente, ritornando ogni tanto alla follia notturna che abbiamo fatto io e mio marito, ci siamo spesso interrogati su cosa sarebbe successo se…
Di quell’episodio un po' romanzato scriveremo solo l’incipit, lasciando a voi la possibilità di completarlo secondo la vostra sensibilità e fantasia. Chi vuole dire la sua, pubblichi la continuazione della storia sul suo profilo segnalandosi tra i commenti di questo racconto.

Era stato un bel sabato, lungo e soleggiato, come capita a giugno, ma senza l’afa che accompagna l’estate inoltrata.
La direzione della mia azienda aveva scelto bene la data ed il luogo dove organizzare la festa estiva della società: un momento conviviale per consolidare i rapporti tra colleghi, oltre l’ambito lavorativo, nella speranza di incrementare la collaborazione e la produttività.
In quell’occasione eravamo ospiti di una villa settecentesca dotata di un ampio parco. Il programma proposto prevedeva un intero pomeriggio di attività di team building che si sarebbe concluso con una cena in giardino e la possibilità di ballare.
Cosa rara per questo tipo di eventi, ogni dipendente poteva farsi accompagnare dal proprio partner, così io e Marco trascorremmo una mezza giornata in compagnia dei miei colleghi e dei loro famigliari tra giochi ed aperitivi. La cena fu splendida ed in tanti ci scatenammo sulla pista da ballo fino a notte fonda.
La villa era piuttosto lontana dalla sede aziendale e tanti colleghi avevano prenotato una stanza nei B&B della zona per non dover affrontare il viaggio di ritorno troppo stanchi.
Purtroppo, Marco sarebbe partito per una trasferta la domenica sera e doveva prepararsi il necessario per il viaggio, oltre a completare alcuni documenti che gli servivano, così ripartimmo subito per casa.
I caffè bevuti dopocena e l’aria fresca che arrivava sul viso attraverso il finestrino aperto dell’auto in corsa non garantivano una piena lucidità a Marco durante la guida, così decidemmo di fermarci per prendere una boccata d’aria fare due passi attorno alla macchina.
Mentre cercavamo una stazione di servizio ancora aperta lungo la statale dove fermarci per riposare, Marco intravide una grossa zona industriale in lontananza.
“Ti andrebbe di fermaci a fare l’amore? Questo sì che mi potrebbe dare una vera scossa e svegliarmi!”, disse guardandomi con lo sguardo rianimato.
Come dire di no? Ci avventurammo in quella zona sconosciuta alla ricerca di una zona un po' appartata e poco illuminata.
Dopo un paio di giri a vuoto, sconfortati dalla presenza di telecamere di sicurezza o zone troppo illuminate, ci fermammo in un parcheggio per consultare la mappa ed individuare meglio un posto promettente.
Fu Marco ad accorgersi per primo dove eravamo capitati: ad un centinaio di metri da noi, lungo uno dei viali interni della lottizzazione, abbastanza grande da essere suddiviso con aiuole alberate, stavano passeggiando delle prostitute.
Ogni tanto passava un’auto che rallentava e, talvolta, si fermava per contrattare con le ragazze.
“Non è proprio un posto riservato, questo”, osservai a mio marito.
Lui mi guardava e poi guardava le ragazze. Era decisamente sveglio adesso.
“Ti propongo una sfida”, mi disse. “Mi piacerebbe sapere quante macchine si fermerebbero a vederti il sedere. Vai da quelle ragazze, presentati e spiegagli che sei li solo per giocare con tuo marito, che non vuoi fargli concorrenza. Poi alzati la gonna e mostra il tuo bel culetto alla strada!”.
“Ma sei matto?”, risposi, “E se mi vedesse qualcuno che conosciamo? E se trovo il maniaco?”, insistetti.
“Resto qui a guardarti da vicino così, se dovesse succedere qualcosa, ma va tranquilla che non accadrà nulla e comunque sarò pronto ad intervenire. Chi vuoi che ti veda qui? Siamo almeno ad un’ora da casa.”, mi disse Marco.
Ero ancora un po' titubante, e per convincermi mi baciò con passione e mi fece percepire la sua eccitazione. Lo accarezzavo attraverso la stoffa dei pantaloni, e quando cominciò a stuzzicarmi con le dita sotto la gonna, ero già propensa ad accontentarlo in questa sua mattana.
“Va bene, facciamolo, ma non voglio stare in mostra per tanto. Massimo mezz’ora e poi riprendiamo la strada di casa, che voglio finire quello che abbiamo cominciato.”, conclusi.
Scesi dall’auto, parcheggiata in un luogo abbastanza riparato, e percorsi quel centinaio di metri che separava il parcheggio dalla strada. Quando raggiunsi il viale, le ragazze presenti si voltarono a guardarmi un po' perplesse. Mi presentai e dissi loro quali fossero le mie intenzioni: non ero lì per vendere, ma solo per esibirmi a qualche passante ed eccitarmi con mio marito.
Alcune sorrisero complici, altre sbuffarono dimostrando il loro disappunto e, penso, credendomi un po' idiota, ma senza essere ostili.
Arrotolai il vestito in vita, mettendo in bella mostra il mio perizoma ed indossai il cappello di paglia rossa a tesa larga che mi ero portata per la giornata al parco, in modo da oscurare il volto.
Cominciai a percorrere un breve tratto del viale, sempre ben in vista di Marco, ed ancheggiando il giusto per attirare l’attenzione.
In quella mezz’ora passarono cinque macchine, e tre rallentarono in prossimità della mia postazione. Ogni volta che si avvicinavano davo loro le spalle e mi infilavo dietro al viale, restando coperta dalle siepi e dalle altre ragazze. Sentivo provenire dalle auto i richiami degli occupanti che, dopo poco, indispettiti dalla mia immediata indifferenza, dirigevano il loro interesse verso le altre ragazze.



Dall’interno dell’auto vedevo Carla passeggiare lungo il viale con il sedere in vista: la osservavo ondeggiare sensuale e provocante tra le siepi e gli alberelli, ben visibile grazie a quel cappello rosso.
Ogni volta che una macchina svoltava lungo il viale aumentavano i battiti e l’emozione si trasferiva al mio basso ventre. Carla sfilava in quella mise sexy solo per me, per soddisfare le mie fantasie, nonostante mostrasse i suoi fianchi ai passanti che tentavano di abbordarla, inconsapevoli ed involontari coprotagonisti del nostro gioco.
Inevitabilmente spogliai il mio sesso ormai teso e cominciai ad accarezzarlo, mentre seguivo l’esibizione di mia moglie, attento che la situazione non degenerasse.
Quanto avrei voluto che scoprisse anche il suo seno, ma non potevo sperare di più, era già un grande traguardo e concessione quello che stavo vedendo.
Purtroppo, tutte le cose belle durano poco, e la mezz’ora concordata trascorse più velocemente di quanto mi aspettassi. La vidi ignorare l’ultima vettura che aveva accostato e ritornare al parcheggio dove la stavo aspettando.
Non feci grande attenzione alla macchina che passò veloce dietro di lei, sull’altro lato del viale, perché ero concentrato sulla figura di mia moglie che si avvicinava, ma l’accendersi dei fanali di stop poco dopo aver superato la posizione di Carla, attirarono il mio interesse. Seguii con lo sguardo le manovre di quella vettura che si fermò a circa cento metri da noi e poi svoltò, attraverso uno dei passaggi posti lungo l’aiuola spartitraffico, invertendo la marcia e risalendo in senso contrario il viale, proprio in direzione di Carla.
Mi ricomposi, pronto ad intervenire, con la chiave già in mano per riavviare il motore.
Carla stava attraversando la strada e la macchina era ormai a poche decine di metri. La vettura segnalò la sua presenza con gli abbaglianti e rallentò fino ad accostarsi a lei. Vidi Carla arretrare di nuovo verso l’aiuola e volgere la testa verso l’auto, come rispondendo ad un richiamo. Dalla distanza a cui mi trovavo non riuscivo a sentire nulla.



Stavo attraversando per ritornare da Marco, quando vidi il lampo ritmato dei fanali dell’auto che mi veniva incontro. Non mi ero accorta di quella macchina e d’istinto ritornai all’aiuola temendo di essere investita, dando le spalle alla strada.
Una voce mi fece voltare di scatto: dall’auto qualcuno mi stava chiamando per nome.
“Carla? Carla sei tu? Che ci fai qui a quest’ora?”, disse il guidatore.
Non riconobbi subito la voce perché ero nel pallone, agitata dalla piega che stava prendendo la situazione. Realizzai di chi si trattava appena volsi lo sguardo verso l’auto.
“Giancarlo? Ciao, ma che fai qui?”, dissi imbarazzata e cercando di srotolare la gonna il più velocemente possibile. Era Giancarlo, un mio collega d’ufficio ed amico che, come noi, aveva partecipato alla festa aziendale.
“Io? Ho preso questa via secondaria consigliata dal navigatore per scansare la principale ed evitare pattuglie: ho bevuto un pochino e non mi fido. Tu, piuttosto, cosa fai mezza nuda per strada? Pensavo di aver avuto un’allucinazione per quel cappello, e son tornato indietro a vedere meglio.”, mi disse il collega.
Ero imbarazzatissima per la figura che stavo facendo, ma confidavo nella sua comprensione. Gli spiegai che con Marco stavamo facendo un gioco piccante, giusto per svegliarci un po' ed affrontare più attivi il viaggio.
Lui sorrise e disse di capire, anche lui ogni tanto si concedeva qualche piccola follia con la moglie. Mi disse di salire, che mi avrebbe riaccompagnata da Marco.



Carla si avvicinò al finestrino del conducente e si sporse verso il guidatore. Rimase in quella posizione per qualche minuto, come se stesse parlando con qualcuno con cui aveva confidenza: che ci avessero beccati?
Quando si rialzò la vidi girare attorno all’auto e salire sul lato del passeggero. Quel comportamento mi spiazzò: non sapevo cosa fare e stavo per accendere il motore quando mi accorsi che la macchina stava dirigendosi verso di me.
Parcheggiarono a qualche metro di distanza, poi Carla scese e si diresse verso la nostra macchina. Le aprii lo sportello per farla salire. Prima di entrare, la vidi risollevarsi la gonna e sculettare all’indirizzo dello sconosciuto, poi si ricompose ed entrò baciandomi in evidente agitazione.
La macchina sconosciuta riavviò il motore e ci lasciò soli nel parcheggio, mentre Carla gli rivolgeva un cenno di saluto.
“Non puoi sapere cosa è successo! Ho trovato Giancarlo!”, mi disse un po' trafelata.
“Giancarlo? Il tuo collega?”, le chiesi.
“Si, proprio lui. Stava passando per evitare le pattuglie sulla principale e mi ha riconosciuta.”, mi disse Carla.
“Passava per caso in una zona frequentata da prostitute?”, chiesi dubbioso.
“Ma si, dai, Giancarlo è uno tranquillo, e poi ho visto che aveva effettivamente il navigatore puntato verso casa sua… ho controllato l’alibi.”, disse sorridendo.
“Gli ho spiegato del nostro gioco. Anche lui è sposato ed ha capito la situazione, non si è fatto tanti problemi, anzi, probabilmente al ritorno, se trova la moglie sveglia, sfrutterà bene questo piccolo imprevisto.”, continuò Carla.
“Si, mi ricordo che è sposato: sua moglie è a casa con la febbre, no? Vabbè, l’importante è che non ti crei rogne in ufficio.”, conclusi.
“Non ti preoccupare, ci conosciamo da anni, è uno davvero a posto. Ci siamo fatti due risate mentre mi ha riaccompagnata da te, e visto che era in vena di battute e complimenti, gli ho sculettato in faccia. Ci possiamo fidare. Se mi avesse vista Giannetti sarebbe stato molto peggio!”, mi disse per tranquillizzarmi.
Il timore di aver fatto una sciocchezza e di aver compromesso mia moglie solo per una fantasia erotica mi rodeva dentro.
Vedendomi comunque perplesso, Carla mi interrogò maliziosa: “Perché tu cosa avresti fatto al suo posto? Eh?”.
“Probabilmente ti avrei chiesto un ritorno per il mio silenzio in ufficio.”, le risposi.
“Mi avresti ricattata, eh? Sei proprio un piccolo porco!”, mi disse fingendo risentimento.
“Beh, che ti aspettavi? Con tutto quel ben di dio a portata di mano, farselo sfuggire sarebbe da scemi.”, la rintuzzai.
“Vorresti approfittare di me? Beh, piccolo porco, mostrami bene le tue intenzioni, dai, andiamo dietro che tutta questa serata mi ha messo voglia!”, mi incitò Carla, andando ad occupare il sedile posteriore.



Io e Marco ci divertimmo a fare l’amore in macchina come due fidanzati, e poi tornammo verso casa.
Il giorno dopo Marco si preparò per la trasferta ed io riordinai la documentazione per riprendere il lunedì.
Nella chat dei colleghi d’ufficio giravano gli apprezzamenti per la festa aziendale e le foto di gruppo che ci eravamo scattati.
Lunedì mattina, alla ripresa del lavoro, il clima in ufficio era lo stesso che si respirava dopo le ferie estive, e durante la pausa continuavano le chiacchiere sulla festa.
Quando incrociai Giancarlo ci sorridemmo complici e lui, scherzando, mi chiese com’era andata la passeggiata, se mi aveva fatto “bene” l’aria fresca. Gli risposi che era andato tutto benissimo e gli chiesi se avesse avuto anche lui un rientro piacevole. Mi disse che Antonia dormiva, ma avevano recuperato la mattina successiva, quando la febbre era un po' passata.
Alla sera rientrai a casa e cominciai a prepararmi la cena: Marco aveva una trasferta lunga in centro Italia e sarebbe stato assente per qualche giorno.
Ancora carichi per il fine settimana, prima di andare a dormire, cominciammo a scambiarci messaggi un po' erotici, conditi da qualche foto sempre più esplicita.



Rientrato nella camera d’albergo in cui ci aveva alloggiato la ditta, dopo la cena con i colleghi, chiamai Carla. Il discorso virò velocemente sulla nostra avventura nella zona industriale, e come spesso capitava quando eravamo lontani, iniziammo ad amoreggiare via messaggio.
Lei era caldissima, segno che quella esperienza non le era dispiaciuta: magari sarei riuscito a riproporgliela e lei si sarebbe mostrata ancora più disinibita.
Ci congedammo raggiungendo entrambi il piacere e lasciando la mente aperta a nuove avventure e mattane.



Con Marco ci stuzzicammo a vicenda, com’eravamo soliti fare quando la distanza ci separava. Ognuno per sé, ma condividendo la fantasia, trovammo entrambi il piacere. Lo salutai e mi preparai per andare a dormire.
Stavo per puntare la sveglia sul cellulare, quando vidi un messaggio da parte di Giancarlo: “Sei ancora sveglia? Sto tornando dalla cena con i clienti di Aosta: non è che corro il rischio di trovarti ancora in giro?”.
A seguire mi inviò una serie di faccine sorridenti.
“Tranquillo, sono a letto ed assonnata! Nessuna gita fuori porta in programma.”, gli risposi.
“Ok, peccato! Perché l’altra sera mi sono visto uno spettacolo che mi ha dato grande ispirazione…Antonia può confermare!”, continuò Giancarlo.
“Fortunata Antonia!”, risposi.
“Fortunato Marco, soprattutto … sei davvero bellissima!”, riprese lui.
“Adulatore e bugiardo!”, rintuzzai.
“No, no…sono sincero… guarda, onestamente a vederti così sono stato pieno di fortuna, lo sai che ti ho sempre apprezzata, non solo per la competenza sul lavoro.”, ribadì.
La discussione stava prendendo una strana piega, e preferii cercare di troncare il discorso sdrammatizzando.
“Scemo!!! Sei un uomo sposato!!! Cosa direbbe Antonia??? Guarda che ti prenderebbe a calci, attento eh!” cercai di scherzare.
“Certo, sposato, ma non è che uno possa rimanere impassibile difronte a te. Ci saranno altri spettacoli?”, mi chiese malizioso.
“No, assolutamente… mai più spettacoli… troppo imbarazzante!”, scrissi, cercando di stemperare la tensione.
“Ok, in pubblico. Ma neppure “privati”?”, mi rispose.
“Privati in che senso?”, chiesi ormai in piena agitazione.
“In senso molto stretto.”, scrisse sinteticamente, ma il senso era perfettamente comprensibile.
“Oddio, non credo sia una buona idea.”, cercai di difendermi.
Poco dopo mi inviò una foto che mi ritraeva di spalle, ma perfettamente riconoscibile, con la gonna alzata: me l’aveva scattata dopo avermi accompagnata all’auto di Marco.
Sotto alla foto mi scrisse un'unica parola di commento: “Parliamone”.


Ora vi chiediamo: come può continuare questa storia?
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