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Scambio di Coppia

Scatti Riservati Cap.09 -Il patto del mattino


di blueyes5
30.06.2025    |    254    |    1 8.0
"La missione nella saletta proiezioni li aspetta -Forte dei Marmi, una settimana prima- Una stanza bianca, tavolo metallico..."
La luce del mare entra attraverso le tende. Marco è sveglio, seduto sul bordo del letto, in boxer, il laptop sulle ginocchia. Scorre le immagini del giorno prima, gli scatti della spa, i frame congelati dell’abisso in cui si stanno spingendo.
Dietro di lui, Maddie dorme distesa a pancia in giù, nuda sotto il lenzuolo sottile. La curva dei fianchi è la sola cosa morbida in una giornata che si preannuncia tagliente.
Marco si volta, la osserva. Poi chiude il computer. Si avvicina, le sfiora la schiena con il dorso delle dita. Lei si muove appena, socchiude gli occhi.
«Hai bisogno di coccole?» sussurra.
«Ho bisogno di essere ricordata.»
Marco la bacia tra le scapole. Poi più giù. Maddie si gira, lo prende per il collo e lo tira a sé. La bocca cerca la sua con urgenza. Si baciano con una fame antica, come se avessero dormito lontani per un anno.
Marco la spinge contro il cuscino, la penetra lentamente, profondamente, mentre lei si apre sotto di lui. Non c’è spazio per le parole. Solo mani che stringono, corpi che si trovano nel silenzio. Lei lo guarda negli occhi mentre viene, come a dirgli: resta qui, adesso. Marco la raggiunge pochi istanti dopo, con un gemito strozzato.
Restano lì, pelle su pelle, cuore su cuore.
«Se moriamo oggi, siamo stati veri almeno qui.»

Il sole è alto quando si siedono all’estremità del ponte, lontano da tutti. Rade arriva in camicia bianca, sguardo teso. Tiene il tablet stretto sotto l’ascella.
«Pensavo non sareste venuti.»
Marco lo fissa. «Noi veniamo sempre. Puntuali. E armati.»
Rade si siede. Appoggia il tablet. Non lo accende subito.
«Non so se sto facendo la cosa giusta. Ma sono stanco di guardare Martini comprare silenzi e vendere pezzi di mondo.»
Maddie lo osserva. «Da quanto sei dentro?»
«Tre anni. Inizialmente era solo una facciata: feste, modelle, investitori di copertura. Poi sono arrivate le buste. I codici. I diplomatici in orari assurdi. La notte scorsa… ha ricevuto una valigetta. Non so cosa ci fosse dentro. Ma il destinatario è uno che in Europa non dovrebbe neanche mettere piede.»
Marco prende il tablet. Rade lo sblocca. Sullo schermo: foto, brevi video, registrazioni ambientali. Martini che parla con accento forzatamente pacato.
«L’ultimo carico parte domani. L’identità è garantita. I nomi sono stati cancellati.»
«Che tipo di carico?» chiede Marco.
«Informazioni. Ma anche persone. Alcuni di quei nomi… sono stati usati per far passare gente nei centri europei. Finti ricercatori. Finti studenti. Alcuni ora sono scomparsi.»
Maddie si irrigidisce. «Quindi traffico umano.»
Rade annuisce. «Ma con la maschera del progresso. E voi? Chi siete davvero?»
Marco lo guarda. «Siamo il tuo biglietto d’uscita.»
«Non mi basta.»
Maddie si china in avanti. «Tu vuoi vivere, Rade. E vuoi farlo senza dover guardarti le spalle per vent’anni. Questo è l’unico modo. Lascia a noi il fango. Tu dacci l’accesso.»
Rade annuisce, lentamente.
«Martini si chiude nella saletta cinema alle 17. Ci sarà solo lui e l’uomo della valigetta. Quello è il momento.»
Maddie lo fissa. «Tu ora stai con noi. Ricordalo.»
Rade annuisce. «Ma se venite scoperti… questo incontro non è mai avvenuto»

Sul ponte poppiero, la brezza è leggera. Marco e Maddie si sono appena separati da Rade. Non parlano, non ancora. Il carico delle informazioni ricevute pesa. Hanno bisogno di una tregua. O di una copertura. E l’occasione arriva da sola.
«MadSex, giusto?» La voce arriva da un paio di sdraio poco più in là. Un uomo brizzolato, pelle ambrata, camicia di lino, sorride. Accanto a lui, una donna dai tratti decisi e sensuali, capelli neri raccolti, un corpo ancora scolpito dal desiderio.
Maddie si gira. «In persona.»
«Joao Silva. Lei è mia moglie, Felipa Costa.»
«Io sono Markus Roggia...cosa vi porta qui, affari o piacere?» chiede Marco.
«Entrambi. Ma oggi più piacere che altro.»
Si presentano con sorrisi e mani calde. Joao è magnate della siderurgia portoghese nato a Oporto, Felipa invece è di Madeira, gestisce un’enorme rete di import/export. Sposati da più di 25 anni, affiatati, probabilmente ancora innamorati...due potenze sotto forma di corpi attraenti e linguaggi raffinati.
«Possiamo offrirvi qualcosa da bere?» chiede Maddie con un sorriso tagliente.
Joao ride. «No, siete voi che verrete al nostro tavolo, offriamo noi.»
Un brindisi, poi due. I dialoghi scivolano da complimenti a confessioni velate. Joao non toglie gli occhi da Maddie. Felipa osserva Markus con uno sguardo curioso, poi affamato.
«Voi siete molto… connessi» dice Felipa.
«Lo siamo. E anche aperti, se è questo che intendi» risponde Maddie.
Joao abbassa il bicchiere. «Siamo scambisti. Ma con stile. Vi va di approfondire la conversazione in una cabina più discreta?»
Maddie guarda Markus. Nessun cenno. Solo un lampo negli occhi. È un sì.

La cabina degli ospiti è al secondo ponte. Tenda spostata, luce filtrante. Un letto grande, teli bianchi, bottiglia di vino già stappata.
«Lenti. Voglio guardarvi» sussurra Felipa, mentre si sfila il vestito. Sotto non ha nulla. Seni pieni, fianchi larghi, pelle ambrata.
Joao si sbottona la camicia, Maddie lo aiuta. Marco si avvicina alla donna, le scosta i capelli, le bacia il collo.
La danza comincia così: Marco con Felipa, Joao con Maddie. I corpi si intrecciano, si scoprono, si invadono. Il letto ondeggia, le bocche si alternano, le mani cercano e trovano. Maddie cavalca Joao con potenza, mentre osserva Markus che affonda in Felipa con lentezza studiata.
Poi si scambiano.
Maddie si sdraia sotto Felipa, che le lecca i capezzoli con avidità, mentre Joao si inginocchia dietro di lei e la penetra da dietro. Marco li guarda, li immortala nella mente. Poi raggiunge Felipa e la prende a sua volta. È un nodo di corpi che non conosce vergogna.

A pranzo ordinano frutta: mango, melone, fragole, uva. La dispongono sui corpi, mangiano a turno, leccano il succo che scivola sulle pelli calde. Ridono. Sussurrano. Non esiste nulla fuori da quella stanza.
«Facciamo uno scambio separato» propone Joao.
«Più intimo» aggiunge Felipa.
Si dividono.

Felipa prende Markus per mano e lo conduce in un’altra cabina, più piccola ma preparata: profumo di gelsomino, lenzuola stirate, tende chiuse. Un altare per un rito segreto.
Felipa si inginocchia e gli slaccia i pantaloni. La bocca avvolge, lenta. Markus le accarezza i capelli, poi la solleva, la bacia con forza. La prende in braccio, la sbatte sul letto.
«Fammi male» sussurra lei. «Ma guardami negli occhi.»
La penetra con forza, mentre le morde il collo, le tira i capelli. Lei geme, lo graffia, lo spinge a fondo. Il sesso è animalesco, crudo, ma colmo di consapevolezza.
Dopo, nudi e sudati, bevono acqua e si stendono vicini.

«Siete… molto più che una coppia hot» dice lei. «C’è altro in voi.»
«Forse. O forse siamo solo bravi a recitare.»
Felipa ride. Poi si apre, lentamente, come se lui fosse il suo confessionale. Il ragazzo accompagna i suoi discorsi, la instrada, mette in campo tutte le tecniche imparate durante l’addestramento, si addentra sempre di più nella mente della donna fino a che lei non si lascia andare completamente parlando della sua vita, dei suoi segreti.
«Joao produce armi. Io le spedisco. A volte informazioni. A volte… anche esseri umani. Martini ci dà i nomi, i documenti, le rotte. In cambio, Joao sa prima degli altri dove scoppierà la prossima guerra. Così arriviamo in anticipo con le armi.»
Marco non dice nulla fingendo quasi disinteresse. Le accarezza la spalla. Lei non si rende nemmeno conto di quanto ha detto.
«A volte ho la sensazione che un giorno tutto questo ci crollerà addosso.»
«Allora vedi di avere il letto giusto dove cadere.»
La bacia profondamente, poi Felipa sorride, si accoccola a lui. Si addormenta.

Intanto, nell’altra cabina, l’altra coppia ha appena finito di scopare forte, è stato intenso, animalesco e rapido, Joao è crollato e dorme profondamente. Maddie, nuda, si alza con passo felpato. Apre la valigetta business appoggiata sulla poltrona. Dentro: il laptop personale di Joao.
Inserisce la chiavetta trojan, si siede sul pavimento. Lo schermo si illumina, il sistema parte. Maddie conosce il protocollo. Ha cinque minuti.
La chiavetta lavora. Scarica file, estrae password, accede a conti cifrati, nomi, movimenti, spedizioni. Il software chiude la sessione e cancella le tracce.
Maddie rimette il portatile a posto, si stende accanto all’uomo. Finge di dormire fino a che lui non si risveglia.

Alle 15:30 Marco e Maddie si ritrovano in cabina. Una doccia veloce, sguardi complici.
«Abbiamo abbastanza benzina per bruciarli tutti» dice lei, asciugandosi i capelli.
«Allora che cominci l’incendio.»
Si vestono. La missione nella saletta proiezioni li aspetta


-Forte dei Marmi, una settimana prima-

Una stanza bianca, tavolo metallico. Gerini appoggia sul tavolo una serie di oggetti innocui: penne, occhiali da sole, una crema solare, un orecchino, un auricolare e una microcamera.
«La parte difficile non è piazzare la cimice. È passarci vicino senza tremare. È farlo mentre qualcuno ti parla. È non tornare a recuperarla come un ladro. Ma come se fosse tua da sempre.»
Marco prende l’auricolare. Maddie la microcamera. Li osserva.
«Lavorate in coppia. Uno distrae, l’altro piazza. Poi invertite. E ricordate: ogni secondo in più è un rischio.»


-Oggi, saletta proiezioni-

Ore 16:30. Marco entra nella saletta cinema fingendosi alla ricerca dell’inquadratura perfetta per una campagna "sunset & luxury". Zaino in spalla, macchina a tracolla, lenti sempre pronte. Approfitta del momento in cui l’addetto alla sicurezza si assenta per regolare il proiettore.
In meno di tre minuti: una microcamera finisce sotto la cornice nera dello schermo, una seconda, nascosta dietro la bocchetta dell’aria, una microspia inserita nel bottone rotto del divanetto.
Mentre lavora, riceve un messaggio da Maddie:
“Zorban vuole parlare. Sto prendendo tempo.”

Sul ponte centrale, Zorban si è fatto trovare “casualmente” sulla sua stessa rotta. Camicia sbottonata, sigaro spento tra le dita.
«Hai la pelle tirata. È la pressione… o il desiderio?»
Maddie sorride. «Sei ossessionato da me, Andrei. Fa parte del tuo disturbo narcisistico?»
«Fa parte del mio istinto di sopravvivenza. Tu sei pericolosa.»
«Lo sei anche tu. Ma io fingo meglio.»
«E lui?» chiede Zorban. «Il tuo fotografo. Quanto può mentire prima di crollare?»
Maddie si avvicina, sfiora il bordo del bicchiere che ha in mano.
«Ti piace guardare. Ma non sapresti mai cosa fare se toccassi davvero. Sei uno spettatore. Come tutti quelli che stanno per essere fregati.»
Zorban resta in silenzio. La osserva mentre si allontana.

Ore 19:30. Il sole scende verso l’orizzonte. Lo yacht ha gettato l’ancora al largo della costa siciliana. Il profilo dell’Etna, lontano, si staglia come un dio addormentato.
Marco si muove rapido nei corridoi deserti. Nessuno lo nota mentre rientra nella saletta cinema. In meno di cinque minuti recupera le cimici, infila tutto nel marsupio, si pulisce le dita con un fazzoletto e si gira per andarsene. Esce dalla sala buia, varcata la soglia si blocca colto alla sprovvista.

Andrei Zorban è fermo all’angolo del corridoio, le braccia conserte.
«Il fotografo che ama l’ombra. Ma ogni tanto… spunta al sole.»
Marco si riprende subito dalla sorpresa. «Ho solo recuperato un’ottica lasciata ieri. Lavoro distratto.»
Zorban lo squadra. «Sai, Markus… la gente come te mi incuriosisce. Quelli che parlano poco, che osservano. Che sembrano sempre sapere più di quello che dicono.»
Marco sorride. «E quelli come te… sembrano sempre parlare troppo.»
Zorban si avvicina. «Questa barca è piccola. I segreti fanno fatica a galleggiare.»
«Lo so. Per questo io non ne ho.»
Zorban lo fissa ancora. Poi si volta. Se ne va senza dire altro.
Marco resta lì un secondo. Poi rientra nella penombra del ponte, diretto verso Maddie.

Alle 20, Marco e Maddie si ritrovano sul ponte scoperto. Il mare è calmo. Di fronte la sagoma dell’isola. È la Sicilia. Il profilo dell’Etna si staglia nero contro il cielo rosa.
Un messaggio arriva su un telefono cifrato.
“Domani scenderete a terra. Una guida vi aspetta all’imbocco del sentiero. Siete attesi.”
Maddie lo legge. Poi guarda Marco.
«Abbiamo ancora una salita davanti. Ma stavolta… è un vulcano.»


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