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Lui & Lei

I capricci di Titina - il ritorno


di geniodirazza
03.06.2023    |    1.938    |    0 9.6
"Forse era davvero la donna che avevo sperato di trovare nella Titina che avevo scelto per viverci insieme; a quel punto del percorso, l’alternativa tra le..."
Come avevo tristemente previsto, il viaggio da Diamante a Napoli si presentò difficile sin dall’esordio; appena ci immettemmo nell’autostrada, il tratto da Reggio Calabria a Salerno si rivelò un’autentica trappola di cantieri di lavoro, di incolonnamenti e di impedimenti vari, spesso inspiegabili, che dilatarono il tempo di percorrenza fino al punto che, a tramonto inoltrato, eravamo ancora distanti da Napoli.
Avevamo chiacchierato alquanto, io e la ragazza che conoscevo per la prima volta; non mi ci volle molto per cogliere i tratti di una personalità determinata e lucida, di donna che sapeva quali fossero gli obiettivi alla sua portata e che metteva tutti i suoi talenti al servizio di quelli che si prefiggeva; in questa dinamica, mi chiarì quasi da subito che si era costruita il viaggio insieme perché, alla luce degli avvenimenti al Villaggio, sperava di imbastire con me una storia possibile e non molto effimera.
Le chiesi se nei suoi progetti avesse previsto anche un rallentamento del viaggio di ritorno, inserendo, nel caso, il soggiorno in qualche città d’arte meritevole; mi disse fuori dai denti che nella sua esperienza mancavano una visita a Napoli e a Firenze e che non avrebbe rifiutato un passaggio interessante per Roma, le tre città più importanti sulla direttrice di marcia per il nostro ritorno; fino alla riapertura della fabbrica, non aveva necessità di rientrare in città.
Ci fermammo a pranzare in un’area di servizio con ristorante e consumammo un pranzo leggero, lei per abitudini alimentari, io perché avevo davanti una lunga guida; riprendemmo la marcia e in breve fummo alle porte di Napoli; le strinsi una mano per complicità e sentii che ricambiava la stretta con gioia; scelsi la direzione verso la metropoli campana e lei depositò un bacio affettuoso su una guancia; la mossa imprevista mi fece scartare e una manovra risultò incerta.
La rimproverai, non per il bacio, ma per l’intempestività che ci aveva messo a rischio; si profuse in molte scuse e la tirai verso di me appoggiandole una mano in grembo, a sentire il calore della vagina senza tentare sollecitazioni; mi strinse la mano premendola sul ventre e si scusò ancora promettendo che non avrebbe fatto più gesti azzardati ma che avrebbe atteso pazientemente che le dessi tutto l’amore di cui ero capace.
“Come fai a sapere che do amore in un amplesso?”
“Elisa lo ha confermato; Titina ci aveva riempito l’anima della bellezza dell’amore con te; lo voglio per me, quell’amore; e non ti consentirò di essere l’occasione da una volta e via; ti chiederò di essermi di riferimento, senza opprimerci con la convivenza o la monogamia … “
“Hai già conoscenza di rapporti di convivenza?”
“Sì; avevo un uomo che amavo moltissimo e mi ricambiava con uguale intensità; purtroppo, sparì dalla mia vita senza un perché ed ho scelto di rimanere single e libera; ma, se me lo chiedesse un uomo dolce e delicato come ti dipingono le sole donne che conosco con cui hai fatto l’amore, stai pure certo che farei di tutto per averti con me quando ho voglia di vedere uno spettacolo a teatro, un buon film o di leggere un buon libro.”
“Come mai con questi gusti e con questa sensibilità culturale sei solo impiegata amministrativa?”
“Marco, hai deciso di scandagliare la mia anima?”
“No; sto cercando di capire con chi sto facendo un lungo tratto di strada fino a casa; sappiamo entrambi che vogliamo fare l’amore e che impiegheremo almeno una settimana, per tornare a casa; sento che sto bene con te e, prima di innamorarmi, voglio capire di chi e perché; mi trovi troppo investigatore?”
“Neanche per sogno; io mi sono già molto informata su di te e sapevo di quale uomo mi stavo innamorando, prima di saltare il fosso e balzare nella tua auto; è giusto che tu sappia; per mia fortuna, vengo dagli studi di ragioneria; stavo facendo l’università, Psicologia, quando mio padre morì in un incidente sul lavoro; mia madre non era in grado di mantenere tutti i figli agli studi ed io dovetti trovarmi un lavoro; il diploma di ragioniera mi servì ad entrare in amministrazione; tutto chiaro, am … ico mio?”
“Luana, se mi verrà di chiamarti ‘amore’ non credere che mi farò le fisime che ti sei fatta tu; ho sempre sulla bocca quello che sento nel cuore; mi sto innamorando e, peggio ancora, sento che ti sei innamorata; se ti venisse di chiamarmi amore, non sarei io a rimproverartelo … “
“Mancano pochi chilometri; mi sto già sciogliendo di dolce languore di fronte a questo paesaggio inimitabile che fa la grandezza di questa città; basterà questo per farmi scoppiare di gioia e d’amore; quando ti avrò con me, in me, stai certo che quello che tengo dentro ben nascosto salterà fuori e allora saprai quanto amore so dare; un po’ come questa mattina, quando un gesto errato ci ha fatto rischiare, me ne sto buona e zitta ma sto scoppiando dalla gioia anche solo di guardare in silenzio!”
“Dolce amica mia, ancora pochi minuti e ci saremo; ho prenotato un hotel a Marechiaro con vista sul golfo che ha anche un ristorante famoso per le specialità marinare; ceneremo quasi sull’acqua … “
“Allora, davvero mi ci hai portato con le pinzette; amore, sarà la nostra luna di miele?”
“Ti rendi conto di quello che dici? Vuoi davvero che io porti in braccio la sposina sul talamo e che mi prenda il suo candore, quello dell’anima?”
“Voglio darti amore; voglio avere amore; non conta il resto, se non perché voglio cenare guardandoti negli occhi e perdendomi nella dolcezza di guardarti!”
“Luana, capisci da quale inferno sto uscendo? Ti rendi conto di come può essere impegnativa questa scelta?”
“Dottore, adesso lei mi costringe alla presunzione; forse lei è passato da una selva oscura; ma la sua Beatrice è paziente, dolce e innamorata; le va di affidarsi, a rischio di farsi male?”
“Beatrice è stata spinta da una volontà superiore che nel nostro caso si chiama amore; ed a quello mi affido; da questo momento, e finché lo vorremo, saremo innamorati persi; stammi stretta vicino e zittisci; goditi un tramonto indescrivibile a parole!”
Eravamo arrivati a destinazione e impiegammo poco a prendere possesso della camera che avevo prenotato telematicamente mentre si pranzava; poiché era quasi ora di cena, decidemmo che avremmo fatto portare in camera i nostri zaini e saremmo andati al ristorante al piano interrato, sulla linea di battigia dell’acqua, e avremmo cenato a pesce; proprio come se fossimo due sposini in viaggio i nozze, ci dilettammo a guardarci negli occhi, a scambiarci carezze e affettuosità in ogni momento.
Il personale del ristorante, per quanto abituato a situazioni del genere, sembrava quasi affascinato dalla dolcezza della vicenda e i camerieri non smettevano di guardare con passione, quasi con amore, Luana che, sbalordendo tutti letteralmente, assaporava con gusto le pietanze, ne discuteva con sapienza con il maitre e, nel caso del vino, col sommelier che ce lo consigliava; ero quasi tentato di dirle con tutta la passione che mi ispirava che non intendevo rassegnarmi all’idea di averla solo una settimana.
Forse era davvero la donna che avevo sperato di trovare nella Titina che avevo scelto per viverci insieme; a quel punto del percorso, l’alternativa tra le difficoltà di un rapporto ormai consumato e forse defunto e il rischio di una storia completamente nuova ma di cui vedevo, come sempre avviene, solo le luci abbaglianti, cominciò ad assillarmi; mi sarei tirato dietro a lungo il dubbio e, a mano a mano che analizzavo la compagna di viaggio e ne scoprivo la delicata sensibilità, mi orientavo a sceglierla per la vita.
La ‘mazzata dura’ me la presi quando ci ritirammo in camera, ufficialmente per dormire e smaltire la durezza del viaggio; il corpo delicato, fragile, dolce e sensuale mi fece vibrare le corde di un sentimento nascosto; la sentii rifugiarsi nel mio abbraccio quasi a chiedere protezione; la strinsi con delicatezza, temendo forse di spezzarla tra le braccia, messo all’angolo da una passione violenta che le promanò dal ventre che si appiccicava al mio e lo possedeva in un abbraccio voluttuoso.
Le labbra che succhiai con la violenza di un aspiratore mi si concedettero morbide e delicate facendomi sciogliere in languore di passione; mai un bacio era durato a lungo come quello che scambiai con Luana; lo rendeva con una passione ancora più viva ed accesa; la mia lingua balzò a leccare la sua bocca, tutta; ma la sua rispose con identica voglia di amore, di sesso, di libidine; il bacio si fece ancora più languido, intenso, lussurioso; per un tempo infinito ci scambiammo sapori, umori, voglia di sesso.
Quando mi resi conto che il fallo mi era balzato su ritto e duro come non lo avevo mai sentito, notai immediatamente che la sua vulva si era appiccicata al mio inguine e cercava nei movimenti nervosi del ventre la soddisfazione di un desiderio di orgasmo che non riusciva né a contenere né a soddisfare; istintivamente strinsi le natiche morbide e dolci; lei gemette di voglia rinnovata e incontenibile; io mi sentii esplodere nel cuore, nella testa, nel sesso una voglia di possesso totale.
Mi sfilò dalla testa la camicia hawaiana che avevo indossato e tentò di abbassare il pantaloncino manovrando fra i corpi avvinghiati e vogliosi; sciolsi il pareo che aveva usato per coprire il bikini e slacciai il reggiseno che scivolò tra i ventri compressi; lo prese per un estremo dei laccetti e lo cavò via, appiccicò i seni al mio torace e sentii i capezzoli aguzzi appuntirsi contro i miei e agitarsi di piacere; infilai una mano tra i corpi e ne artigliai uno; gemette a lungo e forse ebbe un orgasmo.
Con mille manovre acrobatiche, riuscì ad abbassarmi i pantaloncini finché il sesso si levò duro e possente contro la vulva; sculettò un poco finché scivolò fra le cosce, rasente la vagina, e si agitò a lungo mimando una copula che ebbe effetto, perché la sentii illanguidirsi in bocca e salivare con forza, segno che l’orgasmo la stava sconvolgendo; accentuai la sensazione spingendo il bacino contro il suo che attiravo a me per le natiche e copulai in piedi, tra le cosce, a lungo.
Le bocche non si decidevano a staccarsi e il nostro amplesso, ora, era appannaggio delle bocche che si succhiavano, dei sessi che si strofinavano e della mani che percorrevano i corpi con la più grande voluttà; Luana mi prese il volto tra le mani e, staccandosi dalla bocca, cominciò a percorrere, con piccoli baci dolci e quasi a sfiorare la pelle, la fronte e gli occhi, le orecchie e la gola; avevo la sensazione che si stese impadronendo dei miei lineamenti per farli suoi.
Contemporaneamente, le mani si agitavano sui corpi; sentivo la dolcezza di quelle di lei che sembravano volere entrare nella pelle del petto, delle spalle, del ventre, finché una arrivò ad afferrare la base del fallo e avviò una masturbazione dolce e meravigliata, di fronte alle dimensioni, forse inaspettate, dell’asta; Luana offriva alle mie la perfezione del seno maturo ma compatto e duro, dei capezzoli ormai dolorosamente gonfi e puntuti.
Quando la mia mano scivolò sulla vulva e il dito medio cercò l’accesso alla vagina vagando su grandi e piccole labbra ma soprattutto stimolando il clitoride che pianse umori di orgasmo, il suo piacere montò fino al cielo e si abbandonò alla goduria dell’orgasmo che la faceva impazzire di felicità; si rilassò languida contro il mio corpo e si lasciò sfuggire incauti e involontari gemiti di piacere tra i quali un ‘ti amo’ esplose con la forza di una rottura degli schemi.
“Se era la chimica che dovevamo verificare, mi pare anche superfluo dichiarare che ce n’è tanta da sommergerci; ti amo anch’io; adesso lo so perché anche il mio corpo desidera il tuo più di quanto abbia mai potuto desiderare e amare il corpo di qualunque altra donna.”
Mentre lo dicevo, l’avevo spinta supina sul letto e vi ero salito anche io per inginocchiarsi ai suoi piedi ed affondare il viso tra le cosce, cercando con le labbra e con le dita la vagina e il clitoride; quando il pollice e l’indice catturarono e strinsero il centro della sua femminilità, Luana si sentì perdere nel blu notte del cielo stellato che dalla sua posizione vedeva nettamente; si lasciò andare ad un piacere tiepido e continuo che sentiva scivolare dalla vagina tra le cosce e, forse, sul lenzuolo.
La strinsi quasi istintivamente in un abbraccio caldo e appassionato; la sentii abbandonarsi languida all’emozione; intuii il desidero di essere penetrata e scivolai col corpo sul suo finché le bocche si catturarono in un bacio sensuale; mossi la mano tra i corpi e diressi il sesso alla vagina; la penetrai con dolcezza e sentii i muscoli del canale vaginale reagire con forza, quasi soffrendo la violazione e abbracciando la verga con libidine.
Non avevo bisogno di conferme, per capire che non era né vergine né inesperta; ma colsi anche che i suoi muscoli non erano assuefatti a lunghe e libere copule; la mia mazza, pur se notevole, chiaramente violava tessuti e spazi non abituati alla penetrazione; inevitabilmente, scattò il confronto con Titina e non potei far a meno di esaltarmi, di fronte a quella ‘violazione’ che mi proponeva una giovane donna disposta a dare amore e, forse, la lealtà che l’altra aveva calpestato.
Quando gli ossi pubici si scontrarono, lei allargò le gambe e, con naturalezza, le portò a circondarmi i lombi; passai una mano dietro la schiena e unii i piedi; colse l’indicazione e li incrociò regolando la spinta nella copula; mi sentii travolgere da una nuova, inedita passione, favorita dai gemiti di piacere che mormorava sulla mie labbra e nelle mie orecchie; percorsi la bocca con la lingua, portai una mano su un capezzolo e l’amai con tutto me stesso.
Mentre la montavo con tutta la dolcezza che il giovane corpo mi ispirava, infilai la mano e carezzai con desiderio una natica dura e puntuta; spinsi avanti le dita e forzai col medio le grinze dell’ano; le sentii reagire quasi con fastidio, mentre comunque ricevevano la pressione del dito fino allo sfintere decisamente stretto; le chiesi se fosse ancora intonsa, dietro.
“No, mi spiace; se vuoi, puoi anche prendermi analmente; ma devi essere delicato e opportuno; non l’ho fatto spesso e tu … “
Non completò la frase, ma era evidente che si riferiva alla sperequazione tra il diametro del suo ano e quello del mio fallo; la rassicurai che volevo da lei anche quella parziale verginità; ma avevo deciso che avremmo fatto una vacanza lunga e intensa; durante quella, volevo sperimentare tutti i modi possibili di fare l’amore e ci saremmo attrezzati per farlo a lungo, forse anche in previsione di una storia non breve né superficiale.
Mi abbracciò con rinnovato amore e sembrò quasi promettere mentre mi sussurrava, labbra contro labbra.
“Mi sto innamorando di te più di quanto suggerirebbero la logica e il buonsenso; in questo viaggio voglio essere la tua compagna in tutto, soprattutto nell’amore e nel sesso; ma se davvero vuoi farmi un regalo d’amore, mi piacerebbe visitare con te Napoli, Roma e Firenze; se non ti pesa l’onere, due giorni per città sarebbero sufficienti; per ora, però, visto che abbiamo sulle spalle un viaggio lungo e tormentato, vorrei anche dormire tanto; ti turba se ti chiedo di fare l’amore e di dormire poi, almeno questa notte, abbracciati come due innamorati veri; con la mia schiena contro il tuo petto?”
“Non mi turba niente, con te; sento di essermi innamorato anch’io e voglio solo tenerti tra le braccia, domani andremo un poco in giro e, quando lo decideremo, faremo tutto l’amore del mondo, senza limiti e senza problemi, come se davvero dovessimo essere innamorati per sempre … “
L’orgasmo esplose con una naturalezza che ci sorprese; non si staccò e non mi spostai, neppure quando il fallo, barzotto, uscì dalla vagina; scivolai al suo fianco e mi stesi sul fianco destro, continuando ad abbracciare il seno giovane ed ancora eccitato; ruotò tra le mie braccia e si stese sul fianco, spingendo le natiche contro il ventre, suggerendomi con lussuriosa dolcezza.
“Adesso crollerò perché sono stanca; non prendermi da dietro; vorrei dormire; ma non farmi staccare e tienimi abbracciata!”
Dopo un poco ronfava dolcemente; non ci eravamo puliti dagli orgasmi e dagli umori della copula; ma mi accorsi che lentamente anche io scivolavo nel sonno, forse cullato dalla sciabordio del mare contro la riva sotto di noi; fu lei a svegliarsi per prima, forse perché la destò la luce che veniva dall’ampia finestra che avevamo lasciato aperta; ordinò la colazione e andò in bagno per infilarsi sotto la doccia; mi svegliò con l’aroma del caffè e il tintinnio delle tazzine.
Ci fermammo a Napoli due giorni, di cui non sprecammo nemmeno un minuto; oltre a visitare tutti i monumenti e i luoghi storici della meravigliosa città, riuscimmo a fare una puntatina alla Solfatara di Pozzuoli e all’antro della Sibilla a Cuma; rinunciammo a visitare Pompei e Capri perché non ci sarebbe stato tempo; tra il serio e il faceto, le promisi che in un’altra occasione avremmo visitato gli scavi e l’isola dell’amore; si limitò a sorridermi con dolcezza.
Nella notte successiva, facemmo l’amore veramente alla grande e ci sbizzarrimmo con tutta l’esperienza che avevamo, ma anche con tutto l’amore che ci esplose d’improvviso in ogni poro del corpo; scoprii in lei una matura conoscenza del sesso e la disponibilità a fare tutto, dalle lunghe fellazioni al coito anale che ci eravamo promessi, dalle lente masturbazioni contemporanee e reciproche, fino ad entusiasmanti sessantanove, allo spagnole più elaborate, concluse con l’eiaculazione in bocca.
Nel primo pomeriggio del secondo giorno, prendemmo la via per Roma che raggiungemmo in poche ore di viaggio; percorremmo tutti gli itinerari propri del turismo veloce nelle città d’arte, visitammo i monumenti più accessibili e celebrati, pranzammo e cenammo nei locali caratteristici; ma, soprattutto, nelle due notti che trascorremmo in albergo, facemmo l’amore con l’entusiasmo della coppia di sposini in viaggio di nozze.
Naturalmente, non mancammo di sottolineare la particolare condizione di quel nostro viaggio e, quasi naturalmente, riconoscemmo che era il preludio ad una convivenza abbastanza agevole e molto soddisfacente; Luana non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua determinazione a vivere da sola; ma una piattaforma per stringere un legame forte senza pestarci i calli potevamo comunque costruirla.
Dopo due giorni, partimmo per Firenze, stavolta quasi danzando come innamorati perduti in un mondo di fascino solo nostro e la città ci venne incontro come la sede naturale di un grande amore che combattevamo razionalmente ma vivevamo nei fatti riconoscendo ad ogni passo la gioia di stare insieme, in sintonia, in armonia, nella convinzione di essere ‘coppia’ ad onta delle proclamate esigenze di individualità.
Quando Luana dovette scendere davanti a casa sua, si vedeva che, mentre ritirava lo zaino, ricacciava indietro le lacrime; la abbracciai con tutto l’entusiasmo che l’amore mi ispirava e le baciai lungamente gli occhi, a lavare via le lacrime.
“Luana, questo non è e non può essere un addio; ho voglia di stare con te, a lungo se è possibile; per rispetto alle nostre scelte, non ti chiedo di venire a vivere con me, al posto di Titina; ma ho voglia di vederti e di sentirti anche tutti i giorni, di pranzare e cenare con te, in mensa, in taverna, al ristorante; voglio che tu prenda il posto di mia prima segretaria e che mi sia compagna in tutte le cerimonie; possiamo anche decidere di non vivere insieme; ma innamorati, ‘fidanzati’ per così dire, possiamo esserlo?”
“Siamo una coppia a rischio di innamoramento vero; se decidiamo di convivere, ti chiederò di darmi un figlio; quello sarà il nostro certificato di matrimonio; oppure, se te ne vai, sarà la tua persistenza a fianco a me; se non mi amerai più, voglio continuare ad amarti attraverso il figlio che mi darai. Ti fa paura l’idea? Per me è l’ideale, appena riapre la fabbrica, farmi nominare tua segretaria.
Significherebbe vivere con te otto o dieci ore al giorno; imparerò ad essere unanimi e convinti; se decidi che anche a pranzo e a cena possiamo stare insieme e che mi porti con te dovunque ti porti il lavoro, vivrò nel sogno più fantastico che io possa immaginare; se poi ci dovessimo rendere conto che possiamo anche vivere insieme e avere un figlio nostro, non ci sarà niente che mi possa impedire di realizzare il mio sogno infantile.
Forse non sono riuscita a spiegarti il mio punto di vista; l’amore mi ha profondamente delusa, una volta; dopo un lungo periodo di convivenza, lui mi lasciò perché non ‘provava più stimoli’; decisi di fare a meno dell’amore unico, ma ho sempre frenato le mie pulsioni; non sono andata a cercarmi animatori prestanti; tu mi hai fatto vivere in una settimana la dolcezza di un vita in comune con una persona di grande sensibilità; ora mi proponi godermi questa gioia e renderla molto lunga, io spero infinita.
Cosa pensi che ti posso rispondere? Sì, mille volte sì, come segretaria, come amica, come amante nell’armadio, come tu vuoi; io voglio questa tua sensibilità, la tua cultura, l’amore che mi hai dimostrato in questi giorni; ti ripeto che nel mio sogno c’è anche l’ipotesi di un figlio che renda questo legame eternità, al di là degli eventi; sei tu, allora, che devi dirmi se te la senti di lasciarmi questa illusione o speranza o prospettiva, come vuoi.”
“Se lo chiedi per subito, ti dico che mi fa paura; se accetti di essere la mia donna stando ancora separati, non ho dubbi a fare la prova e, se ci riusciamo, a convivere; ti va di ‘assaggiarci’ qualche mese e poi riparlarne?”
“Resta ferma l’idea che mi fai diventare a tua segretaria, la tua amica, la confidente, la collaboratrice ideale? Ci sto; voglio viverti ogni giorno della mia vita e amarti anche se e quando ne avrai paura!”
“Non temi che Titina o una qualche Sonia si possano risentire e ti ammazzino?”
“Marco, ancora non riusciamo ad essere in sintonia. Io voglio il tuo amore, la tua delicatezza, la tua sensibilità; voglio che i tuoi baci mi asciughino le lacrime, che la tua spalla sia rifugio ai momenti neri; voglio la sincerità e la lealtà; del sesso, fanne quello che vuoi; Titina, Sonia o chiunque vuoi, vogliono da te momenti di passione? Io mi prendo anche la passione, perché quando ami ne dai tanta; ma non voglio sequestrare il tuo sesso; avvertimi che non cenerai con me o non dormirai a fianco a me e porta il salsicciotto dove vuoi.
Non sarò gelosa; se avrò il figlio da te, mi basterà stringerlo e sentire nella sua carne l’amore che mi dai tu; la mazza dalla in giro; vuol dire che l’esercizio svilupperà l’organo e lo troverò più forte quando verrai a fare l’amore con me; e lo farai perché lo vorrai, non per rispettare rituali e abitudini; voglio che mi ami e che ti lasci amare; non ti metto picchetti e non me ne metto io; se sceglierò di dare amore e sesso solo a te, sarà una mia scelta, non un obbligo formale. Ti è chiaro, amore mio?”
“Se passo da casa a sistemare le mie cose e poi torno a prenderti, ti va di cenare insieme … ?“
“Solo cena o anche dopocena?”
“Io sono sempre disponibile a vivere con te notte e giorno; tu decidi e io mi adeguo … “
“A fra poco, allora; sappi che … ti amo e non voglio più solo sussurrarlo, ma gridarlo a tutto il mondo! D’accordo, mio meraviglioso furfante; a più tardi! Mi porti in un locale per due innamorati, come a Roma e a Firenze?”
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