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Il sogno della bambina 2


di geniodirazza
15.01.2024    |    4.422    |    5 9.5
"” “Massimo, questo non te lo posso consentire; che tu abbia paura di te stesso, lo capisco; ma non accetto che tu condanni così aspramente e definitivamente..."
La guidò per un gomito alla trattoria, dove presero posto alla tavola riservata per lui; mentre appendevano i soprabiti, il telefonino di lei squillò; era sua madre che le chiedeva dove fosse; lo guardò con aria interrogativa; lui le fece cenno di agire liberamente e Giuditta invitò Roberta ad associarsi alla cena indicando dove erano lei e il padre putativo; si sedettero e ordinarono del vino bianco; bianco; subito dopo la donna li raggiunse e si sedette, con loro e con un terzo bicchiere.
“Massimo, ti prego, ascoltami un poco; solo stamane ho preso coscienza dell’abisso di errori in cui sono caduta e non voglio né contestare né tentare inutilmente di giustificare quello che ho fatto; puoi anche non credermi, perché i fatti dicono altro, ma già ieri sera mi disperavo per il male che ti facevo; non posso riportare indietro le lancette del tempo e agli errori non c’è più rimedio; posso solo sperare che tu non abbia stracciato anche quel poco di amicizia che ti rende generoso con tutti.
Ho capito che vuoi uscire completamente dalla mia vita; Giuditta teme che anche il suo percorso universitario si blocchi; lei vive in un monolocale che è di tua proprietà e studia perché tu paghi le tasse e le fornisci il necessario per i libri e per il quotidiano; non riesce a rassegnarsi che la mia imbecillità ha strappato alla radice anche i suoi sogni di laurearsi e di avere poi un riferimento per entrare nel mondo del lavoro!”
“Roby, ho già parlato con tua figlia; non mi posso permettere le stupidaggini di una ragazzina immatura che ha corso dietro ad un sogno d’amore fuori luogo e fuori tempo, calpestando la dignità del suo compagno; Vittorio e Giuditta sono casi a parte che un buon imprenditore, come sono io, risolve separatamente; tua figlia è già avvertita che la sua laurea è un impegno tra me e lei, indipendente dai tuoi pruriti di figa; se vuoi, avverti il tuo grande amore che ho sequestrato anche le sue carte di credito; le consegnerò domani a sua moglie; è cornuta come me e merita di essere informata come lo sono stato io.”
“Massimo, anche io, come mia figlia, avrei bisogno di parlare con te, con la lealtà che tu credi calpestata; vorrei spiegarti come un sogno infantile può uccidere, a certe condizioni, un vita intera; vorrei che mi credessi se dico che sono maturata di colpo, proprio quando toccavo il fondo del baratro in cui mi ero buttata; che non ho fatto in tempo a chiedere perdono; non posso comunicare con il tuo ‘amico’ Vittorio; dovete averne fatte di ogni colore nello scannatoio che io credevo fosse il nostro giardino segreto.
Ti ripeto, ho preso coscienza di me e dei miei errori proprio stamane; quando ho capito che ti avevo cacciato via, mi sono disperata; lui ha riso; l’ho mandato al diavolo e stai certo che, comunque andranno le cose tra noi, non lo cercherò mai più; non so se è giusto che tu travolga in tanto dolore anche la povera Valentina; forse soffrirà meno di te, e anche di me, lasciamelo dire, perché da sempre sa che è stato, il suo, il matrimonio di un parassita con una ricca ragazza, condito da corna a non finire, non solo con me.
Anche in questo, amerei che correggessi il giudizio; non sono una ninfomane; non ti ho tradito con tanti, per il gusto di farlo; da quando sei venuto a stare con me e con mia figlia, un paio di volte al mese facevo sesso con lui illudendomi di ricevere amore, per quella strana alchimia secondo cui una donna da sesso per ricevere affetto e l’uomo finge affetto per ricevere sesso; con lui scopavo due volte al mese, al massimo; tu mi davi amore ogni giorno che Dio manda in terra.
Per caso hai dimenticato che ti dissanguasti per comprare il monolocale solo per mandare fuori dalle scatole mia figlia ed essere più liberi di amarci in qualunque momento della giornata? Se quello che ti disturba è il conto del salumiere, ho fatto l’amore con te, in cinque anni, più di quanto ho scopato, in venticinque, con quello che tu definisci il mio grande amore e che mi accorgo che è stato solo il mio grande inganno.
Non sto facendo i conti della serva perché spero che tu riveda il valore delle offese che hai subito, anche se ci spero tanto; ma perché mi fa soffrire l’idea che tu legga tutto come colpa o reato ed io invece mi senta solo una stupida ragazzina che non ha voluto rinunciare a un sogno estivo e se l’è trascinato come condanna per tutta la vita; il mio ‘amante’ non ha inciso su una sola scelta, neanche delle scarpe, non ha vissuto come sua una figlia che non ha niente di suo.
Tu sei stato il mio uomo dal momento in cui hai rinunciato alla tua solitudine ed hai accettato di vivere con due donne che ti amavano; io ne ho preso coscienza solo stamane; ne sono sconvolta; ti prego, fermati un momento, prenditi tutto il tempo che vuoi; torna ad essere singolo e incontriamoci quando te ne venga voglia; mi troverai ansiosa di te e del tuo amore; non ferirmi ancora una volta, dolorosamente, distruggendo i sogni di mia, anzi lo dico a costo di bestemmiare, di nostra figlia.”
“Roby, cerca di essere più serena; tua figlia ha presentato un quadro molto chiaro della realtà; ha fatto ricorso alla favola per spiegare la tua lunghissima sbandata per un improbabile principe azzurro; per mantenere il tono ingenuamente fanciullesco che ha dato ai fatti tua figlia, pensa a quel gioco per ragazzi fatto coi mattoni; in cinque anni avevamo messo su una bellissima ‘capanna’ non per due ma per tre cuori, io tu e Giuditta; poi, come il lupo per i tre porcellini, qualcuno l’ha buttata giù con un soffio.
Chi sia stato non ci interessa, ma abbiamo bisogno di sapere se si può ricostruire e quanto ci vorrà; tu dici che ti sei appena svegliata da un incubo e che vorresti ricominciare forse dall’inizio; ma io ho già vissuto con te e con tua figlia una storia lunga cinque anni; non so se sono in grado di azzerare tutto e ricominciare; ho bisogno di tempo per riflettere e devo chiedervi pazienza; forse, non ci sono neppure più gli estremi per ricominciare ... “
“No, Max, questo no! Hai detto che la storia l’hai vissuta con mia madre ma anche con me; ho registrato quanto sei legato a me e alle prospettive che insieme abbiamo sognato; adesso non te ne vai in esilio e non mi lasci a domandarmi se il mio padre putativo tornerà o no da me; prenditi il tempo che vuoi; vivi da solo, cercati le donne che puoi avere; ma non farmi mancare la tua presenza, quando devo fare un esame, quando sono preoccupata, quando ho bisogno dell’amore di un maschio, anche se a letto non ti porto.
Se te la senti, a letto ci porti mamma e lei ti darà l’amore che nessuna può darti; io so che la sua vita si rivolterà come un guanto e che adesso più che mai ha bisogno di te, ti cerca e ti aspetta; se hai bisogno di tempo fai con comodo; interrogati, fai esperienze, vivi una vita diversa; ma promettimi che, se te ne andrai, sarà per un buon motivo e che non scapperai di notte come hai fatto con mamma; mi parlerai con chiarezza e decideremo insieme; non voglio provocarti all’incesto, ma ti voglio padre. D’accordo?”
“Massimo, Giuditta evidentemente mi ha già superato in disinvoltura e chiarezza; non ho saputo dirti quel che pensavo; mia figlia l’ha detto per me; fai la tua vita, anche lontano da me, se lo ritieni opportuno; se pensi che la cosa migliore sia andartene e cercare una migliore, hai tutte le ragioni del mondo; ma se ancora un briciolo dell’amore che mi hai saputo dare è ancora vivo dentro di te, ti prego, non bruciare tutto sull’altare di una resa dei conti o di una vendetta; voglio ricominciare e spero che anche tu lo voglia.”
“Ragazze, mi sconvolgete; sapevo che sarebbe stato duro, fare chiarezza; ma a questo punto è difficile stabilire cosa sia meno peggio, visto che a questo ci siamo ridotti; per tutte e due vale il discorso che ho un intenso desiderio di rispettare i miei progetti, sacrificando l’orgoglio e dimenticando il passato; ma datemi il tempo di fare chiarezza in me per superare il terrore che il fuoco non sia estinto e che certe rivendicazioni assurde possano ancora riemergere; ne parleremo ancora, e spesso.
Per ora, devo essere libero di affrontare i miei fantasmi e i demoni che hai scatenato; non posso tornare accanto a te come era, ma ceneremo spesso insieme, tutti e tre; non andrò mai a letto con la mia figlia putativa; non ne sarei capace, per mia educazione; farò ancora l’amore con te, almeno per verificare se c’è ancora la chimica che ci legava; ma non sarà il rito serale del matrimonio anomalo; forse ci daremo amore quando ce ne verrà intenso il desiderio.
Intanto, mi riterrò libero di dare in giro amore e passione, forse solo per cancellare certe dicerie sulla mia potenza amorosa; non verrò mai a chiederti sesso; ti chiederò, come ho sempre fatto, di darmi e prendere amore ma non mi sentirò ancora legato a te indissolubilmente; su quel versante, ho già dato troppo; viviamo giorno per giorno, vediamoci, parliamo, facciamo anche l’amore qualche volta; ma riteniamoci liberi di inseguire altri diversi sogni. Possiamo cenare, adesso, come una famigliola anomala?”
Anche se pensava con un sorriso alla faccia di Vittorio quando si fosse accorto di non avere le carte di credito, Massimo impiegò poco tempo a contattare Valentina per consegnarle gli oggetti; lei, probabilmente preparata all’evento, fissò per l’ora di pranzo del venerdì il momento per incontrarsi e parlare; il pomeriggio libero le avrebbe consentito di trattenersi a discutere di tutto quello che lui volesse; si trovarono d’accordo e fissarono nella solita trattoria che lui frequentava.
Valentina lo avvertì subito che già era stata avvertita da Roberta che l’aveva trattenuta in una lunga confessione di tutte le sue malefatte, aveva ampiamente spiegato le sue ragioni e i comportamenti di suo marito Vittorio, di cui aveva denunciato la malafede e la slealtà non solo nei confronti di lei, sua moglie, ma anche di lui, suo vecchio compagno di trasgressioni e infine della stessa Roberta di cui aveva sfruttato la debolezza di carattere e l’illusione di grande amore per i suoi sporchi giochi a danno di tutti.
Paradossalmente, la donna concluse che, istintivamente, aveva sentito la lealtà della confessione della compagna e lo sollecitava a riflettere molto sulle sue decisioni, prima di scegliere di distruggere una convivenza armonica di cinque anni per una becera vendetta o per una resa di conti che alla fine non avrebbe prodotto altro risultato che il malessere per tutti; fu quasi spontaneo per Massimo chiederle, a quel punto, cosa avesse deciso lei.
“Amico caro, perché solo quello puoi essere per me, se indico a te la pazienza come percorso, è chiaro che sono la prima ad esercitarla per ignorare anche questo ulteriore sfregio al matrimonio, alla buona fede e alla lealtà; ho scelto il matrimonio perché ci credo, al di là del valore di lui; ma già altre volte ho dichiarato che, se mi trovassi a vivere un momento di amore vero, non esiterei a lasciare anch’io, per un volta sola, la strada del bon ton e dell’educazione ricevuta.
Sai bene che da sempre sono stata un poco innamorata di te; ed è da te che vorrei avere uno sprazzo di quella felicità che Roberta dice che sai dare a piene mani quando entri in relazione con una donna; ho sperato proprio che fossi venuto con queste carte di credito solo per propormi di applicare, una volta tanto, la legge del taglione e rendere quello che ti è stato fatto; la tua compagna giura che il male non appartiene al tuo carattere e non sapresti farne; anche per me vale questa convinzione.
Ma se, per qualche ora, tu dovessi decidere di lasciarti andare ad un sentimento puro e completato da un incontro di corpi, oltre che di anime, io non esiterei a seguirti e ad essere con te; non romperei mai il sacramento del matrimonio e non accetterei mai che tu rompessi il patto con Roberta; ma un’ora di follia, fuori dal mondo, stavolta me la consentirei e la vivrei come una dolce fuga nel sentimento, salvo tornare coi piedi per terra subito dopo.
“Vale, qui non stiamo parlando da adolescenti incoscienti e con una lunga vita davanti, fatta anche di amori e di nuove esperienze; non posso garantirti che, se scegliessimo di incontrarci a letto per un’ora, poi saprei tornare nel quotidiano; la cosa che mi fa paura è mia possibile reazione se trovassi in te quelle cose che cerco da sempre e che avevo creduto fossero in Roberta, prima di prendere atto che è stato solo un grosso inganno.”
“Massimo, questo non te lo posso consentire; che tu abbia paura di te stesso, lo capisco; ma non accetto che tu condanni così aspramente e definitivamente una ragazzina che non è cresciuta, per certi aspetti, e che ha sbagliato per amore; credo invece che proprio quell’errore ti debba far capire che Roby è una donna dolce e appassionata; se dichiara, come ha fatto con me, che è pronta a vivere con te l’amore che tu le dai, io sono pronta a crederle; il suo errore non è stato un inganno.
Se vuoi odiarla perché è rimasta fedele ad un amore adolescenziale, è tuo diritto; ma sono certa che non troverai più, alla tua rispettabile età, scusami se lo sottolineo con chiarezza, un’altra che ti faccia soffrire e si faccia amare come hai fatto con lei; anche per questo, ho troppe esitazioni ad abbandonarmi all’amore con te; sei categorico e forse talebano; io voglio una ventata di felicità, per quanto illusoria; tu proponi che distrugga il matrimonio con un parassita e costruisca su quelle rovine una serenità impossibile.
Se tu cerchi questo per prudenza devo dirti di no; se ti accontenti di un briciolo di felicità, sai meglio di me che è fatta di momenti veloci e di cose piccole e leggere; facciamo l’amore come sai farlo tu; poi io torno al mio calvario e tu costruisci con Roberta un nuovo percorso di vita; forse potremmo anche ripetere l’errore, nel tempo; Roberta ha coltivato quel sentimento estivo per venticinque anni, ma era prima la moglie di un altro e poi la tua compagna; forse potresti pendere esempio e continuare ad amarmi senza matrimonio e senza obblighi, solo da amici innamorati e appassionati... “
“Mi sa che ti arrampichi sugli specchi, sapendo che non ce la farai mai; però posso impegnarmi a starti a sentire e a sperimentare con te questo nuovo modo di intendere l’amicizia amorosa con te e la condivisione di vita con Roberta; anche a me piacerebbe intravedere la felicità a sprazzi, anche una volta ogni morte di papa; se proprio non reggo, basta sapere che ci sei.”
Pensarono di andare da lui, alla fine del pranzo; poi Valentina ebbe un guizzo, gli chiese se era in grado di aprire lo ‘scannatoio’ e decisero che avrebbero umiliato Vittorio proprio nel luogo ideale delle sue trasgressioni; non stettero nemmeno a pensarci; in pochi minuti furono alla porta, lui aprì con la chiave di riserva rimasta dove l’aveva lasciata ed entrarono in casa; per un poco Valentina si fece prendere dalla rabbia e dalla curiosità che le suscitava il posto con quello che rappresentava per lei; poi le esplose la voglia.
Prese l’iniziativa e cominciò a spogliarlo; la bestia della libidine che era nascosta in lei emerse di colpo e si scatenò; lo baciò in rapidissima successione su tutto il viso, sugli occhi, sulle guance, sulla bocca e si impossessò come una furia della lingua che succhiò succhiò avidamente; si scatenò anche lui, come se avesse abbandonato le riserve, e la baciò quasi con furore, la succhiò dappertutto, la leccò fin dentro le orecchie scatenando un inferno nella vulva; le palpò i seni e le sfilò camicetta e reggiseno per prendere in bocca i capezzoli duri e grossi come nocciole, che attendevano solo di essere succhiati, serrati, tirati, morsi fino a far male.
Lei slacciò la cintura e abbassò insieme pantaloni e mutande; le apparve un sesso bellissimo, molto grande, molto nodoso, che dava piacere alla mano che lo manipolava, che prometteva gioia in bocca, in vagina e forse anche nel didietro; non aveva esitato, quando Vittorio glielo aveva chiesto; aveva provato piacere e sapeva che voleva darglielo, come gesto d’amore; fibrillò in tutto il corpo e sentì che la figa colava per la serie di orgasmi che anche solo accarezzandosi riusciva a procurarsi.
Capì finalmente che cosa aveva perduto, attaccandosi ad un parassita che le succhiava anima e corpo; ma a quel punto, anche anche solo per una notte, aveva bisogno di riscattarsi; si abbassò sui talloni e prese il membro in bocca; le venne da piangere, tanta era l’emozione di sentire la cappella sotto la lingua e stette ferma un tempo che le parve infinito ad assaporarne il gusto, a trasmettere la lussuria alla vulva per farla sbrodolare ancora; poi cominciò a pompare.
Non sapeva se fosse brava, perché l’aveva fatto solo con suo marito; ma Massimo sembrava impazzire; strabuzzava gli occhi, fremeva e si tendeva tutto, non sapeva se stesse per sborrare e, nel dubbio, si fermò perché non voleva finire presto; potevano fare l’amore quanto volevano; che le facesse fare l’amore fino a svenire; la prese per le ascelle e la sollevò; si era già tolto giacca e si liberò dei pantaloni e delle mutande che aveva ai piedi e, intanto, le sfilò gonna e slip.
Le tolse anche le autoreggenti e; nuda, la rovesciò sul bordo del letto; si accosciò davanti, accarezzò le gambe e le cosce fino all’inguine, spostò i peli che portava lunghi, incolti e folti, aprì con le dita le grandi labbra e piombò con la bocca sul clitoride che, in un attimo, fu gonfio da fare male, ma il dolore si attenuò nella bocca, quando cominciò a succhiare fino a strapparle un orgasmo che non ricordava uguale a nessun altro; stette lì a succhiare, leccare, mordere, martirizzare per una decina di minuti, lasciandola a desiderare ardentemente il sesso nella vagina, finché dovette dirglielo.
“Ti voglio dentro, ti voglio tutto dentro, ti prego!”
La fece spostare al centro del letto, montò su in ginocchio e continuò a carezzare il monte di venere peloso e la vulva che stringeva tutta in una mano; infilò il dito medio per far emergere la fessura, si accostò tra le cosce, appoggiò la cappella alla vulva e spinse dentro; sentì la mazza percorrere il canale vaginale tutto intero, fino all’utero che toccò con un leggero dolore per lei, abituata ad un solo membro, meno grosso; si stese sopra di lei, la baciò sulla bocca e le sussurrò frasi dolcissime.
A lei sembrava di galleggiare su una nuvola; e ogni volta che lui, cavalcandola, sprofondava dentro di lei, la nuvola scendeva verso il basso per riportarsi in alto subito dopo insieme al membro che usciva dalla vagina per ripiombare dentro con nuova lussuria; quando sentì che il suo corpo si tendeva, per l’orgasmo in arrivo, lei alzò le gambe e imprigionò la vita intrecciando le caviglie sulla sulla schiena.
La mazza sprofondò fino al dolore; strinse i muscoli vaginali e lo trattenne dentro il più a lungo possibile; gemendo, esplose dentro una eiaculazione lunga, piena, intensa; rispose urlando i suoi orgasmi, forti, passionali, decisi, da fargli sentire tutto il suo amo
re; se ne stava su di lei a rilassarsi; si accarezzarono il viso, il petto, le spalle; lui le titillò a lungo i capezzoli e dovette pregarlo di fermarsi perché la disturbava, mentre si rilassava.
Accarezzò le natiche sode, dure, tese e le strinse al ventre quasi per farsi penetrare ancora più dentro, anche col pene che si era decisamente ridotto; non avrebbe avuto voglia di andarsi a lavare ma, se avesse lasciato che lo sperma colasse dalla vulva, avrebbe sporcato tutte le lenzuola; intanto, aveva ancora voglia di sentirsi penetrata; e questa volta sentiva l’ano che fremeva, quasi geloso di essere stato trascurato; si sfilo per un momento, raccolse gli abiti e li depositò sulle sedie; andò in bagno a scaricare la vescica e a sciacquarsi la vulva; tornò sul letto e, accarezzandolo, gli chiese.
“Ci fermiamo qui?”
“Per me, assolutamente no; tu cosa desideri?”
Prese la sua mano, la portò dietro e guidò il dito medio nell’ano.
“E’ esattamente quello che avrei desiderato!”
Un momento dopo erano carponi sul letto; lui, dietro di lei, leccava la zona con devozione religiosa; naturalmente, privilegiava l’ano che percorreva in tutte le pieghette che lo chiudevano e nel quale si insinuò prima con la lingua poi con le dita; dopo averci giocato un poco con il medio, si fermò perplesso, quando si rese conto che il suo membro, in un sedere abituato a volumi meno impegnativi, rischiava di fare danno, se non era lubrificato.
Lei ricordò che tra le creme in borsetta ce n’era una alla vaselina che forse dovrebbe avere una funzione analoga; la andò a prendere e gliela consegnò; le unse accuratamente l’ano e il canale rettale, inserendo facilmente prima due poi tre dita e ruotandole dentro; a quel punto, le prese la testa, la fece girare verso di lui e la guardò con amore; fece segno di si con la testa e sentì la cappella che si accostava all’ano.
Entrò delicatamente, ma con sicurezza e fino in fondo; qualche leggero dolorino fu assorbito dal piacere di sentirlo nel corpo.
Stupidamente, mentre lui sprofondava nel retto, lei sussurrò.
“Ti amo. Questa notte ti amo e sono tutta tua.”
“Questo è amore; ti amo anch’io, non solo per questa notte. Forse faremo l’amore solo una volta; ma questo amore improbabile è un regalo divino.”
Cominciò a cavalcarla nel retto con una foga eccezionale; lo sentiva fin dentro lo stomaco, tanto si spinse; e veramente affidò a quella penetrazione il valore di un amore piovuto da chissà da dove e destinato a finire, forse, subito dopo; quando sentì lo sperma invadere le budella, non riuscì a trattenere un urlo bestiale; la più bella esplosione della sua vita.
Subito dopo, mentre si rilassavano dalla potente scopata, lui le chiese come intendeva regolarsi con suo marito Vittorio; aveva bisogno di sapere, per regolarsi nei rapporti con l’ex amico; Valentina gli rispose assai genuinamente che non aveva mai nascosto niente al suo indegno marito e che non aveva nessuna intenzione di nascondergli quell’occasione di grande amore che aveva vissuto con tutte le fibre del corpo.
Se avesse avuto il buonsenso di non tenere nessun conto dell’episodio, tutto sarebbe scivolato sui binari della normalità; se avesse accennato a una qualsiasi reazione, avrebbe avuto la peggio, perché lei avrebbe parlato chiaro coi genitori e nello scontro con la sua potente famiglia, Vittorio poteva anche scommettere che avrebbe perduto con disonore e, se fossero scattate antiche velleità dei suoi parenti, era a rischio la sua stessa sopravvivenza; quasi a chiosare la risposta gli chiese cosa intendesse fare lui con Roberta, dopo quel che era capitato.
Massimo cercò di spiegarle che aveva esposto a madre e figlia le sue intenzioni di riflettere sugli avvenimenti, riservandosi una risposta; Valentina lo guardò con affetto e con una certa ironia; si limitò ad osservare che certi problemi, lasciati insoluti, rischiavano di incancrenire e di diventare letali per la convivenza; lei aveva parlato a lungo con la compagna e aveva capito fino in fondo il dramma della donna che, vittima dell’uragano di un equivoco sentimento d’amore, aveva legato le sue sorti a un ideale strano.
Tutti i suoi errori erano da ascrivere a una fraintesa interpretazione del mito del ’principe azzurro’ che ingenuamente aveva trascinato per tanti anni; gli aveva confessato tutto onestamente; a parte la comprovata slealtà, su cui poteva anche transigere, non era il caso di infierire su una realtà armoniosa e serena per distruggerla, alla loro rispettabile età; se faceva uno sforzo per ricucire, gettando un velo pietoso sugli errori di una donna spaurita, poteva solo essere felice di continuare ad essere coppia.
Il suo matrimonio, bacato alla radice e costellato di tradimenti squallidi, poteva essere il riferimento per capire a che cosa rinunciava distruggendo la coppia; Roberta le aveva confidato di averlo invitato, se ne avesse sentito il bisogno, a ricambiarla con altrettanti tradimenti; lei non riteneva di avere esagerato, avendo scopato con un presunto ‘principe azzurro’ e solo con lui; se Massimo desiderava ripagare i tradimenti scopando con altre, lei chiedeva di riservarle solo amore e fiducia.
“Max, io non so come andranno le cose tra me, te e mio marito; se Vittorio non fa lo stronzo e si tiene le corna come io mi sono sempre tenuta le sue, tu non potrai negarmi ore d’amore, quando te le chiederò; sapere che non incide sul tuo rapporto con Roberta e con Giuditta mi darebbe ancora più forza a coltivare con te il dolce sentimento che mi hai fatto vivere; se tu provi lo stesso per me o se anche non vuoi solo manifestare il tuo maschilismo becero, allora puoi solo andare dalla tua compagna e riappacificarti, adesso.
Se ci scopi mentre ancora siete incazzati, lei per le sciocchezze commesse e tu per le umiliazioni subite, stai certo che riuscite a spiegarvi e a ricominciare; se continui a macerarti nel dubbio, non riuscirai più a ricucire o metterai una toppa che sarà peggiore del buco; dobbiamo entrambi prendere il toro per le corna e dare subito una svolta ai fatti; io so già che andrò a casa, parlerò chiaro, il parassita non accetterà l’idea di un divorzio che lo metta sul lastrico e comincerò a fare l’amore con te abbastanza spesso.
Tu, secondo me, devi andare da Roberta, gettarla sul letto, amarla alla morte, come sai fare con infinita bellezza e, se lo riterrai necessario stabilire le nuove condizioni; non dirà di no, perché ti ama, si è pentita e vuole rimediare; nello stato d’animo attuale, potete anche liberamente parlare di ‘coppia aperta’ e farvi passare le voglie sepolte; è chiaro che siete ambedue disposti alla trasgressione; vuol dire che imparerete a farlo in armonia e d’accordo, anziché alle spalle dell’altro e di nascosto.
Un’ultima raccomandazione, poi sto zitta; non mi rispondere che ci penserai perché su questi temi non si pensa mai troppo; dimmi solo se, lasciando me, andrai dalla tua compagna o se vuoi fare altre scelte; egoisticamente, ti preferirei libero, anche di prendermi con te se mio marito fosse così sciocco da divorziare; ma ti amo veramente e voglio bene alla mia amica Roberta; vorrei sentirti dire che ricucirai lo strappo per essere invogliata a fare altrettanto.”
“Appena torneremo, andrò da Roberta e mi comporterò come tu e il buonsenso mi suggerite; ma sappi che da oggi sono libero di dare amore a tutte le ‘principesse addormentate’ che mi capitasse di incontrare; se Roberta accetterà di essere con me saremo la coppia più ‘nervosa’ che conosci; se sceglierà di non spostare il suo interesse ad altri maschi io ti verrò comunque a cercare più spesso di quanto tu voglia ... “
“Amore, è una minaccia o una promessa?”
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