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Lui & Lei

Sorpresa marina


di geniodirazza
25.06.2023    |    7.893    |    2 9.3
"“Vedo che hai davvero un bel soldatino, qui, pronto a salutare una signora!” Le afferro il culo e constato che davvero è, al tempo stesso, sodo e morbido,..."
Da qualche tempo i discorsi tra me e Sonia, mia moglie, specialmente mentre e dopo che abbiamo scopato con molta foga, vertono sulla possibilità di qualche trasgressione condivisa; per la verità, lei insite sulla preferenza da accordare ad una storia improvvisata, indipendentemente dall’altro che potrebbe e dovrebbe solo adeguarsi e partecipare; io sono invece dell’idea che, se si fa alle spalle sono corna, se si fa in concordia, è sale nella ‘minestra’ delle quotidiane scopate.
Non passiamo mai alla fase operativa dei progetti perché, in fondo, il sale delle nostre scopate è forse proprio in questo fantasticare a parole sulle possibilità senza mai dare un corpo concreto alle divagazioni, dalle scopate a tre agli scambi di coppia fino alle arditezze delle orge; parlare in qualche modo soddisfa l’ansia di trasgressione e consente di volare in ogni direzione senza affrontare in maniera terrena ipotesi che potrebbero disturbare.
Quando ci troviamo a trascorrere al mare le due settimane di ferie che ci siamo concessi, il gioco tutto intellettuale delle ipotesi continua immutato perché, giovani e liberi da impacci come un figlio, possiamo facilmente giocare prendendo a riferimento gli altri ospiti dell’albergo, del lido e della passeggiata in paese; praticamente, passiamo intere mattinate a domandarci come potrebbe essere aggregare in una scopata questo o quel fusto, questa o quella bellezza.
Una mattina puntiamo una coppia di coetanei stesi sotto l’ombrellone a fianco al nostro, lui un fusto ben piantato, bruno di capelli, solido di struttura e, a vista, dotato di un buon cazzo che il costume sottolinea invece di coprire; lei, una bionda ossigenata decisamente esibizionista con un bel paio di tette che non esita ad esporre al sole rimanendo con uno striminzito slip che non riesce a nascondere un culo magnetico, sodo e cedevole, come risulta dalle libidinose carezze che si concede.
Per qualche minuto fantastichiamo parlando tra noi con un nostro gergo incomprensibile ad altri; Sonia è decisamente affascinata dal meraviglioso stallone dal quale crede di potersi aspettare monte astronomiche; scherziamo un poco, poi io mi allontano per andare a passeggiare un poco sulla battigia perché non è nelle mie corde stare fermo e non amo molto le lunghe immersioni in acqua.
Quando torno, osservo che mia moglie ha già legato coi due ai quali vengo presentato; non mi curo molto dei loro discorsi sul sesso degli angeli e mi distraggo a guardare intensamente Lucilla, la lei della coppia, con la quale mi scambio occhiate ammiccanti e fortemente espressive; le poche battute che ci scambiamo mi danno l’idea precisa della sua disponibilità culturale e dell’intesa facile tra di noi.
Ad un un tratto Sonia e Giancarlo, il maschio della coppia, si allontanano per andare al bar; passa una mezz’ora e li vediamo in acqua che giocano fanciullescamente tra di loro; qualche ‘passaggio’ è decisamente osé e fa pensare ad una intesa che va assai al di là dell’amicizia occasionale sulla spiaggia; guardo Lucilla con l’aria interrogativa e senza preamboli mi comunica che suo marito è facile e abituato alle scopate occasionali, specie in spiaggia.
“Se dovessero venire con qualche proposta concreta, sappi che mi fai sangue e che non avrei esitazioni a partecipare ad uno scambio di coppia; se invece, come temo, decideranno di scopare alle nostre spalle, sappi che non esiterei a ricambiare pane per focaccia; se ci accorgiamo che vanno oltre i limiti, ci stai a scopare noi come faranno sicuramente loro?”
“Io non vorrei offendere mia moglie con delle corna non preannunciate; posso però dirle da subito che voglio scopare con te, con molto gusto; nel caso, il ‘pane per focaccia’ mi sta benissimo!”
Quando tornano a sdraiarsi sotto l’ombrellone, i due non smettono di tubare smaccatamente; Sonia, ingenuamente, comunica a lui, con un linguaggio di segni che conosciamo entrambi, che dopo pranzo possono ritirarsi in camera nostra a scopare in pace; abbozzo l’aria stupida di chi non intende e lascio che portino avanti il progetto di tresca senza problemi; andiamo a pranzo ciascuna coppia per suo conto e, subito dopo, dico a Sonia che vado a fare due passi.
Prendo l’ascensore di servizio e vado in camera; mi sdraio sul letto in un’attesa che non dura a lungo; dopo pochi minuti sento che la porta si apre e i due entrano abbracciati; mia moglie scatta violentemente quando mi vede sdraiato dove vorrebbero mettersi loro.
“Ah, quindi avevi capito tutto e ci hai preceduto; bene; ne abbiamo parlato e conosci il mio punto di vista; ora io e Giancarlo ci facciamo una bellissima e lunga scopata; visto che avevi capito e non hai detto niente, è chiaro che vuoi essere cornuto contento; adesso ti metti in parte e al massimo ci stai a guardare; se vuoi un alibi, posso legarti così crederai di essere stato obbligato; ho deciso di farti le corna e te le tieni.”
Non batto ciglio; mi sposto alla sdraio e mi siedo a guardare; hanno una gran bella improntitudine, i due, perché non perdono un attimo e riprendono a baciarsi come stavano facendo entrando; vedo la lussuria che muove il corpo sinuoso di mia moglie che si struscia sui muscoli di lui, tesi nello sforzo della libidine che lo opprime; seguo ammirato il movimento delle mani di lui che carezzano il culo, le tette e sciolgono rapidamente reggiseno e slip portando a nudo il corpo statuario di Sonia.
Lei si siede sul letto, avvicina il corpo di lui tirandolo a se per le natiche e accosta la bocca al cazzo; la lingua lambisce la punta e passa deliziosamente su tutta la cappella; prende con una mano il cazzo, lo solleva sul ventre e abbassa la testa per leccare i coglioni dall’ano fino a che ne prende uno in bocca; osservo ammirato l’abilità di lei a far eccitare il partner che vibra in tutta la forte muscolatura, perso nella libidine più pura che abbia mai registrato.
Quando affronta il cazzo con le labbra, solo per un attimo ho l’impressione che la grossa mazza possa infastidire Sonia; poi mi rendo conto che è solo un gioco di prospettive; col mio, che non è da meno, sa fare acrobazie inimmaginabili; non mi meraviglia allora vederla leccare tutto il cazzo fino alla punta e ingoiarlo finché i peli del pube toccano le labbra; lei gode felice e ogni tanto mi lancia uno sguardo di sfida.
Mi sposto con la sdraio verso il terrazzino e continuo a godermi lo spettacolo della puttana che mi fa le corna; vedo Giancarlo fare mille smorfie ed agitarsi come morso da una tarantola; è chiaro che non gradisce la fellazione troppo lunga e che ha di mira la scopata, soprattutto; sfila il cazzo quasi rabbioso ma Sonia si è già stesa supina, ha sollevato i piedi sul materasso e si è aperta a compasso fino ad allargare le cosce a 180 gradi.
Lo prende per le spalle e lo obbliga quasi ad abbassare la testa fino all’inguine; lui cede volentieri, si piega a leccarle la figa e in un attimo è con la lingua dentro di lei; voracemente succhia con le labbra e mordicchia coi denti le piccole e le grandi labbra; mia moglie è da sempre abituata a sentirsi leccare dalla punta dei piedi ai capezzoli; è quello che lei chiama ‘il cappottino di saliva’ e rappresenta uno dei punti di forza delle mie scopate.
L’altro, che non sa, a malapena riesce a succhiare il clitoride e a mordicchiarlo; infila due dita in figa e intanto lecca e succhia, facendo godere Sonia quel tanto che le basta per sborrargli in bocca; a quel punto, lui sembra ritenere esaurita la fase preliminare, la sposta al centro del letto, le sale addosso e infila la mazza nella figa grondante; mentre la scopa con molta lussuria, le chiede se gli darà anche il culo; lei non esita a dire che faranno tutto quello che vorranno, alla faccia del cornuto.
Sono quasi nauseato soprattutto dall’arroganza di mia moglie che, senza avvertirmi, forse per imporre una sua superiorità su di me, si è lanciata in quella scopata con tanta disponibilità; inevitabilmente mi fa riflettere che, mentre sembra ribellarsi ad una mia prepotenza, si piega ad un caprone quasi del tutto sconosciuto; l’equivoco in cui è caduta è lapalissiano, ma coerente con il suo carattere capriccioso; comincio a sospettare che farei meglio a trarne tutte le conseguenze.
Mentre mi arrovello tra mille interrogativi sull’opportunità di certe riflessioni e scelte, il telefono squilla; è Lucilla che mi chiede dove sono io e se so dove sono gli altri; per rimanere ambiguo e vago le rispondo che sono in camera col resto; capisce al volo e mi chiede se stanno scopando; chiarisco che sono testimone non volontario; mi suggerisce di raggiungerla nella sua camera dove lei si sta recando in quel momento.
Abbandono la postazione e mi avvio all’uscita mentre i due cavalcano alla grande.
“Che fai? Sei già stanco di guardare come scopa bene tua moglie?”
Non rispondo e mi avvio; mi incalza.
“Cornuto, ci vediamo stasera?”
Come avesse parlato al muro; esco e chiudo la porta alle mie spalle; prendo le scale e scendo il piano che separa i due alloggi; busso discretamente e Lucilla mi apre; ha tolto anche il bikini ed è nuda completamente; mi avvolge in un sensuale abbraccio che spinge il mio fratellino ad alzare subito la testa e sbatterla contro la figa davanti a lui.
“Vedo che hai davvero un bel soldatino, qui, pronto a salutare una signora!”
Le afferro il culo e constato che davvero è, al tempo stesso, sodo e morbido, tutto da accarezzare; faccio scivolare il medio, supero l’ano e lo infilo in una figa già bagnata; evidentemente anche per lei la breve attesa è stata sufficiente per eccitarsi; la spingo supina sul letto e la sposto al centro, mi abbasso su di lei e prendo in bocca l’alluce destro; lo succhio un poco e sento dai gemiti che gode; lecco tutte le dita e passo alla caviglia.
Percorro con la lingua tutta la gamba fino al ginocchio, devio verso l’interno coscia e mi accosto con la lingua alla figa; lecco e succhio le grandi labbra, una per volta, e aggredisco le piccole che si aprono come un fiore e fanno emergere il clitoride roseo e seminascosto; lo prendo fra le labbra e succhio strappandole autentiche urla di piacere che soffoca con una mano; quando faccio entrare la punta della lingua nella figa, si contorce come tarantolata, gode e spruzza uno squirt.
Quasi si vergogna quando si rende conto di quello che ha fatto; mi sposto dalla figa, la vado a baciare sulla bocca e le raccomando di non preoccuparsi perché l’amore produce anche certi effetti; mi accarezza le guance e stringe la mia alla sua bocca con intensa voluttà; le chiedo se per caso sto esagerando nel preliminare.
“Tua sorella sta esagerando; tu mi stai facendo andare in paradiso; continua e non ti fermare finché respiro!”
Per quasi un’ora non mi fermo e la copro di saliva dal collo alla punta dei piedi; quando sembra che abbia concluso, la faccio sistemare carponi sul letto e riprendo a leccare, stavolta solo il sesso, dal monte di venere all’osso sacro, penetrando più volte con la lingua in culo e in figa; mi chiede che diamine le sto facendo.
“Un capottino di saliva, per assaggiarti tutta prima di scopare!”
“Posso fare qualcosa per ricambiare?”
“Ti piace succhiare l’uccello?”
“Che domande! E’ una delle pratiche che preferisco, anche se Giancarlo non resiste molto; lui preferisce il cazzo piantato in figa e si accontenterebbe solo di quello; tu mi pare che fai le cose con più voluttà e lussuria; ti piace anche scopare in figa?”
“Preferisco il culo, se posso. Ma qualche passaggio in figa me lo farò e credo che ti piacerà!”
Mi fa sollevare da lei e mi spinge a mia volta supino; si poggia al ventre con la testa e prende a giocare con il cazzo che, in quella posizione, raggiunge con la punta la sua bocca; comincia a leccare delicatamente la cappella, mentre con una mano mi masturba e con l’altra tiene dolcemente i coglioni; la bocca atteggiata a cuoricino sembra una figa giovane nella quale il cazzo entra lentamente, quasi violasse un imene immaginario.
Si da da fare con molta lena e con mio grande piacere; la mia mazza, decisamente grossa, le entra fino all’ugola ed oltre; la testa che va su e giù nella pompa mi fa godere con la vista prima ancora che con la sensibilità sul cazzo; Lucilla mi da la sensazione di vivere il pompino come una gioia sua personale nella quale sono solo lo strumento di piacere; ma non avverto nessun fastidio, almeno non quanto me ne dava Sonia che si faceva tappetino ad uno stronzo.
La sua fellazione, dolcissima e pacata, va avanti per oltre mezz’ora e sembra quasi che la scopata occupi un posto assai limitato nel suo desiderio di cazzo; forse Sonia avrebbe dovuto anticiparle che sono uno che può anche fare a meno di scopare, se i preliminari sono di tale intensità; prima di penetrarla, la scavalco, mi siedo sullo stomaco e le appoggio il cazzo fra le tette, in una spagnola meravigliosa, col cazzo che le arriva fino in bocca.
Non sappiamo quanto tempo i due ‘amanti’ lasceranno a noi due, poveri ‘cornuti’; ma lei sembra non farci caso ed io me ne frego; così subito dopo, mi chiede di scoparla a missionaria; lo faccio con molto gusto e sento che i suoi orgasmi sono almeno tre e diversificati, uno di clitoride, uno di vagina ed uno di utero, quest’ultimo carico di un’emozione che supera qualunque possibile grado di libidine.
Quando la faccio girare per scoparla a pecorina, inizialmente si preoccupa che voglia incularla e, senza lubrificazione, non se la sente; poi quando verifica che la scopo in figa da dietro, assume l’iniziativa e mi chiede di passare in rassegna le possibilità; il titillamento dell’utero da dietro l’ha entusiasmata; dopo averla fatta sborrare una volta nella classica pecorina, la trascino con me sul letto e continuo a scoparla da dietro.
Comincio a cucchiaio, stesa su un fianco davanti a me che contemporaneamente le titillo il clitoride o i capezzoli, sempre da dietro, afferrando i seni carnosi e strizzandoli con voglia; poi la scopo distesa a pancia sotto, ma sempre in figa, scivolando col mio corpo sulla sua schiena, perché scopo con tutto; la infilo da dietro mentre sta quasi seduta davanti a me e il cazzo va avanti e indietro accarezzato dalla mano di lei che si masturba e mi titilla.
Si siede a cavallerizza e si scopa, prima col viso al mio, poi con le spalle al mio viso; in ogni caso, si masturba e sborra fino quasi a stare male; le chiedo se voglia farsi anche inculare, ma mi fa osservare che non disponiamo di un lubrificante e che non è perfettamente in ordine; le dispiace molto dover rinunciare ma non può acconsentire, almeno per il momento; siamo ancora in piena attività, quando entrano i due ‘amanti’ e restano impietriti di fronte allo spettacolo che offrono i ‘cornuti’ in piena scopata.
“Bravo il mio maritino! Io ero convinta di averlo ridotto a slave e lui mi stava facendo le corna con questa puttana!”
“Sonia, Lucilla è mia moglie e se c’è una che si è comportata da puttana, oggi, sei proprio tu che adesso confessi di aver pensato a tuo marito come ad uno slave; io ero convinto che avessi agito d’accordo con lui; anche per questo, non trovo strano che abbia scopato con Lucilla; poteva trattarsi di un semplice scambio di coppie; invece tu riveli che volevi ridurlo a cuckod … ; Lucilla, spero che con te non sorgano equivoci; io ho scopato con la moglie, tu con il marito; i conti tornano.”
“Giancarlo, in questo conto dell’ortolano l’unica nota stonata è il mistero di cui avete circondato la vostra scopata; lo sai bene che queste cose si fanno in armonia e chiarezza; tu hai creduto di giocare a nascondino; la vostra tresca è stata scoperta; tu non mi avevi detto niente; e neppure la nobildonna che ti sei scopato ha parlato al marito che per lei è uno schiavo inutile, da legare con catene; non ho intenzione di fare un casino, ma me la lego al dito, sappilo!”
Non c’è motivo per andare avanti e l’entusiasmo della scopata ormai si è sgonfiato; mi rimetto i pantaloncini e mi preparo ad andare.
“Lucilla, volevo dirti che mi hai dato un pomeriggio bellissimo; sei l’amante che ho sempre desiderato incontrare.”
“No, caro, sei tu che mi hai dato la scopata più bella, più intensa, più ricca che potessi desiderare; non troverò mai più un altro come te!”
Bacio Lucilla e vado via; salgo a piedi alla camera e preparo la mia valigia; esco, vado all’ascensore e scendo al pianoterra; trovo i tre che siedono a un tavolo a bere qualcosa.
“Che diavolo stai facendo tutto vestito e con la valigia?”
“Mi metto in macchina e vado via, semplice!”
“Ma abbiamo ancora più di una settimana da passare al mare .. “
“Tu fai quello che vuoi; io ho deciso che la vacanza è finita; vado a casa mia e ci resto; tu cercati un amante che ti porti a casa dei tuoi, quando avrai finito di spompare i maschi della spiaggia!”
“Perché dovrei andare a casa dei miei; io ho una casa mia!”
“Tu vivi in una casa che è mia perché l’ho pagata io e siamo in regime di beni separati; non ti voglio più con me; se non l’hai capito, questa si chiama separazione di fatto; poi chiederò che venga resa legale, preludio al divorzio.”
“Aspetta, non puoi buttare il bambino con l’acqua sporca!”
“Chi sarebbe il bambino? Le corna che vuoi farmi? La tua arroganza che mi vuole slave ai piedi di una puttana che si scopa chi le va? Quale sarebbe l’acqua sporca? Un matrimonio che hai reso lercio comportandoti da ninfomane prepotente? No, grazie; preferisco rompere adesso, agli inizi della tua tirannia, prima di trovarmi a non potermi liberare di una stronza che si crede dio e non è neppure una puttana da marciapiede!”
“Dici cose troppo gravi per una semplice scopata … “
“No, le dico per alcune frasi che mi sono registrate, come la minaccia di legarmi a guardarti scopare, gli epiteti di cornuto, i tentativi aperti di affermare la tua superiorità e il mio destino di slave; sono queste che ti condannano; io vado a cercarmi un rapporto di coppia leale e pulito; tu divertiti pure a farti sbattere per dimostrare che sei la migliore; buona fortuna!”
“Aspetta, sono ancora tua moglie; non puoi lasciarmi e andartene così; siamo sposati da più di dieci anni; non si distrugge così una famiglia; l’ho fatta fuori dal vaso forse, ma non intendevo offenderti, credimi … “
“Vorresti dire che non ti accorgevi di umiliarmi obbligandomi a guardare come scopavi? Non è umiliazione darmi del cornuto ad ogni piè sospinto? Non è ottusa arroganza pretendere che mi faccio slave di te mistress? Qual è il metro che usi per valutare quello che hai detto e fatto?”
“La presunzione; ho creduto di poterti imporre un mio punto di vista contrario al tuo ed ho calcato la mano; sono stata capricciosa e ho commesso errori; non farli diventare reati penali e neanche colpe; non riesci a fermati a un tavolo con me e a chiarire cosa ho di sbagliato, cosa possiamo correggere e se vale ancora la pena di salvare dieci anni di vita comune?”
“Ci voglio e ci posso provare, ma non ti garantisco niente; se è stato un capriccio nato da un equivoco, i dieci anni pesano e vanno salvati; ma se, disgraziatamente, il tuo comportamento nasce da una convinzione di superiorità che ti impedisce di dialogare e ti fa lanciare solo dictat ed imperativi, allora non metto più a rischio la mia dignità.”
“Vuoi che andiamo via adesso, ma insieme per favore; o pensi di poter concludere la vacanza con l’impegno che cambierò registro e sarà un’altra coppia, la nostra?”
“Se mi assicuri che non farai altre cazzate, va bene concludere la vacanza; ma temo che non riuscirò, nell’immediato, a desiderarti, dopo quello che è successo … “
“Possiamo parlare anche di questo, domani mattina però?”
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