Scambio di Coppia
Un’amica ritrovata - 1 parte

23.06.2025 |
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"Mi passò davanti mentre se li abbassava..."
“Oddio amore non sai come sono contenta oggi!”Alessia mi venne incontro raggiante mentre rincasavo dopo una giornata di lavoro. I lunghi ricci biondi rilucevano al sole pomeridiano mentre correva verso di me nel piazzale di casa nostra.
“Rita e Simone tornano nella nuova casa! Vengono via da Milano!”
Rita! L’amica del cuore di Alessia, già coinquilina negli anni bolognesi dell’università. Rita! Compagna di scorribande estive della mia Alessia, in quegli anni oramai non più vicini sul calendario (ma molto vicini nei ricordi).
Rita. Sposatasi giovanissima con Simone, architetto figlio di architetti, presente nel mio albo dei ricordi più per essere il marito di Rita che per altro. Rita. Che detto tra di noi era una grandissima fica. Non molto alta, silhouette morbida, gran seno, jeans e tacco alto a ogni uscita.
Mi trovai nel mezzo di una cascata di parole. Alessia era comprensibilmente a settimo cielo. Dopo anni di messaggini via social, di chiamate Skype, di sporadici fine settimana assieme, finalmente poteva recuperare il tempo perduto con Rita.
Da quel che compresi, Rita aveva lasciato il lavoro per una nuova posizione, ben retribuita e full remote. L’evento fu il tassello mancante per completare il puzzle: il marito già si barcamenava tra Milano, dove vivevano, e la Toscana, dove gestiva lo studio di famiglia. Ciliegina sulla torta, la loro bambina avrebbe potuto crescere in campagna anziché nella nebbia brianzola.
“Non puoi capire come sono felice! E sai dove torneranno ad abitare? Ricordi quando ti dicevo che in estate durante il fine settimana ci rintanavamo a studiare in campagna nel terreno di suo nonno? Ecco! Hanno ristrutturato quel campo e ci hanno tirato fuori una casa super figa!”
Ero veramente contento per lei. Un’amicizia speciale, la loro, sacrificata dalle sliding doors della vita. Almeno per una volta, la porta scorrevole pareva aver preso la direzione giusta.
“Siamo state praticamente al telefono tutto il pomeriggio… arrivano martedì da Milano. Se riescono a sistemare tutto mi ha detto che ci inviteranno a cena il prossimo weekend!”
Ovviamente riuscirono a rimettere tutto a posto, grazie anche al supporto offerto da Alessia, che ogni sera dopo il lavoro correva a casa di Rita per aiutarla ora con quella scatola di libri, ora con quel mobile da rimontare. Tornava tutte le sere a casa dopo mezzanotte, stanca morta, un po’ alticcia per le libagioni con l’amica, ma tremendamente felice. Inoltre, mi parlava di questa nuova loro casa come una villetta da sogno.
Il sabato sera della cena partimmo da casa baciati dal solito sole che incorniciava la bellezza di Alessia pochi giorni prima. La casa di Rita e Simone distava una ventina di minuti da casa nostra, in aperta campagna.
Giungemmo a un alto cancello, incastonato tra due alte e fitte siepi verdi. La strada in salita terminava di fatto davanti all’ingresso della loro abitazione. Dietro di noi solo campi.
Il cancello si aprì lentamente, mostrando un grande parco curatissimo, solcato da un vialetto in discesa, al termine del quale erano parcheggiate due suv. Tutto attorno a noi, la campagna toscana, sconfinati vigneti scendevano lentamente a valle, terminando in un folto bosco che cingeva gentilmente la collina. La luce dorata del sole calante donava un’aura preziosa all’ambiente. Parcheggiammo dietro ai suv e procedemmo oltre una siepe che fungeva da divisorio tra l’ingresso e la casa vera e propria. Alessia mi precedeva impaziente, il suo corpo perfetto nel vestitino corto color champagne che tanto le piaceva (e tanto piaceva a me nel guardare le sue forme esaltate dal taglio dell’abito). Il passo traballante di chi ha scelto un tacco alto, pur sapendo di trascorrere la serata in campagna.
Superata la siepe, una meraviglia architettonica. La casa di Rita e Simone era stata realizzata dentro la collina, e da essa usciva elegante con la sua linea in acciaio e vetro. Davanti all’ingresso principale, una endless pool si offriva all’abbraccio della campagna.
“Eccovi!”
Rita balzò fuori dalla porta aggrappandosi al collo di Alessia. Erano passati almeno quattro anni dall’ultima volta che l’avevo vista, ma il tempo sembrava essersi fermato su di lei. I suoi grandi occhi neri, messi in risalto da degli occhiali dalla grossa montatura, erano ancora radiosi e sorridenti come negli anni dell’università. Il suo corpo era ancora soffice, ma tonico. E il seno era ancora come nei miei ricordi, costretto stasera in una mise scollata che lasciava poco spazio all’immaginazione. Ai piedi, curatissimi, gli immancabili sandali col tacco.
Dietro di lei, la capigliatura brizzolata di Simone ripristinava il senso del tempo, messo in fuori gioco dalla tonica bellezza di Rita. Simone, più vicino ai cinquanta che ai quaranta, aveva ancora un fisico piuttosto atletico, anche se il volto e i capelli erano velati da un’ombra di grigio.
Baci e abbracci di rito. Abbiamo portato una cosa da bere. Come siete belli. Che splendida casa. Le solite cose insomma.
Sorseggiavamo un eccellente prosecco seduti a bordo piscina su un enorme divano. Nell’aria fresca della sera iniziavano ad accendersi le prime luci in lontananza.
“Qui è un paradiso - mi disse Simone mentre le due ragazze ridevano tra di loro - silenzio profondo, animali che passano di tanto in tanto nelle vigne… per la nostra bambina qui è veramente come vivere una favola. E anche per me e Rita, ovviamente…”
“Già, ma la bimba dove è stasera?”
“Campo scout. Torna domani sera e arriverà qui lunedì con mia sorella. Sai, ha voluto salutare gli amici su in Lombardia partecipando all’ultimo campo. Mia sorella andrà a riprenderla domani, così passa la notte con la cuginetta e arrivano qui in Toscana con calma”
“Quindi questo paradiso è solo per voi fino a lunedì!”
“Per noi… per voi stasera… insomma, siamo persone ospitali noi! Salute!”
“Salute!”
La compagnia di Simone fu tutto sommato piacevole. Spaziava attraverso vari argomenti, senza mai essere noioso. A dire il vero chiacchierammo a lungo, dato che Alessia e Rita erano in una dimensione parallela.
Mi allontanai dal gruppo per andare al bagno. Li lasciai a bordo piscina, calice pieno e stuzzichini nei piatti, per andare un attimo in bagno.
“Entri in casa, passi il salotto, il bagno è destra davanti alla nostra camera da letto”
La casa era veramente bella. Tutta in ordine come solo una casa ancora non vissuta dai bambini sa essere. Sicuramente a partire da lunedì la situazione sarebbe cambiata. Tuttavia, la porta della camera da letto era aperta e lasciava vedere un letto matrimoniale disfatto.
Avrei dovuto andare in bagno. Pisciare. Lavarmi le mani e tornare sereno dai nostri amici.
Invece volli entrare nella stanza.
Mi guardai attorno, nessuno mi aveva seguito. Entrai nella stanza. Le lenzuola di seta rossa sembravano essere passate sotto a un treno. I cuscini erano a terra, lontani da dove solitamente dovrebbero stare. Mi avvicinai alle lenzuola, le toccai con la mano e ne sentii la freschezza. Al centro del letto, delle macchie inequivocabili. Da sotto una piega del lenzuolo, faceva capolino malizioso un dildo in vetro.
“Hai capito la Rita e Simone…”
Toccai con la punta delle dita il dildo. D’un tratto, un rumore proveniente dall’ingresso di casa mi fece trasalire.
Uscii di corsa dalla stanza e mi precipitai in bagno. Mentre pisciavo, udii la voce squillante di gioia di Rita chiamarmi da fuori dal bagno “In casa abbiamo un gran casino. Sembra sia scoppiata una bomba. Non ci far caso… e prendi bene la mira!”. Si allontanò ridendo.
Quando uscii dal bagno, il letto era stato rifatto frettolosamente. I cuscini erano a posto. Il dildo no.
Si era fatto buio fuori. Le luci discrete del giardino non impedivano di scorgere il cielo stellato. Il venticello che soffiava gentile al nostro arrivo si era improvvisamente fermato e, complici i tanti calici di bollicine, iniziavamo a sentire il caldo.
“Ragazzi, si è fermato il vento…” disse Rita
“Mamma mia davvero. Non si respira - Alessia si fece aria con un tovagliolo. Il profumo della sua pelle mi raggiunse sulle ali del suo sventolio - magari andiamo un po’ dentro che vi scrocchiamo l’aria condizionata?”
“Vabbè, che sarà mai - disse Rita - facciamo un tuffo, no?”
“Buona idea” disse Simone, togliendosi la maglietta di cotone in un batter d’occhio e mostrando un fisico ancor perfetto, incorniciato da grossi tatuaggi in precedenza nascosti dall’abito. Si alzò dal divano e si avviò verso la piscina, slacciandosi i pantaloni.
“Ehi ferma Rita!” Alessia rideva un po’ meno adesso, sorpresa e imbarazzata dallo slancio di Simone che si voltò a guardarla.
“Che c’è? Non sai nuotare?” Le rispose l’amica
“No è che… noi non abbiamo portato il costume”
“Ah, cazzo è vero - sorrise Rita mentre si sfilava la maglietta, mostrandoci il suo seno rigoglioso - siete senza costume!”
Si alzò in piedi sbottonando i jeans. Mi passò davanti mentre se li abbassava. Sotto indossava un tanga sottilissimo. Intanto Simone si era già tuffato. I suoi pantaloni afflosciati sull’erba.
Rita gettò via i pantaloni, sfilò il tanga e, dandoci la schiena e deliziandoci della vista del sul rotondo fondoschiena, si buttò in acqua.
Lo sguardo di Alessia rimbalzava dalla piscina a me. La bocca aperta, senza emettere alcun suono. Io ero ancora in stato di shock per la visione del corpo nudo di Rita, ma ritenni saggio non dirlo ad Alessia.
“Ehi, allora? Passato il caldo?”
Mi alzai in piedi.
“Che cazzo fai?” fece Alessia dietro di me.
Mi tolsi i vestiti mentre camminavo impacciato verso il bordo della piscina.
Rita e Simone risero forte, accompagnando il mio strip impacciato con un “olè”. Sul divano, Alessia mi chiamava a gran voce.
Ma non era incazzata.
Forse complice l’aperitivo prolungato, forse la presenza dell’amica di una vita, Alessia adesso rideva quasi isterica.
Rimasi in mutande, in piedi sul bordo della piscina. Sotto di me, Rita e Simone galleggiavano abbracciati.
“Che fai? Ti tuffi vestito?” Ammiccò Rita.
Alessia intanto si era alzata e stava togliendosi le scarpe. Quando fu accanto a me, afferrò l’elastico del mio slip e lo abbassò sul sedere.
Per tutta risposta, presi l’orlo del vestitino di Alessia con le mani e lo feci salire maliziosamente.
“Ma che fai stupido?” Alessia rideva imbarazzata, ma assecondava i miei movimenti.
Quando le ebbi sfilato il vestito, restammo tutti e due in intimo a fissare i nostri amici in acqua che, nel frattempo, si stavano baciando appassionatamente.
Alessia notò il rigonfiamento nei miei slip e mi dette un colpo col gomito.
“Dai! Ma che figura…” mi disse piano indicando il mio pacco.
“Mica sono fatto di pietra amore… vorrei farti notare che tu non sei proprio vestita vestita!”
Dietro di noi, le mani di Simone esploravano la pelle bagnata di Rita, completamente abbandonata al tocco gentile del suo uomo mentre galleggiava in acqua.
“Mmh, che fate? Ci lasciate da soli o siete ei compagnia?” La voce birichina di Rita.
Guardai Alessia negli occhi, i nostri slip caddero al suolo. Il mio cazzo semieretto torreggiò nella sera stellata, accompagnato dalla discreta approvazione di Rita. Alessia offrì la vista del suo pube curato per un istante, poi si coprì imbarazzata con la mano. Ci tuffammo.
“Era l’ora! Ci stavamo addormentando qua…” fece Rita.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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