Racconti Erotici > Lui & Lei > Il figlio conteso
Lui & Lei

Il figlio conteso


di geniodirazza
04.09.2023    |    9.050    |    1 9.7
"Ma per il terzo anno consecutivo, se non mi sbagliavo, lei era calamitata da un bel ragazzo moro del quale avevo saputo a malapena che si chiamava Luigi, ..."
La spiaggia era la stessa di tutti gli anni; anche l’albergo; persino i personaggi che si incontravano, in qualche modo; come tutti gli anni che avevamo soggiornato lì, risultava assai interessante, per la nutrita schiera di giovanotti che sciamava su quella parte del lido, mia moglie Tina, una bella trentenne assai florida e affascinante, che mi aiutava anche nella farmacia dove io, Luca, trentaduenne farmacista, esercitavo da quasi un decennio la professione,.
Ma per il terzo anno consecutivo, se non mi sbagliavo, lei era calamitata da un bel ragazzo moro del quale avevo saputo a malapena che si chiamava Luigi, aveva ventitré anni, faceva l’operaio ed era sposato da pochi anni con una dolcissima brunetta dall’aria assai delicata che si chiamava Marta, di lei avevo intuito, da spezzoni di dialogo che mi arrivavano dal fitto cicaleccio sopratutto tra il marito e mia moglie, che aveva fatto vari tentativi di lavoro con poco successo.
Già negli anni precedenti avevo notato una certa dimestichezza tra i due, perché stranamente la moglie di lui sembrava tagliata fuori dai dialoghi; la differenza di età, che a quei livelli pesa molto, mi aveva indotto a rinunciare a qualunque dubbio sulla trasparenza dei loro rapporti; ma ogni volta il dubbio era rimasto; quell’anno più incisivo che mai, vista l’enfasi con cui si erano affettuosamente salutati sin dal primo impatto.
Quella mattina, per prendere delle cose, dovetti andare al parcheggio dove era depositata l’auto; gironzolai curiosando tra le auto e mi resi conto che l’area era immediatamente sopra la spiaggia, sicché il muretto che la delimitava, da un lato, era quasi a contatto con il tetto spiovente dei bagni; mentre guardavo incuriosito, notai che mia moglie si era mossa dall’ombrellone ed era diretta appunto verso i bagni, forse per una sua esigenza.
Quasi volendo scherzare con lei, tirai fuori il telefonino e mi preparai a riprenderla mentre entrava in bagno; mi fermai quando vidi che tastava tutte le porte per accertarsi che si chiudessero; entrò nell’ultima, ma non girò la chiave; subito dopo il ragazzo dell’ombrellone a fianco entrò cautamente nei bagni e si diresse deciso all’ultima cabina, con la porta accostata; un grosso portello a ribalta, totalmente spalancato, lasciava ampia visibilità all’interno; cominciai a riprendere.
Non si persero in chiacchiere o in preliminari; se non erano già abituati a scopare, per esperienze fatte forse in anni precedenti, dovevano aver concordato tutto nei dettagli, perché appena lui ebbe chiuso la porta alle sue spalle, lei era già accovacciata in attesa del cazzo che le apparve immediatamente, bello grosso e nodoso, quando lui abbassò il pantaloncino; immediatamente dopo, la punta forzava già le labbra carnose di Tina.
Conoscevo bene le pratiche di mia moglie e immediatamente capii che stava succhiandolo lei, impedendogli di scoparla in bocca; un poco mi sorprese la foga che metteva nella fellazione, perché rapidamente la grossa mazza entrò in gola e le sue labbra sfiorarono i peli del pube; ma sapevo che mia moglie adorava succhiare il cazzo e non era strano che si prendesse quella sberla fin oltre l’ugola; per qualche minuto lo succhiò e lo leccò provocandogli intensi spasmi di piacere.
Il tempo a loro disposizione era molto limitato, perché non potevano assentarsi troppo dai coniugi; lei si si staccò con rammarico dalla fellazione e si girò appoggiandosi al water; lui le afferrò i glutei che palpò a lungo, spostò il laccetto del perizoma e appoggiò la mazza alla figa esposta al massimo per la sua visione; un colpo netto e il grosso batacchio sparì nella figa, mentre lei soffocava in una mano il grido di piacere.
La scopò per qualche minuto e dimostrava la sua goduria con mugugni sincopati e con smorfie strane del viso; era chiaro che godeva molto; si sfilò per un attimo, sputò sull’ano e spostò la cappella in alto; capii che stava entrando nel culo perché lei per un momento lo fermò quando lo sfintere venne forzato, poi lo invitò con le mani a spingere e infine respirò di libidine quando le palle batterono sulla figa; l’inculata durò assai poco, rispetto al loro desiderio.
Pressato dalla fretta, sfilò il cazzo dal culo, la fece girare seduta e riportò l’asta in bocca; il pompino stavolta fu intenso e ricco; non si fermò fino a che con un ululato strano dimostrò, spingendo il ventre contro la bocca, che stava versandole in gola una lava di sborra; Tina ingoiò quasi devotamente la sborrata che fu tanto intensa da riversarsi in parte fuori; la raccolse con un dito e la riprese; una goccia le sfuggì e cadde sulla parte superiore del bikini.
Scesi prima che si riprendessero e, quasi per scatenare la guerra, mi accostai ai bagni; li sentii che uscivano commentando.
“E’ stata una bellissima scopata; peccato che sia durata così poco! ... “
“Ci rifaremo stasera; alle nove dirò a Marta che vado a calcetto e avremo tutta la notte davanti ... “
“Io mi invento una partita a burraco; sulla battigia sono certa che si scopa da dio anche per ore!
Ero esterrefatto; mia moglie mi tradiva volgarmente e decideva di farlo per tutta la notte; ero incerto se mandarla al diavolo seduta stante, se scatenare una dura polemica o se stare zitto e aspettare un’occasione per fargliela pagare; riflettei che lo scandalo non serviva a niente, che lei era troppo stupida e presuntuosa per discutere e che dovevo cercare altre vie per punirla; tornai pacifico all’ombrellone e mi sedetti.
“Sei stata a gustare un gelato? Deve esserti colata sul costume un poco di panna; si vede la goccia!”
“Oh dio, si, mi deve essere gocciolato il gelato sul costume; vado a bagnarmi e lo lavo in mare!”
“Ti faccio compagnia, se permetti ... “
Il vicino si era offerto e si mosse veloce con lei verso la battigia; era evidente che discutevano per scaricarsi vicendevolmente la colpa per aver fatto cadere la sborra sul seno; la moglie di lui mi guardò sorniona.
“Era la sborra di mio marito, è vero?! Cosa pensi di fare? Se fai scoppiare lo scandalo ci rimetti forse solo tu; nessuno qui condanna una scopata fuori dal matrimonio; se interrompi la vacanza, è anche peggio; si saprebbe tutto in un attimo e sarebbe comunque scandalo. Pensaci, poi decidi.”
“Tu cosa ritieni giusto fare?”
“Quel figlio di puttana non riesce a tenerlo dentro il pantalone; ogni anno gli va bene con una; quest’anno è toccato a te; ma stavolta non la passa liscia, innanzitutto perché io provo per te molto più che simpatia; se è vero quello che vi ho sentito dire, cioè che di solito fai l’amore e non scopi, tu mi piaci molto; con te non esiterei a ricambiare la scortesia; rendiamogli la pariglia e chi s’è visto s’è visto.”
“Ho sentito che stasera si vedono sulla spiaggia ... “
“Quale è la tua camera?”
“La 503, al quinto piano ... “
“Se, quando Luigi esce, io vengo da te? ... “
“Te la senti di fare l’amore? Non una scopata e via, ma fare l’amore come se fossimo insieme da sempre ... “
“Il tuo è un invito a nozze; ti ho detto che mi piaci; se ci metti amore, ce ne metto anche di più ... “
Si cenava presto, in albergo; e Tina era decisamente ansiosa di chiudere ‘la pratica della cena’; alle nove era già pronta ad andare, come mi aveva dichiarato, a una partita di burraco con le amiche che non sapeva quando sarebbe finita; non la stetti neppure ad ascoltare e lasciai che andasse a cambiarsi per uscire; mi fermai all’ingresso ed aspettai di vedere arrivare la ragazza, forse persino troppo giovane per me, con l’ansia del filarino al primo appuntamento.
Marta arrivò una decina di minuti dopo che Tina se n’era andata; aveva indossato una tunica leggera, forse di seta indiana, probabilmente comprata da uno dei venditori ambulanti che giravano per la spiaggia; si intuiva che era legata solo da un nodo su una spalla e che andava giù appena sciolto quello; sotto si intravedeva un corpo dolcissimo, aggraziato ancor più dall’abbronzatura segnata solo dal bikini assai striminzito che indossava al sole; capii che non indossava intimo.
L’abbraccio, che ci scambiamo appena entrammo in camera, fu di quelli che ti fanno sentire la passione espressa da tutto il corpo; non c’era muscolo del nostro essere che non vibrasse di piacere, di voglia, forse di amore; lei era minuta, quasi una bambolina da trattare con garbo; al confronto, ero un omone grande e grosso; ma riuscii a stringerla a me e a far coincidere le parti del corpo con una voluttà che non ricordavo di avere mai provato, neanche le prime volte con Tina.
La sollevai tra le braccia, mentre lei si incollava a me con un bacio sensuale e cominciava a perlustrare la bocca per cercare il piacere e scatenare il mio in ogni modo; le misi una mano sotto il culo e la portai al letto dove la adagiai come fosse una di quelle bambole che mia nonna metteva al centro, per decorazione; colse il riferimento e sorrise spostando la bocca sugli occhi e sulle guance; ‘la mia bambolina dolce!’ sussurrai vezzoso; mi morse un orecchio e vi infilò la lingua.
Sciolsi il nodo della tunica e con qualche acrobazia la denudai; mi fermai incantato a guardarla tutta e non mi stancavo di ammirare il seno piccolo e raccolto, giusto per il suo corpo, il ventre piatto dove le ossa delle anche facevano da cornice, la figa con un striscia di peli che la segnava dal clitoride all’ombelico, quasi, il viso dolce affondato nel cuscino con l’aureola dei capelli a fare corona; si scherniva ridendo; poi passò all’attacco.
Mi prese per i fianchi e mi spinse a sdraiarmi sul letto accanto a lei; si abbassò su di me e prese a succhiarmi i capezzoli con una delicatezza disarmante; mi abbandonai alla sua bocca e la mia mano scattò automaticamente a stringere il clitoride per titillarla; allargò le gambe il necessario per darmi accesso alla figa e si scatenò a leccarmi e succhiarmi su tutto il corpo; dovetti quasi farle forza per impedirle di prendere immediatamente il cazzo in bocca.
In quei primi momenti preferivo essere io a cibarmi del suo sesso, del suo amore, se ne avessi trovato; e ce n’era tanto; la pioggia di umori mi diceva con chiarezza quanto godesse a sentirsi adorata come la dea dell’amore; e mi ci dedicai con tutto me stesso; ero felice di potere finalmente far sentire ad una donna, disposta a provarlo, la gioia infinita di godere solo assaporando con mani, lingua e denti il piacere di un corpo bello ed aperto al piacere con me.
La indussi a salirmi addosso e a sedersi sul viso; la figa si apriva davanti ai miei occhi, ancora quasi verginale, e mi invitava a cibarmi del suo amore; leccai, succhiai e mordicchiai con tutta la passione che mi scatenava la situazione adolescenziale di una donna giovane con la quale percorrevo i sentieri proibiti del sesso; bagnai in bocca un dito e saggiai il buchetto del culo; reagì con un sospiro di voglia; ero certo che ci fosse chimica tra noi; ma anche molto amore.
Non era una timida, Marta; ma sapeva bene non far pesare la sua presenza; garbatamente si staccò dal mio cunnilinguo, si piegò con la testa sul ventre e prese a leccare la mazza con un delicatezza che mi dava brividi incessanti; mi sentivo deliziato tanto che avrei concluso direttamente in bocca, fosse dipeso da me; ma eravamo in due su quel letto; e lei era animata da una passione forse più calda e decisa della mia; non osavo dirlo, ma mi pareva vero amore.
Non avevamo limiti di tempo e non mi sognavo neppure di frenare la sua fellazione così deliziosa e stimolante; la fermai solo quando mi resi conto che la mandibola si stancava; delicatamente la staccai da me e la feci distendere supina sul letto; mi distesi sul suo corpo e coprii le parti con le mie corrispondenti; sentivo i capezzoli trafiggermi il petto, il ventre vibrare di piacere, le cosce premere sulle mie, la figa fremere di desiderio; appoggiai il cazzo durissimo tra le cosce, rasente la figa.
Un ‘ti amo’ dolcemente sussurrato le sfuggì dalla bocca mentre prendeva l’asta e la dirigeva alla vagina; allargò a ventaglio le gambe e me le girò intorno ai fianchi; poche spinte dal basso in alto e tutto il randello le era entrato nel ventre, credetti con qualche piccolo fastidio per la mole; coi piedi sulla schiena mi impedì di montarla subito per godersi la mazza nel ventre; poi fu lei a dare il ritmo e quasi singhiozzava di piacere ad ogni colpo sulla sua figa, che imponeva spingendomi coi piedi.
Fu quasi un rito di vago sapore sacrale, quello che si consumò tra noi; non ero mai entrato in una figa con tanta dolcezza, con tanta cura, con tanto amore, forse; ma quella ragazza mi ispirava tenerezza e sentimento; il ‘ti amo’ in risposta a lei mi scappò quasi involontario dalla bocca, ma era frutto di un impeto profondo; si strinse a me e mi possedette con tanta passione che mi trovai ad inondarla senza riflettere; mi abbattei su di lei e mi affrettai a scivolare a fianco per non pesarle addosso.
Restammo fermi a gustare il piacere che la scopata ci aveva scatenato dentro; ci tenevamo i sessi senza titillare e ci scambiammo un’infinità di piccoli baci su tutto il corpo; la dolcezza del momento e la location mi rimandavano a quando, poco più che adolescente, mi perdevo nelle dolci carezze e nei feroci strofinii sui corpi delle ragazze che desideravo possedere; ero sposato da dieci anni con una donna altrettanto sposata e sapevo di essere irrazionale, ma mi persi lo stesso nell’amore.
Non so se Marta avesse scelto di darmi tanto amore da stordirmi; se anche lei fosse pervasa dallo stesso languore di sesso e di passione; se insomma stavo vivendo una stagione di amore irripetibile; ma di certo eravamo molto in sintonia e percepivamo le stesse emozioni, forse al di là dell’infinita libidine e lussuria che la situazione suggeriva; di fatto, sembra che entrambi scoprissimo un corpo da amare senza riserve.
Ma non eravamo affatto stanchi e, dopo un riposo quasi fisiologico, riprendemmo a fare l’amore e svariammo con maestria tra fellazioni ardite e cunnilinguo stancanti; in poco tempo fui di nuovo pronto ad imporre la mia mascolinità e lei a reclamare il suo piacere; sorprendendomi molto, mi chiese di sverginarla analmente; con suo marito non ci avevano neanche provato, anche se sapeva per certo che con le amanti lo faceva.
Per buona sorte avevo portato il gel che usavo con Tina; non esitò a servirsene e mi offrì un culo da maestri della pittura che si fece sfondare con qualche doloretto ma, anche per quello, con un amore che mi emozionò alle lacrime; una decisione presa per ripicca diventava all’improvviso una grande storia d’amore; coerente al personaggio, quando lo dissi, mi consigliò di tenere presente che tutto si sarebbe concluso nella vacanza; lei era di suo marito e io di mia moglie; meglio non dimenticarlo.
La tenerezza che mi suscitò anche questa presenza di spirito mi indusse ad amarla al di là del lecito e per tutta la notte non facemmo che rotolarci nelle capriole più belle di un sesso che era, insieme, passione ed amore, non più taciuto, ormai.
Erano le quattro e mezza del mattino, quando ci riprendemmo dall’estasi che ci aveva sorpreso nell’ultima cavalcata; solo allora mi resi conto che mia moglie non era ancora tornata dalla presunta ‘partita di burraco’; decidemmo che lei doveva tornare a casa sua; l’accompagnai per un tratto, mentre le prime presenze ‘di servizio’ animavano le strade; solo molte ore dopo, mentre dormivo alla grossa, Tina rientrò in albergo.
In mattinata, in spiaggia, si sbracciò ad affermare che alle due era tornata e che io già dormivo; le sorrisi ironico e sorvolai; lo stesso fece Luigi con sua moglie che, allo steso modo, lo guardò quasi commiserandolo e mi strizzò un occhio in segno di complicità; l’amai come avevo fatto per tutta quella notte; quel ritmo forsennato di scopata resse per tutta la settimana che passammo al mare; scopai con la giovanissima amante quanto non avevo fatto in otto mesi con mia moglie.
La cosa che mi colpì di più fu che mai, durante quei congressi carnali ad alto tasso di lussuria, Marta si preoccupò di avvertirmi che era protetta o si raccomandò che non le sborrassi nell’utero; il motivo risultò evidente la volta che mia moglie, in una chiacchierata sui massimi sistemi a cui neppure partecipavo, accennò ad una mia sterilità presunta solo da lei, affermando che in anni di scopate non l’avevo messa incinta; poiché non poneva neanche in discussione la possibilità di una sua difficoltà, concludeva affermando che la colpa era solo mia, sterile o forse impotente.
Mi limitai a chiederle come poteva dire che fossi impotente e dichiarare, al tempo stesso, che avevo una mazza da sogno; ma, con Tina, qualunque discorso in cui non le si dava ragione era inutile e sterile; avvertii, per correttezza che forse avrebbe fatto bene a consultare la sua ginecologa, per accertarsi di essere in condizione di riprodurre; respinse ogni possibile dubbio; mi rivolsi a Marta e la guardai con intenzione per farle capire che forse si era fidata di una frase vuota e aveva rischiato di rimanere incinta.
La fine della vacanza fu motivo di molto rammarico per intenzioni opposte; io e Marta guardavamo già con nostalgia alle grandi scopate che ci eravamo fatti; mia moglie e suo marito fantasticavano sulla possibilità di tornare ad incontrarci l’anno successivo per riprendere la loro dolce abitudine di inventarsi partite di calcetto o bevute con gli amici, lui, e gare di burraco o serate pazze ‘tra donne’, lei.
I mesi invernali furono pesanti e gravidi di incognite; mia moglie sembrò ad un tratto rientrare dalla follia estiva e si dedicò tenacemente al lavoro ed alla casa; d'altronde, otto o dieci ore passate fianco a fianco nella farmacia, io a leggere ricette e lei a vendere prodotti di bellezza, impedivano di avere rapporti esterni favorevoli ad incontri ‘alternativi’; una sera che volle ‘vuotare il sacco’ e raccontarmi qualche mezza verità, confessò che in estate si era presa qualche libertà fuori del matrimonio.
Quasi a sua discolpa, mi avvertì che le trasgressioni le erano sembrate inevitabili, se volevamo soddisfare un nostro vivo desiderio di genitorialità, considerato che la mia sterilità mi impediva di procreare e non saremmo mai riusciti a diventare padre e madre; la guardai con gli occhi fuori dalle orbite, sul punto quasi di scoppiare e picchiarla; le urlai ancora una volta che la mia sterilità era una sua stupida invenzione e che piuttosto avrebbe fatto bene a farsi controllare lei dal ginecologo.
Ma i discorsi sensati erano improponibili ad un’arrogante convinta che solo lei possedeva la verità; fui costretto ad avvisarla che, con una moglie tanto bambina e superficiale, qualche corno era il minimo del rischio; le conseguenze, se fossero venute, le sarebbero pesate assai di più; credetti che non capisse fino in fondo il senso del discorso e lasciai stare, essendomi accorto che riteneva di essersi lavata la coscienza e di potere adesso tornare a fare il suo comodo; rinunciò ad impazzare solo perché, evidentemente, non aveva trovato il soggetto adatto; arrivò di nuovo agosto e la settimana di ferie.
C’erano ancora Luigi e Marta, sotto lo stesso ombrellone degli anni precedenti; in più, in un elegante carrozzino riparato con cura da tutti gli agenti atmosferici, sonnecchiava beato un bimbo di pochi mesi; mi bastò guardarlo per ‘sentire’ che era qualcosa di mio, se non altro per le orecchie a sventola, il naso aquilino e i capelli biondi; guardai Marta con aria interrogativa e le posi la tacita domanda che mi premeva, di chi fosse figlio il suo bambino.
Quando i rispettivi coniugi decisero una prima passeggiata solitaria sulla battigia, forse per riprendere da dove avevano interrotto le loro scopate, resi esplicita la domanda.
“Luca, deve essere per forza di Luigi; tu sei sterile; lo dice tua moglie!”
“Lei è un’imbecille ma tu le fai compagnia; è lei che è sterile e, per non vederselo confermare, rifiuta di farsi visitare dal ginecologo e mi accusa senza prove di essere sterile; io ho anche dati certi per affermare che sono in grado di ingravidare qualunque femmina predisposta; ma tu hai preferito credere a lei e non cautelarti quando facevamo l’amore. Come hai fatto per far credere a Luigi che fosse lui il padre?”
“Ho detto che un preservativo era scivolato via durante un rapporto ... “
“ ... ipotesi possibile solo in un caso su qualche milione; adesso tu fai il test del DNA e chiariamo se sono il padre di tuo figlio; ho uno spiccato senso della paternità e non posso lasciare che un figlio mio sia affidato ad un padre come Luigi.”
“Se anche fossi tu il padre di mio figlio, io non intendo divorziare da mio marito; è un debole e tu invece sei un uomo di grande carattere; non posso accettare due divorzi per formare una nuova famiglia; se è tuo figlio, ti studierai tutti i modi per assistere lui e sua madre, senza sfasciare altre famiglie. Sei d’accordo?”
“Tu hai potere assoluto su queste questioni; io posso solo sollevare lo scandalo e non ne ho nessuna voglia; portiamo il bambino in farmacia e facciamo il test; poi valuteremo.”
“Credi che il farmacista ci lascerà fare un test così delicato?”
“Marta, abbiamo fatto l’amore con tutto l’entusiasmo del mondo; ma non sappiamo niente l’uno dell’altra; io sono farmacista, se proprio vuoi, sono un signor farmacista molto stimato, presidente regionale dell’ordine; ho una bellissima farmacia in città e sono anche abbastanza agiato; mia moglie vende sanitari accessori e prodotti di bellezza; tu invece so soltanto che non hai trovato un lavoro adeguato. Ti riferisci a questo quando chiedi che assista mio figlio e sua madre?”
“Posso chiamarti amore quando siamo soli? No, amore! Non ti chiedevo di trovarmi un lavoro; neppure sapevo che ne avevi il potere; è chiaro che se, potendolo fare, mi aiuti a tirare avanti la baracca, sarà anche nell’interesse del figlio che ancora non sappiamo se è veramente tuo. Non ti ho amato per alcune sere né per farmi mantenere; mi sono innamorata come una ragazzina e come un’imbranata sono rimasta incinta; ma non me ne pento; se è tuo figlio, cerca le vie per prendertene cura senza drammi.”
Erano tornati i due ‘piccioncini’; guardai con severità mia moglie per lasciarle intendere che sapevo della sua tresca dell’anno precedente; abbassò lo sguardo ma continuò ad amoreggiare con lui; controllai la fronte del bambino e registrai che scottava; entrai in fibrillazione e mi agitai come un ossesso, chiesi alla madre di portarlo quanto meno in farmacia per assisterlo; suo marito tentò di obiettare ma Tina lo bloccò rivelando che ero farmacista, che me intendevo e doveva lasciarmi fare.
Davvero preoccupato, mi precipitai all’auto, caricai madre e figlio e in pochi minuti fummo in farmacia; incontrammo un medico che conoscevo e gli imposi di visitare il bambino con me; non fece una grinza e dopo un rapido esame ci rassicurò che era un fatto momentaneo; prescrisse uno sciroppo e mi invitò a calmarmi; il farmacista scherzando da vecchio amico mi chiese se per caso fosse mio figlio, visto quanto mi agitavo.
“Questo vorrei che lo stabilisse il test del DNA; Marta è la madre e può chiederlo; io ho bisogno di saperlo; quanto tempo credi che sarà necessario?”
“In pieno agosto, devo portare i tamponi in città e aspettare che li analizzino; diciamo che in un paio di giorni puoi avere la risposta; Tina sa di questa situazione?”
“No.”
“Puoi raccontarmi tutto o c’è un limite?”
“Guarda che è talmente ovvio da essere banale; mia moglie intrecciò un storia con suo marito; noi gli rendemmo la pariglia; poiché Tina insiste a dire che sono sterile, Marta le credette, non si protesse; il bimbo è nato; è molto probabile che sia mio.”
“Farò in modo da avere i referti entro domani. Auguri a tutti e due!”
Tornammo all’ombrellone col bambino sfebbrato, ma non trovammo i nostri coniugi; andai diretto al punto di osservazione da dove li avevo visti l’anno precedente e non ebbi difficoltà a localizzarli nella stessa cabina del bagno; anche stavolta stavano scopando come non ci fosse un domani; Tina era scatenata e incitava l’altro a sfondarla e riempirla sempre di più; Luigi si limitava a pompare con foga inaudita spingendola contro la parete a cui si era appoggiata.
Non avevo bisogno di altre prove e abbandonai il punto di osservazione; tornai da Marta e le carezzai dolcemente il viso; mi strinse la mano tra mento e spalla; non provavo neppure voglia di fare sesso; mi bastava la dolcezza di quel momento di abbandono; chiese con lo sguardo notizie; le dissi che la solfa si ripeteva; mi chiese se saremmo riusciti, col bambino, a incontrarci e a fare l’amore con la vigoria di sempre; la rassicurai che non ci sarebbero stati problemi.
La sera stessa, quando i due si incontrarono clandestinamente sulla spiaggia, lei venne all’albergo e riuscimmo ad amarci con molto desiderio e quasi con la convinzione che cominciava per noi un’avventura a tre, figlio compreso; non furono i fuochi d’artificio che avevamo registrato l’anno prima, ma fu un serata intensa e varia; facemmo l’amore in ogni modo possibile; alla fine, l’accompagnai alla pensione dove alloggiava e la lasciai con un magone che non riuscivo a spiegarmi.
Il giorno seguente, il farmacista mi chiamò per comunicarmi che aveva avuto il responso del test; il bambino era mio figlio; adesso spettava a me decidere cosa fare con sua madre, con suo marito e sopratutto con mia moglie; tornai dalla farmacia assai preoccupato; Marta, non appena mi vide, mi chiese con gli occhi la novità; le feci solo cenno di si con la testa e le fu chiaro tutto; adesso dovevo prendere il toro per le corna.
Mi spostai verso Marta e il carrozzino del bambino, quasi a volerli proteggere se il caprone fosse scattato in un imprevedibile gesto di furore; tirai fuori il documento e lo passai ai due perché lo leggessero.
“Cosa vuole dire questo certificato?”
“E’ un test del DNA applicato a me a al piccolo Vittorio; si dice a chiare lettere che sono suo padre ... “
“Non è possibile! Tu sei sterile!”
“No, cara; sei tu che sei un’imbecille della peggiore specie; con questa affermazione hai indotto all’errore Marta che non ha preso precauzioni quando abbiamo fatto l’amore, perché noi abbiamo fatto l’amore, sappiatelo, mentre voi scopavate come ricci sulla spiaggia e nei cessi!”
“Ma che stai dicendo?”
“Tina, scendi dal piedistallo e parla da persona civile; vuoi vedere il filmato di ieri nel cesso o preferisci quello dell’anno scorso? Veramente ancora ti illudi di giocare a nascondino con tuo marito e fargli le corna perché ti diverte?”
“Oh, mio dio, sapevi tutto e hai taciuto?”
“Sì, perché proprio in quel momento abbiamo scoperto che un colpo di fulmine ci aveva spinto all’amore ... adesso smettiamo di giocare ai bambini e parliamo seriamente delle conseguenze di questa situazione ... “
“Luca, non sono la bambina che mi consideri; ho fatto errori molto gravi, forse per nascondere le mie debolezze; ma di una cosa sono certa; non voglio perderti; non mettere tra le ipotesi il nostro divorzio; piuttosto ti ammazzo e mi ammazzo.”
“Ma tu hai capito che adesso c’è di mezzo un figlio, che tu non potrai mai avere perché sei tu ad avere problemi di riproduzione? Io a quel figlio non rinuncio, a costo di mobilitare un esercito per rivendicare i miei diritti ... “
“Sentite, gente nervosa, il figlio è mio, prima ancora che tuo o di mio marito; della sua sorte sono la prima a dover decidere; e non sapete cosa è capace di fare una madre per suo figlio; quindi, Luca, calmati e ragiona; non ci saranno divorzi, a meno che Luigi non decida di rompere il nostro matrimonio; il minimo di buonsenso suggerisce che tutti facciamo un passo indietro; se le coppie restano intatte, bisogna solo trovare il modo di gestire la doppia paternità di mio figlio; visto che sei così logico e potente, hai delle idee, amore mio?”
“Marta, almeno davanti a me, chiamarlo amore mio è offensivo!”
“Ah, è vero; è più nobile uscire per andare a calcetto e tornare a giorno fatto dopo avere sbattuto la tua bella sulla spiaggia per tutta la notte! Io non so come ti rivolgi alla tua amante o alle tue amanti, visto che sei recidivo; io ho perso la testa solo una volta e, mi dispiace per te, mi sono innamorata; lui è il mio amore e glielo dico, anche se ti fa male sentirlo! ... Luca che mi dici?”
“Che mi chiami amore? Mi fai felice! Per nostro figlio hai già avuto delle indicazioni; vai da un giudice e dichiari che tuo figlio è nato, in un rapporto extraconiugale, da te e da me; a quel punto sarò padre anche legittimo e avrò tutte le responsabilità e gli oneri conseguenti ... “
“Sì, ma la madre di tuo figlio è disoccupata e vive sul salario di suo marito ... “
“Ti sbagli; mio figlio non può essere affidato al reddito di un operaio che nel caso specifico non ha colpe; vuol dire che ti troverò un lavoro che ti consenta di occuparti anche del bambino ... “
“Sei attrezzato per i miracoli?”
“Donna di poca fede, come minimo posso assumerti come impiegata in farmacia ... “
“Luca, ma che sa Marta di farmaci? Ci vuole una laurea per essere tua assistente ... “
“Tina, tu quale qualifica hai per vendere profumi in farmacia?”
“Ma io mi occupo di tutte altre cose!”
“Non stavamo pensando di assunere un’altra commessa? Marta non ti sta bene perhè è innamorata di me o perché si porterebbe nostro figlio, sul lavoro?”
“Aspetta, Luca, fammi capire; stai dicendo che vorresti assumermi in farmacia per mettermi a vendere slip, reggiseni, profumi e preservativi?”
“Non te la senti?”
“Of corse, presidente carissimo; dici che posso portarmi sul lavoro il carrozzino con mio figlio?”
“Se porti in farmacia nostro figlio, io posso spupazzarmelo per ore; non faccio un favore a te, lo faccio a me!”
“Luca, ma in questo quadretto io ho posto?”
“L’avete appena detto; non si parla di divorzio, per nessuno; resti mia moglie e cerchi di esserlo con dignità e lealtà.”
“Ti prego, non ho cercato di ingannarti; ho scherzato col fuoco e mi sono bruciata.”
“Luigi, manca la tua opinione ... “
“Che volete che vi dica; ho innescato io il casino e ne pago le conseguenze; lo farai anche con me, un figlio?”
“Marito caro, parliamone quando sarai maturato un poco e riuscirai a tenerti chiusa la cintura di pantaloni ... “
Tina improvvisamente sembrò rinsavire e prendere coscienza del momento; ammise che, non potendo io avere un figlio con lei e non avendo neppure accennato al divorzio, era giusto che mi dedicassi tutto a quello che era già nato; lei, assurdamente, aveva scelto di fare un figlio con un altro quando era convinta che fossi sterile; le sembrava logico che, anziché adottare uno sconosciuto, il figlio fosse almeno di uno dei due; ovvio che il figlio di Tina fosse l’ideale per noi.
Ancora più paradossalmente, mi ‘impose’ di provvedere a sua madre, in gravi difficoltà economiche; osservò che assumerla con il suo stesso ruolo e funzione nella farmacia, destinandola ai prodotti di bellezza, senza necessità di qualifiche speciali poteva aprire un percorso da lei molto desiderato, quello di strutturare un’attività commerciale, solo di prodotti cosmetici ed intimo, in cui le ‘due madri’ potevano affermarsi anche contro di me, il tiranno; la guardammo sorpresi; fu Marta ad esplodere.
“Stramaledetto impossibile amore mio, riesci a farmi impazzire? Devo sapere dal tuo amico e collega farmacista che sei il Presidente regionale dell’Ordine, che la tua farmacia è un negozio di lusso per signore eleganti, che tua moglie gestisce la vendita di prodotti di lusso; adesso Tina dice che puoi assicurarmi un posto di lavoro che mi consenta di non lesinare i centesimi di un salario operaio e parla di un’attività da far crescere in due; ora sono io a chiederti di essere l’uomo dei sogni.
Vittorio è tuo figlio e non ci sono dubbi; mio marito, se non vuole restare solo, accetta qualunque condizione; io vengo a lavorare con voi e mi porto il bambino con me; avrai la possibilità di giocarci dieci ore al giorno e lui sarà garantito finché diventerà un farmacista più bravo di suo padre ed erede della bottega; tu e Tina troverete un equilibrio e lei sarà madre putativa di nostro figlio; cosa puoi volere di più dalla vita?
Pensa che, addirittura, se Luigi non si rassegna a tenere chiusa la cintura dei pantaloni, e sappiamo tutti che non lo farà, io non correrò a cercare ragazzini da concupire, ma farò l’amore con l‘unico uomo che ho amato dopo mio marito, te maledetto plagiaro; Tina starà zitta, qualche volta, e ci lascerà fare la bella famigliola, io tu e nostro figlio; ti serve altro per decidere?”
“Mia moglie e la madre di mio figlio hanno scelto per me; come ci si regola in queste vacanze? Coppie ricomposte o intese del momento?”
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il figlio conteso:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni